Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Il sonetto di Guido Cavalcanti segue uno schema ritmico regolare: ABBA, ABBA, CDE, EDC, con l'uso di parole latine e un enjambement.
  • Il tema centrale è la celebrazione della bellezza divina della donna amata, superiore a tutte le altre e in grado di lasciare gli uomini senza parole.
  • Il poeta descrive la bellezza della donna attraverso termini come chiaritate, piagenza, beltate, vertute, e bontà, senza una descrizione fisica diretta.
  • L'uomo viene descritto come incapace di esprimere la bellezza della donna, con espressioni come "null'omo pote" e "non si poria contar".
  • Le quartine e terzine esplorano l'apparizione della donna, il limite umano nel descriverla, e la sua bellezza sovrumana paragonata a una dea.

Indice

  1. L'apparizione della donna
  2. L'incapacità di descrivere
  3. La bellezza divina
  4. Il tema del sonetto
  5. Guinizzelli e l'analogia

L'apparizione della donna

Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira,

che fa tremar di chiaritate l’âre

e mena seco Amor, sì che parlare

null’omo pote, ma ciascun sospira?

L'incapacità di descrivere

O Deo, che sembra quando li occhi gira,

dica l’Amor, ch’i’ nol savria contare:

cotanto d’umiltà donna mi pare,

ch’ogn’altra ver’ di lei i’ la chiam’ira.

La bellezza divina

Non si poria contar la sua piagenza,

ch’a le’ s’inchin’ogni gentil vertute,

e la beltate per sua dea la mostra.

Non fu sì alta già la mente nostra

e non si pose ’n noi tanta salute,

che propiamente n’aviàn conoscenza

Il sonetto segue lo schema ritmico regolare: ABBA, ABBA, CDE, EDC. Il poeta adopera alcune parole prese in prestito dal latino come “seco” “âre”. Al quarto verso della prima quartina è presente un “enjambement”. Le due terzine iniziano entrambe con una frase negativa

Chi è questa donna che sta venendo, che tutti ammirano,

che fa tremare l’aria di splendore

e porta con sé Amore, a tal punto che, vedendola,

nessun uomo può parlare, ma ognuno sospira?

O Dio, come sembra quando muove lo sguardo,

lo dica l’Amore, perché io non sarei in grado di farne la descrizione:

mi sembra una donna di tanta umiltà e bontà,

che ogni altra al suo confronto la reputo malvagia.

Non si potrebbe descrivere la sua bellezza,

poiché di fronte a lei si inchina ogni nobile virtù

e la bellezza la indica come sua dea.

La nostra mente non fu mai così profonda

e in noi non abbiamo mai avuto le capacità

per arrivare ad averne un’adeguata conoscenza.

Il tema del sonetto

Il tema del sonetto è la celebrazione della bellezza della donna amata, che per il suo

aspetto è superiore a tutte le altre e di fronte a lei tutti gli uomini restano senza parole, dimostrandosi inadeguati per descriverla e capirne l’origine divina

Le qualità positive della donna su cui insiste il poeta sono: chiaritate, piagenza, beltate, vertute, benevolenza (umiltà) e bontà.

No. Essa appare come circondata da un alone di luce e conosciamo solo gli effetti che essa produce su coloro che la stanno osservando. Essa è come un essere divino

Per descrivere i limiti dell’uomo, rimasto ammutolito di fronte a lei, il poeta utilizza tutta una serie di espressioni negative: parlare/null’omo pote, nol savria contare, non si poria contar, non si pose in noi tanta salute, n’aviàn conoscenza

Nella prima quartina abbiamo l’apparizione della donna ed il tema della sua bellezza che è talmente grande che fa splendere l’aria e genera stupore fra tutti coloro che sono presenti.

Nella seconda quartina il poeta vorrebbe descrivere la bellezza della donna amata, ma si sente incapace e per questo chiede a Amore di farlo per lui. Si sofferma a richiamare la sua benevolenza e la sua bellezza a confronto delle quali tutte le altre donne sono malvagie; pertanto essa è superiore a tutte.

La descrizione della bellezza è accentuata nella prima terzina a tal punto che essa è assimilata alla dea della bellezza e tutte le nobili virtù si chinano, riverenti, di fronte a lei.

Nella seconda terzina abbiamo il tema dell’impossibilità di arrivare a conoscere ed a cogliere pienamente la bellezza sovrumana della donna, troppo profonda per essere capita e descritta a parole

Guinizzelli e l'analogia

Anche Guinizzelli celebra la bellezza della donna nel sonetto “Io voglio del ver la mia donna laudare” che utilizza la tecnica dell’analogia nei versi in cui la donna è paragonata agli elementi naturali più preziosi come i fiori, i prati, le stelle, le pietre preziose e tutto ciò richiama il paesaggio primaverile.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale del sonetto?
  2. Il tema principale del sonetto è la celebrazione della bellezza divina della donna amata, che è così straordinaria da lasciare gli uomini senza parole e incapaci di descriverla adeguatamente.

  3. Come viene descritta l'apparizione della donna nel sonetto?
  4. L'apparizione della donna è descritta come un evento che fa tremare l'aria di splendore e porta con sé Amore, lasciando tutti gli uomini ammirati e senza parole.

  5. Quali sono le qualità positive della donna secondo il poeta?
  6. Le qualità positive della donna su cui insiste il poeta includono chiaritate, piagenza, beltate, vertute, benevolenza (umiltà) e bontà.

  7. Perché il poeta si sente incapace di descrivere la bellezza della donna?
  8. Il poeta si sente incapace di descrivere la bellezza della donna perché la considera di origine divina e troppo profonda per essere compresa e descritta a parole.

  9. In che modo Guinizzelli utilizza l'analogia per celebrare la bellezza della donna?
  10. Guinizzelli utilizza l'analogia nel sonetto “Io voglio del ver la mia donna laudare” paragonando la donna agli elementi naturali più preziosi come fiori, prati, stelle e pietre preziose, richiamando il paesaggio primaverile.

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