Concetti Chiave
- La scuola siciliana fu influenzata dalla poesia provenzale, che si diffuse in Sicilia dopo la crociata contro i catari nel XIII secolo.
- Federico II di Svevia creò un ambiente culturale laico e aperto a diverse influenze religiose, attirando poeti e intellettuali alla sua corte.
- La poesia siciliana si concentrava sull'amore spirituale e psicologico, distaccandosi dai temi religiosi e politici e dalla struttura feudale provenzale.
- Stilisticamente, la poesia siciliana si distinse per l'assenza di accompagnamento musicale, l'uso dell'isosillabismo e l'introduzione del sonetto.
- La rima siciliana, caratterizzata da rime imperfette dovute a trascrizioni toscane, influenzò autori italiani come Dante, pur non essendo accettata da tutti, come Petrarca.
Indice
Influenza della poesia provenzale
La poesia provenzale si conclude nel XIII secolo, quando la Provenza viene annessa alla Francia. Essa riuscì però ad influenzare fortemente la poesia siciliana. Questo avvenne perché la Provenza era sede dell’eresia catara, che predicava la purezza e il rispetto delle norme evangeliche e accusava la chiesa di essersi allontanata dalle regole di comportamento e dalla povertà dei vangeli.
“Cataro” deriva infatti dalla parola latina catharus, che a sua volta deriva dal greco “cazaros” = puro. I catari vengono anche definiti albigesi, dal nome della cittadina francese di Albi. Papa Innocenzo III quindi, nel 1208, indisse una crociata contro di loro, dopo essersi alleato con i monarchi francesi, che erano interessati a conquistare la Provenza, che era indipendente. Fu una delle crociate più terrificanti, una delle pagine più buie della storia della Chiesa. La crociata si concluse nel 1229 con il totale annientamento dei catari e la sottomissione della regione alla Francia. Sono queste le circostanze che portano i poeti trovadorici a cercare rifugio in altri luoghi, dove poter continuare a coltivare la propria poesia, e uno di questi luoghi è proprio la Sicilia, e più precisamente la corte di Federico II di Svevia. Sarà in questo modo che influenzeranno la scuola siciliana.
La lirica siciliana si basa in maniera fortissima su quella provenzale, tanto che ci sono stati poeti trovatori siciliani che hanno scritto in lingua provenzale, come il Mantovano = Sordello da Goito.
La corte di Federico II
Come già detto l’imperatore Federico II di Svevia (imperatore del Sacro Romano Impero e re di Sicilia) aveva dato origine in Sicilia a Palermo alla Magna Curia, centro di potere, ma anche di cultura. Federico portò una laicizzazione della cultura (che prima era solo nelle mani della Chiesa) e un sincretismo religioso (ci si apre cioè a stimoli culturali provenienti anche da altre religioni). Fondò anche l’Università di Napoli. Un altro centro importante era Messina.
Il suo è un grande progetto culturale e gli porta l’appoggio e il consenso di intellettuali e poeti. Nella magna curia vengono accolti studiosi da tutti i paesi, tra cui anche molti arabi. Il suo è un atteggiamento di apertura verso le altre culture e quindi di conseguenza anche antipapale: questo fa sì che i primi poeti provenzali cerchino rifugio da lui. Spesso questi poeti svolgevano il ruolo di funzionari e dignitari alla corte di Federico, come il Notaro per esempio. Loro condividono il suo progetto culturale.
Caratteristiche della poesia siciliana
Nella poesia siciliana non ci sono temi religiosi o politici: l’unico tema è l’amore, interpretato nello stesso modo dei provenzali, ma con alcuni accorgimenti e modifiche, legate alla diversa posizione sociale dei poeti siciliani. Alla corte di Federico non c’era ovviamente la struttura feudale e quindi le poesie non rispettavano il rapporto tra signore e vassallo. Nella poesia siciliana c’è una prospettiva più psicologica, si pone più attenzione sugli effetti della poesia sull’uomo e meno sulla donna. Scompaiono i senhal, perché le donne seguono tutte gli stessi canoni di bellezza, sono ormai tutte stereotipate: bionde e dalla carnagione chiara. Queste poesie non parlano di un amore vero, è tutto stereotipato e artificioso, è un amore spirituale che raffina l’animo, ma non un vero sentimento d’amore. In Provenza questo amore rappresentava il rapporto feudale, in Sicilia si pone più attenzione sull’aspetto psicologico, ma in entrambi i casi non è un amore autentico (tanto che la donna è sempre uguale e si perde anche la necessità di usare un sinhal), ma un amore fino, puramente poetico e letterario.
Evoluzione stilistica e metrica
La scuola siciliana presenta anche differenze stilistiche rispetto alla lirica trovadorica: si perde l’accompagnamento musicale, che era fondamentale in Provenza, perché i poeti non sono più artisti di professione, non devono intrattenere le corti, ma sono funzionari imperiali con competenze tecniche. Hanno quindi doti poetiche ma non necessariamente doti musicali. Scomparendo la musica, si pone l’attenzione sugli elementi metrici, lessicali, stilistici, sulla dimensione linguistica. In particolare si consolida il principio dell’isosillabismo (stesso numero di sillabe nei versi): si codifica l’idea che in un testo poetico i versi dovessero avere lo stesso numero di sillabe.
Inoltre i siciliani danno alla canzone una struttura molto più codificata e rigida, di cui prima non c’era bisogno nei componimenti cantati. Ora invece diventa ben strutturata, perché sono testi scritti, mentre le canzoni in musica erano più libere. La canzone in particolare si divide in due parti: la fronte, composta da due piedi, e la sirma, composta da due volte. A queste può aggiungersi talvolta un ultimo verso, il congedo.
La scuola siciliana poi introduce un nuovo componimento, il sonetto: il primo ad inventarlo fu il Notaro, e nasce probabilmente come una delle stanza della canzone che viene modificata. Un sonetto è costituito da 2 quartine e 2 terzine e, a differenza della canzone, presenta solo versi endecasillabi. È una delle forme metriche più utilizzate nella poesia italiana (es. Leopardi, Foscolo, Montale …).
Rima siciliana e trascrizioni toscane
La maggior parte delle poesie siciliane di cui siamo ancora in possesso sono state trascritte successivamente da copisti toscani. Loro però, secondo l’uso medievale, li trascrivevano adattando le parole, scritte in dialetto siciliano, alla pronuncia toscana:
es. finiri finire
es. amuri amore
Quel che ne risulta è un impasto linguistico molto particolare. Assistiamo alla cosiddetta “rima siciliana”. La rima siciliana è una rima imperfetta, usata soprattutto nel XIII e XIV sec. in Toscana, nella quale si fanno rimare parole che terminano con la i e con la e e parole che terminano con u e o. Questo deriva dal riadattamento fatto dai toscani durante le loro trascrizioni, che porta alla formazione di rime imperfette, fra lettere diverse:
es. vidiri e diri (sic.) vedere e dire (tosc.)
es. usu e amorusu (sic.) uso e amoroso (tosc.)
Dicevano quindi che la rima siciliana era imperfetta, ma in realtà era imperfetta solo nella trascrizione dei Toscani. Tuttavia, dato il prestigio della scuola siciliana, queste rime imperfette vennero a far parte della letteratura italiana, tanto che anche Dante talvolta se ne serve e sceglie di inserire nelle sue opere rime imperfette appositamente per fare un tributo alla scuola siciliana.
es. venisse e tremesse
Petrarca invece non le userà mai, mentre le ritroviamo a volte in autori più tardi:
es. noi e lui (Manzoni - 5 Maggio)
Poeti siciliani e il loro impatto
I poeti più importanti della lirica siciliana, che vengono citati da Dante, sono:
-Il Notaro (Jacopo da Lentini): era un notaio alla corte di Federico II e Dante lo cita nel canto 24 del purgatorio e nel “de vulgari eloquentia”.
-Stefano protonotaro: di lui ci sono rimaste 4 canzoni, di cui una che s’intitola “Pir meu cori alligrari” ed è l’unica poesia siciliana non trascritta e toscanizzata. È rimasta ancora in dialetto siculo. Letteralmente vuol dire “Per rallegrare il mio cuore”.
-Pier della Vigna: è nominato nel canto XI dell’Inferno fra i suicidi. Egli era infatti il gran cancelliere di Federico II, quindi uno dei principali amici e consiglieri dell’imperatore, ma quando alcuni invidiosi sparsero voci che mettevano in discussione la sua fedeltà all’imperatore, egli preferì il suicidio.
Era autore anche lui di canzoni e sonetti.
-Cielo d’alcamo: di lui non sappiamo molto, non sappiamo neanche se fa effettivamente parte della scuola siciliana. Conosciamo solo uno dei suoi componimenti: “Roa fresca aulentissima”, ovvero “rosa fresca profumatissima”. Si tratta di un contrasto, cioè un componimento a due voci, un botta e risposta tra un giullare e la contadina che egli tenta di sedurre. Probabilmente anche lui era un giullare, e non un funzionario ed è questo che mette in discussione la sua appartenenza alla scuola siciliana.
Domande da interrogazione
- Qual è stata l'influenza della poesia provenzale sulla poesia siciliana?
- Qual era il ruolo della corte di Federico II nella diffusione della cultura poetica?
- Quali sono le caratteristiche distintive della poesia siciliana rispetto a quella provenzale?
- Come si è evoluta la metrica nella scuola siciliana?
- Qual è stato l'impatto dei poeti siciliani sulla letteratura italiana?
La poesia provenzale ha influenzato fortemente la poesia siciliana, poiché i poeti trovadorici, in fuga dalla crociata contro i catari, trovarono rifugio alla corte di Federico II in Sicilia, portando con sé le loro tradizioni poetiche.
La corte di Federico II a Palermo, nota come Magna Curia, era un centro di potere e cultura che accoglieva intellettuali e poeti da vari paesi, promuovendo un progetto culturale laico e aperto a diverse influenze religiose e culturali.
La poesia siciliana si concentra esclusivamente sull'amore, con un approccio più psicologico e meno legato alla struttura feudale, eliminando temi religiosi e politici e introducendo una maggiore attenzione agli aspetti metrici e stilistici.
La scuola siciliana ha introdotto l'isosillabismo e una struttura più rigida per la canzone, oltre a creare il sonetto, un nuovo componimento poetico costituito da 2 quartine e 2 terzine, con versi endecasillabi.
I poeti siciliani, come Jacopo da Lentini e Pier della Vigna, hanno avuto un impatto significativo sulla letteratura italiana, influenzando autori come Dante, che ha riconosciuto il loro contributo e talvolta utilizzato le loro rime imperfette come tributo alla scuola siciliana.