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Introduzione al tema
Mentre In Italia si scriveva ancora in latino e nessun scrittore italiano osava servirsi del linguaggio parlato, ormai diventato una lingua volgare, nelle opere scritte, in Francia, in Provenza e nella penisola iberica, apparivano già dei testi composti nei nuovi dialetti, iniziando così alcune letterature neolatineIn francese, il più antico documento risale all’ 842 (= Il Giuramento di Strasburgo), mentre in Italia è soltanto nel 960, quindi con più di 100 anno di ritardo, che troviamo un periodo scritto interamente in volgare italiano, cioè la Carta capuana.
Le cause del ritardo
Esse sono molteplici, ma soprattutto dipendono dal fatto che nella penisola italiana i legami con la tradizione classica romana erano molto stretti e quindi la cultura era dominata da un forse spirito di conservazione. D’altra parte, coloro che in Italia scrivevano in latino, a livello di pensiero e di arte erano all’avanguardia in Europa.Produzione in volgare in Francia e in Provenza
Come in Francia anche in Provenza e in Spagna stava avvenendo la stessa cosa.In Francia, alla fine dell’XI secolo, si stava affermando la lingua d’oïl con la Chanson de Roland. Poco tempo prima, in Provenza era stato pubblicato in lingua d’hoc Lo Poema de Boecis (= Il Poema di Boezio). Nei secoli XI e XII, alle corti provenzali fiorì una produzione lirica eccezionale per la raffinatezza e l’ewleganza, con trovatori come Arnaut Daniel, Rambaldo de Vaqueiras o Bertrand de Ventadorn. Dalla Francia, il testi si diffondevano rapidamente in tutta l’Europa dove si arrivò a conoscere le leggende e i canti del re Artù e dei suoi cavalieri, delle narrazioni sul mondo antico, permeate di anacronismi ( Le roman de Troie,Lle roman d’Enéas, Le roman de César, Le roman d’Aléxandre), i poemi allegorici (Le roman de la rose), oppure le favore di animali personificati (Le roman de Renart).
Produzione in langue oïl
Tuttavia, in Italia, tutta questa produzione scritta in francese non apparse mai straniera, poiché era vivo il senso di comunità neolatina, per cui, alla fine, sembrò normale che degli scrittori italiani scrivessero le loro opere in provenzale o in langue d’ oïl, quasi come se questi due linguaggi volgari appartenessero sia ai paesi d’oltralpe che a quelli della penisola. Pertanto, quando la letteratura italiana cominciava a nascere, vari italiano hanno scritto i loro testi in francese o in provenzale.Si tratta di composizione ispirate al ciclo carolingio, la Chanson de Roland o ad altre chansons de geste francesi. Fra tutti i poemi franco-veneti, abbiamo l’ Entrée d’Espagne di un certo Minocchio, di Padova. Brunetto Latini scrisse i suoi tre libri del Trésor in francese con la giustificazione che era la lingua più piacevole e diffusa. In francese, Marco Polo scrisse Il Milione e sempre nel XIII secolo, intorno al 1275, Martino Canale scrisse in francese la Chronique de Venise.
Produzione in provenzale
Il provenzale, nelle corti dell’Italia settentrionale fu meno diffuso. Presso i signori italiani furono ospitati alcuni trovatori, anche prima del 1209, anno della crociata contro gli Albigesi. Essi contavano con grande raffinatezza motivi cari al mondo cortese che piacquero molto e numerosi ne furono gli imitatori che scrissero liriche d’amore o a sfondo politico. Fra questi, possiamo ricordare Sordello da Goito, ricordato da Dante nel Purgatorio, Lanfranco Cigala, Bartolomeo Zorsi.In sintesi, si può concludere sostenendo la letteratura italiana delle origini fu strettamente legata a quella francese.