Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Nel Medioevo, la retorica era applicata anche nei testi politici e pubblici, non solo nella letteratura e poesia.
  • Esistevano diversi stili retorici latini, come lo stile romano, tulliano, ilariano e isidoriano, ciascuno con regole specifiche chiamate cursus.
  • Le "artes dictandi" codificavano le regole retoriche, mantenendo il legame con la tradizione classica e influenzando il volgare.
  • L'Università di Bologna favorì il passaggio dalla retorica classica al volgare, integrando studi di retorica e arte notaria.
  • Il contesto politico e sociale medievale, come i conflitti e il commercio, richiedeva l'uso della retorica per una comunicazione efficace.

Indice

  1. Introduzione
  2. Vari tipi di stili retorici
  3. Le “artes dictandi”
  4. Il passaggio dalla retorica classica alla produzione del volgare che stava nascendo

Introduzione

Quando si parla di retorica e di un’attenzione particolare alla forma si pensa alla letteratura e soprattutto alla poesia. Ma nel Medioevo non era così. Anzi, l’utilizzazione dele regole retoriche, in uso fin dall’antichità, era largamente presente anche nei testi destinati al pubblico o in uso nella vita politica e per questo, venivano redatti nelle cancellerie o dalla curia papale.

Vari tipi di stili retorici

In latino erano redatte le encicliche, le bolle pontificie, gli editti imperiali, in sintesi, tutto quanto proveniva dall’autorità costituita.
Si trattava di testi dallo stile molto ricercato. L’attenzione posta nella loro redazione era tale che si era arrivati a codificare i vari stili riservati alla prosa, ognuno con le proprie caratteristiche. Infatti si distinguevano i seguenti stili:
1) Stile romano o gregoriano, tipico della curia papale che fu seguito in modo particolare dai monaci dell’abbazia di Montecassino
2) Stile tulliano, che si rifaceva alle opere retoriche di Marco Tullio Cicerone ed era caratterizzato dalla frequente presenza di figure retoriche
3) Stile ilariano, caratterizzato da regole molto rigide e per questo, a causa delle notevoli difficoltà, fu ben presto abbandonato. Il nome deriva da Sant’Ilario di Poitiers
4) Stile isidoriano, da Isidoro di Siviglia, secondo il quale il discorso doveva essere costituito da un susseguirsi di parti della stessa lunghezza e collegate fra di loro da una rima o da un’assonanza.
Tutti questi stili avevano delle proprie regole, dette anche cursus. Esse indicavano anche la cadenza rimica con cui ogni frase si doveva concludere. Ad esse, gli scrittori ricorrevano in modo più o meno frequente.

Le “artes dictandi”

La codificazione di queste regole era assai complessa e di essi si occupavano le artes dictandi, un’espressione in cui la parola “artes” è intesa nell’accezione di “tecnica” e “disciplina”: La parola “dictandi” deriva dal latino medioevale “dictare”, che significava “ comporre e redigere un testo”. Tali regole sono importanti almeno per due motivi:
1) Dimostrano il legame continuo e mai interrotto con la tradizione classica pouiché nelle artes dictandi Cicerone era frequentemente citato
2) Le tecniche delle artes dictandi passeranno nella lingua volgare. Infatti la produzione letteraria del Trecento tende ad uno stile elaborato dal punto di vista retorico e di cui ci danno prova Dante e Boccaccio

Il passaggio dalla retorica classica alla produzione del volgare che stava nascendo

La funzione di intermediario era esercitata dall’Università di Bologna. In questa università agli studi giuridici che per tanto tempo aveva formato giudici, notai e addetti alla cancelleria, nel corso del Duecento si ebbe una grande fioritura di studi di retorica, grazie ad una diffusa presenza di maestri delle artes dictandi, o maestri di retorica. Si crearono così dei rapporti molto stretti fra arte notaria e arte oratoria e era frequente che esperti di arte notaria insegnassero retorica e che i retori insegnassero l’arte notaria. Questo spiega anche perché la prima produzione letteraria in volgare fu opera di giuristi e di cancellieri come Giacomo da Lentini, Pier della Vigna fra i poeti della scuola siciliana, e Cino da Pistoia e Guido Guinizzelli, per gli stilnovisti.
Anche l’influsso dal contesto della vita del Comune ebbe la sua rilevanza: il conflitto con l’Impero, il dibattito politico, l’ampliarsi delle relazioni commerciali e diplomatiche comportava l’esigenza di servirsi della retorica per poter mantenere con successo la comunicazione. Brunetto Latini è un chiaro esempio di questo aspetto. Vissuto nel XIII secolo, compone la Rettorica, una traduzione e un ampio commento del De inventione di Cicerone e traduce diverse orazioni di Cicerone per rendere disponibili, in lingua volgare degli ottimi esempio dell’applicazione delle regole delle artes dictandi.

Domande da interrogazione

  1. Qual era il ruolo della retorica nel Medioevo?
  2. Nel Medioevo, la retorica non era limitata alla letteratura e alla poesia, ma era ampiamente utilizzata nei testi destinati al pubblico e nella vita politica, redatti nelle cancellerie o dalla curia papale.

  3. Quali erano i principali stili retorici utilizzati nei testi latini?
  4. I principali stili retorici erano lo stile romano o gregoriano, lo stile tulliano, lo stile ilariano e lo stile isidoriano, ognuno con caratteristiche specifiche e regole chiamate cursus.

  5. Cosa sono le "artes dictandi" e quale importanza avevano?
  6. Le "artes dictandi" erano la codificazione delle regole retoriche, intese come tecniche e discipline per comporre e redigere testi. Erano importanti per il legame con la tradizione classica e per il loro passaggio nella lingua volgare.

  7. Quale ruolo ha avuto l'Università di Bologna nel passaggio dalla retorica classica alla produzione del volgare?
  8. L'Università di Bologna ha svolto un ruolo di intermediario, con una fioritura di studi di retorica e stretti rapporti tra arte notaria e oratoria, influenzando la produzione letteraria in volgare.

  9. Come ha influenzato il contesto politico e sociale l'uso della retorica nel Medioevo?
  10. Il contesto politico e sociale, come il conflitto con l'Impero e il dibattito politico, ha reso necessaria la retorica per mantenere la comunicazione, con esempi come Brunetto Latini che ha tradotto opere di Cicerone in volgare.

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