Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • I primi intellettuali cristiani, inizialmente ostili alla cultura classica, cominciano a riconoscerne il valore tramite figure come Sant'Agostino, che promuove l'integrazione degli aspetti positivi del patrimonio pagano.
  • Il concetto di "sacro furto" di Sant'Agostino giustifica l'appropriazione delle conoscenze classiche pagane, adattandole e utilizzandole per rafforzare la fede cristiana.
  • Sant'Agostino sostiene che le discipline liberali, come la retorica e le tecniche interpretative, possono essere strumenti utili per la diffusione della verità cristiana.
  • Riconosce anche il valore dei precetti morali della filosofia classica, come il controllo delle passioni, che possono essere facilmente adottati dai cristiani.
  • Pur critico verso lo Stato nella sua opera "De civitate Dei", Sant'Agostino ammette l'importanza delle istituzioni umane, a patto che siano utilizzate per fini cristiani.

Indice

  1. Il Dilemma degli Intellettuali Cristiani
  2. L'Opera di Sant'Agostino
  3. La Tesi del Sacro Furto
  4. Settori dell'Eredità Classica
  5. Accettazione dello Stato

Il Dilemma degli Intellettuali Cristiani

Ai primi intellettuali cristiani si pose un problema di una certa importanza che poi si trasmise agli uomini di cultura di tutto il Medioevo: come comportarsi nei confronti del patrimonio classico, greco e romano, e dei valori morali ad esso sottesi? All’inizio, i primi intellettuali cristiani, chiamati apologisti, rifiutarono categoricamente tutto ciò che derivata dalla cultura pagana e quindi dalla civiltà romana. Questo è il caso di Tertulliano che ci ha lasciato delle pagine molto violente contro Roma è contro tutta la sua opera di conquista.

L'Opera di Sant'Agostino

In seguito, con i padri della chiesa – Ambrogio, Girolamo e Agostino, si ebbe un atteggiamento meno categorico e più conciliante. In questo senso, fu fondamentale l’opera di Sant’Agostino. In una sua opera che tratta della formazione intellettuale del cristiano, De doctrina christiana, egli afferma l’opportunità e la necessità che i credenti facciano proprio tutto ciò che di positivo era stato prodotto dai pagani.

La Tesi del Sacro Furto

Se Tertulliano è diffidente e ostile rispetto alla cultura classica, San Gerolamo, vissuto fra il IV e il V secolo, non riesce del tutto a risolvere il problema. Egli si sente in colpa per l’ammirazione che prova per la cultura pagana di cui aveva una conoscenza approfondita e questo non è soltanto una sua posizione personale, ma quella culturale di quei tempi. Si tratta della cosiddetta tesi del “sacro furto” che viene formulata nel passo seguente:

“Non credo non dobbiamo temere ciò che hanno detto i filosi antichi, soprattutto i platonici, quando i loro detti sono veri e congeniali alla nostra fede ma dobbiamo rivendicarli da loro come da ingiusti possessori. Gli Egizi non solo avevano idoli che il popolo d’Israele detestava, ma anche molte cose preziose, d’oro e d’argento, e stoffe di pregio che Israele fuggendo dall’Egitto rivendicò per sé per uso migliore e ciò fece non per autorità propria ma su comando di Dio, poiché gli stessi egiziani erano inconsapevoli e non usavano bene ciò che avevano. Così se è vero che le dottrine dei pagani contengono elementi falsi e superstizioni inutili che ciascuno di noi, secondo le parole del Cristo, uscendo dalla società pagana, deve odiare ed evitare, è anche vero che le discipline liberali sono adattabili all’uso della verità [questo significa che il patrimonio di conoscenze, le tecniche di interpretazione di un testo, la competenza retorica che le arti liberali forniscono possono essere usati per interpretare i testi sacri ve diffondere le verità di fede] e esistono, sempre fra i pagani, utilissimi precetti morali e persino riferimenti al culto di un unico Dio. Non dimentichiamo le vesti egli abiti preziosi che raffigurano le istituzioni umane [le istituzioni civili di cui appropriarsi sono paragonate alle stoffe di pregio egiziane che Israele rivendicò a sé per un uso migliore] congeniali e buone per la società degli uomini, delle quali non possiamo fare a meno in questa vita, e che è lecito dunque ricevere e mantenere purché le si converta a un uso cristiano.

Non fecero ciò molti buoni fedeli cristiani? Quanto oro e quanto argento e quante belle vesti portarono fuori dall’Egitto Cipriano, dottore dolcissimo e martire beatissimo, e Lattanzio e Vittorino e Ilario di Poitiers, per non parlare dei miei contemporanei? Quanti innumerevoli padri greci fecero ciò? Per primo agì così Mosè, fedelissimo al Signore, del quale si sa che fu erudito e istruito in tutti i rami della sapienza egizia.”

Settori dell'Eredità Classica

I settori dell’eredità classica ai quali si estende il “sacro furto” teorizzato da Sant’Agostino sono:

• le discipline liberali, cioè la grande tradizione retorica, utile perché fornisce gli strumenti e le tecniche appropriate per dimostrare e diffondere la verità

• i precetti morali che la filosofia morale antica aveva elaborato, relativi, per esempio, al dominio delle passioni e sul disprezzo delle attrattive del modo, concetti che un cristiano può condividere facilmente.

Accettazione dello Stato

Esiste poi un altro settore “le istituzioni umane congeniali e buone per la società degli uomini, delle quali non possiamo fare a meno in questa vita, e che è lecito dunque ricevere e mantenere purché le si converta a un uso cristiano”, cioè il ruolo dello Stato. Con questa affermazione, lo scrittore riconosce implicitamente l’utilità delle istituzioni statali per la società o per lo meno l’impossibilità di farne a meno. A questo proposito, non è superfluo ricordare che nella precedente opera De civitate Dei, Sant’Agostino instaura una polemica proprio contro lo Stato. Si tratta di uno snodo culturale importantissimo perché i pensatori cristiani passano dal rifiuto dello Stato alla sua accettazione. Le conseguenze di questa premessa si ritroveranno assai più tardi quando Dante, nel De Monarchia dimostra che lo Stato costituisce una forma di provvidenza divina nel senso che lo Stato, inteso come strumento per realizzare al meglio una delle componenti dell’essere umano (il corpo, l’aspetto fisico), rientra nei disegni di Dio.

Domande da interrogazione

  1. Qual era il dilemma principale affrontato dagli intellettuali cristiani nei confronti del patrimonio classico?
  2. Gli intellettuali cristiani si trovavano a dover decidere come rapportarsi con il patrimonio classico greco e romano e i valori morali ad esso associati, inizialmente rifiutato dagli apologisti come Tertulliano.

  3. Qual è stato il contributo di Sant'Agostino nel rapporto tra cristianesimo e cultura classica?
  4. Sant'Agostino, attraverso la sua opera "De doctrina christiana", ha sostenuto l'importanza di adottare gli aspetti positivi della cultura pagana, promuovendo un atteggiamento più conciliante rispetto ai suoi predecessori.

  5. Cosa si intende per "sacro furto" secondo la tesi di Sant'Agostino?
  6. La tesi del "sacro furto" suggerisce che i cristiani possono appropriarsi delle conoscenze e delle tecniche della cultura pagana, come le discipline liberali e i precetti morali, per un uso cristiano, similmente a come gli Israeliti presero i beni preziosi dagli Egizi.

  7. Quali sono i settori dell'eredità classica che Sant'Agostino ritiene utili per i cristiani?
  8. Sant'Agostino identifica le discipline liberali e i precetti morali come settori dell'eredità classica utili per i cristiani, poiché forniscono strumenti per interpretare i testi sacri e diffondere le verità di fede.

  9. Come si è evoluto il pensiero cristiano riguardo all'accettazione dello Stato?
  10. Il pensiero cristiano è passato dal rifiuto dello Stato alla sua accettazione, riconoscendo l'utilità delle istituzioni statali per la società, come evidenziato da Sant'Agostino e successivamente da Dante nel "De Monarchia".

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