Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • Gli intellettuali cristiani del primo secolo e del Medioevo si interrogavano sul rapporto con la letteratura pagana, considerata portatrice di valori morali significativi.
  • San Girolamo, pur ammirando la cultura classica, la percepiva come un'influenza negativa rispetto alla verità cristiana, vivendo un conflitto interiore.
  • Nel Medioevo, i testi classici furono reinterpretati attraverso l'allegoria per estrarne significati morali in linea con la fede cristiana.
  • Sant'Agostino, nel "De doctrina christiana", promuoveva il "sacro furto", esortando i cristiani a integrare gli elementi positivi della cultura pagana.
  • Dante riprese il pensiero di Sant'Agostino, riconoscendo lo Stato come strumento provvidenziale per realizzare una componente dell'essere umano nei disegni divini.

Indice

  1. Individuazione del problema
  2. La posizione di San Gerolamo
  3. I classici letti in funzione allegorica
  4. La posizione di Sant’Agostino
  5. Il pensiero di Dante

Individuazione del problema

Un problema, molto sentito nel primo secolo dopo cristo e nel Medioevo da parte degli intellettuali cristiani era questo: accertato che il patrimonio classico era portatore di valori morali non indifferenti, quale avrebbe dovuto essere il rapporto con essi da parte dei Cristiani? Agli intellettuali cristiani si poneva il problema di quale atteggiamento tenere di fronte alla letteratura pagana che era nata e diffusa al tempo degli dei falsi dei.
Accettarla o ignorarla e perfino distruggerla?
Agli inizi, i primi intellettuali cristiani, chiamati apologisti, rifiutarono categoricamente in blocco la civiltà romana. Questo è il caso di Tertulliano che in modo violento si scaglia contro Roma e la sua opera di conquista. Egli sosteneva che il pensiero filosofico di Platone e di Aristotele e tutta la civiltà classica in generale non avevano nulla a che fare con la civiltà e il pensiero cristiani; tuttavia, più tardi, si ha un atteggiamento più conciliante e possibilista da parte dei Padri della Chiesa come Sant’Ambrogio, Sant’Agostino, San Girolamo, a cui danno il proprio contributi alcuni scrittori, come Fulgenzio.

La posizione di San Gerolamo

San Girolamo, vissuto fra il IV e il V secolo, non riesce tuttavia a superare del tutto questo atteggiamento di ostilità nei confronti degli insegnamenti forniti dagli scrittori del mondo classico, considerato sempre come pagano, nel senso dispregiativo del termine. Mei suoi scritti, egli si parla frequentemente di un sogno: un angelo che lo accusa di essere un ciceroniano e non un cristiano. Infatti, egli percepisce come una colpa la sua ammirazione verso la cultura pagana, di cui aveva una conoscenza approfondita. La sua ammirazione per lo stile di Cicerone è vista come un momento di debolezza e di cedimento poiché egli colloca il fascino delle apparenze alla verità religiosa. Questo sentimento era comune a tanti intellettuali contemporanei a San Gerolamo.

I classici letti in funzione allegorica

Nel Medioevo questa lacerazione tra ammirazione e senso di colpa viene superata ricorrendo all’allegoria, cioè tramite una lettura del testo classico che va aldilà del senso letterale ed immediato per ricavarne il significato più profondo. Questo permette di fare del testo classico una lettura strumentale per attribuirgli significati morali, magari anche forzati che sappiano accordarsi bene con le esigente del lettore di religione cristiana. In tal senso, Fulgenzio nell’opera De continentia Vergiliana, sostiene che l’Eneide è un’allegoria morale, cioè rappresenta la storia dell’anima che dopo varie vicissitudini raggiunge la salvezza.

La posizione di Sant’Agostino

Una svolta fondamentale si ha con il pensiero di Sant’Agostino, espresso nell’opera De doctrina christiana in cui egli sostiene che è opportuno, se non necessario che i credenti si approprino di tutto ciò che esiste di positivo nella cultura pagana. Questa tesi è chiamata tesi del “sacro furto”.
Questi sono gli ambiti dell’eredità classica nei confronti dei quali Sant’Agostino teorizza l’applicazione del “sacro furto”. Innanzitutto, abbiamo le discipline liberali poiché il patrimonio di conoscenze, le tecniche di interpretazione di un testo, la competenza retorica che le arti liberali forniscono possono essere usati per interpretare i testi sacri e propagandare la verità della fede. Poi, abbiamo i precetti morali che la filosofia antica aveva elaborato e che in gran parte un cristiano poteva condividere con molta facilita: si pensi a quanto i pensatori antichi avevano scritto sul dominio delle passioni e sul disprezzo del mondo. Esiste poi un altro ambito: “le istituzioni umane congeniali e buone per società degli uomini” Nel testo, lo scrittore paragona le istituzioni civili di cui appropriarsi a delle stoffe preziose egiziane che Israele rivendicò per sé per un uso migliore E qui l’affermazione di Sant’Agostino appare meno ovvia delle prime due, se si pensa alla polemica contro lo Stato e le sue istituzioni che egli aveva diffuso nell’opera De civitate Dei. Invece, il De doctrina christiana è un’opera tarda, portata a termine circa dieci anni prima della morte lo scrittore: in essa egli riconosce implicitamente l’utilità delle istituzioni statali per la vita associata o per lo meno l’impossibilità di farne a meno.

Il pensiero di Dante

Nel complesso, si può dire che con questo trattato, Sant’Agostino dava una risposta nuova ai problemi che gli intellettuali cristiani, prima di lui, si erano posti; alcuni critici lo considerano il manifesto della nuova cultura medievale dell’Occidente che si ritrova intatto anche nel pensiero di Dante. Addirittura, Dante parlerà dello ruolo provvidenziale dello Stato, nel senso che lo Stato, nel costituire uno strumento finalizzato a realizzare al meglio una delle componenti dell’essere umano (il corpo e la fisicità in generale) rientra nei disegni di Dio.

Domande da interrogazione

  1. Qual era il problema principale affrontato dagli intellettuali cristiani riguardo alla cultura classica?
  2. Gli intellettuali cristiani si interrogavano su quale atteggiamento adottare nei confronti della letteratura pagana, che era portatrice di valori morali significativi, ma nata in un contesto politeista.

  3. Come si posizionava San Gerolamo rispetto alla cultura classica?
  4. San Gerolamo mostrava un atteggiamento di ostilità verso la cultura classica, percependo la sua ammirazione per essa come una colpa, nonostante la sua profonda conoscenza.

  5. In che modo il Medioevo ha superato il conflitto tra ammirazione e senso di colpa verso i classici?
  6. Il Medioevo ha superato questo conflitto attraverso l'allegoria, interpretando i testi classici oltre il loro significato letterale per estrarne significati morali compatibili con la fede cristiana.

  7. Qual è stata la svolta fondamentale nel pensiero di Sant’Agostino riguardo alla cultura pagana?
  8. Sant’Agostino, nel suo "De doctrina christiana", ha sostenuto che i credenti dovrebbero appropriarsi di tutto ciò che è positivo nella cultura pagana, una tesi nota come "sacro furto".

  9. Come si riflette il pensiero di Sant’Agostino nel lavoro di Dante?
  10. Dante ha integrato il pensiero di Sant’Agostino, riconoscendo il ruolo provvidenziale dello Stato come strumento per realizzare una componente dell'essere umano, in linea con i disegni divini.

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