Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • I giullari medioevali erano essenziali per animare le feste e rompere la monotonia quotidiana, come evidenziato nel Roman de Renart.
  • Originariamente, il termine "giullare" indicava chi per professione divertiva il pubblico con canti, storie e abilità varie.
  • Nonostante fossero visti con diffidenza dalla Chiesa, col tempo i giullari si evolsero da intrattenitori erranti a poeti stabili nei palazzi dei principi.
  • Nel XII secolo, grazie a Guglielmo IX, i giullari iniziarono a trasformarsi in menestrelli, producendo una poesia più raffinata.
  • Durante il Rinascimento, il prestigio dei menestrelli diminuì, divenendo buffoni di corte o cantastorie di piazza.

Indice

  1. L'importanza delle feste nel Medioevo
  2. Il ruolo dei giullari nel Medioevo
  3. Evoluzione e accettazione dei giullari
  4. Declino dei menestrelli nel Rinascimento

L'importanza delle feste nel Medioevo

Ogni società, in qualsiasi tempo, ha bisogno di feste e di allegria per rompere la monotonia della vita quotidiana. Nel Medio Evo, questi momenti di spensieratezza erano animati dai giullari. La loro presenza era addirittura indispensabile, poiché come si legge nel Roman de Renart, scritto fra il 1175 e il 1250, l’autore, un anonimo, preferisce rinunciare alla celebrazione delle nozze piuttosto che fare a meno dei giullari che avrebbero dovuto rallegrare gli invitati.

Il ruolo dei giullari nel Medioevo

I giullari sono delle figure caratteristiche del Medioevo che si ritrovano in tutte le zone di diffusione delle lingue neolatine.

Il termine deriva dal provenzale joglar e dal latino ioculares, con cui si indicava colui che per professione faceva divertire la gente. Il suo senso è molto generico e copriva tutta una vasta gamma di mestieri aventi per scopo il divertimento del pubblico, popolare o aristocratico. Prima di tutto con il canto, i giullari recitavano le imprese di un eroe leggendario, interpretavano delle canzoni d’amore o declamavano la vita dei santi. Suscitavano l’interesse del pubblico per la loro prodigiosa memoria e per la loro grande capacità di improvvisazione. Essi sapevano essere giocolieri, fare i saltimbanchi, i buffoni o cantare delle storie e spesso erano anche addomesticatori di orsi. Vagavano di paese in paese e di corte in corte, vivendo di tutto ciò che i signori potevano offrire loro: cibo, indumenti, cavalli. La loro figura si potrebbe ricollegare a quella dei mimi e degli istrioni già presenti nella cultura latina. Con la loro attività, essi hanno contribuito a diffondere i canti epici e lirici, la lingua dei trovatori e a rendere laica la cultura, fino ad allora gestita esclusivamente dal potere spirituale. All’inizio, essi non erano ben visti: si diceva che erano dei libertini, degli ubriachi e che si prendevano gioco perfino delle cose più sacre. La Chiesa li condannò severamente e per lungo tempo perché nell’immaginario collettivo essi rappresentavano ciò che non era normale e la corruzione, un’idea che era rafforzata dal fatto che a volte i giullari erano chierici che avevano abbandonato la vita religiosa per cui, nei loro confronti, esisteva sempre una certa diffidenza. Esistevano anche giullari donne e questo rendeva la loro attività ancora più scandalosa.

Evoluzione e accettazione dei giullari

Nel XII secolo, la condizione dei giullari subì un’evoluzione, per merito di Guglielmo IX, duca di Aquitania. Quest’ultimo accettò di entrare in gara con i giullari di professione che così, da istrioni, si trasformarono in poeti. Fra il XII e il XIII secolo, essi cominciarono a fissarsi stabilmente nei palazzi dei principi e pertanto posero fine al loro vagabondaggio; furono, allora, costretti a produrre una poesia dai toni più elevati. Fu così che da giullari, essi si trasformarono in menestrelli, dai modi più raffinati. Nello stesso periodo, la Chiesa cominciò ad essere più tollerante nei loro confronti tant’è vero che essi cominciarono a diffondere anche canti in onore a prelati e a santi. Furono i francescani e i domenicani che contribuirono a riabilitare i giullari perché essi stessi ne ripresero la tradizione della vita errante.

In Italia, l’attività dei menestrelli raggiunse il culmine nel XIII secolo.

Declino dei menestrelli nel Rinascimento

Durante il Rinascimento, il prestigio dei menestrelli diminuirà per assumere il ruolo o di buffone di corte o di cantastorie di piazza, dalle maniere piuttosto rozze e volgari.

Domande da interrogazione

  1. Qual era l'importanza delle feste nel Medioevo?
  2. Le feste nel Medioevo erano essenziali per rompere la monotonia della vita quotidiana, e i giullari erano indispensabili per animare questi momenti di spensieratezza.

  3. Qual era il ruolo dei giullari nel Medioevo?
  4. I giullari erano intrattenitori che recitavano, cantavano e si esibivano in varie arti per divertire il pubblico, contribuendo a diffondere la cultura laica e i canti epici e lirici.

  5. Come venivano percepiti i giullari dalla società medievale?
  6. Inizialmente, i giullari erano visti con diffidenza e condannati dalla Chiesa, poiché rappresentavano la corruzione e l'anormalità, ma col tempo furono più accettati.

  7. Quali cambiamenti subirono i giullari nel XII secolo?
  8. Nel XII secolo, grazie a Guglielmo IX, i giullari si trasformarono in poeti e menestrelli, stabilendosi nei palazzi dei principi e producendo una poesia più elevata.

  9. Cosa accadde ai menestrelli durante il Rinascimento?
  10. Durante il Rinascimento, il prestigio dei menestrelli diminuì, e assunsero il ruolo di buffoni di corte o cantastorie di piazza, con maniere più rozze e volgari.

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