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Concetti Chiave

  • Nel Quattrocento, il latino dominava la produzione intellettuale europea, mentre il volgare era indebolito dalla mancanza di una norma linguistica unitaria.
  • In Italia, divisa politicamente e linguisticamente, si utilizzavano lingue regionali depurate, legate a dimensioni locali.
  • Lorenzo de’ Medici contribuì alla rivalutazione del volgare, vedendo nella lingua toscana uno strumento per l'egemonia politica di Firenze.
  • La superiorità della lingua toscana era sostenuta dal prestigio delle "tre corone fiorentine": Dante, Petrarca e Boccaccio.
  • Bembo, con le "Prose della volgar lingua", proponeva una soluzione al problema linguistico, mentre altre proposte includevano modelli basati sulle corti o una lingua comune.

Indice

  1. Il Dominio del Latino nel Quattrocento
  2. La Rivalutazione del Volgare
  3. Proposte Linguistiche del Cinquecento

Il Dominio del Latino nel Quattrocento

Fino alla metà del Quattrocento il latino, lingua dei classici e delle élites culturali europee, aveva soppiantato nella produzione intellettuale il volgare, indebolito ulteriormente dalla mancanza di una norma unitaria e certa della lingua italiana. Per tutto il Quattrocento e nei primi decenni del Cinquecento, infatti, manca una regola grammaticale stabile e risultano oscillanti e precarie anche le forme della scrittura. In un’Italia divisa politicamente in molti Stati e linguisticamente in diversi dialetti, la pratica letteraria è ancora dominata dalle lingue di koiné: lingue regionali depurate dei tratti più caratteristici del dialetto, ma sempre legate a una dimensione locale, per quanto estesa.

La Rivalutazione del Volgare

Un contributo fondamentale alla rivalutazione del volgare viene già dal progetto politico di Lorenzo de’ Medici, per il quale la lingua assume una specifica funzione politica. L’ambizione di Firenze ad ampliare i confini della propria egemonia politica su scala italiana passa anche attraverso la rivendicazione della superiorità della lingua toscana. Tale superiorità si fonda sul mito delle “tre corone fiorentine”: Dante, Petrarca e Boccaccio. I tre grandi autori del Trecento, in particolare Petrarca e Boccaccio, sono i modelli della scrittura volgare, poetica e in prosa, che a partire dagli anni Quaranta del Quattrocento comincia a recuperare terreno.

Proposte Linguistiche del Cinquecento

In questo senso fu risolutiva la soluzione proposta da Bembo nelle Prose della volgar lingua (1525), anche se la sua non fu l’unica proposta: Castiglione, ad esempio, sostenne un modello linguistico esemplato sull’uso vivo delle corti, mentre Trissino proponeva una lingua comune che attingesse dalle diverse lingue della Penisola.

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