Concetti Chiave
- Francesco Guicciardini, contemporaneo di Machiavelli, si distingue per il suo impegno esclusivo nella politica e nella storia, senza scrivere opere di puro intrattenimento.
- Guicciardini propone un governo misto per Firenze, combinando democrazia, autoritarismo e oligarchia, per evitare tirannia e demagogia, come descritto nel Discorso a Logrogno e nel Dialogo del reggimento di Firenze.
- Adottando un metodo analitico, Guicciardini rifiuta schematismi teorici e crede che la storia non possa essere maestra di vita a causa della sua natura imprevedibile e varia.
- Guicciardini è scettico riguardo alla religione, considerandola un fatto storico-culturale e morale, e ritiene la teologia e la filosofia una perdita di tempo nell'inseguimento della verità divina.
- Lo stile di Guicciardini è caratterizzato da una lucidità chiara e controllata, privo di slanci emotivi e autobiografici, evolvendosi in massime morali che influenzano il pensiero storico moderno.
Indice
Confronto tra Guicciardini e Machiavelli
Francesco Guicciardini è quasi un contemporaneo del Machiavelli: quando egli nasce, Machiavelli ha 14 anni. Di origine fiorentina, sono stati spesso coinvolti direttamente negli avvenimenti del tempo. I due scrittori hanno anche in comune la passione per lo Stato e si sono interessati di storia e di politica.
Tuttavia, fra i due esiste une grande differenza.
Machiavelli si è sempre considerato un “poeta” e oltre a trattare di politica ha scritto delle commedie ed è intervenuto nel dibattito linguistico del suo tempo. Invece, Guicciardini non ha mai scritto opere con il solo scopo di divertimento. Egli si interessa esclusivamente di politica e storia e scrive diari o appunti di carattere molto personale, con aperture verso le cronache delle città. Partendo anch’egli dalla verità effettuale, dimostra sempre la caratteristica di ogni avvenimento, convinto che è impossibile ridurre il reale ad una legge poiché quanto succede intorno a noi è molto variabile. Questo atteggiamento è presente è presente nelle opere politiche, nei Ricordi e nelle opere di carattere storico.Guicciardini e la politica fiorentina
Egli sostiene che i problemi politici di Firenze si possono risolvere con un governo composto da tre istituzioni: Consiglio Grande, gonfaloniere e Senato a vita, organismi che, rappresentano rispettivamente le esigenze democratiche del popolo, le esigenze autoritarie e l’oligarchia (idea espressa nel Discorso a Logrogno). Nel Dialogo del reggimento di Firenze, sottolinea la necessità di un governo misto, che allontani da Firenze il pericolo della tirannide e della demagogia. In pratica, si tratta di un governo dei migliori che conceda una grande libertà di iniziativa politica alla classe degli aristocratici. Le conclusione a cui giunge Guicciardini sono frutto del suo metodo che può essere definiti analitico; esso rifiuta ogni forma di schematismo teorico ed arriva all’idea finale, esaminando con attenzione tutte le circostanze storiche e i dati forniti dalla cronaca. Questo ci permette di capire il motivo per cui, lo scrittore assume una posizione contraria a quella che caratterizza i Discorsi di Machiavelli: la storia romana non deve costituire un esempio e poiché la storia è imprevedibile e molto varia, essa non può essere inquadrata, se non ingabbiata in un metodo. In altre parole, si può affermare che, per Guicciardini, il presente non può essere interpretato con l’aiuto della storia (= la storia non è maestra di vita), per cui le possibilità di conoscenza dell’uomo sono scarse: da questo deriva un generale pessimismo.
Pessimismo e visione storica di Guicciardini
In pratica, Guicciardini è sì convinto che esistano delle regole che governano la storia; tuttavia, esse sono impenetrabili per l’uomo il quale è, pertanto condannato ad osservare solo la superficie dei fenomeni e andare più a fondo è impossibile, proprio perché le circostanze sono estremamente varie. Anche l’atteggiamento dello scrittore nei confronti della religione non è positivo. La religione è solo un fatto storico culturale e morale e lo studio della teologie è solo uno spreco di intelligenza perché l’uomo non arriverà mai a scoprire la verità divina. La filosofia, la teologia, la teoria, per Guicciardini, costituiscono soltanto una perdita di tempo.
Stile e approccio di Guicciardini
Lo stile di Guicciardini è molto controllato, pacato, estremamente lucido e chiaro, senza particolari slanci emotivi. Mancano elementi autobiografici poiché, con le redazioni successive gli appunti personali si trasformano, via via, in massime morali che stanno alla base del pensiero storico moderno.
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali differenze tra Guicciardini e Machiavelli?
- Qual è la visione di Guicciardini sulla politica fiorentina?
- Come Guicciardini vede la storia e la sua imprevedibilità?
- Qual è l'atteggiamento di Guicciardini verso la religione e la teologia?
- Come si caratterizza lo stile di scrittura di Guicciardini?
Guicciardini si concentra esclusivamente su politica e storia, scrivendo diari e appunti personali, mentre Machiavelli si considera un "poeta" e scrive anche commedie e partecipa al dibattito linguistico.
Guicciardini propone un governo misto con Consiglio Grande, gonfaloniere e Senato a vita, per bilanciare democrazia, autorità e oligarchia, evitando tirannide e demagogia.
Guicciardini crede che la storia sia imprevedibile e non possa essere ridotta a leggi fisse, portando a un generale pessimismo sulla capacità umana di comprenderla.
Guicciardini considera la religione un fatto storico e morale, e lo studio della teologia una perdita di tempo, poiché l'uomo non può scoprire la verità divina.
Lo stile di Guicciardini è controllato, pacato, lucido e chiaro, privo di slanci emotivi e elementi autobiografici, trasformando appunti personali in massime morali.