Concetti Chiave
- L'opera di Leopardi fu inizialmente fraintesa dai suoi contemporanei, con classicisti e romantici che non ne colsero appieno il valore, a eccezione di Umberto Gioberti.
- Francesco De Sanctis individuò nel pensiero leopardiano un contrasto tra pessimismo e impulsi del cuore, definendo Leopardi capace di ricostruire col sentimento ciò che la ragione distrugge.
- Benedetto Croce distinse tra "poesia e non poesia" in Leopardi, riconoscendo vera poesia solo nei momenti di sogno e gioia, relegando il resto a sfoghi personali.
- Nel dopoguerra, critici come Walter Binni e Cesare Luporini reinterpretarono Leopardi come poeta eroico e progressivo, sottolineando un cambiamento stilistico verso forme aspre.
- Sebastiano Timpanaro e, successivamente, Elio Gioanola, analizzarono l'evoluzione del pensiero leopardiano, evidenziando il passaggio dal pessimismo storico a quello cosmico e il ruolo della malinconia.
Indice
Incomprensione e prime critiche
L’opera di Leopardi incontrò incontrò una sostanziale incomprensione presso i contemporanei: i classicisti si limitarono a leggerla da un punto di vista esclusivamente formale, mentre i romantici non trovarono in essa quegli ideali patriottici, morali, religiosi ed educativi a cui essi si ispiravano. Unica eccezione è stato UMBERTO GIOBERTI che vide nel pensiero leopardiano un conflitto tra cuore e intelletto ed una insoddisfatta esigenza religiosa. La prima vera valutazione critica della sua opera è stata da:
FRANCESCO DE SANTIS che amò molto il poeta soprattutto in giovinezza. Per De Santis al centro del pensiero leopardiano vi è il contrasto tra il pensiero pessimistico e gli impulsi generosi del cuori affermando che «il leopardi ricrea col sentimento quello che ha distrutto con la ragione». Nell’età dell’idealismo la critica si concentra soprattutto sul rapporto tra pensiero e poesia.
Croce e la poesia leopardiana
BENEDETTO CROCE, in nome della distinzione tra «poesia e non poesia» individua la vera poesia leopardiana solo nei momenti in cui egli sogna, spera, ama, gioisce. Il resto della sua opera, secondo Croce è solo l’effetto della «vita strozzata dal poeta» cioè si tratta di sfoghi amari in cui esprime la sua personale infelicità che nasce dalla sua infermità fisica; ne consegue che Leopardi sarebbe poeta solo negli Idilli.
Critici del dopoguerra e nuove prospettive
Altri importanti critici leopardiani sono: EUGENIO DONADONI e ATTILIO MOMILIANO i quali sottolineano l’aspirazione all’eterno e all’infinito di connotazione quasi religiosa. Nel secondo dopo guerra il clima culturale italiano cambia radicalmente e si modifica anche la valutazione critica degli autori del passato. Nel caso Leopardi al poeta “idillico” si contrappone un poeta anti idilliaco ossia energico, eroico, materialista, progressivo e partecipe delle problematiche politiche del suo tempo. Nel 1947 vengono pubblicati due saggi fondamentali, uno di WALTER BINNI e l’altro di CESARE LUPORINI i quali sottolineano gli atteggiamenti eroici e combattivi del poeta che si esprimono in forme nuove non più musicali ma aspre e spezzate.
Evoluzione del pensiero leopardiano
SEBASTIANO TIMPANARO, negli anni ’60, è stato il primo a delineare lo svolgimento del pensiero leopardiano dal pessimismo storico a quello cosmico.
Negli ultimi anni (1995) un ampio studio di ELIO GIOANOLA, partendo dall’analisi del vissuto del poeta, assume come centro propulsore della sua poesia la malinconia, che è un dato patologico, ma anche uno straordinario stimolo creativo.
Domande da interrogazione
- Qual è stata la reazione iniziale dei contemporanei all'opera di Leopardi?
- Come Benedetto Croce ha interpretato la poesia di Leopardi?
- Quali nuove prospettive critiche sono emerse nel dopoguerra riguardo a Leopardi?
- Come si è evoluto il pensiero leopardiano secondo Sebastiano Timpanaro?
L'opera di Leopardi fu inizialmente fraintesa dai contemporanei; i classicisti la interpretarono solo formalmente, mentre i romantici non vi trovarono i loro ideali patriottici e morali. Umberto Gioberti fu un'eccezione, vedendo un conflitto tra cuore e intelletto.
Benedetto Croce ha distinto tra "poesia e non poesia", riconoscendo la vera poesia leopardiana nei momenti di sogno e gioia, mentre il resto era visto come sfoghi amari dovuti alla sua infelicità personale.
Nel dopoguerra, critici come Eugenio Donadoni e Attilio Momigliano hanno evidenziato l'aspirazione all'eterno di Leopardi. Walter Binni e Cesare Luporini hanno sottolineato il suo atteggiamento eroico e combattivo, in contrasto con l'immagine del poeta idillico.
Sebastiano Timpanaro ha delineato l'evoluzione del pensiero leopardiano dal pessimismo storico a quello cosmico, evidenziando un cambiamento nella sua visione del mondo.