Concetti Chiave
- Giacomo Leopardi, nato a Recanati nel 1798, visse in un ambiente familiare difficile e fu istruito principalmente da precettori e dalla vasta biblioteca di casa.
- Durante gli anni di studio intensivo, sviluppò una vasta conoscenza delle lingue, specialmente il latino, e si dedicò alla filologia, scrivendo opere che attribuiva ad altri autori.
- Nonostante i tentativi di ampliare i suoi orizzonti vivendo tra Roma e Milano, Leopardi fu spesso deluso dagli ambienti intellettuali che incontrò.
- Le sue opere principali, tra cui "Operette Morali" e "Ciclo Di Aspasia", riflettono il suo profondo pessimismo, che evolve dal pessimismo storico a quello cosmico ed eroico.
- La poetica di Leopardi, influenzata dalle sue riflessioni filosofiche e critiche verso il romanticismo, si concentra sull'indagine dell'io e sulla natura dell'infelicità umana.
Indice
Le origini e l'educazione di Leopardi
Nasce a Recanati il 29 giugno 1798 da una famiglia di antica nobiltà ma dati i problemi finanziari del padre Monaldo, la madre e marchesa Adelaide Antici prende in mano le eredi della situazione.
La madre è molto dura e severa, non va incontro ai desideri dei figli, i quali sono stati partoriti in serie e ne sopravvivono solo quattro (Pier Francesco, Giacomo Leo, Carlo e Paolina -> con questi ultimi due, che sono i più piccoli, vi sono diversi scambi di lettere, che non dovevano essere mai pubblicate ma riservate solo per loro).
L’educazione di G. Leopardi è stato affidato ai precettori di casa e alla immensa biblioteca di casa. Cosi (1809-16) presto L. diventa studioso di diverse lingue tra cui il latino. Sono proprio questi i “sette anni di studio matto e disperatissimo” che determina/causa diverse sue malattie. Tutto ciò gli permette di tradurre e imparare una disciplina: la filologia e operare alcuni scritti che dice essere di altri illustri personaggi che invece sono sue (“spaccia” come opere due che scrive lui). (dal 1817 al 1832 tiene un diario in cui annota qualsiasi cosa)
Le prime delusioni e pubblicazioni
L’ambiente in cui vive è ristretto perché Recanati appartiene allo stato della Chiesa per questo motivo aspira ad un ambiente più ampio. Tenta la fuga ma beccato. Così nel 1820 decide di recarsi dagli zii a Roma ma rimane deluso da tale ambiente romano. Nel 1825 ottiene dall’editore Stella, il consenso di pubblicare a Roma alcune sue opere: una su Cicerone, l’altra che tratta il commento del “canzoniere” di Petrarca e due sue critiche.
Il trasferimento a Firenze e Napoli
Negli anni successivi vive tra Milano e Roma (conte Pepoli). Entra in contatto con diversi intellettuali in particolar modo con il gabinetto Vesseu, quindi si trasferisce a Firenze.
Nel 1827 pubblica le “Operette Morali” (in prosa) e spera di ottenere qualcosa e invece nulla.
Si trasferisce a Pisa e da notizie alla sorellina Paolina in cui le annuncia che è tornato a scrivere versi (“Ricordanze” e “A Silvia”) e altre opere fino a quando però dopo un po’ di mesi è costretto a ritornare a casa a Recanati. Poco tempo dopo, nel 1830, lascia Recanati per sempre. Va a Firenze dove gli amici del gabinetto gli offrono lavoro. Stringe contatti anche con il filologo DE SINNER e affida a lui la pubblicazione di alcune sue opere filologiche che però non avverrà mai.
Leo vive con Farnì Targioni Forzetti in cui scrive il “Ciclo Di Aspasia”. Nel 1833 di trasferisce con lui a Napoli dove rimane deluso per l’ambiente e scrive “Paralimpomeni Della Batracomiomachia” (= “le cose ultime tra la lotta dei topi e rane”) in cui ridicolizza lo spirito dei patrioti per la liberazione; i napoletani si ribellano e quindi Leopardi li ridicolizza. Scrive anche “Il tramonto della luna” e “Ginestra” (contempla il Vesuvio) che sono il manifesto del pessimismo di Leopardi.
L’autore muore a Napoli il 14 giugno 1837 e affida a Ranieri tutte le sue opere.
Le sue opere erano scritte senza alcun desiderio di farne manifesto, sono un semplice scambio di info coi parenti o con Pietro Giordani (che lo vede come un padre), e in molte di essere discute delle sue opere (le lettere di Manzoni erano ufficiali).
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Il pessimismo di Leopardi
15] Molti credevano che Leopardi fosse un filosofo perché asistematico ma ciò non è vero perché lui parla di tutto (cattolico ed idealista). Lui indaga il vero in ogni ambito e annuncia la teoria del piacere, attraverso diversi step nelle “canzoni civili” 1) in cui presenta le grandi virtù del passato, affrontando l’infelicità umana, l’uomo è infelice perché desidera il piacere. In tal caso la NATURA è BEGNIGNA, a differenza delle circostanze storiche che rendono l’uomo infelice: questo è chiamato “Pessimismo Storico”, che rende infelice l’uomo perché non da soddisfazioni.
[Durante lo studio ci sono diverse conversioni: 1) erudizione-> al bello 2) ’19 visione materialistica e sensistica. Questo porta a quelli che vengono definiti “pessimismi” di Leopardi].
2) Un periodo intermedio è quello in cui la felicità dell’uomo dipende dal fato. In tal caso la NATURA è BEGNIGNA ma l’uomo teme il futuro/il fato.
3) Attorno agli anni ’20 (dopo la conversione filosofica), secondo Leopardi crede che l’infelicità è portata dalla natura che tocca tutti sia gli uomini che gli animali (non più il contesto storico): “pessimismo cosmico” (di fronte alla natura che è causa della sua infelicità).
4) “pessimismo eroico” a tale teoria il vago e l’indeterminato, che coincidono con il bello poetico, abbiamo l’incapacità di trovarli, sono solo un’illusione.
Leopardi e il romanticismo
Nel 1816 Leopardi invia una lettera che però non viene pubblicata.
Nel 1818 scrive “discorso di un italiano intorno alla poesia romantica”
[vedi sul libro] In tal caso cerca di smontare le caratteristiche dei romantici e da un’importante attribuzione al soggetto e quindi è la lirica che mi permette ciò. Teorie ben definite che arriva ad avere un approccio con certi romantici tedeschi.
Leopardi, in realtà è un autore romantico, indaga l’io (+ ha radici cristiane importanti nel romanticismo).
Lo “Zibaldino” è un suo diario in cui scrive/fa diverse considerazioni, pubblicato successivamente per il volere di Carducci.
(Nel ’31 = prima edizione delle sue opere; ’35 tenta la pubblicazione di tutte le sue opere (Lemoguè, Cerducci riesci a farlo pubblicare).
Domande da interrogazione
- Quali sono le origini e l'educazione di Giacomo Leopardi?
- Quali furono le prime delusioni e pubblicazioni di Leopardi?
- Come si sviluppò il pessimismo di Leopardi?
- Qual è il rapporto di Leopardi con il romanticismo?
- Quali furono gli ultimi anni di Leopardi e le sue opere principali?
Giacomo Leopardi nacque a Recanati il 29 giugno 1798 in una famiglia di antica nobiltà. La sua educazione fu affidata ai precettori di casa e alla vasta biblioteca familiare, che gli permise di diventare un esperto in diverse lingue e nella filologia.
Leopardi visse in un ambiente ristretto a Recanati e aspirava a un contesto più ampio. Dopo una delusione a Roma, nel 1825 riuscì a pubblicare alcune opere, tra cui una su Cicerone e un commento al "canzoniere" di Petrarca.
Il pessimismo di Leopardi si sviluppò attraverso diverse fasi: il "pessimismo storico", dove la natura è vista come benigna, il "pessimismo cosmico", dove la natura è la causa dell'infelicità, e il "pessimismo eroico", che considera il vago e l'indeterminato come illusioni.
Leopardi, pur criticando alcune caratteristiche dei romantici, è considerato un autore romantico per la sua indagine sull'io e le sue radici cristiane. Scrisse il "discorso di un italiano intorno alla poesia romantica" nel 1818.
Negli ultimi anni, Leopardi si trasferì a Napoli, dove scrisse opere come "Paralimpomeni Della Batracomiomachia" e "Il tramonto della luna". Morì a Napoli il 14 giugno 1837, affidando le sue opere a Ranieri.