Concetti Chiave
- La teoria del piacere di Leopardi distingue tra il desiderio infinito di piacere, che coincide con la vita, e il piacere realizzato, che è limitato e perciò non soddisfa.
- Leopardi afferma che il piacere esiste solo come attesa, poiché una volta realizzato, l'uomo ne percepisce immediatamente i limiti.
- L'immaginazione consente all'uomo di creare illusioni di piacere, portando a una felicità proporzionale alla capacità immaginativa, prominente nell'infanzia e tra gli antichi.
- L'inclinazione dell'uomo verso l'infinito deriva dal desiderio di superare i limiti del piacere, prediligendo l'ignoto e l'indeterminato.
- Leopardi attribuisce l'insoddisfazione e la tensione all'infinito all'amor proprio e all'istinto vitale, mentre la poesia può risvegliare l'immaginazione attraverso il desiderio dell'infinito.
La teoria del piacere
La teoria del piacere venne esposta nel diario di Leopardi, ovvero "Lo Zibaldone", una sorta di breve saggio filosofico composto da una ventina di pagine. Il saggio sorge come tentativo di rispondere a due domande che lui stesso si pone nella sue esperienza vitale: Perché nessun piacere può soddisfare pienamente l'uomo? Perché l'uomo tende verso l'infinito, se non è nemmeno in grado di capirlo? La prima risposta è che in realtà il piacere non esiste, Leopardi innanzitutto distingue tra piacere e felicità, ma anche tra desiderio del piacere (coincide con la vita ed è senza limiti) e piacere effettivamente realizzato (per forza invece limitato, ma quindi non è piacere perché l'uomo appena lo avverta capisce subito la sua limitatezza).
Desiderio e immaginazione
Dunque il piacere non esiste o meglio, esiste sono in quanto attesa di piacere. Nel secondo caso invece entra in campo la facoltà immaginativa, ovvero la facoltà insita nell'uomo di creare illusioni, questa si pratica in particolare nell'immaginazione di piaceri, che rimangono però sempre illusori. In questo modo, l'uomo riesce a raggiungere un certo livello di felicità proporzionale alla sua capacità immaginativa, risulta perciò superiore in particolare durante l'infanzia ma anche tra gli antichi che essendo meno istruiti potevano lasciare volar libera la propria immaginazione.
Tendenza verso l'infinito
Per quanto riguarda invece la tendenza dell'uomo verso l'infinito, Leopardi ritiene che discenda dal desiderio del piacere, secondo l'autore infatti appena l'uomo comincia a provare piacere, allora ne inizia a percepire anche i limiti, dunque egli preferisce in tutti gli ambiti l'infinito, l'ignoto, l'indeterminato, il vago e lo sconfinato. Queste sono tutte condizioni che allontanano la natura limitata di ogni piacere, Leopardi nega inoltre ogni spiegazione che faccia riferimento a una dimensione trascendente. L'insoddisfazione legata all'uomo e anche la sua tensione all'infinito provengono da una causa precisa che lui riscontra nell'amor proprio, quindi nell'istinto di attaccamento alla vita posseduto da ogni essere vivente. L'esperienza poetica potrebbe però presentarsi come una contraddizione, infatti può capitare che l'anima desideri qualcosa di limitato come la veduta parziale de "L'infinito". In realtà però in questi casi è sempre e comunque il desiderio dell'infinito a causare il piacere, il quale viene recuperato non più dai sensi ma dall'immaginazione in quanto le limitazioni della vista attivano proprio la facoltà immaginativa.
Domande da interrogazione
- Qual è la distinzione principale tra piacere e felicità secondo Leopardi?
- Come influisce l'immaginazione sul concetto di piacere?
- Perché l'uomo tende verso l'infinito secondo Leopardi?
Leopardi distingue tra piacere e felicità, affermando che il piacere effettivamente realizzato è limitato e non può soddisfare pienamente l'uomo, mentre il desiderio del piacere è illimitato e coincide con la vita stessa.
L'immaginazione permette all'uomo di creare illusioni di piaceri, che rimangono sempre illusori. Questa capacità immaginativa può portare a un certo livello di felicità, proporzionale alla capacità di immaginare, risultando più forte durante l'infanzia e tra gli antichi.
Leopardi sostiene che la tendenza verso l'infinito deriva dal desiderio del piacere. Quando l'uomo percepisce i limiti del piacere, preferisce l'infinito e l'indeterminato, poiché queste condizioni allontanano la natura limitata di ogni piacere.