Concetti Chiave
- Il testo esplora l'infelicità umana attraverso una lente mitologica, con figure come Giove che tentano di soddisfare l'uomo, senza successo.
- Leopardi utilizza la mitologia per riflettere sull'evoluzione storica dell'umanità, dal religioso antico al disincantato moderno.
- La noia e l'insoddisfazione emergono come temi centrali, con l'uomo che non riesce a trovare appagamento nel mondo invariato e poco vario.
- Giove introduce mali e lavori per distogliere l'uomo dall'infelicità, mentre le virtù come Giustizia e Gloria aiutano a fronteggiare le avversità.
- Il conflitto tra il desiderio di felicità e la realtà di dolore continua, con l'amore come unico sollievo parziale concesso da Giove per mitigare la sofferenza.
Indice
L'infelicità umana e la mitologia
Introduzione generale che mette a tema la felicità, più precisamente l’infelicità umana. Si avvale di personaggi mitologici come Giove, sembra che il loro compito sia quello di precostituire le condizioni per rendere l’uomo contento, ma nonostante lo sforzo, rimane insoddisfatto in ogni caso.
Evoluzione storica e società
Giambattista Vico, filosofo della storia, interpreta l’evoluzione della società in maniera filosofica: cicli che tendono a riproporre le stesse fasi. Leopardi, servendosi della mitologia, ripensa allo sviluppo della storia dall’uomo antico a quello moderno, si riferisce anche ai poeti teologi come coloro che hanno iniziato la società: all’inizio ha visione religiosa, danno nome onomatopeico al fulmine, Zeus. Filogenesi, ossia umanità generale, si ricapitola nell’ontogenesi, riferita al singolo uomo.
La terra delle origini e la sofferenza
Nati tutti allo stesso tempo e da bambini, qui la Terra era più piccola e con poca varietà (no distese marine o catene montuose), sembra soffermarsi sulla terra delle origini per creare presupposti per la sofferenza umana.
La noia e la sazietà umana
Quasi totale felicità, si meravigliavano dei loro dintorni come il fanciullino, oggi invece non apprezziamo nulla, maturando infatti, ciò di cui si era appagati prima non soddisfa più e le speranze e le attese sono state deluse, si riduce dunque la fede. Da una parte verificano sogni non realizzati, dall’altra rimangono insoddisfatti della loro condizione, subentra la scontentezza (il mondo non è così vario come immaginato). Prendono atto dei limiti, non percepiscono più la sensazione dell’infinito e la vita è così noiosa per alcuni che decidono di terminarla. La noia viene moltiplicata dell’abitudine e ridotta dalla varietà, ed infatti il mondo essenziale e semplificato qui descritto, evidenzia questa sensazione di tedio. “Sazietà”, non c’è più nulla da scoprire, è tutto noto, non c’è più desiderio.
Giove e le critiche umane
Gli dei sono indignati, i loro doni sono stati spregiati dal genere umano, gli unici esseri che non sono grati del mondo creato per loro. Giove riceve critiche: Terra è troppo piccola, invariata e imperfetta. Gli uomini volevano tornare alla fanciullezza, per apprezzare la vita, in quanto la maturità non si prospetta come ciò che si credeva. Lui non può esaudire tutto, perché andrebbe contro le leggi universali della natura. Giove fa però il possibile per accontentare il genere umano, creando mari, monti, colline, più luce, stesse, colori più vivaci, eco, stormire e sogni. Uomini soddisfatti al principio, ma poco dopo vengono invasi dal “tedium vitae”, gli antichi compiangono i neonati e si rallegrano alla morte, intesa come una liberazione. La malvagità degli uomini nasce dalla disobbedienza verso il Divino, hybris cita la teoria di Adamo ed Eva che peccano volendo avere poteri divini. L’infelicità deriva dal non accettare la vita nelle sue avversità.
Il diluvio e la condanna umana
Convoca il diluvio in maniera mitologica: Deucalione e Pirra si salvano perché posti su una rupe, ma sono addolorati dato che il genere umano è condannato all’infelicità, sarebbe stato meglio morire. Cercarono di risanare la specie umana attraverso le pietre, Giove poi prende due precauzioni contro il desiderio umano dell’infinito: mali veri ed occupazioni, come il lavoro, come palliativi per distogliere attenzione dal chiodo fisso dell’infelicità. Le malattie sono contraddistinte dalla speranza e dall’eventuale gioia della guarigione. Prima attua riforme tendenti al bello, poi tende nelle mani della Natura il potere di ferire gli uomini. Lascia che il fratello Nettuno scuota la Terra con il suo tridente, dando origine ad eventi atmosferici per spaventare gli uomini. Insidia il desiderio di nuove bevande e cibi, conquistati solo con grande fatica, si esce dalla condizione paradisiaca di Adamo ed Eva, che vivevano senza fatica in eterna primavera, non sapevano cosa fosse il freddo e per questo giravano nudi. Assegnò inoltre a diversi luoghi e a diversi periodi condizioni climatiche, a cui dovettero adattarsi prendendo provvedimenti come vestiti. Mercurio riceve il compito di dividere uomini in popoli (Babele, prima parlavano la stessa lingua poi non si capiscono più) in discordia tra loro per la minima comprensione vicendevole.
Mali e benefici divini
Insieme ai mali vengono dati dei benefici, spiriti “fantasmi di sembianze sopra umane” ossia virtù con cui l’umanità può fronteggiare questi mali: Giustizia, Vitù, Gloria e Amore per la patria. Il genere umano vive una fase eroica in cui gli uomini assorbono questi valori. L’uomo si adatta, trova strumenti efficaci, da lui ingegnosamente inventati, per affrontare nuove condizioni. Poi tornò ancora l’ozio, la noia che necessita un nuovo intervento.
La verità e l'infelicità eterna
Giove è nauseato da questa situazione dell’insaziabile comunità umana, non può mai raggiungere la felicità o la tranquillità. Il dio viene colpito dall’ira che finisce per punire il genere umano: la Verità rimane eternamente in Terra, La Verità gli mostra continuamente la sua condizione di infelicità senza rimedio, condannato a non raggiungere mai la felicità: oscilla tra noia e dolore. Nello Zibaldone mette a confronto gli antichi ed i moderni da un punto di vista filosofico, affermando che i primi erano portati a costruire sistemi, speculazione sistematica in cui ogni aspetto della realtà era collocato. I secondi hanno atteggiamento analitico e critico, bravi a cogliere punti di debolezza ma non si azzardano a costruire nuovi sistemi perché la verità è inconoscibile. La verità insegna che ogni bene mortale è effimero, passeggero e l’unica cosa certa è il dolore, esclude inoltre la speranza, Giove sta spiegando alle altre divinità gli effetti delle sue scelte. Paradosso che la verità li mette davanti alla loro condizione infelice, ma non estirpa dai loro animi il desiderio insaziabile di contentezza: conflitto marcato tra desiderio che sprona uomo e triste verità. Abolito il beneficio delle parvenze che danno impressione dell’infinito, le quale danno illusione di felicità.
Amore come rimedio parziale
Giove, mosso da pietà, prova un parziale pentimento e concede l’amore. Il dio si accorge inoltre che alcuni uomini, con intelletto più sviluppato, soffrivano di più (Leopardi si cita in questo gruppo). Amore, figlio di Venere, si offre di scendere in Terra e scegliere i cuori più teneri. L’amore sembra restituire quella dolcezza tipica della fanciullezza, fa assaporare disegni e progetti di quell’età.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale del testo?
- Come viene interpretata l'evoluzione della società nel testo?
- Qual è il ruolo di Giove nella narrazione?
- Quali sono le conseguenze del diluvio mitologico descritto nel testo?
- In che modo l'amore è presentato come rimedio nel testo?
Il tema principale del testo è l'infelicità umana, esplorata attraverso la mitologia e la filosofia, con un focus su come gli sforzi divini per rendere l'uomo felice risultano vani.
L'evoluzione della società è interpretata filosoficamente da Giambattista Vico come cicli che ripropongono le stesse fasi, mentre Leopardi utilizza la mitologia per riflettere sullo sviluppo storico dall'uomo antico a quello moderno.
Giove cerca di accontentare il genere umano creando un mondo più vario, ma nonostante i suoi sforzi, gli uomini rimangono insoddisfatti e critici, portando Giove a prendere misure per distogliere l'attenzione dall'infelicità.
Il diluvio mitologico porta alla condanna dell'umanità all'infelicità, con Deucalione e Pirra che si salvano ma sono addolorati per la condizione umana, e Giove che introduce mali e occupazioni come palliativi.
L'amore è concesso da Giove come un rimedio parziale all'infelicità umana, offrendo dolcezza e progetti tipici della fanciullezza, e viene scelto per i cuori più teneri da Amore, figlio di Venere.