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di yya
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Concetti Chiave

  • Le "Canzoni del suicidio" di Leopardi esplorano il tema del suicidio attraverso due opere: Bruto minore e l’Ultimo canto di Saffo.
  • Bruto minore affronta il suicidio civile, con Bruto che rinnega i valori repubblicani e critica l'indifferenza cosmica verso le sofferenze umane.
  • L’Ultimo canto di Saffo esprime il suicidio esistenziale, evidenziando il contrasto tra l'armonia della natura e l'alienazione della poetessa greca.
  • Bruto rappresenta una visione materialistica del mondo, rifiutando illusioni religiose o di immortalità nella memoria umana.
  • Leopardi, attraverso Saffo, critica il destino umano e la casualità con cui gli dei distribuiscono felicità e infelicità.

Indice

  1. Le Canzoni del Suicidio
  2. Bruto Minore e il Suicidio Civile
  3. Ultimo Canto di Saffo e il Suicidio Esistenziale

Le Canzoni del Suicidio

Giacomo Leopardi

Le CANZONI DEL SUICIDIO: 1818-1822

Legate dal tema dal suicidio sono: Bruto minore (dicembre 1821) e l’Ultimo canto di Saffo (maggio 1822). La prima presenta il suicidio civile e la seconda presenta il suicidio esistenziale e conclude la riflessione sulla rottura moderna del rapporto armonioso con la natura.

Bruto Minore e il Suicidio Civile

Del Bruto minore è protagonista l’ispiratore dell’assassino a Giulio Cesare, poi sconfitto nel 42 a.C.

a Filippi da Ottaviano e da Antonio. Deluso dai valori repubblicani in nome dei quali ha guidato la congiura, Bruto rinnega la “stolta virtù” finora seguita, accusa l’indifferenza dell’universo e degli dèi ai casi infelici dell’uomo, rifiuta ogni illusione di mortalità religiosa o di durata nella memoria degli uomini. Siamo nella piena concezione materialistica e meccanicistica del mondo.

Ultimo Canto di Saffo e il Suicidio Esistenziale

Nell’Ultimo canto di Saffo Leopardi evidenzia il contrasto io-mondo che diventa perenne. Il conflitto è tra l’infelice poetessa greca, sensibile spiritualmente ma brutta fisicamente, e l’armonia di una natura che Saffo può percepire, ma alla quale resta estranea. Ne nasce una severa accusa al destino dell’uomo e agli dei, casuali distributori di felicità e d’infelicità. Qui la denuncia delle illusioni perde qualsiasi connotazione storica per definirsi in termini esistenziali e filosofici.

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