Concetti Chiave
- Giacomo Leopardi, nato nel 1789 a Recanati, si formò inizialmente sotto la guida del padre, ma proseguì autonomamente con studi intensi nella biblioteca di famiglia.
- Leopardi attraversò tre "conversioni": letteraria (dalla filologia alla poesia), filosofica (verso l'ateismo e il materialismo) e politica (da idee reazionarie a liberali).
- Il pessimismo leopardiano si articola in due fasi: il Pessimismo Storico, in cui le illusioni umane sono distrutte dalla civiltà, e il Pessimismo Cosmico, che vede la natura come indifferente e ingannevole.
- La poetica iniziale di Leopardi si ispira ai classici greci e latini, ma evolve verso opere personali come "I piccoli idilli", segnate da esperienze autobiografiche e riflessioni sulla natura.
- Leopardi sviluppa la "teoria del piacere", secondo cui il piacere è solo una tregua dal dolore o un'illusione di felicità futura, come esplorato ne "Il sabato del villaggio" e nel "Ciclo di Aspasia".
Indice
Leopardi: Gli Anni Formativi
Leopardi nacque nel 1789 a Recanati, nelle marche.
Il poeta compì i primi studi sotto la guida del padre ma fu ben presto in grado di studiare da solo, avvalendosi della biblioteca paterna dove trascorse “sette anni di studio matto e disperatissimo”.
Le Conversioni di Leopardi
Tra il 1816 e il 1819 si verificano le cosiddette “conversioni” del Leopardi:
La conversione letteraria, col passaggio dalla filologia alla poesia;
La conversione Filosofica, col passaggio all’ateismo e al materialismo illuminista;
La conversione Politica, col passaggio dalle idee reazionarie a quelle liberali e democratiche.
Delusioni e Viaggi
Dopo un tentativo di fuga dalla casa paterna, ottiene il permesso di andare a Roma, dove provò una profonda delusione per la meschinità degli uomini e la fievolezza delle donne. Si trasferì successivamente a Napoli, dopo aver visitato Milano,Pisa,Bologna e Firenze e qui morì nel 1837.
Influenze Filosofiche e Pessimismo
Nel biennio 1817-1818 Leopardi risente della grandissima influenza di Jean-Jacques Rousseau, illuminista de tardo 700 dal quale il poeta riprende il concetto del nobile selvaggio:
L’uomo pur di voler raggiungere la nobiltà spirituale si rinchiude e cerca una condizione primitiva abbandonando la civiltà. In questo periodo Leopardi si sofferma sull’infelicità umana, dice infatti che essa non dipende dalla natura, che essendo un entità positiva e benigna non influisce su di essa, ma l’infelicità è data dalla civiltà, dalla realtà, dal progresso e dalla ragione; la natura dunque non assegna una condizione infelice, ma non assegna nemmeno una condizione felice in quanto essa produce illusioni.
Le illusioni sono necessarie all’uomo per rendere la vita più sopportabile poiché, l’uomo, non è destinato alla felicità, infatti esso secondo il pessimismo leopardiano nasce per morire, le illusioni però sono distrutte dalla civiltà, l’uomo infatti evolvendosi e progredendo abbandona le radici naturali, abbandonando a sua volta le grandi illusioni.
Pessimismo Storico e Cosmico
Questo periodo della filosofia leopardiana viene definito Pessimismo Storico poiché non dipende dalla natura. In questa fase egli contrappone Antichi e Moderni dicendo che, non essendo nell’antichità capaci di svilupparsi massivamente, gli antichi avevano attitudine ad acquisire grandi illusioni, mentre i moderni le hanno perse quasi tutte. Egli tuttavia non si pone in questa condizione ma ne fa solo una critica dicendo che le illusioni si possono recuperare attraverso il disprezzo della vita.
La seconda fase del pessimismo di Leopardi viene definita Pessimismo Cosmico, se in un primo momento egli aveva visto nella natura una “madre buona” che con le illusioni e la fantasia aveva nascosto agli uomini la cruda realtà, adesso il suo pensiero cambia radicalmente, la natura è vista come un “meccanismo freddo e indifferente” che delude ogni speranza e condanna gli uomini all’infelicità che avrà fine solo con la morte, la natura quindi inganna l’uomo perché promette una felicità che non concede e la stessa cosa la fanno la scienza e la filosofia poiché promettono un progresso che non conduce alla felicità.
Produzione Poetica e Filosofia
Leopardi inizia la sua poetica avvalendosi dei classici greci e latini, le sue prime raccolte sono “le canzoni” che hanno un andamento classicistico, essendo esse influenzate da petrarca. Contemporaneamente alle canzoni scrisse “i piccoli idilli”, che sono opere molto più personali e raccontano esperienze autobiografiche legate alla natura, tra le più celebri ci sono “l’infinito” e “alla luna”. Dopo gli idilli Leopardi ha una crisi profonda per cui smette di scrivere poesie e scrive “le operette morali” in cui espone la sua nuova filosofia della vita, tra queste si distacca “il venditore di almanacchi”. Successivamente riprende la sua produzione poetica scrivendo “i grandi idilli”, che hanno lo stesso schema degli “idilli” in cui leopardi matura a sua nuova concezione della vita, esponendo la “teoria del piacere” secondo cui il piacere non è uno stato permanente ma soltanto la cessazione di un dolore o un aspettativa di felicità futura che non arriverà mai a concretizzarsi, come spiega nella celebre lirica “il sabato del villaggio”.
Questa teoria prosegue nell’ultima fase della poesia leopardiana chiamato “il ciclo di aspasia” in poesie come “ a se stesso” e “la ginestra”.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali "conversioni" di Leopardi tra il 1816 e il 1819?
- Come influenzò Jean-Jacques Rousseau il pensiero di Leopardi?
- Qual è la differenza tra il Pessimismo Storico e il Pessimismo Cosmico di Leopardi?
- Quali sono le opere poetiche più significative di Leopardi e come riflettono la sua filosofia?
- In che modo Leopardi esprime la sua nuova concezione della vita nelle "Operette Morali"?
Leopardi attraversò tre principali conversioni: la conversione letteraria, passando dalla filologia alla poesia; la conversione filosofica, abbracciando l'ateismo e il materialismo illuminista; e la conversione politica, passando da idee reazionarie a quelle liberali e democratiche.
Rousseau influenzò Leopardi con il concetto del "nobile selvaggio", portandolo a riflettere sull'infelicità umana come conseguenza della civiltà e del progresso, piuttosto che della natura, che Leopardi considerava positiva e benigna.
Il Pessimismo Storico di Leopardi attribuisce l'infelicità alla civiltà e al progresso, mentre il Pessimismo Cosmico vede la natura come un meccanismo indifferente che inganna l'uomo promettendo una felicità irraggiungibile.
Tra le opere più significative ci sono "le canzoni", "i piccoli idilli" come "l'infinito" e "alla luna", e "i grandi idilli". Queste opere riflettono la sua evoluzione filosofica, culminando nella "teoria del piacere" esposta in "il sabato del villaggio".
Nelle "Operette Morali", Leopardi espone la sua nuova filosofia della vita, criticando le illusioni della civiltà e del progresso, e sottolineando l'inevitabilità dell'infelicità umana, come illustrato in "il venditore di almanacchi".