marinaldi
Ominide
4 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Ungaretti utilizza il motivo autobiografico per esplorare temi ampi sull'identità e i sentimenti umani, partendo dal suicidio di un amico.
  • Il legame tra Ungaretti e Moammed Sceab si fonda su un comune disagio esistenziale, essendo entrambi nomadi e apolidi.
  • La poesia rappresenta per Ungaretti una via di salvezza dal malessere, a differenza dell'amico che sceglie il suicidio.
  • Il carattere narrativo della lirica si manifesta attraverso dettagli biografici e descrizioni del passato di Moammed.
  • Lo stile ungarettiano si contraddistingue per versi brevi e frantumati, privi di punteggiatura, che enfatizzano parole chiave.

Indice

  1. Riflessione sull'identità e sentimenti umani
  2. Il suicidio di Moammed Sceab
  3. La poesia come salvezza
  4. Il tormento condiviso e la salvezza
  5. Carattere narrativo della lirica

Riflessione sull'identità e sentimenti umani

Come capita sempre in Ungaretti, il motivo autobiografico costituisce la molla per una riflessione più ampia e problematica sull’identità e sui sentimenti umani. In questo caso, lo spunto iniziale non si risolve nella pura concentrazione di immagini e illuminazioni, ma conserva un carattere narrativo, senza tuttavia perdere in complessità e respiro meditativo.

Il suicidio di Moammed Sceab

L’occasione è fornita dal suicidio di un amico di vecchia data: già frequentato dal poeta negli anni dell’adolescenza vissuti in Egitto, Moammed Sceab viveva a Parigi nello stesso albergo di Ungaretti, con cui condivideva interessi e passioni. Ma il legame più intimo e segreto tra i due giovani era fornito da un comune disagio esistenziale, dalla stessa difficoltà a definire la propria vita e a trovare una casa, una patria, una cultura, insomma un’identità. Nomadi entrambi, apolidi, sradicati: per Moammed tale condizione non era più sopportabile; il sentimento della diversità e dell’impossibilità di integrarsi con gli altri lo ha portato infatti alla decisione estrema del suicidio.

La poesia come salvezza

Ungaretti, invece, ha trovato nella poesia una chiave per attraversare il malessere e vincerlo; è riuscito a non impantanarsi nella palude dell’insensatezza e dell’annullamento, diversamente dall’amico, che aveva scelto di non essere più Moammed senza poter essere però sino in fondo Marcel (vv. 8-17); l’autore ha quindi potuto mitigare l’asprezza e il tormento della vita percorrendo la via salvifica dell’arte, mentre il compagno non sapeva / sciogliere / il canto / del suo abbandono (vv. 18-21).

Il tormento condiviso e la salvezza

In altri termini, il poeta riconosce il tormento di Moammed, si sente un suo alter ego, afflitto dalla stessa inquietudine e dalla comune incapacità di trovare un punto di approdo, un porto a cui attraccare per chiudere un estenuante vagabondaggio. Tuttavia la poesia gli ha impedito di andare alla deriva, migliorando la sua condizione originaria e facendo nascere in lui il desiderio di lasciare una testimonianza di sé: gli ha insomma salvato la vita e permesso di conservare il ricordo del morto, altrimenti destinato all’oblio (io solo / so ancora / che visse, vv. 35-37).

Carattere narrativo della lirica

Abbiamo rilevato il carattere narrativo di questa lirica, la quale non a caso si apre con un verbo (Si chiamava / Moammed Sceab) che indica il tempo e il nome del soggetto a cui è dedicata, e prosegue con la sua descrizione scavando nella sua remota identità e nelle sue origini fino a illustrarne il presente, l’amore per la Francia, la scelta di cambiare nome (sono significativi i perentori passati remoti Amo, v. 8; mutò, v. 9; Fu, v. 10). Dal racconto del passato del giovane, si passa a un resoconto quasi cronachistico: la terzultima e penultima strofa descrivono il funerale e il cimitero che accoglie i resti dell’amico in un’atmosfera e con toni che ricordano la mestizia dei poeti crepuscolari.

Tuttavia, la patina descrittiva della poesia è fortemente insidiata dal ritmo franto dei versi: i «versicoli» ungarettiani, come sempre senza punteggiatura, danno risalto alla singola parola, concentrandosi in misure brevissime (c’è solo un endecasillabo ipermetro, al v. 26). Alcuni versi sono costituiti da un’unica parola: particolarmente pregnanti sono suicida (v. 5), Riposa (v. 28), sempre (v. 31), termini sintomatici di un perentorio e ormai irredimibile esito, la cui negatività è ribadita inoltre dalla frequenza dell’avverbio non (non aveva, v. 6; non era, v. 11; non sapeva, v. 18).

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema centrale della riflessione di Ungaretti sull'identità e i sentimenti umani?
  2. Il tema centrale è l'esplorazione dell'identità e dei sentimenti umani attraverso un motivo autobiografico, che si traduce in una riflessione complessa e meditativa, mantenendo un carattere narrativo.

  3. Qual è l'evento che ha ispirato la poesia di Ungaretti?
  4. L'evento ispiratore è il suicidio di Moammed Sceab, un amico di vecchia data di Ungaretti, con cui condivideva un comune disagio esistenziale e la difficoltà di trovare un'identità.

  5. Come ha trovato Ungaretti una via di salvezza rispetto al suo amico Moammed?
  6. Ungaretti ha trovato nella poesia una chiave per superare il malessere esistenziale, diversamente da Moammed, che non è riuscito a sciogliere il canto del suo abbandono e ha scelto il suicidio.

  7. In che modo la poesia ha influenzato la vita di Ungaretti?
  8. La poesia ha impedito a Ungaretti di andare alla deriva, migliorando la sua condizione e permettendogli di lasciare una testimonianza di sé, salvandogli la vita e conservando il ricordo dell'amico.

  9. Quali elementi caratterizzano lo stile narrativo della lirica di Ungaretti?
  10. Lo stile narrativo è caratterizzato dall'uso di verbi che indicano il tempo e il soggetto, una descrizione dettagliata del passato e del presente di Moammed, e un ritmo franto dei versi che enfatizza singole parole e concetti.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community