Concetti Chiave
- Mohammed Sceab, amico d'infanzia di Ungaretti, si trasferì a Parigi dall'Egitto, ma si sentiva senza patria.
- Discendente di emiri nomadi, cercò di integrarsi cambiando il suo nome in Marcel, senza riuscire a sentirsi davvero francese.
- La sua incapacità di adattarsi né alla cultura francese né a quella dei suoi antenati lo portò al suicidio.
- Ungaretti lo accompagnò nell'ultimo viaggio, evidenziando l'isolamento e la solitudine che Sceab provò fino alla fine.
- Il poeta mantiene viva la memoria di Sceab, garantendo la sua esistenza attraverso il ricordo e la poesia.
Si chiamava
Mohammed Sceab
Indice
L'amicizia con Mohammed Sceab
Il suo nome era Moammed Sceab
Si tratta di un ragazzo egiziano, amico d’infanzia di Ungaretti. Lo aveva conosciuto in Egitto e insieme si erano trasferiti a Parigi.
Discendente
di emiri di nomadi
Discendente da capi musulmani nomadi
Emiri di nomadi: capi di tribù arabe che vivevano nel deserto, praticando il nomadismo
suicida
perché non aveva più
Patria
La perdita della patria
suicida perché non riusciva più a sopportare la condizione di esule
non aveva più patria: non era arabo perché ormai non si riconosceva più nelle tradizioni dei suoi antenati, ma neanche francese.
Amò la Francia
e mutò il nome
Il tentativo di integrazione
Amò la Francia a tal punto da cambiarsi il nome e ad assumerne uno francese
mutò nome: per sentirsi più francese e nascondere le sue vere origini.
Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando il caffè
La crisi d'identità
Si fece chiamare Marcel, ma non era un francese e non riusciva più nemmeno a vivere da arabo come fanno i nomadi, nella tenda, ascoltando la lettura del Corano e sorseggiando un caffè
L’esperienza francese aveva modificato la sua cultura e il suo modo di vivere, rendendolo quindi incapace di riconoscersi di nuovo nelle consuetudini e nella mentalità della sua gente.
Nonostante il tentativo di trasformarsi in francese, cambiando il nome originario, gli era comunque difficile integrarsi nella nuova cultura di adozione.
E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono
L'incapacità di esprimere il dolore
E non riusciva a risolvere nella poesia il senso angoscioso dell’abbandono, della solitudine e della mancanza di patria [come invece era stato capace di fare Ungaretti]
Sciogliere il canto del suo abbandono: trovare nella poesia uno sfogo liberatorio che potesse compensare il suo problema esistenziale, fatto di solitudine.
L’ho accompagnato
insieme alla padrona dell’albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa
L'ultimo viaggio di Sceab
Ho accompagnato il suo feretro insieme alla padrona dell’albergo che ci ospitava a Parigi, partendo dal n° 5 della Rue des Carmes, uno squallido vicolo in discesa
L’ho accompagnato, per l’ultimo viaggio, insieme alla padrona dell’albergo: l’isolamento, la solitudine dell’amico e l’indifferenza degli altri sono sottolineati dal numero esiguo di persone che seguono il funerale per cui, nemmeno da morto, egli ha la consolazione della solidarietà degli altri: è vissuto e morto da solo; il poeta elenca una serie di particolari insignificanti del quartiere in cui viveva per evidenziare il senso di estraneità che una grande metropoli può far percepire soprattutto a coloro che non riescono ad integrarsi
Riposa
nel camposanto di Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera
Il riposo nel cimitero di Ivry
Ora egli riposa nel cimitero d’Ivry, sobborgo che appare sempre triste e desolato come in una giornata di festa, ormai finita
Ivry è un grosso sobborgo parigino sulle rive della Senna
decomposta fiera: anche in questo caso il poeta vuole trasmettere con annotazioni di cronaca, grigia e triste, il senso di angoscia e squallore con un ritmo che si avvicina alla prosa che non dà alcun spazio alla retorica.
E forse io solo
so ancora
che visse
Forse solo io so che Sceab è esistito
Il ricordo di Sceab
Il poeta si assume il compito di garantire attraverso il ricordo e la sua poesia la sopravvivenza dell’amico.
Domande da interrogazione
- Chi era Mohammed Sceab e quale legame aveva con Ungaretti?
- Perché Mohammed Sceab si è suicidato?
- Quali tentativi ha fatto Sceab per integrarsi in Francia?
- Qual era la crisi d'identità vissuta da Sceab?
- Come viene ricordato Sceab dopo la sua morte?
Mohammed Sceab era un ragazzo egiziano, amico d'infanzia di Ungaretti, conosciuto in Egitto e trasferitosi con lui a Parigi.
Sceab si è suicidato perché non riusciva più a sopportare la condizione di esule, non riconoscendosi né nelle tradizioni arabe né in quelle francesi.
Sceab ha amato la Francia al punto da cambiare il suo nome in Marcel per sentirsi più francese e nascondere le sue origini.
Sceab si trovava in una crisi d'identità, incapace di vivere come arabo o francese, non riuscendo a riconoscersi nelle consuetudini della sua gente o integrarsi nella nuova cultura.
Sceab viene ricordato dal poeta che si assume il compito di garantire la sua sopravvivenza attraverso il ricordo e la poesia, sottolineando la solitudine e l'isolamento vissuti dall'amico.