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Concetti Chiave

  • La poesia "I fiumi" di Ungaretti rappresenta un momento di riflessione personale, dove l'autore ricorda le esperienze passate e fa un bilancio della sua vita, collegandole ai fiumi che lo hanno accompagnato.
  • I fiumi simboleggiano la corrente della vita, con l'acqua che rappresenta un flusso vitale continuo. Ungaretti trova serenità immergendosi in questo flusso, accettando il suo destino.
  • Il poeta usa l'albero mutilato e l'ambiente circostante per esprimere la sofferenza e la distruzione portate dalla guerra, mentre cerca un momento di pace e purificazione nell'acqua del fiume.
  • Ungaretti sperimenta una regressione alla natura, abbandonando le costrizioni della civiltà per ritrovare un'armonia perduta, identificandosi con il ritmo eterno del cosmo.
  • Il percorso verso la consapevolezza è segnato dai fiumi che rappresentano diverse fasi della vita: il Serchio per le radici, il Nilo per l'infanzia, la Senna per la giovinezza e l'Isonzo per la maturità e la guerra.

Indice

  1. Compendio della poetica di Ungaretti
  2. Esplorazione della psiche
  3. Metafora dei fiumi
  4. Dialogo interiore e sofferenza
  5. Rito di purificazione
  6. Regressione alla natura
  7. Riconciliazione con l'universo
  8. Nostalgia e memoria
  9. Riflessione sui fiumi della vita

Compendio della poetica di Ungaretti

Posta quasi al centro della sezione Il porto sepolto, la lirica I fiumi rappresenta un prezioso compendio della poetica di Ungaretti. L’autore sembra concedersi una pausa dalla scrittura “in presa diretta” dei primi componimenti, annotati in trincea, quasi per far sedimentare il dolore incontrollabile che vi ha trovato espressione.

Ora ricorda tutte le sue esperienze, ricompone le diverse fasi di una vita divisa tra differenti identità, abbozza un faticoso bilancio esistenziale a partire dalle proprie radici.

Esplorazione della psiche

Egli ha deciso dunque di esplorare, come in un’immersione, le profondità della propria psiche, fino a scovarne il fondo originario. La sua vita – ci dice – è l’incontro tra le acque dei fiumi che l’hanno accompagnata e che si mescolano infine in quelle dell’Isonzo, ossia nella guerra, dove il poeta acquista una sofferta coscienza del proprio destino.

Metafora dei fiumi

Ma perché i fiumi? I fiumi non sono soltanto un’immagine che riassume i luoghi fisici in cui si è svolta l’esistenza di Ungaretti e che si congiungono (nella mente del poeta) nel luogo in cui la vita coincide con la morte. Essi sono in realtà una metafora pregnante per indicare la corrente della vita.

L’acqua è vista come flusso vitale continuo e indistinto e il poeta, immergendovisi per un attimo, comprende di essere il frammento di un processo universale, acquietandosi in questo sentimento. Il testo appare così strutturato su due momenti distinti e temporalmente conseguenti: l’immersione panica del mattino e la riflessione notturna nel chiuso della dolina.

Dialogo interiore e sofferenza

Possiamo dunque immaginare il poeta che, nelle pause fra gli strazi della guerra, svolge un dialogo con sé stesso. Nell’albero a cui “si tiene”, egli scorge la sofferenza inferta dai colpi che hanno piegato l’umanità e pervaso tutta la natura, inerme e sbigottita: ecco perché l’albero è mutilato (v. 1). Tutto intorno regna un senso di squallore e di vaga irrealtà, come in un circo / prima o dopo lo spettacolo (vv. 4-5).

Rito di purificazione

In questo intervallo di sospensione il poeta è disteso nell’acqua, si è arreso alla consolante sensazione di una pace e di una serenità improvvise e si concede una sorta di rito di purificazione: come una reliquia (v. 11), ha riposato in un’urna d’acqua (v. 10).

In un momento di accettazione dell’ineluttabile destino che incombe, Ungaretti rinuncia alle sentenze e si racconta, quasi a conciliarsi con sé stesso e con il proprio vissuto. Ha camminato nell’acqua del fiume con il passo esitante e circospetto di un acrobata (v. 19), stando ben attento a non scivolare sui sassi melmosi, e ha attinto calore dal sole, inaugurando così un personale processo di regressione, dalla civiltà alla natura, da un tempo storico a un passato mitico.

Regressione alla natura

Regressione alla natura

Abbandonando i panni umani (la divisa militare, simbolo delle costrizioni imposte dalla realtà oppressiva della guerra), egli affronta docilmente il proprio rito di metamorfosi, diventando sasso (v. 15) e chinandosi, umilmente, a ricevere il sole (vv. 25-26).

Riconciliazione con l'universo

È solo in questo modo che il poeta riesce a riacquistare l’armonia perduta, identificandosi con il ritmo perenne e incessante del cosmo, entrando in simbiosi con il mondo e con l’altro da sé, accettando pacificamente il destino di creatura umana che lo accomuna a tutti gli altri.

Proprio quando ha smesso di pretendere di essere qualcuno, quando ha affrontato un nuovo “battesimo” nelle acque del fiume, ricavandone una sorta di purezza primigenia, egli si è riconosciuto una docile fibra / dell’universo (vv. 29-31).

Nostalgia e memoria

Occorre dunque non chiedere nulla, non esigere che il mondo sia fatto per noi o che il corso degli eventi segua una direzione razionale: è invece importante stabilire di nuovo un legame con le proprie origini, prescindendo dai residui della Storia, cancellando il gesto disumano con cui si uccide il prossimo.

In questo modo Ungaretti annulla momentaneamente il presente e il dolore a cui è connesso. Si ricorda di sé e, come alla fine di un bel viaggio, percepisce la nostalgia (v. 63): il tempo della memoria lo porta a celebrare la propria personale autobiografia mediante un percorso verso le radici, verso un immaginario luogo ancestrale, dove egli può sentire scorrere dentro di sé il sangue degli avi.

Riflessione sui fiumi della vita

Immergendosi nell’Isonzo, il poeta ripensa ai fiumi che hanno accompagnato la sua graduale crescita verso la consapevolezza e la maturazione: il fiume degli antenati, il Serchio, che simboleggia la dimensione arcaica (duemil’anni forse, v. 49); quello dell’infanzia e dell’adolescenza, il Nilo, che incarna la vitalità innocente (ardere d’inconsapevolezza, v. 55); quello della prima giovinezza, la Senna, che gli ha regalato cultura e coscienza (mi sono conosciuto, v. 60); fino appunto a quello in cui si è immerso ora (l’Isonzo), che lo ha reso esperto della vita e del dolore, formandolo come uomo nell’esperienza tragica della guerra (corolla / di tenebre, vv. 68-69).

Domande da interrogazione

  1. Qual è il significato dei fiumi nella poetica di Ungaretti?
  2. I fiumi rappresentano una metafora pregnante per indicare la corrente della vita, simboleggiando le esperienze e le fasi della vita di Ungaretti, culminando nell'Isonzo, che rappresenta la guerra e la consapevolezza del destino.

  3. Come si manifesta l'esplorazione della psiche nel testo di Ungaretti?
  4. Ungaretti esplora le profondità della propria psiche come un'immersione, scoprendo il fondo originario della sua vita attraverso l'incontro con le acque dei fiumi che l'hanno accompagnata, culminando nella sofferta coscienza del proprio destino durante la guerra.

  5. In che modo Ungaretti affronta il tema della sofferenza e del dialogo interiore?
  6. Ungaretti svolge un dialogo interiore con sé stesso durante le pause della guerra, riflettendo sulla sofferenza inflitta dall'umanità e dalla natura, rappresentata dall'albero mutilato, e trovando un senso di squallore e irrealtà.

  7. Qual è il significato del rito di purificazione per Ungaretti?
  8. Il rito di purificazione rappresenta un momento di accettazione del destino ineluttabile, in cui Ungaretti si concede una pausa di pace e serenità, immergendosi nell'acqua come una reliquia e riconciliandosi con sé stesso e il proprio vissuto.

  9. Come si esprime la nostalgia e la memoria nella riflessione di Ungaretti sui fiumi della vita?
  10. La nostalgia e la memoria emergono quando Ungaretti ripensa ai fiumi che hanno segnato la sua crescita e maturazione, celebrando la propria autobiografia e riconnettendosi con le origini e il sangue degli avi, annullando momentaneamente il presente e il dolore.

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