Concetti Chiave
- La poesia "Veglia" di Ungaretti è composta da due strofe con una metrica libera e utilizza un linguaggio ricco di aggettivi forti per trasmettere emozioni intense.
- Nonostante l'assenza di figure retoriche, le descrizioni vivide come "digrignata" o "massacrata" evocano il dolore e la sofferenza del compagno morente.
- Il verso "Non sono mai stato tanto attaccato alla vita" sottolinea il contrasto tra la paura della morte e l'intenso desiderio di vivere del poeta.
- Il componimento si svolge durante la prima guerra mondiale, illustrando l'esperienza di una notte trascorsa accanto a un compagno caduto in battaglia.
- Il messaggio centrale della poesia è l'orrore e il dolore causati dalla guerra, evidenziato attraverso la descrizione del soldato morto.
Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
Analisi della poesia 'Veglia'
Nella poesia "Veglia" il titolo non chiarisce tanto la trattazione della poesia.
Sono presenti due strofe rispettivamente di tredici e di tre versi; la metrica è libera. In questa lirica non sono presenti le figure retoriche, ma il linguaggio è pieno di aggettivi molto forti, infatti, Ungaretti, non a caso, usa aggettivi del tipo “digrignata”, “massacrata” o frasi come “…la congestione delle sue mani penetrata nel mio silenzio”. Con tutti questi aggettivi o frasi ci viene fatto capire molto bene, come se fosse un’immagine, il dolore che ha sofferto il compagno mentre moriva.Immagini forti e attaccamento alla vita
Un’altra immagine, secondo me molto forte, è “Non sono mai stato tanto attaccato alla vita”: con essa il poeta esprime la sua paura per la morte dolorosa, ma soprattutto l’attaccamento alla vita, che ora più che mai è presente in lui. Il tema del componimento è una nottata, durante la prima guerra mondiale, passata vicino a un compagno massacrato,quindi morto. Il messaggio invece, è rappresentato dagli aggettivi usati per descrivere il soldato morto e cioè che la guerra porta dolore e morte.