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Concetti Chiave

  • Giovanni Verga, nato a Catania nel 1840, lasciò la Sicilia per inserirsi nei circoli letterari di Milano e Firenze, diventando uno "scrittore immigrato".
  • Proveniente da una famiglia agiata con radici nobili, Verga si formò politicamente e letterariamente grazie all'influenza del patriota Antonino Abata.
  • A Firenze, Verga raggiunse il successo con "Storia di una capinera" e si immerse nei salotti letterari, avviando una seconda stagione narrativa.
  • Il trasferimento a Milano segnò un cambiamento nella sua narrativa, orientandosi verso la rappresentazione della miseria siciliana con opere come "Nedda" e "Padron 'Ntoni".
  • Le opere di Verga trattano temi di fatalismo e lotta sociale, con personaggi che affrontano un destino avverso e una società dominata dall'egoismo e dalle disuguaglianze economiche.

Indice

  1. L'inizio della carriera letteraria
  2. Formazione e influenze giovanili
  3. Gli anni fiorentini e il successo
  4. La svolta milanese e i Malavoglia
  5. Cavalleria Rusticana e le difficoltà
  6. Il conservatorismo e la politica
  7. Temi ricorrenti nelle opere

L'inizio della carriera letteraria

Nacque il 2 Settembre 1840 a Catania ma dovrà abbandonare la patria siciliana per acquisire fama e credito, introducendosi negli ambienti letterari milanesi e fiorentini, capitali della cultura italiana e dell’editoria.

La moltiplicazione delle riviste l’allargamento del mercato librario gli offrirono la possibilità concreta di vivere del proprio ingegno anche se con lo svantaggio di doverle cercare viaggiando, diventando quindi uno “scrittore immigrato”.

Formazione e influenze giovanili

Egli proviene da una famiglia agiata, che ricavava la propria ricchezza da proprietà in città e in provincia ma anche dall’eredità del padre da un ramo cadetto di un’antica casata aragonese, dunque Verga crebbe in un ambiente liberale. Fondamentale per la sua formazione politica e letteraria fu però la scuola di Antonino Abata, di cui frequentò le lezioni a partire dal 1851, il giovane maestro era infatti un fervente patriota e aveva preso parte ai moti insurrezionali del 1848, grazie alla sua influenza si devono tre romanzi a sfondo patriottico:

  • Amore e patria, ispirato alla guerra di indipendenza americana;
  • I carbonari della montagna, basato sulla resistenza all’imperialismo napoleonico con molti riferimenti anti-francesi e poi pubblicato a sue spese;
  • Sulle lagune, vicenda contemporanea di un amore impossibile su sfondo di un Veneto rimasto in mani austriache, che venne pubblicato in diverse puntate sul periodico fiorentino “Nuova Europa” tra il 1862-63;

Gli anni fiorentini e il successo

Nel 1858, Verga si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza di Catania ma non conseguì mai la laurea, arruolandosi invece nel 1860 nella Guardia nazionale, istituita dopo l’arrivo di Garibaldi per poi fondare con Abate un settimanale politico chiamato “Roma degli italiani”. Nel 1865 si dirige a Firenze, al tempo capitale italiana, dove soggiornò fino al 1871 anche se si trovò in Sicilia durante l’epidemia di colera che obbligò la sua famiglia a rifugiarsi in campagna. A Firenze si ingraziò Francesco dall’Ongaro, grazie al quale riuscì a pubblicare il romanzo epistolare “Storia di una capinera”, che lo portò al successo, e grazie al quale entrò nel clima elegante ed elitario dei salotti toscani, i cui drammi ispirarono la seconda stagione narrativa di Verga, iniziata con “Una peccatrice” nel 1866.

La svolta milanese e i Malavoglia

Si trasferì poi a Milano che, grazie alla scapigliatura e all’industria editoriale, era diventata la capitale letteraria italiana, e qui diventò fervido frequentatore dei salotti più prestigiosi e del caffè Cavo, noto ritrovo di scrittori ed artisti. Nei suoi primi anni a Milano proseguì il filone di romanzi mondani intrapreso a Firenze con “Eva”, “Tigre reale” ed “Eros”, anche se nel 1874 venne pubblicato un bozzetto siciliano intitolato “Nedda”, che spostava a sorpresa il baricentro della sua attenzione narrativa alla triste realtà di sfruttamento e di miseria delle campagne della sua terra. Il successo di questa novella lo spinse a continuare su questo filone, pubblicando poi “Padron ‘Ntoni”, primo nucleo dei futuri Malavoglia ma è solo nel 1878 con “Rosso Malpelo” (esposto sulla rivista “Il Fanfulla”) che si entra nella terza stagione narrativa veghiana. Nello stesso anno aveva anche infatti progettato cinque romanzi con il titolo provvisorio “La Marea” che avrebbero poi formato il ciclo dei Vinti, mentre nel 1880-81 furono pubblicati da Treves le novelle “Vita dei campi” e “Malavoglia”, e nel 1883 uscirono altre due raccolte di bozzetti ma con l’editore Casanova e Treves: “Novelle rusticane” e “Per le vie”.

Cavalleria Rusticana e le difficoltà

La burrascosa vicenda con Giselda Fojanesi (conosciuta a casa dall’Ongaro nel 1869, si innamorarono mai lei finì per sposare un altro uomo, anche se continuando la sua relazione con Verga fino a che nelle mani del marito giunse una lettera compromettente e lei abbandonò il tetto coniugale) gli ispirò di trascrivere per le scene “Cavalleria Rusticana”, novella dedicata la tema della gelosia e del delitto d’onore.

Il conservatorismo e la politica

Grazie ad essa, il suo debutto al Teatro Carignano di Torino nel 1884 fu così ben accolto da diventare anche un’opera lirica, e lui fu spronato a scrivere “In Portineria” per il Teatro Manzoni di Milano ma non piacque alla critica, questo periodo fu particolarmente difficile dal punto di vista economico. Vide la luce solo nel 1888 quando sulla “Nuova Antologia” di Firenze venne pubblicato Mastro don Gesualdo, secondo pannello romanzesco del ciclo dei Vinti, uscito l’anno dopo; inoltre vinse una causa contro l’editore Sonzogno per i diritti d’autori di Cavalleria Rusticana e ricette una somma cospicua in cambio, che gli consentì di soggiornare definitivamente a Catania. Qui, lo scrittore si arroccò sempre di più nel suo conservatorismo sociale in virtù del quale approvò il pugno di ferro del governo italiano contro i fasci siciliani e contro le proteste dei milanesi nei confronti del carovita. Si iscrisse dunque al Partito nazionalista, mostrandosi a favore delle guerre coloniali in Etiopia e in Libia, alla Prima Guerra Mondiale e all’impresa fiumana di d’Annunzio fino ad essere nominato Senatore del Regno ad 80 anni e morire infine il 27 Gennaio 1922 a causa di una paralisi celebrale.

Temi ricorrenti nelle opere

In tutte le sue opere i personaggi sembrano segnati da un fato avverso, contro cui risulta vano ogni tentativo di resistenza o ribellione, dunque è saggio chi si rassegna in quanto la lotta porta solo alla delusione e al peccato di hybris. In questo scontro, l’eroe è solo contro tutti, in quanto la società da lui descritta è dominata da egoismo cinico e spietato, pronta ad arrampicarsi sui deboli per il proprio benessere, neanche la natura sembra favorevole con le sue eruzioni vulcaniche, terremoti o epidemie. Questo egoismo ha inoltre quasi sempre una matrice economica, l’accaparramento della roba diventa il motore della storia, l’impulso che sta alla base delle azioni e degli intrecci. Unico argine contro le avversità del fato rimane la famiglia, costruita per resistere alle tempeste della vita Padron ‘Ntoni paragona, infatti, i membri della sua famiglia alle dita della sua mano, dove ciascuno fa la sua parte e tutti collaborano per il bene comune.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le influenze giovanili che segnarono la formazione di Verga?
  2. Verga proveniva da una famiglia agiata e liberale, e la sua formazione fu influenzata dalla scuola di Antonino Abata, un fervente patriota che partecipò ai moti del 1848. Questa influenza si riflette nei suoi primi romanzi a sfondo patriottico.

  3. Come si sviluppò la carriera letteraria di Verga durante gli anni fiorentini?
  4. Durante gli anni fiorentini, Verga si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza ma non completò gli studi. Si trasferì a Firenze, dove pubblicò "Storia di una capinera" e si inserì nei salotti toscani, iniziando una nuova fase narrativa con "Una peccatrice".

  5. Quale fu la svolta nella carriera di Verga a Milano?
  6. A Milano, Verga si immerse nella scena letteraria e artistica, frequentando salotti e caffè. Qui, iniziò a scrivere romanzi che riflettevano la realtà di sfruttamento e miseria delle campagne siciliane, culminando con "I Malavoglia" e il ciclo dei Vinti.

  7. Quali difficoltà incontrò Verga con "Cavalleria Rusticana"?
  8. "Cavalleria Rusticana" fu ispirata da una vicenda personale e, nonostante il successo teatrale, Verga affrontò difficoltà economiche e critiche negative per altre opere. Tuttavia, vinse una causa per i diritti d'autore, ottenendo un risarcimento significativo.

  9. Quali sono i temi ricorrenti nelle opere di Verga?
  10. Le opere di Verga sono caratterizzate da personaggi segnati da un destino avverso, dove la lotta contro il fato porta solo a delusione. L'egoismo economico domina la società, e la famiglia è vista come l'unico baluardo contro le avversità.

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