Concetti Chiave
- Giovanni Verga si avvicina al Verismo influenzato dalle teorie evoluzionistiche di Darwin, dal dibattito sulla questione meridionale e dal Naturalismo francese.
- Il Verismo verghiano è caratterizzato da una visione pessimistica della vita, dove l'uomo è incapace di migliorare la propria condizione e soccombe alla società.
- Verga sviluppa il "ciclo dei vinti" per illustrare l'inevitabile sconfitta di chi cerca di superare la propria condizione sociale.
- La sua narrazione adotta il "canone dell'impersonalità", evitando commenti e lasciando che la realtà e i personaggi parlino da soli.
- Verga si concentra sulla riproduzione oggettiva dei fatti, senza attribuire alla sua opera un intento di riforma sociale.
Indice
Influenze sul Verismo di Verga
Tre elementi intervengono a generare in Verga la conversione al Verismo: lo studio delle teorie evoluzionistiche di Charles Darwin, il dibattito sulla questione meridionale e il contratto con il Naturalismo francese. Darwin trasmette a Verga il senso della vita come lotta per la sopravvivenza, in cui sono chiaramente i più deboli a soccombere; la questione meridionale lo avvicina ai problemi di arretratezza e di degrado della propria terra; la corrente naturalista francese gli insegna che l’artista ha il dovere di ritrarre la realtà così com’è, senza trascurarne alcun aspetto, per quanto crudo o ingiusto.
Visione pessimistica della vita
Su tutti questi elementi si innesta il Verismo verghiano, caratterizzato da una visione fondamentalmente pessimistica della vita: l’uomo non ha possibilità di migliorarsi (per Verga il progresso è solo un’illusione) e ancor meno di raggiungere la felicità, ed è piuttosto destinato a restare schiacciato dai meccanismi di una società in cui vige la legge del più forte.
Il ciclo dei vinti
Tale idea sottende all’ideazione del cosiddetto “ciclo dei vinti”, che nell’intento originario dell’autore avrebbe dovuto dimostrare, a tutti i livelli della scala sociale, l’inesorabile destino di sconfitta che attende chiunque si volga alla conquista del successo o al superamento della propria condizione di oppresso. Così avviene appunto nei Malavoglia, dove ogni tentativo di un’umile famiglia di pescatori di abbandonare la propria vita stentata e misera si risolve in una tragedia, o nel Mastro-don Gesualdo, dove l’omonimo protagonista, un povero manovale, grazie al duro lavoro e a un matrimonio di interesse, riesce a entrare a far parte del mondo dorato dell’aristocrazia, ma ne resta vittima.
Canone dell'impersonalità
La narrazione di Verga è basata sul rispetto del cosiddetto “canone dell’impersonalità”, ereditato dai narratori naturalisti francesi. A differenza di questi ultimi, però, non esiste nello scrittore siciliano alcuna intenzione di attribuire alla propria produzione letteraria un valore sociale. verga vuole semplicemente riprodurre la realtà in maniera oggettiva, lasciando parlare i personaggi e gli avvenimenti, e astenendosi dall’esprimere commenti, in modo che l’opera sembri ”essersi fatta da sé”. Nella sua visione pessimistica del mondo non c’è spazio per alcuna forma di speranza, tanto meno in un’arte che abbia il potere di modificare le ferree leggi della società. Raccontare il fatto: questo è l’obiettivo di Verga. Fermamente convinto che la realtà stessa abbia più potere persuasivo di qualunque parere o giudizio su di essa.
Domande da interrogazione
- Quali sono le influenze principali sul Verismo di Verga?
- Come si caratterizza la visione della vita nel Verismo verghiano?
- Cosa rappresenta il "ciclo dei vinti" nelle opere di Verga?
- Qual è il canone narrativo adottato da Verga nelle sue opere?
Le influenze principali sul Verismo di Verga includono le teorie evoluzionistiche di Charles Darwin, il dibattito sulla questione meridionale e il Naturalismo francese.
La visione della vita nel Verismo verghiano è fondamentalmente pessimistica, con l'idea che l'uomo non possa migliorarsi e sia destinato a soccombere ai meccanismi della società.
Il "ciclo dei vinti" rappresenta l'inesorabile destino di sconfitta per chiunque tenti di migliorare la propria condizione sociale, come illustrato nei romanzi "I Malavoglia" e "Mastro-don Gesualdo".
Verga adotta il "canone dell'impersonalità", narrando la realtà in modo oggettivo senza esprimere commenti personali, lasciando che i personaggi e gli eventi parlino da soli.