Dammacco
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Concetti Chiave

  • Verga's works did not achieve significant success among his contemporaries due to their traditional structure and lack of psychological depth.
  • Idealist critics like Benedetto Croce and Luigi Russo rediscovered Verga, focusing on his lyrical and nostalgic qualities rather than his verism.
  • Post-war critics, especially those on the left, criticized Verga for not being progressive and for portraying the rural world from a detached perspective.
  • Marxist critics in the 1960s reevaluated Verga's works, highlighting his romantic anti-capitalism and the idealization of the rural world.
  • Critics like Alberto Asor Rosa argued that Verga's merit lies in his materialistic and pessimistic depiction of reality, influencing later critiques.

Indice

  1. Il successo limitato di Verga
  2. Riscoperta critica di Verga
  3. Critiche postbelliche a Verga
  4. Interpretazioni marxiste di Verga

Il successo limitato di Verga

Le opere di Verga tra i contemporanei non ebbero pieno successo né di pubblico né di critica poiché presentavano la struttura romanzesca tradizionale e non vi era il tradizionale approfondimento psicologico dei personaggi, presentati solo attraverso i loro comportamenti. Con la crisi della cultura positivista e con l’affermazione di tendenze spiritualistiche e decadenti, l’opera di Verga non ebbe una grande fortuna.

Riscoperta critica di Verga

La critica idealista, tuttavia (Benedetto Croce e Luigi Russo), riscoprì Verga, ma liberandolo dal verismo e proponendolo come un artista lirico e nostalgico che trasfigurava e mitizzava il mondo primitivo della sua infanzia.

Critiche postbelliche a Verga

Alcuni critici nel clima culturale del secondo dopoguerra (Giuseppe Petronio e Natalino Sapegno) prevalentemente di sinistra non riescono a perdonare a Verga di non essere abbastanza progressista, continuando a guardare il mondo contadino dall’alto del suo ruolo di latifondista e non offrendo nessuna possibilità di riscatto.

Interpretazioni marxiste di Verga

A metà degli anni’60 alcuni critici appartenenti all’ideologia marxista recuperano le coordinate storiche dell’ideologia Verghiana. Il critico Vitilio Masiello individua nei romanzi di Verga una sorta di anticapitalismo romantico che, allo sviluppo moderno della società contrappone come rimedio il mondo rurale, mitizzato come paradiso perduto. Alberto Asor Rosa e Renato Luperini rovesciando l’impostazione marxista, affermano che il merito di Verga è invece proprio quello di non aver offerto nessuna immaginazione positiva e mitizzata del popolo, anzi, Verga esprime una visione crudamente materialista e pessimistica della realtà, condizionando con questi giudizi tutta la critica degli anni successivi.

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