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Pascoli, Giovanni - Vita e opere (6) Pag. 1
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Sintesi

Giovanni Pascoli



Biografia:
Giovanni Pascoli nasce a San Mauro di Romagna nel 188 da una famiglia della piccola borghesia di condizione abbastanza agiata. Giovanni era il quarto di dieci figli.
Dal 1862 iniziò gli studi presso il collegio degli Scolopi ad Urbino, ma un grave episodio turbò la sua adolescenza: nel 1867 il padre fu assassinato da ignoti. Negli anni a seguire scomparvero la madre, una sorella e due fratelli.
Questi traumi caratterizzarono in modo drammatico non solo la sua vita ma anche la sua poetica.
Così, per ristrettezze economiche, dovette abbandonare nel 1871 gli studi, ma grazie alla generosità di uno dei suoi professori poté continuare gli studi a Firenze. Simpatizzò per il socialismo
Ma, nel 1879 fu arrestato per aver partecipato ad una manifestazione socialista. Così decise di chiudere definitivamente con la politica.
Nel 1882 si laurea ed inizia la carriera da insegnante liceale a Matera. In seguito si trasferisce a Massa dove vive con due sorelle Ida e Maria, ricostruendo idealmente il “nido familiare” che i lutti avevano distrutto. Nel 1887, sempre con le sorelle, si trasferì a Livorno dove rimase fino al 1895.
Pascoli morì a Bologna nel 1912.


Le raccolte pubblicate da Pascoli di maggior interesse sono: 1891 “Myricae”, 1897 “Poemetti”, 1903 “Canti di Castelvecchio” e 1904 “Poemi conviviali”. Inoltre, Pascoli per ben 12 anni dal 1892 ha vinto la medaglia d’oro al concorso di poesia latina di Amsterdam.

La visione del mondo:
La formazione fu positivistica, spiritualistiche e idealistiche. Ha una profonda sfiducia nella scienza.
Il poeta avverte il mistero, l’ignoto e l’inconoscibile. Il mondo, nella visione pascoliana, appare frantumato e disgregato

La poetica:
“Il fanciullino” (1897).
L’idea centrale è che il poeta coincide con il fanciullo che sopravvive al fondo di ogni uomo. Un fanciullo che vede tutte le cose “come per la prima volta”, con ingenuo stupore e meraviglia.
La poesia è una forma di conoscenza prerazionale e immaginosa, secondo una concezione decadente.
L’ideologia politica:
In gioventù Pascoli subisce il fascino delle ideologie anarchico-socialiste. Pascoli aderì a tale movimento perché sentiva gravare su di sé il peso di un’ingiustizia immedicabile, l’uccisione del padre, i lutti familiari, la famiglia disgregata, la crisi economica: tutto ciò gli sembrava l’effetto di un meccanismo sociale perverso, contro cui era necessario lottare.
Temi:
La poesia pascoliana rivela una sensibilità decadente. Tuttavia, Pascoli è l’esatto contrario del poeta “maledetto”, che rifiuta radicalmente la normalità borghese e ostenta atteggiamenti di rottura totale nei confronti dei suoi valori e dei suoi comportamenti codificati.
A questo filone “ideologico” e pedagogico appartiene anche la produzione celebrativa, nella quale il poeta “vate” si fa carico di cantare le glorie della patria. Decisamente più interessante è il Pascoli decadente, che sa cogliere il mistero al di là delle cose più banali caricandole di sensi simbolici, che esprime angosce e le lacerazioni della coscienza moderna, che proietta nella poesia le sue ossessioni profonde.

Linguaggio: Prevale sulla subordinazione, in modo che la struttura sintattica si frantuma in brevi frasi allineate.
Le frasi sono ellittiche, mandano soggetto o verbo o assumono stile nominale (successione di semplici sostantivi e aggettivi).
La frantumazione pascoliana rivela il rifiuto di una sistemazione logica dell’esperienza che si riflette nella sintassi spezzata.
Invece, sul piano lessicale, Pascoli adotta un plurilinguismo che infrange ogni gerarchia tra gli oggetti. Questo è un principio formulato nel “Fanciullino”.
Troviamo quindi termini aulici e preziosi, gergali e dialettali, terminologia specifica come botanica ed ornitologica, termini dimessi e quotidiani, parole provenienti da lingue straniere.

Grande rilievo hanno gli aspetti fonici, cioè i suoni che compongono le parole. Sono in prevalenza riproduzioni onomatopeiche di versi d’uccelli o suoni di campane.
I suoni usati da Pascoli possiedono un valore fonosimbolico, tendono ad assumere un significato di per se stessi, senza rimandare al significato della parola. Sono utilizzate anche allitterazioni e assonanze. Utilizza gli enjambements.
L’analogia pascoliana è come quella dei simbolisti, accosta in modo impensato e sorprendente due realtà tra loro remote, eliminando tutti i passaggi logici intermedi, costringendo così ad un volo vertiginoso dell’immaginazione.
La sinestesia, che possiede un’intensa carica allusiva e suggestiva, fondendo insieme diversi ordini di sensazioni.
Le raccolte: Le poesie nate nello stesso periodo confluiranno poi in raccolte che usciranno scaglionate nell’arco di almeno quindici anni, in Myricae, nei Poemetti, nei Canti di Castelvecchio, nei Poemi conviviali e in Odi e Inni.
Myricae:
La prima raccolta fu Myricae, uscita nel 1891 contenente 22 poesie, in seguito nel 1892 conteneva 72 componimenti, ma si ampliò ancora di più fino ad assumere la sua fisionomia definitiva negli anni 1897, con 116 testi.
Il titolo è una citazione virgiliana, in cui il poeta latino proclama l’intensione di innalzare il tono del suo canto, poiché “non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici”. Invece, Pascoli assume le umili piante come simbolo delle piccole cose che egli vuole porre al centro della poesia, secondo i principi della poetica che qualche anno più avanti esporrà nel Fanciullino.
All’interno del poema compaiono le onomatopee, il valore simbolico dei suoni, un ardito linguaggio analogico e la sintassi frantumata.


Lavandare:
In questa poesia il poeta esprime due tematiche principali:la solitudine e la malinconia.
Si stabilisce una corrispondenza segreta tra lo stornello delle lavandaie e il particolare dell’aratro dimenticato nel campo aratro solo a metà: gli oggetti, il campo, l’aratro, rendono un senso di incompiutezza, di abbandono, carico di tristezza, accentuata dall’atmosfera autunnale desolata, grigia e nebbiosa; ciò che gli oggetti esprimono è poi ripreso dal canto popolare, che ribadisce la malinconia della lontananza, del passare del tempo, dell’attesa inutile, della solitudine e dell’abbandono.

X Agosto:
Analisi: L’autore scrive la composizione poetica traendo ispirazione dalla morte del padre, che ricorre proprio il giorno di San Lorenzo, e lo ricorda con due bambole in braccio per le figlie, come una rondine, uccisa, mentre tornava al suo nido con la cena nel becco per i suoi rondinini.
Tema dominante è la natura, che appare nelle sue forme più malinconiche, attraverso le nebbie della vita, che non smettono, comunque, di esaltare le illusioni, da cui l’esistenza trae linfa vitale. La caduta delle stelle, sottolineata dall’enjambement, sembra rappresentare il doloroso spettacolo di un uomo che esprime la sua sofferenza nel pianto e nella rassegnazione.Dalla descrizione di un cielo dai confini illimitati, non comprensibili dalla mente umana, si passa alla presentazione di una rondine, metafora usata per alludere al padre.

Temporale:
Analisi: Il poeta non si limita a descrivere uno spettacolo naturale. Tanti indizi ci dicono che egli sta piuttosto comunicando uno stato d'animo tormentato, di cui la tempesta e i colori sono “il simbolo”. Osservando l’opera è possibile comprendere, lo stato d’animo di disagio e di rifiuto rappresentato dall’imminente presenza di un temporale, ma nel verso conclusivo con l’espressione “ l’ala di gabbiano” rappresenta uno stato di serenità e di protezione favorito dalla presenza del casolare che richiama il concetto del nido familiare.
Estratto del documento

Giovanni Pascoli

BIOGRAFIA:

Giovanni Pascoli nasce a San Mauro di Romagna nel 188 da una famiglia

della piccola borghesia di condizione abbastanza agiata. Giovanni era il

quarto di dieci figli.

Dal 1862 iniziò gli studi presso il collegio degli Scolopi ad Urbino, ma un

grave episodio turbò la sua adolescenza: nel 1867 il padre fu assassinato

da ignoti. Negli anni a seguire scomparvero la madre, una sorella e due

fratelli.

Questi traumi caratterizzarono in modo drammatico non solo la sua vita

ma anche la sua poetica.

Così, per ristrettezze economiche, dovette abbandonare nel 1871 gli

studi, ma grazie alla generosità di uno dei suoi professori poté

continuare gli studi a Firenze. Simpatizzò per il socialismo

Ma, nel 1879 fu arrestato per aver partecipato ad una manifestazione

socialista. Così decise di chiudere definitivamente con la politica.

Nel 1882 si laurea ed inizia la carriera da insegnante liceale a Matera.

In seguito si trasferisce a Massa dove vive con due sorelle Ida e Maria,

ricostruendo idealmente il “nido familiare” che i lutti avevano distrutto.

Nel 1887, sempre con le sorelle, si trasferì a Livorno dove rimase fino al

1895.

Pascoli morì a Bologna nel 1912.

Le raccolte pubblicate da Pascoli di maggior interesse sono: 1891

“Myricae”, 1897 “Poemetti”, 1903 “Canti di Castelvecchio” e 1904

“Poemi conviviali”. Inoltre, Pascoli per ben 12 anni dal 1892 ha vinto la

medaglia d’oro al concorso di poesia latina di Amsterdam.

LA VISIONE DEL MONDO:

La formazione fu positivistica, spiritualistiche e idealistiche. Ha una

profonda sfiducia nella scienza.

Il poeta avverte il mistero, l’ignoto e l’inconoscibile. Il mondo, nella

visione pascoliana, appare frantumato e disgregato

LA POETICA:

“Il fanciullino” (1897).

L’idea centrale è che il poeta coincide con il fanciullo che sopravvive al

fondo di ogni uomo. Un fanciullo che vede tutte le cose “come per la

prima volta”, con ingenuo stupore e meraviglia.

La poesia è una forma di conoscenza prerazionale e immaginosa,

secondo una concezione decadente.

L’IDEOLOGIA POLITICA:

In gioventù Pascoli subisce il fascino delle ideologie anarchico-socialiste.

Pascoli aderì a tale movimento perché sentiva gravare su di sé il peso di

un’ingiustizia immedicabile, l’uccisione del padre, i lutti familiari, la

famiglia disgregata, la crisi economica: tutto ciò gli sembrava l’effetto di

un meccanismo sociale perverso, contro cui era necessario lottare.

I TEMI DELLA POESIA PASCOLIANA:

La poesia pascoliana rivela una sensibilità decadente. Tuttavia, Pascoli è

l’esatto contrario del poeta “maledetto”, che rifiuta radicalmente la

normalità borghese e ostenta atteggiamenti di rottura totale nei

confronti dei suoi valori e dei suoi comportamenti codificati.

A questo filone “ideologico” e pedagogico appartiene anche la

produzione celebrativa, nella quale il poeta “vate” si fa carico di cantare

le glorie della patria. Decisamente più interessante è il Pascoli

decadente, che sa cogliere il mistero al di là delle cose più banali

caricandole di sensi simbolici, che esprime angosce e le lacerazioni della

coscienza moderna, che proietta nella poesia le sue ossessioni profonde.

IL LINGUAGGIO: Prevale sulla subordinazione, in modo che la

struttura sintattica si frantuma in brevi frasi allineate.

Le frasi sono ellittiche, mandano soggetto o verbo o assumono stile

nominale (successione di semplici sostantivi e aggettivi).

La frantumazione pascoliana rivela il rifiuto di una sistemazione logica

dell’esperienza che si riflette nella sintassi spezzata.

Invece, sul piano lessicale, Pascoli adotta un plurilinguismo che infrange

ogni gerarchia tra gli oggetti. Questo è un principio formulato nel

“Fanciullino”.

Troviamo quindi termini aulici e preziosi, gergali e dialettali,

terminologia specifica come botanica ed ornitologica, termini dimessi e

quotidiani, parole provenienti da lingue straniere.

Grande rilievo hanno gli aspetti fonici, cioè i suoni che compongono le

parole. Sono in prevalenza riproduzioni onomatopeiche di versi d’uccelli

o suoni di campane.

I suoni usati da Pascoli possiedono un valore fonosimbolico, tendono ad

assumere un significato di per se stessi, senza rimandare al significato

della parola. Sono utilizzate anche allitterazioni e assonanze. Utilizza gli

enjambements.

L’analogia pascoliana è come quella dei simbolisti, accosta in modo

impensato e sorprendente due realtà tra loro remote, eliminando tutti i

passaggi logici intermedi, costringendo così ad un volo vertiginoso

dell’immaginazione.

La sinestesia, che possiede un’intensa carica allusiva e suggestiva,

fondendo insieme diversi ordini di sensazioni.

LE RACCOLTE POETICHE: Le poesie nate nello stesso periodo

confluiranno poi in raccolte che usciranno scaglionate nell’arco di

almeno quindici anni, in Myricae, nei Poemetti, nei Canti di

Castelvecchio, nei Poemi conviviali e in Odi e Inni.

MYRICAE:

La prima raccolta fu Myricae, uscita nel 1891 contenente 22 poesie, in

seguito nel 1892 conteneva 72 componimenti, ma si ampliò ancora di

più fino ad assumere la sua fisionomia definitiva negli anni 1897, con

116 testi.

Il titolo è una citazione virgiliana, in cui il poeta latino proclama

l’intensione di innalzare il tono del suo canto, poiché “non a tutti

piacciono gli arbusti e le umili tamerici”. Invece, Pascoli assume le umili

piante come simbolo delle piccole cose che egli vuole porre al centro

della poesia, secondo i principi della poetica che qualche anno più

avanti esporrà nel Fanciullino.

All’interno del poema compaiono le onomatopee, il valore simbolico dei

suoni, un ardito linguaggio analogico e la sintassi frantumata.

POESIA LAVANDARE (PAGINA 438)

In questa poesia il poeta esprime due tematiche principali:la solitudine e

la malinconia.

Si stabilisce una corrispondenza segreta tra lo stornello delle lavandaie

e il particolare dell’aratro dimenticato nel campo aratro solo a metà: gli

oggetti, il campo, l’aratro, rendono un senso di incompiutezza, di

abbandono, carico di tristezza, accentuata dall’atmosfera autunnale

desolata, grigia e nebbiosa; ciò che gli oggetti esprimono è poi ripreso

dal canto popolare, che ribadisce la malinconia della lontananza, del

passare del tempo, dell’attesa inutile, della solitudine e dell’abbandono.

X AGOSTO (PAGINA 440)

ANALISI: L’autore scrive la composizione poetica traendo ispirazione

dalla morte del padre, che ricorre proprio il giorno di San Lorenzo, e lo

ricorda con due bambole in braccio per le figlie, come una rondine,

uccisa, mentre tornava al suo nido con la cena nel becco per i suoi

rondinini.

Tema dominante è la natura, che appare nelle sue forme più

malinconiche, attraverso le nebbie della vita, che non smettono,

comunque, di esaltare le illusioni, da cui l’esistenza trae linfa vitale. La

caduta delle stelle, sottolineata dall’enjambement, sembra

rappresentare il doloroso spettacolo di un uomo che esprime la sua

sofferenza nel pianto e nella rassegnazione.Dalla descrizione di un cielo

dai confini illimitati, non comprensibili dalla mente umana, si passa alla

presentazione di una rondine, metafora usata per alludere al padre.

TEMPORALE (PAGINA 448)

ANALISI: Il poeta non si limita a descrivere uno spettacolo naturale.

Tanti indizi ci dicono che egli sta piuttosto comunicando uno stato

d'animo tormentato, di cui la tempesta e i colori sono “il simbolo”.

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