Concetti Chiave
- La poetica del fanciullino, scritta da Giovanni Pascoli e pubblicata nel 1897, esplora il concetto di poesia attraverso la figura del fanciullino, un simbolo dell'infanzia che vive dentro di noi.
- Pascoli sottolinea l'importanza dell'irrazionalità poetica, che emerge da una disposizione alogica, permettendo di riscoprire e vedere il mondo con occhi nuovi e infantili.
- La poesia è presentata come un rifiuto del positivismo, offrendo una conoscenza che si esprime attraverso il 'paroleggiare', uno stupore infantile che rivela una nuova luce sulle cose ordinarie.
- Il poeta, senza intenzione programmata, può offrire un contributo utile alla collettività, e se la poesia ottiene un fine morale è solo un effetto collaterale positivo.
- Pascoli si distanzia dal Dannunzianesimo e interpreta il ruolo del poeta come un mezzo di comunicazione con la massa, senza obbligo di spingere verso azioni specifiche.
Indice
La Poetica del Fanciullino
La poetica del fanciullino è stata scritta da Giovanni Pascoli ed è stato pubblicato nel 1897 ed è un trattato nel quale si spiega cos'è la poesia. Cebes Tefano è un personaggio di Platone che per primo parla del fanciullino. La figura che rappresenta la poesia è non a caso il fanciullino.
Il Ruolo del Fanciullino
Quando noi cresciamo il fanciullino resta dentro di noi, ma siamo tanto presi che non ce ne accorgiamo neanche. Quando si è nell'adolescenza è più facile parlare con una persona più grande che con uno più piccolo.
L'Infanzia e la Poesia
L’infanzia non ha attrattiva per i più grandi, ma quelli che guardano all'infanzia e la ascoltano sono i poeti. Se non esistesse questo fanciullino saremo morti quindi tutti ce l’hanno ma non lo ascoltiamo. Questi fanciullini tra loro si intendono.
L'Irrazionalità e la Poesia
A Pascoli interessa l’irrazionalità, ma nasce da una disposizione alogica. Ci sono paradossi, ovvero che non si conoscono (i fanciullini), ma si chiamano per nome. Il fanciullino sogna col sole e di solito si sogna di notte (alogico), il fanciullino vede.
Egli riesce a superare la semplice situazione fenomenica. Il poeta riscopre le cose normali e ce le presenta sotto una luce nuova e mette in nome o tutto ciò che vede. Tutto ciò che è logico è legato alla poesia; c’è il rifiuto del positivismo, e la poesia diventa strumento di conoscenza però lo fa con gli occhi di un bambino, quindi approda al paroleggiare (stupore infantile), non ha la forza per proporre modi diversi.
Il Poeta e la Collettività
Il poeta senza rendersene conto fa qualcosa di utile alla collettività, l’importante però è che non sia programmata. La poesia può avere un fine morale, ma lo a incidentalmente, ossia non si deve porre come obbiettivo cambiare l’umanità ma se succede meglio così. Il poeta riesce ad essere poeta se gli ispira buoni sentimenti. Il poeta non deve spingere l’uomo a compiere certe azioni ma nemmeno un’artista. Da una parte c’è il rifiuto del Dannunzianesimo e dall'altra fa da interprete alla massa.
Domande da interrogazione
- Qual è il concetto centrale della "Poetica del Fanciullino" di Giovanni Pascoli?
- Come viene descritto il ruolo del fanciullino nell'adulto?
- Qual è la relazione tra il poeta e la collettività secondo Pascoli?
La "Poetica del Fanciullino" di Giovanni Pascoli esplora l'idea che dentro ogni persona esiste un "fanciullino", una figura che rappresenta la poesia e la capacità di vedere il mondo con meraviglia e stupore infantile.
Il fanciullino rimane dentro di noi anche quando cresciamo, ma spesso non ce ne accorgiamo. È una parte di noi che ci permette di riscoprire le cose normali sotto una nuova luce, con un approccio alogico e irrazionale.
Il poeta contribuisce alla collettività in modo non programmato, ispirando buoni sentimenti e interpretando la massa, senza l'intento diretto di cambiare l'umanità, ma se ciò accade, è considerato positivo.
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