Concetti Chiave
- Giovanni Pascoli fu profondamente influenzato da tragedie familiari e dalla crisi del positivismo, che plasmarono la sua visione negativa della vita.
- Il mito del nido, centrale nel pensiero di Pascoli, rappresenta un rifugio di pace dove i vivi e i morti sono uniti attraverso un legame affettivo.
- Il crollo della fiducia nella scienza e nel progresso evidenziò l'incapacità di risolvere i problemi umani, accentuando il divario tra progresso scientifico e sviluppo morale.
- Pascoli, inizialmente positivista, si distaccò da queste teorie, criticando la scienza per aver minato la fede e reso l'uomo infelice.
- Il poeta esplorò il mondo oltre la realtà fenomenica, affrontando temi escatologici e concludendo che l'esistenza è un mistero imperscrutabile e doloroso.
Indice
La concezione negativa di Pascoli
Pascoli ebbe una concezione negativa della vita, indotta da due diversi avvenimenti da cui fu profondamente segnato: la tragedia famigliare, che condizionò tutta la sua esistenza, e la crisi del positivismo, causata dal crollo della fiducia nei confronti della scienza.
Il mito del nido
I lutti che il poeta visse furono di ispirazione per la creazione del mito del nido, di cui fanno parte i vivi ma, idealmente, anche i morti, legati al mondo terreno mediante una corrispondenza di amorosi sensi (richiamo a Foscolo).
In una società sconvolta dalla violenza e caratterizzata dalla sofferenza e dall’angoscia esistenziale, il nido è l’unico elemento in cui le ansie e i dolori si placano.
Crisi del positivismo
La crisi del positivismo avvenne negli ultimi anni del XIX secolo. Essa abolì i saldi valori che avevano caratterizzato l’intero ottocento: la scienza, oggettiva e positiva,; il progresso, causa del miglioramento della vita in tutti gli stati europei e l’esaltazione dell’oggettività e del reale.
Il rinnovamento promesso dalla scienza non si era verificato e il tentativo di raggiungerlo aveva addirittura rischiato di compromettere la religione.
Conflitti sociali e progresso
I conflitti sociali e le conquiste coloniali che tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento interessarono tutti gli Stati europei dimostrarono l’impossibilità di trovare un’adeguata soluzione ai problemi umani, poiché lo sviluppo morale dell’uomo, ancora soggetto all’egoismo, al perseguimento degli interessi personali, alle passioni e alla violenza, era talmente in ritardo rispetto al progresso garantito dalla scienza che essa rischiava di ritorcersi contro l’uomo stesso, costituendo un pericoloso ostacolo qualora gli esseri umani se ne servissero per raggiungere fini personali.
Pascoli e l'ignoto
Nonostante Pascoli fosse inizialmente un seguace delle teorie positivistiche, non soltanto riconobbe l’impotenza della scienza come strumento da adoperare per la risoluzione dei problemi umani, ma accusò il progresso di aver reso l’uomo infelice poiché aveva causato il crollo della fede in Dio. Dunque, perduta la fede nella forza liberatrice della scienza, Pascoli fece oggetto della sua meditazione proprio ciò che il positivismo aveva evitato di indagare: il mondo che sta al di là della realtà fenomenica, quindi il mondo dell’ignoto e dell’infinito, il problema dell’angoscia che permea la vita dell’uomo, del significato e del fine dell’esistenza, dunque il problema escatologico (l’escatologia è la dottrina che studia i destini ultimi dell’uomo e dell’universo).
Egli giunse alla conclusione che nel mondo tutto e mistero e che gli uomini siano creature fragili e soggette al dolore, vittime di un destino oscuro e imperscrutabile.
Domande da interrogazione
- Quali eventi hanno influenzato la concezione negativa della vita di Pascoli?
- Che ruolo ha il "mito del nido" nella poetica di Pascoli?
- Come si manifesta la crisi del positivismo secondo Pascoli?
- Qual è la visione di Pascoli riguardo al progresso e all'ignoto?
Pascoli fu profondamente segnato dalla tragedia famigliare e dalla crisi del positivismo, che portarono a una visione negativa della vita.
Il "mito del nido" rappresenta un rifugio dalle ansie e dai dolori in una società caratterizzata da violenza e angoscia esistenziale, includendo idealmente anche i morti.
La crisi del positivismo si manifesta con il crollo della fiducia nella scienza e nel progresso, che non hanno portato al rinnovamento promesso e hanno compromesso la religione.
Pascoli critica il progresso per aver reso l'uomo infelice e si concentra sull'ignoto e l'infinito, esplorando il significato e il fine dell'esistenza, riconoscendo l'impotenza della scienza.