Barca_della_vita
Genius
10 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Pascoli's poem "La mia sera" highlights a contrast between a day's storm and the evening's calm, reflecting the poet's inner turmoil.
  • The initial stanza draws on the imagery of stars post-storm, symbolizing hope, akin to Dante's emergence from darkness.
  • As the poem progresses, the poet's pain is depicted as resting, yet remains precarious, mirroring the external environment.
  • The poem's imagery suggests a deep longing for peace and maternal affection, contrasting with the poet's acceptance of mortality.
  • Nature in Pascoli's work is depicted with a mystical, sometimes somber tone, intertwined with themes of loss and existential reflection.

Indice

  1. Contrasti tra temporale e quiete
  2. Speranza e immagini bucoliche
  3. Desiderio di tranquillità
  4. Effetti drammatici della tempesta
  5. Fame fisica e spirituale
  6. Simbolismo della sera e della morte
  7. Ricordo materno e desiderio di pace
  8. Natura umanizzata e misticismo
  9. Simboli naturali e temi cari a Pascoli

Contrasti tra temporale e quiete

La lirica “La mia sera” scritta dal poeta Giovanni Pascoli nel 1903 mette in evidenza il contrasto tra la violenza di un temporale avvenuto durante il giorno e la quiete della sera che, però, risente degli effetti del tempo burrascoso conferendogli un senso di precarietà.

Ciò è un ambiente, una condizione esterna al poeta ma al contempo rispecchia le pulsioni del suo stato interiore: all’apparenza sereno e pacifico, in realtà disilluso, stanco e ferito.

Speranza e immagini bucoliche

Nella prima strofa viene descritta la speranza del poeta di rivedere le stelle dopo una giornata piena di lampi. Un pensiero, questo, che si confonde con il gracidare di piccole rane e il tremolio delle foglie del pioppo scosse da una leggera brezza. Il tutto è racchiuso in un’ immagine bucolica e georgica, tipica della poesia del Pascoli. É da notare come il richiamo agli astri costituisca un’immagine simile a quella dantesca in cui il poeta sta uscendo dall’oscurità e dalla melmosità dell’Inferno per rivedere dopo tanto tempo le stelle. Così come, quindi, Dante liberato dal peccato mortale ritorna a vedere la luce della speranza anche Pascoli sta cercando di liberarsi dal peso delle avversità e vivere una tranquillità duratura.

Desiderio di tranquillità

Nella seconda strofa, infatti, il desiderio diventa certezza: ci saranno le stelle nel cielo perché sarà finita la tempesta e di essa rimarrà solamente un “dolce singulto”. Intanto la scena bucolica si ampia e si complica, quasi in associazione con l’arricchimento delle sensazioni del poeta, dal momento che si introduce lo scorrere monotono di un piccolo fiume in contrasto con il verso allegro delle rane. Questa antitesi continua anche nella terza strofa in cui la tempesta, considerata dal poeta infinita, si esaurisce in modo finito: la sua veemenza ormai è ridotta ad un semplice scorrere delle acque del fiumiciattolo della seconda strofa, le nubi minacciose ora sono piccole, rossastre e dorate. Ciò produce un rilevante effetto: il riposo del dolore del poeta.

Effetti drammatici della tempesta

Anche questa condizione, però, sembra precaria e apparente come viene descritto nella quarta strofa. Qui, infatti, si descrivono gli effetti più drammatici della tempesta: a causa di essa le rondini non hanno potuto nutrire i loro piccolini con cibo a sufficienza e per questo la loro fame sarà prolungata durante il corso della sera serena. Si può notare ancora qui il contrasto tra una sensazione positiva e una negativa ma con una particolarità: quest’ultima è dominante nell’ambiente esterno e in quello intimo del poeta. Con la reticenza “Né io…” Pascoli sottintende al lettore, e forse a sé stesso, il fatto di avere fame. Una fame, però, diversa ma parallela da quella animale. È una fame umana che potrebbe essere il prolungamento di quella iniziata nel “ X agosto”, poesia scritta nel 1986, in cui come i rondinini non hanno ricevuto la cena per l’uccisione della rondine madre così la famiglia dell’artista non ha mai preso tra le braccia il dono delle due bambole fatto dal padre poiché anch’esso è stato assassinato.

Fame fisica e spirituale

In entrambi i contesti la sensazione del dolore della fame è uguale ma quello che cambia è la matrice: il primo è fisico, il secondo è più intimo, spirituale, affettivo. Si tratta, quindi, di una voracità antica, ma elaborata fino ad ora che si arricchisce, però, come il paesaggio bucolico, di altre valenze.

Simbolismo della sera e della morte

Per capirle occorre interpretare il significato della “Mia sera” presente nel titolo e nel verso 32 (“mia limpida sera”). Essa è un simbolo, già usato da altri autori quali ad esempio il Foscolo, per indicare non solo la fine della giornata ma anche la fine dell’esistenza e la morte. È la fine della sofferenza, del dolore, della tempesta piena di fulmini intesi come eventi naturali e traumi di una vita affettiva e familiare distorta, caratterizzata dall’assenza di armonia. È la morte il mezzo tramite cui si arriva alle stelle non coperte da nessun tipo di nuvola minacciosa o rossastra. Di essa ha fame il poeta, stanco di sopportare la gravità della sua condizione, rassegnato sotto peso dello scorrere del tempo. Gli anni passano e il poeta non si sazia vivendo tra una burrasca e l’altra tanto che esclama: “O stanco dolore riposa!”. Non desidera più nulla ma spera il nulla dopo la fame ed ecco perché utilizza la reticenza.

Ricordo materno e desiderio di pace

Questo senso luttuoso è ribattuto nella quinta strofa in cui si ha in sottofondo il suono delle campane suggerito dall’onomatopea “don…don” mentre una voce tenera ripete al poeta diverse volte di dormire. È una voce nota a Pascoli che apre alla dimensione del ricordo dell’infanzia di un canto che quasi assomiglia ad una ninna nanna: si tratta della voce della madre. Si accenna alla donna non solo perché i Canti di Castelvecchio sono a lei dedicati ma anche per un’analogia nascosta nella strofa. Come, infatti, la mamma canta al figlio, in questo caso il poeta, una dolce melodia per farlo addormentare serenamente durante la notte così, attraverso la dimensione del ricordo, Pascoli cerca di rievocare queste note materne affinché lo accompagnino durante la sua ultima sera e il suo eterno sonno, quasi volesse recuperare quell’estrema fame di affetto di cui si è visto privato a causa della morte. Fino alla fine, quindi, si può notare il senso contrastante della poesia: il poeta ormai arrivato in tarda età spera di porre fine alla sua esistenza volendo vivere il nulla ma proprio negli ultimi attimi nasce in lui il desiderio di essere in contatto con la voce della madre e di tornare come era durante la sua infanzia. Ma, giunto a questo punto, Pascoli non desidera più e se lo fa è solo illusoriamente perché il nulla è più forte e la sera, la morte sempre più buia conclude la lirica così come la vita del poeta.

Natura umanizzata e misticismo

Tutte queste suggestioni sono state rese attraverso figure di suono e significato, utili al lettore da una parte perché rendono con un verismo simile a quello di Verga l’ambiente rurale in cui si collocano i pensieri del poeta rendendoli concreti e non solamente frutto di una mente metafisica dall’altra poiché sono il mezzo tramite cui questi due ambienti (esterno ed interno) si legano e dialogano armoniosamente l’uno con l’altro tanto da creare un’unicità nella loro essenza e consistenze diverse. Forse è proprio per la concezione, in Pascoli, di una natura umanizzata, benevola e amorevole che patisce le stesse pulsioni del poeta che egli stesso è stato portato a desiderare sua madre per l’ultima volta.

Simboli naturali e temi cari a Pascoli

La natura, però, non viene considerata solamente in senso positivo e positivista dal momento che è influenzata da tendenze spiritualistiche che toccano un misticismo oscuro, misterioso, sospeso, luttuoso che genera nell’animo attrazione e al tempo stesso sgomento. Al di là di essa c’è una dimensione quasi onirica in cui tutto è caotico, inconsistente e disgregato. Ed è proprio nella natura e nei suoi simboli che sono presenti i temi più cari a Pascoli e oscuri agli uomini: in un aratro messo in analogia con una lavandaia c’è il senso della solitudine e dell’abbandono, in una stella cadente, nel canto di un assiolo, di un paesaggio invernale e nel volo di un aquilone una lacrima per il lutto e l’incombenza della morte, nella pianta parassita del vischio che succhia la linfa vitale del vegetale ospitante si trova la malattia che assorbe tutti gli impulsi, nel fiore della Digitale purpurea un sogno d’amore ormai perduto e un ricordo che si è fatto presente ma pur sempre si tratta di una rievocazione. Tale concezione della natura può anche essere vista nel poeta decadente francese Charles Baudelaire nel sonetto “Correspondances” in cui emerge un senso di indefinito, suggestioni sensoriali e naturali. Come in Pascoli c’è un senso di espansione e unione della materia e del tempo fino a creare un’unica realtà in cui tutto si confonde.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale della lirica "La mia sera" di Giovanni Pascoli?
  2. Il tema principale è il contrasto tra la violenza di un temporale e la quiete della sera, che riflette lo stato interiore del poeta, apparentemente sereno ma in realtà disilluso e stanco.

  3. Come viene rappresentata la speranza nella poesia di Pascoli?
  4. La speranza è rappresentata attraverso immagini bucoliche e il desiderio di rivedere le stelle dopo una giornata tempestosa, simboleggiando la ricerca di tranquillità e liberazione dalle avversità.

  5. Qual è il significato simbolico della "sera" nella poesia?
  6. La "sera" simboleggia non solo la fine della giornata ma anche la fine dell'esistenza e la morte, rappresentando la fine della sofferenza e il desiderio di pace del poeta.

  7. In che modo la natura è umanizzata nella poesia di Pascoli?
  8. La natura è umanizzata attraverso figure di suono e significato che legano armoniosamente l'ambiente esterno e interno del poeta, riflettendo le sue pulsioni e desideri.

  9. Quali sono i simboli naturali e i temi cari a Pascoli presenti nella poesia?
  10. I simboli naturali includono stelle, fiumi e tempeste, mentre i temi cari a Pascoli sono la solitudine, l'abbandono, il lutto e la morte, spesso rappresentati attraverso immagini bucoliche e mistiche.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community