Concetti Chiave
- La poesia di Carducci nasce da un viaggio in treno, evocando ricordi della sua giovinezza nella Maremma toscana e un dialogo immaginario con i cipressi.
- Il ritorno ai luoghi dell'infanzia suscita nel poeta la consapevolezza che il passato è irrecuperabile, mentre affronta le responsabilità della vita adulta.
- Carducci riflette con autoironia sul suo status di poeta celebrato, riconoscendo allo stesso tempo il fallimento personale e la perdita della genuinità giovanile.
- La meditazione del poeta diventa una riflessione disincantata sul senso della vita, rappresentata dalla favola ascoltata da bambino.
- L'immagine conclusiva contrappone l'aspirazione giovanile all'indifferenza adulta, simboleggiata dall'asin bigio, che accetta la realtà senza illusioni.
Indice
Riflessioni di un poeta in viaggio
L'ispirazione della poesia nasce da una situazione autobiografica. Durante un viaggio in treno, Carducci rivede dopo tanto tempo i luoghi che hanno fatto da teatro alla sua spensierata giovinezza, nel cuore della Maremma toscana. Preso dalla commozione, egli sente come una sorta di esigenza, ora che sta diventando più vecchio, di riprendere il dialogo immaginario con gli amati cipressi, compagni di una stagione della vita felice e irripetibile, che tentano di convincerlo a rimanere con loro per ammirare, come da bambino, i voli degli uccelli al tramonto, l'azzurro del mare, i cavalli all'ombra delle querce.
Il ritorno ai luoghi dell'infanzia
Tuttavia, questo ritornare indietro nel tempo suscita nel poeta la triste consapevolezza che quella fuga sull'onda piacevole dei ricordi è un'effimera illusione: il passato non si ripresenterà ed egli ora non può più trattenersi in quei luoghi, perché lo attendono le preoccupazioni della vita reale, le esigenze della sua famiglia, una figlia bisognosa di assistenza.
La consapevolezza del fallimento
Ora, in un tempo che sembra costringerlo ai bilanci di un'intera vita, l'autore può affermare con autoironia di essere un poeta celebrato, ancora fin troppo capace di passioni autentiche, pronto a lanciare sassi (v. 28) contro gli avversari di sempre; al tempo stesso, però, sente di dover ammettere il proprio fallimento di uomo, che cede alla commossa autocommiserazione poiché si vede avviato verso il tramonto, dimentico della genuinità magnanima della giovinezza, pover uomo (v. 36) costretto a vivere tra le preoccupazioni di un'esistenza artificiosa, quando la felicità da sempre agognata era lì, a portata di mano, nella semplicità della campagna.
La favola della vita di Carducci
La meditazione del poeta sta a tratteggiare dunque in qualche modo una sorta di disincantata riflessione sul senso della vita. Perdute l'innocenza e la speranza della felicità, Carducci arriva a comprendere la triste verità nascosta dietro la favola ascoltata da bambino dalla voce di nonna Lucia: la storia della fanciulla che cerca invano l'amore perduto gli si rivela come il simbolo della sua stessa vita, spesa a dar forma ai vani fantasmi di desideri irraggiungibili.
L'immagine conclusiva e ironica
L'immagine conclusiva, infine, chiude con un vago sapore ironico il bilancio dell'esistenza del nostro poeta: un tempo egli avrebbe potuto essere come i tanti allegri puledri che corrono lieti e fiduciosi ma anche allo stesso tempo contenti per salutare nitrendo il rumore del trenino, allegoria dell'aspirazione giovanile al successo e delle seducenti promesse del futuro. Adesso egli è invece più simile all'asin bigio (v. 113) che, sordo alle illusioni e ai richiami ingannevoli della locomotiva a vapore, rimane a rosicchiare un cardo, una pianta dai bei fiori ma piena di spine, e si accontenta del necessario, indifferente al succedersi degli eventi.
Domande da interrogazione
- Qual è l'ispirazione principale della poesia di Carducci?
- Come reagisce il poeta al ritorno nei luoghi dell'infanzia?
- Qual è la consapevolezza che Carducci raggiunge riguardo alla sua vita?
- Qual è il significato dell'immagine conclusiva e ironica nella riflessione di Carducci?
L'ispirazione della poesia nasce da una situazione autobiografica durante un viaggio in treno, dove Carducci rivede i luoghi della sua giovinezza nella Maremma toscana, suscitando in lui una commozione e un desiderio di dialogo immaginario con i cipressi amati.
Il ritorno ai luoghi dell'infanzia provoca nel poeta una triste consapevolezza che i ricordi sono un'illusione effimera e che non può trattenersi lì a causa delle responsabilità della vita reale e della famiglia.
Carducci raggiunge la consapevolezza del fallimento personale, riconoscendo con autoironia di essere un poeta celebrato ma di aver fallito come uomo, vivendo tra preoccupazioni e dimenticando la genuinità della giovinezza.
L'immagine conclusiva e ironica rappresenta il bilancio della vita di Carducci, paragonandolo a un asin bigio che, indifferente alle illusioni, si accontenta del necessario, in contrasto con le aspirazioni giovanili simboleggiate dai puledri allegri.