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di yya
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Concetti Chiave

  • La poesia di D'Annunzio del 1935 esprime un parallelismo tra cani e uomini, evidenziando la vita come una ricerca futile del nulla.
  • L'incipit "Qui giacciono i miei cani" funge da epitaffio e segna il rifiuto del privilegio poetico e del panismo simbolistico.
  • La ripetizione ossessiva dei gesti, come rodere ossi, simboleggia l'inevitabile destino mortale comune a uomini e cani.
  • Nella seconda parte, D'Annunzio rappresenta la poesia come inutile, equiparandola alla morte e negando il suo ruolo rivelatore della natura.
  • L'analogia uomo-cane conclude la poesia, con la morte che riduce entrambi a nulla, rigettando ogni privilegio umano nell'universo.

Indice

  1. L'Ultima Poesia di D'Annunzio
  2. Epitaffio Funebre e Panismo
  3. Gesti Bestiali e Condizione Umana
  4. Rifiuto del Privilegio Poetico
  5. Divisione in Tre Parti
  6. Analogia Uomo-Cane e Morte

L'Ultima Poesia di D'Annunzio

Questa poesia, datata 1935, è forse l’ultima scritta da D’annunzio. Si tratta di un testo funereo, cupo, in cui il poeta rinnega con parole feroci il privilegio poetico precedentemente affermato con tanta fiducia (stirpi canore), e lo fa creando un parallelismo cani-uomo: come i cani passano la loro vita a rosicchiare ossi, così l’uomo passa il suo tempo a inseguire il nulla.

Epitaffio Funebre e Panismo

L’incipit “Qui giacciono i miei cani” è una sorta di epitaffio funebre per i cani morti, ed è un epitaffio anche per il panismo simbolistico.

Gesti Bestiali e Condizione Umana

Il poeta immagina che il gesto stupido e ripetitivo di rodere ossi, compiuto dai cani in vita, venga ora continuato con eterna ossessione nella morte.

È un gesto che si rivela perciò una specie di presagio, nella vita, della condizione mortuaria, e una testimonianza della sua inesattezza all’infuori del tendere inesorabile verso la fine e il nulla.

Rifiuto del Privilegio Poetico

Al gesto bestiale dei cani di rosicchiare gli ossi corrisponde quello dell’uomo in culla di succhiarsi il dito. Questa corrispondenza annuncia che anche per l’uomo è prevista una fine analoga a quella dei cani: di fronte alla morte e al nulla che la segue, l’uomo è esattamente uguale al cane. È così rigettata qualsiasi ipotesi di privilegio per l’uomo nell’universo. Ed è perciò rifiutato anche il privilegio più caro a D’annunzio: quello della poesia.

Divisione in Tre Parti

Il testo è diviso in tre parti che corrispondono a tre momenti:

I parte: D’annunzio rappresenta i suoi cani in un buio senza fine (morte) a rodere ossi; non è vero che i cani sono fedeli al padrone che si definisce uom da nulla, ma solo all’ozio.

Definendosi uomo da nulla il poeta pone fine alla propria esistenza, probabilmente dopo aver fatto il bilancio della propria vita.

II parte: il poeta dice che con quegli ossi potrebbe fare uno strumento con cui cantare, la fistola di Pan, dando così l’immagine di una poesia inutile, che ha perso il suo ruolo privilegiato e non serve più a conoscere la natura. In questi versi si ha anche il rovesciamento della dichiarazione di poetica espressa in precedenza: se Pan è il tutto e/ se la morte è il tutto, Pan rappresenta la poesia e, se questa è tutto, e tutto è la morte, allora la poesia è morte.

Analogia Uomo-Cane e Morte

III parte: si crea l’analogia uomo-cane; quando l’uomo morirà diventerà come il cane: ogni uomo seppellito è il cane nel suo nulla.

I motivi principali della poesia, dunque, sono:

• parallelismo cani-uomo;

• fine del privilegio poetico;

ferocia della rappresentazione.

Il tema centrale è la morte, per D’annunzio consiste in un buio senza fine, il destino dell’uomo è il nulla, la ripetizione di gesti senza senso; fin dalla nascita l’uomo è destinato alla morte.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale dell'ultima poesia di D'Annunzio?
  2. Il tema principale è la morte, rappresentata come un buio senza fine e il destino dell'uomo come un nulla, con gesti ripetitivi e privi di senso.

  3. Come viene rappresentato il parallelismo tra cani e uomo nella poesia?
  4. Il parallelismo è rappresentato attraverso il gesto dei cani di rosicchiare ossi, che simboleggia la condizione umana di inseguire il nulla, e l'analogia tra la morte dell'uomo e quella del cane.

  5. In che modo D'Annunzio rifiuta il privilegio poetico nella sua ultima poesia?
  6. D'Annunzio rifiuta il privilegio poetico paragonando l'uomo al cane di fronte alla morte, negando qualsiasi superiorità dell'uomo nell'universo e dichiarando la poesia inutile.

  7. Come è strutturata la poesia e quali sono i suoi momenti chiave?
  8. La poesia è divisa in tre parti: la prima rappresenta i cani nella morte, la seconda riflette sull'inutilità della poesia, e la terza crea l'analogia uomo-cane, sottolineando la fine del privilegio poetico.

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