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Concetti Chiave

  • Il titolo "Aestas" di Gabriele D'Annunzio si ispira a un verso di Ovidio, ma si discosta dall'immagine ieratica del poeta latino per rappresentare un'estate vivace e in movimento.
  • D'Annunzio descrive l'Estate come una figura femminile che si dissolve nella natura, suscitando ambiguità e meraviglia tra gli spettatori naturali.
  • Il componimento gioca sull'ambiguità tra realtà e fantasia, con la figura femminile che potrebbe essere una ninfa, una dea o una fusione con il paesaggio.
  • La struttura del testo riflette l'inseguimento della donna-natura, utilizzando tecniche poetiche come l'enjambement e l'anadiplosi per creare tensione e movimento.
  • Il poeta avverte la presenza della donna attraverso sensazioni sensoriali, suggerendo una comunione panica con la natura, enfatizzata dall'intervento di un'allodola.

Indice

  1. L'ispirazione di D'Annunzio
  2. Ambiguità e personificazione
  3. Inseguimento e trasformazione
  4. Comunione con la natura

L'ispirazione di D'Annunzio

Il titolo e il motivo prendono spunto da un verso di Ovidio: stabat nuda Aestas et spicea serta gerebat (Metamorfosi, II, 28, "L'Estate stava nuda e portava ghirlande di spighe").

Tuttavia l'ispirazione si ferma in superficie, poiché il poeta latino con un'immagine di pura decorazione rappresenta l'Estate accanto al trono del Sole, in un atteggiamento ieratico e solenne. D'Annunzio invece la vede correre in mezzo a un bosco di ulivi, la insegue, la raggiunge prima che essa si dilegui nuovamente, infine la chiama e la rivede, tra le alghe, nuda e con i capelli immersi nella schiuma delle onde del mare.

Ambiguità e personificazione

Sarebbe forse inutile cercare di stabilire se la protagonista del componimento, personificazione della stagione estiva, sia una fanciulla reale oppure una trasfigurazione sognante, il fantasma di una creatura mitica (forse una ninfa o una dea), oppure ancora se il poeta abbia volutamente confuso i ricchi elementi del paesaggio con le belle fattezze di una donna, immersa nella natura lussureggiante fino a dissolversi totalmente in essa. D'altra parte, proprio l'ambiguità è la caratteristica del prodigio: dall'improvvisa apparizione della donna-Estate (Primamente intravidi, v. 1) allo stupore silenzioso di tutti gli spettatori naturali (Le cicale si tacquero. Più rochi / si fecero i ruscelli. Copiosa / la resina gemette giù pe' fusti, vv. 5-7), dal suo misterioso trasvolare / senza suono (vv. 12-13) fino alla dissoluzione finale, nella grandiosa scena della sua nudità, che il poeta è tentato di saggiare «in una sorta di amplesso cosmico» (Roncoroni)...

Inseguimento e trasformazione

Ammirata di spalle dal poeta, che ne ha progressivamente svelato al tempo stesso anche quella che era la sua bellezza (dal piè stretto, v. 1, alla schiena falcata, v. 11, fino ai capegli, v. 23), la natura si svela così nella sua perturbante femminilità, al termine di un inseguimento sottolineato anche dal piano ritmico del testo. Dopo i versi rallentati e quasi immobili che chiudono la prima strofa, la seconda invece accompagna la tensione della fuga con un crescendo, prima suggerito dall' enjambement tra i vv. 12 e 13 e poi culminante con l'anadiplosi del v. 15 (la chiamò, la chiamò) e il successivo chiasmo (la chiamò per nome... per nome la chiamai, vv. 15-16).

Comunione con la natura

Soggetto umano e natura si scambiano ruoli e fattezze: la donna, in particolare, si trasforma in paesaggio, tanto che d'Annunzio ne avverte la presenza attraverso sensazioni uditive (lo scalpiccio sugli aghi arsi dei pini, v. 2; il silenzio delle cicale, v. 5; il sordo rumore dei ruscelli, vv. 5-6; il crepitio del falasco, vv. 18-19), termiche (il grande / tremito dell'aria, vv. 3-4) e cromatiche (la bianca vampa, v. 4). È infatti un'allodola ad aiutare il poeta a comprendere il fenomeno e a spingerlo a consacrarsi senza timore a una comunione panica e divina con la natura (l'allodola [...] la chiamò per nome nel cielo. / Allora anch'io per nome la chiamai, vv. 14-16).

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'ispirazione principale di D'Annunzio per il suo componimento?
  2. L'ispirazione principale di D'Annunzio proviene da un verso di Ovidio, che descrive l'Estate in un contesto decorativo e solenne, ma D'Annunzio la reinterpreta in un contesto dinamico e naturale.

  3. Come viene rappresentata l'ambiguità nel componimento di D'Annunzio?
  4. L'ambiguità è rappresentata attraverso la personificazione della stagione estiva, che può essere vista come una fanciulla reale, una creatura mitica o una fusione con la natura, creando un'atmosfera di mistero e prodigio.

  5. In che modo il tema dell'inseguimento e della trasformazione è sviluppato nel testo?
  6. Il tema è sviluppato attraverso la progressiva rivelazione della bellezza della donna-Estate, accompagnata da un ritmo crescente che culmina in un climax emotivo e poetico.

  7. Qual è il ruolo della natura nella comunione descritta da D'Annunzio?
  8. La natura gioca un ruolo fondamentale, scambiando ruoli e fattezze con la donna, e attraverso sensazioni uditive, termiche e cromatiche, spinge il poeta verso una comunione panica e divina.

  9. Quali elementi stilistici utilizza D'Annunzio per enfatizzare la tensione e il movimento nel componimento?
  10. D'Annunzio utilizza elementi stilistici come l'enjambement, l'anadiplosi e il chiasmo per enfatizzare la tensione e il movimento, creando un crescendo emotivo e ritmico nel testo.

Domande e risposte

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