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Concetti Chiave

  • Montale, nato a Genova nel 1896, è un poeta del Novecento noto per la sua visione pessimista e il rifiuto del regime fascista, riflessa nelle sue opere.
  • Le opere di Montale, come "Ossi di seppia" e "Le Occasioni", trattano temi come il "male di vivere" e l'amore come via di fuga, con una critica ai "poeti laureati".
  • Lo stile di Montale è caratterizzato da un linguaggio semplice e chiaro e dall'uso del correlativo oggettivo, in contrasto con la magniloquenza di D'Annunzio.
  • Le figure femminili, come la moglie Drusilla Tanzi e l'amante Irma Brandeis (Clizia), sono centrali nelle sue poesie, simboleggiando speranza e salvezza.
  • La poesia "La primavera hitleriana" denuncia il nazifascismo e rappresenta la folla come complice dell'ascesa fascista, con Clizia come simbolo di speranza.

Indice

  1. Vita di Eugenio Montale
  2. Opere
  3. Visione del mondo
  4. Stile
  5. Ossi di seppia
  6. I limoni
  7. Meriggiare pallido e assorto
  8. Le Occasioni
  9. La primavera hitleriana

Vita di Eugenio Montale

Montale è considerato il poeta italiano novecentesco più noto che ha avuto uno sguardo più ampio sul 900. E’ un personaggio ordinario, tranquillo e antirivoluzionario. Nasce a Genova nel 1896 da una famiglia medio-borghese. Si diploma in ragioneria ma coltiva sin da subito un grande interesse per la letteratura. Inizia così a studiare in modo autonomo Eliot e i classici (Leopardi, D’Annunzio e Petrarca). Inizia a comporre le prime poesie nel 1916 (‘Meriggiare pallido e assorto’). Nel 1925 esce la raccolta ‘Ossi di Seppia’. Si trasferisce poi a Firenze dove frequenta il Caffè delle giubbe rosse in cui si ritrovano gli intellettuali antifascisti. Profondamente ostile al regime, firma nel 1925 il manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce. Dopotutto subì molti disagi personali a causa del regime come il bombardamento della sua casa a Genova e la perdita del suo posto di lavoro. A Firenze conosce la futura moglie Drusilla Tanzi.
Il tema amoroso diventa uno dei temi principali delle sue poesie: compone molti poemi dedicati alla moglie (che lui chiama con l’appellativo di ‘mosca’) e alla sua amante Irma Brandeis (per la quale il poeta utilizza il senhal di ‘Clizia’). Quest’ultima era una donna ebrea che fu costretta ad emigrare negli Stati Uniti a seguito della promulgazione delle leggi razziali nel 38. Montale decise di rimanere in Italia ma il ricordo della donna compare comunque in gran parte delle sue poesie.
Nel 1939 viene pubblicata la sua raccolta ‘Le occasioni’, letta soprattutto dai soldati in trincea come sostegno psicologico. Divenne ben presto un simbolo di opposizione e di denuncia alla guerra.
Riceve varie lauree ad honorem, la nomina a senatore a vita e vari premi, tra cui il Nobel per la letteratura nel 1975. Muore a Milano nel 1981.

Opere

  • Ossi di seppia (1925)
  • Le Occasioni (1939)
  • La Bufera (1956)
  • Satura (1971)

Visione del mondo

E' il poeta che più rappresenta il 900. Ha vissuto due guerre mondiali, il regime fascista, la Guerra Fredda e gli anni di Piombo. A seguito di tutti questi avvenimenti storici Montale sviluppa una visione del mondo pessimista. La sorte dell’uomo è dolore (male di vivere). A consolare il poeta è solamente l’amore, visto come una via di fuga dal meccanismo malato del mondo. Nonostante ciò non può essere definito come ‘il poeta dell’illusione’, in quanto nutre comunque la speranza di un cambiamento. La speranza consiste nel riuscire a cogliere l’anello che non tiene, cioè l’attimo o l’oggetto rivelatore che lo conduca al significato stesso della vita. Questa prospettiva coincide con l’esistenzialismo di Sartre.
All’alienazione del mondo Montale contrappone una condizione vitale e luminosa che si lascia intravedere, come un varco. L’influsso di Schopenhauer è evidente in ‘Ossi di seppia’ in cui la realtà è percepita come rappresentazione fittizia (ricollegabile al Velo di Maya).

Stile

Per quanto riguarda lo stile Montale predilige un linguaggio chiaro e semplice, al contrario di D’Annunzio. Montale lo critica in più poesie (ad es. ‘I limoni’). Il suo intento non è quello di essere un poeta vate (“i poeti laureati” de ‘I limoni) ma crede nel valore etico della poesia: nonostante il limite della parola umana, la poesia riesce comunque a mettere in guardia l’uomo dalla menzogna, dall’illusione. Il tratto tipico di Montale è però il correlativo oggettivo: procedimento semantico e stilistico in cui oggetti concreti diventano spunti di riflessione su certe sensazioni.

Ossi di seppia

Il titolo si riferisce ai detriti lasciati sulla spiaggia dalle seppie, qualcosa di concreto che simboleggia il valore da dare alla sua parola ossia qualcosa di insignificante. Le poesie non hanno un valore e sono semplici come ciò che resta della seppia. Vuole dare importanza alle cose umili e sà che le sue parole non possono portare ad un cambiamento radicale. E’ una raccolta di autovalutazione della vita che il lettore può leggere senza impegno, senza aspettarsi di trovare il senso della vita.
E’ la poesia della negatività, della vita come prigione. Per quanto riguarda lo stile Montale ricerca versi con efficace musicalità e una lingua intensa e originale. Temi: ‘male di vivere’/disarmonia tra uomo e natura, polemica con i poeti laureati, il paesaggio ligure, l’inaridimento del mondo e del sentimento.

I limoni

Il componimento funge da manifesto poetico in cui enuncia i temi chiave della sua raccolta. Il titolo, così come ‘ossi di seppia’, prende il nome dagli agrumi che sono comuni e facilmente reperibili. E’ una poetica lontana dalla magniloquenza dannunziana. La prima strofa descrive una dimensione visiva.
Il poeta si rivolge direttamente con il lettore con gli imperativi ‘ascoltami’ o ‘vedi’. Gli imperativi sono un riferimento esplicito a ‘La pioggia nel pineto’ di D’Annunzio (‘taci’). Rispetto a Montale, D’Annunzio ha una visione panica e crede che solo pochi eletti possano immergersi negli elementi naturali. Altra differenza è che D’Annunzio si rivolge ad Ermione mentre Montale al lettore. Nella prima strofa Montale ci dice che, al contrario dei ‘poeti laureati’ (come D’Annunzio) che nominano piante rare e usano parole difficili, lui preferisce parlare dei limoni e quindi di cose comuni. Ama la vita semplice di campagna, dove i ragazzi giocano nelle pozzanghere intenti a prendere qualche anguilla.
La seconda strofa descrive invece una dimensione olfattiva. Riesce a farci percepire l’odore, un odore insistente e che a causa del caldo non si disperde nell’aria. Il poeta si immerge completamente nel campo di limoni. Il paesaggio è così immersivo che non si sente nemmeno il rumore della guerra. Al v.20 compare un’altra critica ai poeti laureati: non solo loro (come D’Annunzio) possono immergersi negli elementi naturali, ma anche la gente comune può trovare una ricchezza nelle cose semplici, in questo caso gli alberi di limone.
Nella terza strofa il poeta si rivolge nuovamente al lettore, descrivendo l’evento che prelude alla scoperta del segreto della natura. Sembra tutto perfetto ma magari percepire uno sbaglio della natura può aiutarlo a capire il suo vero funzionamento, uno sbaglio comparato a un anello che non tiene, un punto morto o un filo da disbrogliare (tutti correlativi oggettivi che indicano la ricerca di un senso che non si riesce a trovare). Alla fine della strofa il miracolo atteso non si compie.
All’inizio della quarta strofa, l’avversativa ‘ma’ indica uno stacco. Il poeta si rende conto che tutto è un'illusione. In realtà si era perso nei suoi pensieri e si rende conto di non riuscire a trovare una risposta. Torna così con i piedi per terra, nella vita di città. La strofa si chiude però con il riaccendersi della speranza del poeta nel trovare un varco che possa farci accedere alla verità, dovuto alla vista dei limoni dietro un portone malchiuso.

Meriggiare pallido e assorto

Le prime tre strofe hanno un carattere esclusivamente descrittivo: il poeta descrive un mezzogiorno ligure in piena estate. La natura non è però idillica ma aspra e scarna. E’ afoso e il sole è violento. Ci sono indicazioni specifiche di piante e animali (serpi, formiche rosse,cicale)ma ciò che colpisce è l’aspetto sonico. Le parole sono state accuratamente scelte per creare continui contrasti uditivi e ostacoli fonetici, proprio per rendere la disarmonia del momento. La difficoltà del linguaggio equivale alla difficoltà di vivere. Non c’è pace: non si respira, ci sono i serpi e la natura non è fiorita bensì secca, arida. Tutto si fa metafora del tormento interiore dell’artista. In lontananza si scorge il mare. Nell’ultima strofa la riflessione sul senso della vita culmina nell’immagine della muraglia, correlativo oggettivo della prigionia dell’io. Paragona la vita a una muraglia invalicabile che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. E’ un immagine di sconforto. L'uomo non riesce e non è in grado di andare oltre tutto ciò, è bloccato e non riesce a elevarsi. Solo in lontananza l'autore vede uno spiraglio, rappresentato dalle scaglie di mare.

Le Occasioni

Raccolta pubblicata nel 1939 e nata come una risposta alla crisi dei valori. Mostra la condizione dell’intellettuale e del poeta di fronte alla violenza dei tempi, a un periodo storico dominato dalla violenza dei totalitarismi. Il titolo della raccolta allude alle occasioni della vita dell’autore, che cerca di estrapolare una riflessione. Gli incontri con le persone gli sbloccano un ricordo. Il tema centrale della raccolta ruota attorno alle figure femminili, donne in fuga costrette a sparire a causa della violenza dei tempi (spesso sono ebree). Tutte queste donne si rifanno all’amante di Montale, Irma Brandeis, un’ebrea che dovette emigrare a seguito della promulgazione delle leggi razziali. Montale crea per lei il senhal di ‘Clizia’, uno pseudonimo. Clizia è per il poeta una sorta di donna-angelo, come Beatrice per Dante. Altro tema principale è quello dello spazio urbano: il poeta vede riflessa la sua condizione di disarmonia nello spazio urbano infernale, popolato da automi che costituiscono la massa su cui i regimi totalitari fanno facilmente presa.

La primavera hitleriana

La poesia appartiene alla raccolta ‘La bufera e altro’, pubblicata in Svizzera nel 1943. Anche in quest’opera il ruolo della donna è centrale: ella è salvifica per il poeta. Clizia diviene emblema di un’umanità perseguitata e sofferente, il cui sacrificio diviene una sorta di espiazione del male, consentendo agli uomini una speranza di salvezza. Diviene quindi una sorta di Cristo laico. Tratta principalmente la guerra e i suoi orrori, che trascende in una prospettiva metafisica (sovrasenso enigmatico e dai significati incerti) e allegorica. [Metafisica-Storia dell’arte].
Il componimento fa riferimento all’incontro tra Hitler e Mussolini avvenuto a Firenze il 9 maggio 1938. La poesia ci mostra l’atteggiamento di Montale nei confronti del nazifascismo: Montale lo denuncia e esprime chiaramente di non voler partecipare a questo preludio di catastrofe. Hitler viene accolto da tutti gli abitanti, che sembrano in festa. Dietro questa rappresentazione, Montale capisce dell’imminente arrivo della guerra e colpevolizza tutta la popolazione, in quanto tutti sono complici dell’ascesa del fascismo, sia chi ha creduto che potesse portare a dei risultati effettivi sia chi non ha obiettato ed è rimasto passivo. La prima strofa ha una funzione descrittiva: parla di una moria di falene, morte sul suolo a causa del gelo, e che creano una sorta di coltre che il piede calpesta. Si serve di quest’immagine angosciante, simbolo di apocalisse, connesso all’arrivo dei due dittatori.I dittatori sono accolti da una folla in festa, i negozi sono tutti chiusi e agghindati con simboli che inneggiavano al Fuhrer. Agli occhi del poeta, sembra la sagra ‘dei miti carnefici’, ossia della folla stessa che invece di ribellarsi o lavorare contribuisce alla manifestazione. Nella terza strofa il poeta si chiede se la primavera sia in grado di porre fine al regime ed invoca Clizia, donna angelo che ha una funzione salvifica e un significato religioso, la quale diventa simbolo di speranza di salvezza.

Domande da interrogazione

  1. Chi era Eugenio Montale e quale fu il suo contributo alla letteratura italiana?
  2. Eugenio Montale è considerato il poeta italiano più noto del Novecento, noto per la sua visione ampia del secolo. Nato a Genova nel 1896, ha vissuto eventi storici significativi come le due guerre mondiali e il regime fascista, sviluppando una visione pessimista del mondo. Ha ricevuto il Nobel per la letteratura nel 1975.

  3. Quali sono i temi principali delle opere di Montale?
  4. I temi principali delle opere di Montale includono il "male di vivere", la disarmonia tra uomo e natura, l'amore come via di fuga, e la critica ai "poeti laureati". Le sue poesie spesso riflettono una visione pessimista del mondo, ma con una speranza di cambiamento.

  5. Come si caratterizza lo stile poetico di Montale?
  6. Lo stile poetico di Montale è caratterizzato da un linguaggio chiaro e semplice, in contrasto con la magniloquenza di D'Annunzio. Utilizza il correlativo oggettivo, dove oggetti concreti diventano spunti di riflessione, e predilige una musicalità efficace nei versi.

  7. Qual è il significato del titolo "Ossi di seppia"?
  8. Il titolo "Ossi di seppia" si riferisce ai detriti lasciati sulla spiaggia dalle seppie, simbolizzando il valore delle parole di Montale come qualcosa di insignificante. La raccolta enfatizza l'importanza delle cose umili e riflette una poesia della negatività e della vita come prigione.

  9. Qual è il ruolo delle figure femminili nelle poesie di Montale?
  10. Le figure femminili nelle poesie di Montale, come la moglie Drusilla Tanzi e l'amante Irma Brandeis (Clizia), sono centrali. Clizia, in particolare, diventa un simbolo di speranza e salvezza, rappresentando una donna-angelo che offre una via di fuga dal male del mondo.

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