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Montale, Eugenio - Vita e opere (5) Pag. 1
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Sintesi

Eugenio Montale[/center

]

Nasce a Genova nel 1896 e prende il diploma da ragioniere. Partecipa alla Prima Guerra Mondiale.
Tra il 1922-23 frequenta Anna degli Uberti che canterà nelle sue composizioni con il nome di Annetta-Arletta.
1922 esordisce come poeta su “Primo tempo”.
Scrive un saggio intitolato Omaggio a Italo Svevo articolo che segnala l’importanza dello scrittore triestino per la prima volta in Italia
Nel 1925 esce la sua prima raccolta: Ossi di seppia e nello stesso anno firma il manifesto antifascista di Benedetto Croce(prima era uscito quello di Gentile il manifesto fascista firmato da Pirandello).
A causa di questo suo dissenso per la dittatura condurrà una vita appartata durante gli anni del fascismo.
Dopo aver iniziato una collaborazione con la riviste “Solaria” si trasferisce a Firenze. Qui incontra Irma Brandeis una americana che canterà con il nome di Clizia.
Nel 1939 esce la sua seconda raccolta:le occasioni e per sopperire alle carenze economiche avvia un’attività di scrittore.
Nel 1939 conosce Drusilla Tanzi che nel 1962 diventerà sua moglie e che le dà il soprannome di Mosca.
Nel 1943 escono la poesie di Finisterre e che confluiranno nella sua terza raccolta poetica:La bufera e altro.
Nel 1948 si trasferisce a Milano dove diventa redattore al Corriere della Sera.
Nel 1956 esce la raccolta di prose:Farfalla de Dinard
Dopo un lungo silenzio nel 1971 escono i versi di Satura
Nel 1975 riceve il premio Nobel per la letteratura e al ritiro,pochi mesi prima di morire, pronuncia il discorso:è ancora possibile fare poesia?
Ossi di seppia
È la prima raccolta poetica di Montale e edita grazie a Piero Gobetti un liberale antifascista. Vengono raccolti tutti i testi scritti fra il 1920-25.
Nel 1928 esce la seconda edizione con l’aggiunta di alcuni testi nuovi.
Il libro è diviso in 4 sezioni:
• Movimenti
• Ossi di seppia
• Mediterraneo
• Meriggi e ombre
Sono notevoli i legami con il contesto culturale del tempo:
• Schopenhauer: riprende il suo pessimismo e l’idea che le realtà sensibili sono ingannevoli.
• D’Annunzio: che successivamente rifiuta per l’intonazione troppo aulica e sublime e per il suo vitalismo.
• Pascoli: trattazione degli oggetti poveri e alcuni procedimenti stilistici.
• Crepuscolari: in particolare Gozzano per il rifiuto dell’aulicità,l’adozione di oggetti umili e le soluzioni pervase di ironia.
• Altri poeti: il ligure Sbarbaro.
Il titolo è denso di significato.
• Gli ossi di seppia sono gli scarti del mare e alludono ad una condizione vitale impoverita e ridotta all’inconsistenza.
• Sottolineano la condizione della poesia che non può più attingere al sublime e deve ripiegare sulle relatà minime.
In tema centrale è quello dell’aridità.
• Il paesaggio descritto è quello ligure ma il poeta lo innalza ad una dimensione metafisica,esso appare brullo,non è il simbolo della pienezza vitale(=D’Annunzio) ma rappresenta una forza crudele che inaridisce ogni forma di vita.
Questa condizione esistenziale inaridita e impoverita si proietta in un altro oggetto:il muro che è impossibile da valicare e poter così attingere ad una pienezza vitale,ad una verità certa.
La prigionia si manifesta nell’eterno ritornare del tempo su se stesso,il continuo ripetersi di gesti monotoni:l’uomo si illude di muoversi ma in realtà resta sempre fermo.
L’effetto di questa prigionia è che l’anima si frantuma,perde la sua consistenza unitaria. Montale tocca così l’argomento novecentesco della crisi del soggetto,della perdita dell’identità individuale(tema già affrontato da Pirandello e da Svevo nella Coscienza). Questa frantumazione fa sì che l’uomo si senta in totale disarmonia con il mondo esterno. L’adesione al ritmo cosmico era stata possibile solo durante l’infanzia ma essa,con il passaggio all’età adulta è andata perduta per sempre.
Non ci può essere salvezza neppure con la memoria:”il passato si deforma,si fa vecchio,appartiene ad un altro”.
La condizione di arsura si riflette sulla dimensione psicologica del poeta:l’aridità esterna diviene inaridimento interiore,impossibilità di provare sentimenti intensi. Rimane solo un’inquietudine che fa sì che tutto sia indifferente. Solo nell’indifferenza si può trovare una forma di salvezza da male di vivere che affligge tutti gli esseri. Il poeta può solo proporre un atteggiamento di distacco,una saggezza che nasce dalla consapevolezza della reale condizione di tutto il cosmo.(=Leopardi:sofferenza cosmica e accettazione di essa).
Il poeta si protende a cercare un varco che consenta di uscire da questa prigionia esistenziale ma questo varco non si apre,il poeta può quindi solo nutrire la speranza che qualcun altro possa aprire questo varco.
La scoperta che egli fa è che in realtà dietro le cose si cela il nulla. Gli “Ossi” si chiudono con la speranza che un giorno la sua anima non sia più divisa e che quindi possa mutare la povera poesia che nasce dall’inaridimento in un canto che testimoni un rinnovato accordo con la totalità del reale.
Montale non ha fiducia nella parola della poesia come capace di arrivare all’essenza profonda della realtà e tantomeno essa è in grado di proporre messaggi positivi o certezza di qualunque tipo,essa può solo offrire definizioni in negativo di un modo di porsi di fronte alla realtà.
Montale rifiuta quindi la musicalità del verso(=poesia simbolista) e non ricorre ad un linguaggio analogico. La sua è una poetica degli oggetti citati come oggetti astratti. La definizione di uno stato d’animo, come ad esempio del male di vivere, è presentato non in maniera concettuale ma come un incontro realmente accaduto. La realtà concreta diviene rappresentazione di una realtà astratta=correlativo oggettivo. Gli oggetti a cui i poeta fa sempre riferimento sono oggetti umili,egli infatti dichiara di non amare la poesia aulica o i “poeti laureati” ma preferisce realtà povere,coerenti con la sua visione desolata del mondo. Questa sua intenzione è anche chiarita con il titolo.
Di fronte alla desolazione della condizione esistenziale la poesia non può che ridursi a “qualche storta sillaba e secca come un ramo”. Ne deriva una ricerca dei suoni aspri e antimusicali,il lessico accoglie termini comuni ma si possono anche incontrare termini aulici e questo perche Montale segue la strada di Gozzano e che vuole far cozzare l’aulico con il prosaico in funzione ironica.
Montale non è ermetico come Ungaretti che era solito frantumare il verso e isolare la parola per far risaltare la sua potenza evocatrice. Montale fa ricorso al verso libero anche se usa spesso quello della tradizione classica italiana:lì endecasillabo. Egli sembra operare scelte che non rompono con la tradizione ma in realtà essa viene ripresa in modo straniato.
Il secondo Montale: le Occasioni
È la seconda raccolta poetica uscita nel 1939 e raccoglie i testi scritti fra il 1928 -39. il titolo sembra alludere a poesie collegate a occasioni dell’esperienza dell’autore ma il legami con fatti realmente accaduti è taciuto o è implicito:”occorreva esprimere l’oggetto e tacere l’occasione-spinta”.
La poetica degli oggetti viene portata alle estreme conseguenze,scompare ogni commento psicologico e resta solo l’oggetto che diviene oscuro da decifrare. È evidente l’influenza di Eliot e della sua poetica del correlativo oggettivo(Montale iniziò nel 1928 a leggere questo autore).
Si registra un innalzamento stilistico che esclude le mescolanze linguistiche e lo stridore fra aulico e prosaico puntando su un registro elevato e monolinguistico. Egli fu sicuramente influenzato dal suo trasferimento a Firenze nel 1927 e dal suo inserimento nel gruppo degli intellettuali della rivista Solaria. Loro avevano il culto della letteratura come baluardo dei valori più alti contro l’avanzare delle barbarie,ne deriva una concezione elitaria della cultura e una tendenza a isolarsi dal contesto sociale per preservare la purezza dei valori dell’uomo di lettere.
Un motivo centrale è la creazione di un’immagine della donna angelo una nuova Beatrice dotata di virtù miracolose capaci di indicare una via di salvezza dall’inferno quotidiano.
Compaiono anche immagini di donne segante da un destino di irrequietudine, esse rappresentano i doppi del poeta e le proiezioni delle sue inquietudini. Nella terza raccolta La bufera e altro la donna prenderà il nome di Clizia(nella mitologia greca era la donna trasformata da Apollo in un girasole),assunta a rappresentare il valore della cultura. Si prospetta così una polarizzazione tra:
• Una condizione esistenziale imprigionata nel fluire sempre uguale del tempo e che ha come corrispettivo la città e la massificazione della vita.
• L’attesa dell’epifania luminosa con la donna angelo.
Montale si rende conto dell’impotenza della cultura di fronte alla guerra(=immagine di uno specchio che incendia concentrando i raggi solari) ma alla sua potenza devastatrice oppone gli occhi “d’acciaio”della donna. Solo che conserva la chiarezza intellettuale non è cieco come tutti gli altri e può dominare intellettualmente il corso degli eventi.
Estratto del documento

EUGENIO MONTALE

Nasce a Genova nel 1896 e prende il diploma da ragioniere. Partecipa alla Prima Guerra Mondiale.

Tra il 1922-23 frequenta Anna degli Uberti ch canterà nelle sue composizioni con il nome di Annetta-Arletta.

1922 esordisce come poeta su “Primo tempo”.

Scrive un saggio intitolato Omaggio a Italo Svevo articolo che segnala l’importanza dello scrittore triestino per la prima volta in Italia

Nel 1925 esce la sua prima raccolta:Ossi di seppia e nello stesso anno firma il manifesto antifascista di Benedetto Croce(prima era

uscito quello di Gentile il manifesto fascista firmato da Pirandello).

A causa di questo suo dissenso per la dittatura condurrà una vita appartata durante gli anni del fascismo.

Dopo aver iniziato una collaborazione con la riviste “Solaria” si trasferisce a Firenze. Qui incontra Irma Brandeis una americana che

canterà con il nome di Clizia.

Nel 1939 esce la sua seconda raccolta:le occasioni e per sopperire alle carenze economiche avvia un’attività di scrittore.

Nel 1939 conosce Drusilla Tanzi che nel 1962 diventerà sua moglie e che le dà il soprannome di Mosca.

Nel 1943 escono la poesie di Finisterre e che confluiranno nella sua terza raccolta poetica:La bufera e altro.

Nel 1948 si trasferisce a Milano dove diventa redattore al Corriere della Sera.

Nel 1956 esce la raccolta di prose:Farfalla de Dinard

Dopo un lungo silenzio nel 1971 escono i versi di Satura

Nel 1975 riceve il premio Nobel per la letteratura e al ritiro,pochi mesi prima di morire, pronuncia il discorso:è ancora possibile fare

poesia?

OSSI DI SEPPIA

È la prima raccolta poetica di Montale e edita grazie a Piero Gobetti un liberale antifascista. Vengono raccolti tutti i testi scritti fra il

1920-25.

Nel 1928 esce la seconda edizione con l’aggiunta di alcuni testi nuovi.

Il libro è diviso in 4 sezioni:  MOVIMENTI

 OSSI DI SEPPIA

 MEDITERRANEO

 MERIGGI E OMBRE

Sono notevoli i legami con il contesto culturale del tempo:

 SCHOPENHAUER:riprende il suo pessimismo e l’idea che le realtà sensibili sono ingannevoli.

 D’ANNUNZIO:che successivamente rifiuta per l’intonazione troppo aulica e sublime e per il suo vitalismo.

 PASCOLI:trattazione degli oggetti poveri e alcuni procedimenti stilistici.

 CREPUSCOLARI:in particolare Gozzano per il rifiuto dell’aulicità,l’adozione di oggetti umili e le soluzioni

pervase di ironia.

 ALTRI POETI: il ligure Sbarbaro.

Il titolo è denso di significato.

 Gli ossi di seppia sono gli scarti del mare e alludono ad una condizione vitale impoverita e ridotta

all’inconsistenza.

 Sottolineano la condizione della poesia che non può più attingere al sublime e deve ripiegare sulle relatà

minime.

In tema centrale è quello dell’aridità.

 Il paesaggio descritto è quello ligure ma il poeta lo innalza ad una dimensione metafisica,esso appare

brullo,non è il simbolo della pienezza vitale(=D’Annunzio) ma rappresenta una forza crudele che inaridisce

ogni forma di vita.

Questa condizione esistenziale inaridita e impoverita si proietta in un altro oggetto:il muro che è impossibile da valicare e poter così

attingere ad una pienezza vitale,ad una verità certa.

La prigionia si manifesta nell’eterno ritornare del tempo su se stesso,il continuo ripetersi di gesti monotoni:l’uomo si illude di

muoversi ma in realtà resta sempre fermo.

L’effetto di questa prigionia è che l’anima si frantuma,perde la sua consistenza unitaria. Montale tocca così l’argomento

novecentesco della crisi del soggetto,della perdita dell’identità individuale(tema già affrontato da Pirandello e da Svevo nella

Coscienza). Questa frantumazione fa sì che l’uomo si senta in totale disarmonia con il mondo esterno. L’adesione al ritmo cosmico

era stata possibile solo durante l’infanzia ma essa,con il passaggio all’età adulta è andata perduta per sempre.

Non ci può essere salvezza neppure con la memoria:”il passato si deforma,si fa vecchio,appartiene ad un altro”.

La condizione di arsura si riflette sulla dimensione psicologica del poeta:l’aridità esterna diviene inaridimento interiore,impossibilità

di provare sentimenti intensi. Rimane solo un’inquietudine che fa sì che tutto sia indifferente. Solo nell’indifferenza si può trovare

una forma di salvezza da male di vivere che affligge tutti gli esseri. Il poeta può solo proporre un atteggiamento di distacco,una

saggezza che nasce dalla consapevolezza della reale condizione di tutto il cosmo.(=Leopardi:sofferenza cosmica e accettazione di

essa).

Il poeta si protende a cercare un varco che consenta di uscire da questa prigionia esistenziale ma questo varco non si apre,il poeta

può quindi solo nutrire la speranza che qualcun altro possa aprire questo varco.

La scoperta che egli fa è che in realtà dietro le cose si cela il nulla. Gli “Ossi” si chiudono con la speranza che un giorno la sua anima

non sia più divisa e che quindi possa mutare la povera poesia che nasce dall’inaridimento in un canto che testimoni un rinnovato

accordo con la totalità del reale.

Montale non ha fiducia nella parola della poesia come capace di arrivare all’essenza profonda della realtà e tantomeno essa è in grado

di proporre messaggi positivi o certezza di qualunque tipo,essa può solo offrire definizioni in negativo di un modo di porsi di fronte

alla realtà.

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