Concetti Chiave
- "Piccolo testamento" di Eugenio Montale fu scritto nel 1953, durante la Guerra Fredda, quando l'Italia era divisa tra cattolici e comunisti.
- Montale rifiuta di schierarsi con le ideologie del tempo, preferendo valori di fede e speranza.
- La poesia è indirizzata a una donna, alla quale Montale affida la sua eredità spirituale, simboleggiata da un portafortuna.
- Il portafortuna rappresenta la resistenza agli eventi storici violenti, simboleggiati dai monsoni.
- Montale sottolinea che ciò che rimane nella storia è ciò che sopravvive alla distruzione, ribadendo il valore delle sue scelte personali.
Contesto storico e ideologico
“Piccolo testamento” è un testo poetico scritto nel 1953; questo contesto storico è dominato dalla Guerra Fredda, in cui il mondo era diviso in due blocchi contrapposti (in Italia c’era la contrapposizione tra cattolici e comunisti).
Durante questo periodo, agli scrittori veniva chiesto insistentemente di schierarsi per poter dare un proprio contributo alla battaglia ideologica. Invece, Montale rifiuta di schierarsi, non sceglie né il cattolicesimo né il comunismo.
Lo scopo di Montale era quello di contrapporre alle ideologie i valori di fede e di speranze che aveva cercato di mantenere più tempo possibile.
Montale e la sua eredità spirituale
Nella poesia “Piccolo testamento”, Montale parla a un “tu”, una donna, alla quale sembra affidare la propria eredità spirituale, infatti, le dice di conservare la memoria di questa speranza e riporla in un oggetto che porta sempre con sé. Montale continua dicendo che si spegneranno le luci delle ideologie e sul mondo si scatenerà un caos infernale.
Tuttavia, Montale lascia alla donna non un’eredità, bensì un portafortuna che può reggere all’urto dei monsoni, è come un filo di ragnatela esposto a questi venti, che rappresentano la violenza degli avvenimenti storici; ciò che dura, nella storia degli uomini, è solo ciò che resta dopo la distruzione, ciò che rimane è solo la morte; nel segno della fede del poeta si ritroveranno i pochi che ne sono partecipi, quelli che riconosceranno il “segno”, l’indicazione morale che lasciato; nei versi finali il poeta ribadisce il valore delle sue scelte personali, la luce che lascia è qualcosa di più di un fiammifero strofinato (è dunque una cosa piccola e debole ma allo stesso tempo molto importante).