LauraMara
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Concetti Chiave

  • Guido Cavalcanti è un importante esponente dello Stil nuovo e noto intellettuale nella Firenze medievale, con una visione dell'amore come forza devastante.
  • Cavalcanti è descritto come astuto e isolato, con un'immagine esaltata di poeta e filosofo, cercando di spiegare l'amore scientificamente.
  • Appartenente a una famiglia aristocratica guelfa bianca, si scontrò con i guelfi neri e fu esiliato da Dante, tornando a Firenze malato nel 1300.
  • Era un profondo conoscitore di filosofia e psicologia, consapevole che la sua poetica era destinata a un pubblico colto.
  • Dino Compagni e Boccaccio lo descrivono come solitario e astuto, evidenziando il suo carattere complesso e la sua erudizione.

Vita e Opera di Guido Cavalcanti

È il maggior esponente dello Stil nuovo ed è anche un intellettuale molto apprezzato nella Firenze dell'epoca. A una concezione dell'amore tragico. Era un personaggio schifo ed era considerato eretico. Nel Decameron Boccaccio descrive come molto astuto questa descrizione coincide con quella di altri autori. Si esalta l'immagine del poeta, del filosofo e dell'intellettuale. Cerca di spiegare scientificamente l'amore intenso come esperienza, senza però rinunciare al genere letterario della sua poesia.

È un personaggio piuttosto schifo isolato. Da un'interpretazione originale dell'amore: è una forza devastante, che porta persino ad una morte simbolica. L'amore è un sentimento che nasce nell'animo sensitivo e che distrugge l'animo umano, l'uomo non lo può controllare. Non è visto come un sentimento positivo.

È un poeta, filosofo, che nacque intorno al 1250, appartiene ad una famiglia aristocratica guelfa bianca. Arriva anche a degli scontri con i guelfi neri. Fu coinvolto in alcuni scontri fisici. Dante nel 1300 lo manda in esilio. Questo esilio dura qualche mese infatti torna nell'agosto del 1300 malato di febbre malarica e muore nello stesso anno. Era un grande conoscitore di filosofia, interessato alla psicologia. Consapevole della propria cultura e del fatto che la propria produzione lo destinava ad una cerchia ristretta di pubblico, cioè a coloro che erano in grado di comprendere la filosofia presente nella sua poesia. Dino Compagni dice che era solitario, viene citato e descritto anche nel Decameron.

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