Concetti Chiave
- Guido Cavalcanti, poeta fiorentino del XIII secolo, è noto per il suo atteggiamento epicureo e cortese, ma anche per un possibile ateismo.
- La trama della novella racconta di un incontro tra Guido e la brigata di Betto Brunelleschi, dove Guido viene provocato per le sue idee religiose.
- La risposta arguta di Guido, incompresa inizialmente, viene decifrata da Betto, rivelando l'intelligenza superiore di quest'ultimo.
- L'incontro non porta a riconciliazione o empatia tra Guido e Betto, sottolineando il carattere ombroso di Guido.
- Il presunto ateismo di Guido è un tema noto a Firenze, e la sua originalità di pensiero lo distingue dagli altri, piuttosto che rappresentare un peccato.
Indice
Guido Cavalcanti: il poeta fiorentino
Guido Cavalcanti è un celebre poeta fiorentino, vissuto nella seconda metà de XIII secolo. Era figlio di Cavalcante de’ Cavalcanti che Dante incontra nel canto X dell’Inferno. Nella novella, la nona della VI giornata, egli compare nelle vesti note tradizionalmente di filosofo epicureo appartato e sdegnoso, ma anche dotato di notevoli virtù “cortesi”.
È probabile che essi fosse ateo.L'incontro con la brigata di Betto
A Guido non piace mescolarsi con le bande cittadine, cioè compagnie di giovani gentiluomini dedite a far baldoria, e in questo i coetanei vedono una forma di snobismo. Un giorno, mentre fa la sua consueta passeggiata, si ritrova vicino al Battistero, dove c’erano alcune areche sepolcrali. Capita a passare di lì anche la brigata di Betto Brunelleschi (Betto era una figura di giovane ben note in quel tempo e anche controversa; di ricca famiglia ghibellina, fu guelfo di parte bianca e passare poi dalla parte dei guelfi neri. I giovani della brigata notano Guido e subito lo accerchiano per dargli noia e attaccar brighe.
La risposta arguta di Guido
Gli domandano a che gli servirà mai di dimostrare che Dio non esiste [“Guido, tu rifiuti di far parte del nostro gruppo; ma, ecco, quando avrai dimostrato che Dio non esiste, che cosa ti sembrerà di aver combinato?”] Per tutta risposta, Guido dice che a casa loro essi possono dire quello che vogliono, e si dilegua rapidamente. I membri della brigata non capiscono il senso della risposta, tranne Betto, il quale realizza che Guido ha detto loro che sono peggio dei morti, poiché rozzi ed ignoranti e l’ambiente in cui si trovano, circondato da arche sepolcrali, è da considerarsi la loro casa. Gli altri giovani, capito il senso della frase non dettero più noia a Guido.
Il significato del motto di Guido
Le modalità di questo racconto sono molto singolari. E non trovano alcun riscontro nelle novelle della stessa giornata. Di solito, colui che pronuncia una battuta arguta vuol vedere se il senso è stato capito e se ha fatto l’effetto voluto. Invece, qui, Guido lancia il motto e poi si dilegua saltando da una parte all’altra dell’arca, incurante della conseguenza delle sue parole. Inoltre, sul momento, il motto non viene capito e quindi rischia di rimanere inefficace. Solo dopo averci pensato, Betto riesce a decifrarlo e a spiegarlo agli altri. Infatti alla fine della novella non viene sottolineata la finezza di Guido quanto l’intelligenza superiore di Betto [= tutti considereranno da allora in poi messer Betto acuto e intelligente].
Caratteristica dell’incontro
L’incontro fra Guido e la brigata può essere definito impossibile. Di solito, la battuta suscito il riso di colui verso è stata rivolta per la tensione fra motteggiato e motteggiatore si viene smorzare. Basti pensare alla risata liberatoria del padrone in Chichibío e la gru. Invece, il moto di Guido Cavalcanti, anche dopo essere stato compreso non ha alcun effetto di riconciliazione fra le due parti e fra Guido e Betto non cambia nulla: non si crea né amicizia, né empatia. Questa è un’ulteriore prova del carattere ombroso e scontroso di Guido.
L'ateismo di Guido Cavalcanti
A Firenze era noto che Guido Cavalcanti fosse ateo e che volesse a tutti i costi dimostrare l’inesistenza di Dio era un fatto risaputo sia fra i fiorentini colti che fra il popolo. Lo sapeva bene anche Dante che colloca all’Inferno, nella cerchia degli atei il padre Cavalcante de’ Cavalcanti non potendoci mandare Guido poiché il viaggio nell’oltre tomba si svolge nel 1300, anno in cui egli è ancora in vita. Tuttavia era opinione diffusa che tutta la famiglia Cavalcanti propendesse verso l’ateismo. Non è da tralasciare anche il fatto che Cavalcante e tutti i dannati come lui [“che l’anima col corpo morta fanno], sono puniti dentro arche sepolcrali infuocate, come quelle che si trovano nello spazio in cui avviene l’incontro fra Guido e gli altri giovani. Fra l’altro, a ben vedere, Guido elude la questione e non risponde alla domanda postagli per cui non appare né ateo, né epicureo. Il suo ateismo non è visto come un peccato, ma piuttosto il segno di un’incomprensione che avvolge chi si distacca dal gruppo per l’originalità del pensiero.
Domande da interrogazione
- Chi era Guido Cavalcanti e quale era la sua reputazione a Firenze?
- Cosa accadde durante l'incontro tra Guido Cavalcanti e la brigata di Betto?
- Qual è il significato del motto di Guido e come fu interpretato?
- Come viene descritto il carattere di Guido Cavalcanti nell'incontro con la brigata?
- Qual era la percezione dell'ateismo di Guido Cavalcanti a Firenze?
Guido Cavalcanti era un celebre poeta fiorentino del XIII secolo, noto per essere un filosofo epicureo e probabilmente ateo. Era figlio di Cavalcante de’ Cavalcanti, incontrato da Dante nell'Inferno, e aveva una reputazione di uomo sdegnoso e cortese.
Durante l'incontro, la brigata di Betto cercò di infastidire Guido, chiedendogli a cosa servisse dimostrare l'inesistenza di Dio. Guido rispose in modo arguto, suggerendo che la loro ignoranza li rendeva peggiori dei morti, e si allontanò rapidamente.
Il motto di Guido, inizialmente non compreso, suggeriva che i membri della brigata erano ignoranti come i morti. Solo Betto riuscì a decifrarlo e spiegò agli altri, dimostrando la sua intelligenza.
Guido è descritto come ombroso e scontroso, poiché il suo motto non portò a una riconciliazione con la brigata, né creò amicizia o empatia con Betto.
A Firenze, Guido Cavalcanti era noto per il suo ateismo e il desiderio di dimostrare l'inesistenza di Dio. Tuttavia, il suo ateismo era visto più come un segno di originalità del pensiero piuttosto che un peccato.