Concetti Chiave
- La novella di Federigo degli Alberighi esplora temi come l'amore, la cortesia e il ruolo del caso, contrapposti al mondo mercantile del Decameron.
- La storia segue un modello di rovesciamento narrativo, da una situazione iniziale negativa a un lieto fine, con il matrimonio di Federigo e Giovanna.
- Boccaccio presenta un dualismo di virtù, tra l'etica cavalleresca e le esigenze del nuovo ceto mercantile, incarnato dal personaggio di Federigo.
- Il racconto sottolinea la fusione di due mondi apparentemente lontani, quello feudale-cavalleresco e quello borghese, attraverso l'evoluzione dei protagonisti.
- Lo stile del racconto combina solennità letteraria e ritmo scorrevole, riflettendo la nobiltà d'animo di Federigo e l'etica cavalleresca.
Indice
Motivi Narrativi del Decameron
La novella presenta motivi narrativi tra i più frequenti nel Decameron: l’amore, la cortesia, il ruolo del caso. Il clima del racconto è però molto lontano dalla sensualità, dalla furberia, dal senso pratico che alimentano la maggior parte delle pagine del libro.
La figura di Federigo degli Alberighi, infatti, ci riporta al mondo idealizzato del buon tempo antico, quando la gentilezza coincideva con la nobiltà d’animo. Boccaccio, attraverso la voce della narratrice Fiammetta, sembra voler contemplare un modo di vivere lontanissimo da quello dei mercanti: come gli eroi antichi, Federigo compie un gesto di suprema generosità, grazie al quale ai protagonisti sarà concessa una nuova felicità. E se, rispetto ai castelli di un tempo, l’umile podere di Campi Bisenzio appare assai più modesto, risulta però più intimo e vero.
● l’amore, prima non corrisposto, poi felice
● la nostalgia verso l’antico mondo cavalleresco
● la nobiltà d’animo e la magnanimità
● il ruolo del caso nella vita umana
Federigo e l'Amore Non Corrisposto
Il giovane e nobile Federigo degli Alberighi si innamora di Giovanna, una donna sposata che non ricambia il suo amore. Per far colpo su di lei, sperpera il proprio patrimonio, al punto da doversi ritirare, ormai povero, in campagna, dove trascorre le giornate andando a caccia con il suo amato falcone. Dopo la morte del marito, per la villeggiatura estiva la donna si stabilisce insieme al figlio in un suo podere, che casualmente è vicino a quello di Federigo. Una grave malattia colpisce il ragazzo, che esprime il desiderio di avere il falcone di Federigo. La madre decide allora di recarsi da lui per chiedergli l’animale prediletto, unica testimonianza dell’antico splendore. Federigo, memore dei torti subiti, potrebbe rifiutare quel riavvicinamento; invece è molto lieto della visita di Giovanna e, nonostante la miseria in cui vive, vuole onorarla come merita: non avendo altro da offrire per pranzo, sacrifica per lei proprio il falcone. Dopo alcuni giorni, il figlio di Giovanna muore. La donna, dinanzi alle molte pressioni dei fratelli affinché si sposi nuovamente, sceglie come marito proprio Federigo, commossa dalla grandezza d’animo che l’uomo le aveva dimostrato in passato.
Virtù e Morale nel Decameron
Il Decameron è un libro complesso, nel quale il bene e il male non coincidono con un solo criterio e in cui la virtù può variare a seconda delle situazioni: è uno dei segnali più forti di quella morale laica a cui Boccaccio s’ispira. Al grado più basso, la virtù si identifica con la capacità di sapersi trarre d’impaccio (lo abbiamo visto nella novella di Andreuccio; j T5, p. 352) o con l’ingegno speso per raggiungere i propri obiettivi e soddisfare i propri istinti. In entrambi i casi, questa concezione della virtù riflette le esigenze del nuovo ceto mercantile, quello da cui lo stesso Boccaccio proviene. Esiste però anche una virtù di grado più alto, che coincide con la cortesia e la gentilezza di costumi e di pensiero: quella celebrata dai romanzi cavallereschi e dalle poesie stilnoviste; la virtù incarnata, in questo testo, dal personaggio di Federigo degli Alberighi.
Rovesciamento e Trasformazione
La novella obbedisce allo schema narrativo del rovesciamento: una situazione iniziale negativa viene ribaltata nel corso del racconto e si conclude con un lieto fine.
Dallo sviluppo narrativo possiamo ricavare il significato del testo. Quando Federigo, per conquistare Giovanna, dilapida il proprio patrimonio in tornei, feste e doni, ispirandosi a un’ottica feudale, che però non è più accettabile nella logica borghese del Decameron: la miseria in cui cade il protagonista costituisce la giusta punizione per quell’inutile sperpero. L’etica cavalleresca da lui incarnata diventa una virtù e può sopravvivere solo se si adegua alle esigenze del mondo mercantile, rinunciando, per esempio, all’antica prassi dello scialacquare le proprie sostanze. Ciò viene compreso da Federigo quando, in seguito alla visita in attesa di Giovanna, scopre di non avere «niuna cosa» (r. 86) con cui onorare la donna: è allora che rientra in se stesso, aprendo finalmente gli occhi («il fé ravedere», rr. 87-88). Come altri protagonisti del Decameron, anche Federigo impara dalle proprie esperienze. Non scialacquerà più e diventerà un «miglior massaio» (r. 173) nella sua nuova vita, suggellata dal matrimonio con la donna amata. Alla fine, investendo relativamente poco (il falcone), il protagonista ottiene assai di più (la donna amata e anche la ricchezza perduta) rispetto a ciò che aveva ricavato dalle precedenti dissipazioni. Una trasformazione si compie, però, anche in Giovanna: figlia della nuova società mercantile, all’inizio del racconto non riesce a cogliere il significato dei gesti ispirati all’antica etica cavalleresca incarnata dal suo spasimante e solo il sacrificio del falcone le apre gli occhi: ora riconosce a Federigo «la grandezza dell’animo suo» (rr. 149-150). L’unione tra i due segna, in un certo senso, anche le nozze tra due mondi in apparenza lontanissimi – la società feudale-cavalleresca e quella borghese – ma che in questa novella s’incontrano felicemente.
Stile e Lessico Elevato
Il racconto presenta un lessico alto, memore della tradizione letteraria: incontriamo infatti espressioni tipiche della poesia cortese, come «una gentil donna chiamata monna Giovanna» (rr. 14-15) o «se io mai alcuna cosa valsi» (rr. 75-76). Anche la sintassi suona spesso articolata e solenne: osserviamo numerose frasi al congiuntivo, di significato ipotetico o ottativo (cioè di desiderio): «spesse volte il domandava se alcuna cosa era la quale egli disiderasse, pregandolo gliele dicesse, che per certo, se possibile fosse a avere, procaccerebbe come l’avesse» (rr. 43-45). Non mancano, infine, parallelismi sintattici («vedendo e udendo», r. 148) e ripetizioni («trovandosi […] trovandosi», rr. 86 e 90). Lo stile elevato rispecchia la nobiltà d’animo di Federigo ed esalta, anche sul piano formale, il valore dell’etica cavalleresca. Malgrado ciò, il ritmo del racconto appare fluido e scorrevole: in poche pagine, Boccaccio racconta una vicenda complessa, soffermandosi sui momenti salienti, senza perdersi in digressioni. Compattezza e razionalità bene s’intonano al nuovo spirito borghese del Decameron.
Domande da interrogazione
- Quali sono i motivi narrativi principali del Decameron presenti nella novella di Federigo?
- Come si sviluppa la storia d'amore tra Federigo e Giovanna?
- Qual è la concezione di virtù nel Decameron secondo Boccaccio?
- In che modo la novella di Federigo segue lo schema del rovesciamento?
- Quali caratteristiche stilistiche e lessicali presenta il racconto?
I motivi narrativi principali includono l'amore, la cortesia, il ruolo del caso, la nostalgia verso l'antico mondo cavalleresco, la nobiltà d'animo e la magnanimità.
Federigo si innamora di Giovanna, che inizialmente non ricambia il suo amore. Dopo la morte del marito di Giovanna, il caso li riavvicina, e Federigo dimostra la sua nobiltà d'animo sacrificando il suo falcone per lei. Alla fine, Giovanna sceglie di sposare Federigo, riconoscendo la sua grandezza d'animo.
La virtù nel Decameron è complessa e varia a seconda delle situazioni. Può identificarsi con l'ingegno e la capacità di trarsi d'impaccio, riflettendo le esigenze del ceto mercantile, ma anche con la cortesia e la gentilezza, come incarnato da Federigo.
La novella inizia con una situazione negativa, con Federigo che dilapida il suo patrimonio per amore. Tuttavia, attraverso il sacrificio e la trasformazione personale, la storia si conclude con un lieto fine, segnato dal matrimonio con Giovanna e il recupero della sua fortuna.
Il racconto utilizza un lessico elevato e memore della tradizione letteraria, con espressioni tipiche della poesia cortese e una sintassi articolata e solenne. Questo stile rispecchia la nobiltà d'animo di Federigo e valorizza l'etica cavalleresca, mantenendo un ritmo fluido e scorrevole.