emma2423
Ominide
4 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Ludovico Ariosto si ritira a Ferrara nel 1525 e si dedica alla terza versione dell'Orlando Furioso, pubblicata in 46 canti nel 1532 in volgare fiorentino.
  • Ariosto adotta il fiorentino per riscrivere l'opera, influenzato dall'importante intellettuale Pietro Bembo, che proponeva l'uso del fiorentino di Petrarca e Boccaccio.
  • La scelta del volgare fiorentino risponde al dibattito letterario del tempo su quale lingua utilizzare per le opere, con Bembo che prevale sulle proposte di Machiavelli e Castiglione.
  • L'adozione della lingua proposta da Bembo porta alla creazione di una letteratura nazionale, ma crea un divario tra la popolazione e gli scrittori, riservandola a un pubblico ristretto.
  • Ariosto conosceva Bembo e riscrive l'Orlando Furioso per renderlo più comprensibile rispetto all'Orlando Innamorato, lavorando alla sua opera fino alla morte nel 1533.

Indice

  1. Ritorno a Ferrara e vita modesta
  2. La terza versione dell'Orlando Furioso
  3. La questione della lingua italiana
  4. Proposte linguistiche del 1500
  5. Conseguenze della proposta di Bembo

Ritorno a Ferrara e vita modesta

Dopo essere stato tre anni in Garfagnana per calmare le rivolte, nel 1525 torna a Ferrara e acquista una casa in periferia (ancora oggi visitabile), su cui fa scrivere la frase “parva sed apta mihi”. Essa vuol dire “piccola ma adatta a me”, dunque si tratta di una casetta modesta (cita i poeta Orazio, ossia il modello di Satire).

Ariosto dichiara un ideale di vita modesto, ossia l’idea che si possa vivere bene, vivendo felicemente.

La terza versione dell'Orlando Furioso

Ariosto si ritira con Alessandra e si dedica alla composizione della terza e definitiva versione dell’Orlando Furioso. Questa verra pubblicata in 46 canti nel 1532 e in volgare fiorentino. In questa vengono aggiunti degli episodi ma è la più significativa anche perché viene completamente riscritta da Ariosto in fiorentino perché nel 1525 era stata pubblicata l’opera “Prose della volgar lingua” di Pietro Bembo. Pietro Bembo era un importante intellettuale dell’epoca, che negli inizi del 1500 aveva la stessa importanza prima avuta da Petrarca.

La questione della lingua italiana

In quest’opera propone una soluzione ad un problema antico della letteratura italiana ed essa verrà adottata fino al 1800. Si tratta della divisione dell’Italia in vari stati, in cui in ognuno si parlava un diverso dialetto e già Dante si era posto il problema su che lingua dovessero essere prodotte le opere.

Proposte linguistiche del 1500

All’inizio del 1500 il problema viene discusso nuovamente e si propongono tre soluzioni diverse: Machiavelli propone come soluzione l’uso del fiorentino parlato, Baldassarre Castiglione propone l’uso di una lingua creata a partire da tutti i volgari usati dagli intellettuali nelle varie corti d’Italia e Pietro Bembo propone l’uso del fiorentino di Petrarca per i poeti e l’uso del fiorentino di Boccaccio per i prosatori.

Dante aveva detto che il volgare da utilizzare sarebbe dovuta essere quella parlata a corte (se l’Italia avesse avuto una corte). Ora le corti in Italia esistevano ma Castiglione propone la creazione di una lingua artificiale, in quanto nelle corti si paravano lingue diverse. Nel passato si era già cercato di creare una lingua universale ma si resero conto che era difficile da gestire.

Conseguenze della proposta di Bembo

Nè di Machiavelli né quella di Castiglione vengono accolte da molti poeti, ma bensì quella di Pietro Bembo, che propone due modelli in cui la lingua da usare era già illustre e letteraria. I vari poeti si adegueranno alla sua proposta e ciò avrà due conseguenze: da una parte viene creata una letteratura nazionale e dall’altra resta un divario tra la popolazione e gli scrittori. Si tratta di una letteratura riservata alle classi più agiate e intellettuali, dunque per un pubblico ristretto. Manzoni dovrà poi affrontare il problema di dover cercare una lingua ampiamente comprensibile ma allo stesso tempo raffinata. Ariosto conosceva da tempo Bembo e dunque alla pubblicazione della nuova lingua adottata aveva cominciato a riscrivere la sua opera. L’Orlando Furioso è più comprensibile dell’Orlando Innamorato per la nuova lingua adottata. Infine nel 1533 Ariosto muore.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'ideale di vita espresso da Ariosto al suo ritorno a Ferrara?
  2. Ariosto esprime un ideale di vita modesto, rappresentato dalla frase "parva sed apta mihi", che significa "piccola ma adatta a me", indicando che si può vivere bene e felicemente in modo semplice.

  3. Qual è la rilevanza della terza versione dell'Orlando Furioso?
  4. La terza versione dell'Orlando Furioso, pubblicata nel 1532 in volgare fiorentino, è significativa perché Ariosto la riscrive completamente in questa lingua, influenzato dall'opera "Prose della volgar lingua" di Pietro Bembo.

  5. Qual era il problema linguistico affrontato dagli intellettuali italiani del 1500?
  6. Il problema era la divisione dell'Italia in vari stati con dialetti diversi, e la necessità di stabilire quale lingua dovesse essere usata per la letteratura italiana.

  7. Quali soluzioni linguistiche furono proposte nel 1500?
  8. Machiavelli propose l'uso del fiorentino parlato, Castiglione una lingua creata dai volgari delle corti italiane, e Bembo l'uso del fiorentino di Petrarca per i poeti e di Boccaccio per i prosatori.

  9. Quali furono le conseguenze dell'adozione della proposta di Bembo?
  10. L'adozione della proposta di Bembo portò alla creazione di una letteratura nazionale, ma anche a un divario tra la popolazione e gli scrittori, riservando la letteratura alle classi più agiate e intellettuali.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community