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Concetti Chiave

  • Plasmopara viticola, known as grapevine downy mildew, originates from America, first reported in the USA in 1834, and reached Europe via imported vines.
  • The disease primarily affects grapevine leaves, clusters, shoots, and stems, causing defoliation and potential loss of grape production.
  • Infections occur under specific microclimatic conditions known as the "three tens" rule: temperatures above 10°C, young shoots about 10 cm long, and recent rainfall of at least 10 mm.
  • Control strategies include preventive treatments before rain, curative treatments during the incubation period, and using copper-based products after fruit set.
  • Biological control in organic farming relies heavily on copper fungicides, as well as some microorganisms that show antagonistic action against the pathogen.

Sistematica

Regno: Chromista
Divisione: Oomycota
Classe: Oomycetes
Ordine: Peronosporales
Famiglia: Peronosporaceae
Genere: Plasmopara
Specie: Plasmopara viticola
Nome comune: Peronospora della vite
Il patogeno è originario dell'America, segnalato inizialmente negli USA nel 1834. E’ arrivato in Europa su viti importate dall’ America impiegate per sostituire i vigneti europei colpiti dalla fillossera (segnalato in Francia nel 1878). Si è dimostrato particolarmente pericolosa nel Nord Italia, nel Sud Italia e nelle isole la scarsità di piogge in primavera/estate causa manifestazioni meno frequenti.


I danni sulla vite da vino ad opera della peronospora vengono essenzialmente legati alla defogliazione e alla perdita dell’intera produzione in grappoli.
Sintomi: si manifestano su foglie, grappolo, germogli e tralci, e dipendono dalla fase fenologica in cui si verificano le infezioni.
Periodo di attacco: il maggior danno alla produzione avviene dall’inizio fioritura all’ allegagione, dipende dalle condizioni termo-igrometriche durante e dopo l’evento infettivo, dal grado e dalla virulenza delle eventuali reinfezioni. Gli attacchi causano perdite della produzione sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.
Foglie: • macchia d’olio tipica delle prime infezioni primaverili con umidità elevata e temperatura media non troppo alta, si evidenzia con chiazze
tondeggianti, inizialmente verdi, successivamente giallastre, sparse sul lembo.
Nella pagina superiore della foglia si presenta con un aspetto traslucido – edematoso, “a macchia d’olio”. Nella pagina inferiore, in corrispondenza delle
macchie e in condizioni di elevata umidità, compare un feltro miceliale biancastro. Al completamento del ciclo fungino la macchia, necrotizza producendo disseccamenti localizzati (lacerazione tissutale) con conseguente caduta anticipata della foglia.
• Macchia a mosaico è caratteristica delle foglie più vecchie e in attacchi tardivi in piena estate, dove vengono coinvolte anche le femminelle; si manifesta con piccole macchie clorotiche e necrotiche localizzate vicino alle nervature. Anche in questo caso, nella pagina inferiore, si notano piccoli ciuffi di micelio in corrispondenza della mosaicatura.
Grappoli:
• deformazione della parte terminale del grappolo che si incurva ad uncino ed
assume una colorazione brunastra, come se scottato (allessatura).
• con elevata umidità tutto il grappolo si ricopre della caratteristica muffa
biancastra
• in post allegagione il fungo attacca il grappolo attraverso gli stomi degli acini, fino ad atrofizzarli. I piccoli acini si ricoprono di una muffetta biancastra ed il rachide diviene allessato e spesso curvato a “S”.
• in caso di infezione tardiva, su acini già ingrossati o “invaiati”, non compare muffa ma subiscono una forte disidratazione, imbruniscono e disseccano.
Germogli e tralci:
• nel giovane tralcio si osservano allessature ed imbrunimenti con portamenti contorti e comparsa di muffa bianca.
• nei tralci in lignificazione l’infezione è meno evidente, si manifesta con lesioni dei tessuti corticali e piccoli cancri.
Ciclo biologico ed epidemiologia: Supera l’inverno come oospora nella vegetazione infetta (foglie) che rimane sul terreno sotto le viti. Le oospore si formano in autunno, nel mesofillo delle foglie colpite, per coniugazione dei gametangi maschili (anteridi) con quelli femminili (oogoni).
In primavera le infezioni iniziano quando si verificano determinate condizioni
micro-climatiche, definite dalla regola dei “tre dieci”:
• temperatura si deve mantenere sopra i 10 °C,
• lunghezza media dei giovani germogli di circa 10 centimetri
• piovosità negli ultimi 1-2 giorni di almeno 10 mm
La pioggia serve a far “schizzare” le spore sulla vegetazione.
Per la penetrazione stomatica occorre che vi sia la bagnatura degli organi
vegetali per alcune ore. Quando queste condizioni si verificano le oospore svernanti germinano, producono una ifa, portante all’apice uno zoosporangio che sulla vegetazione, libera moltissime zoospore flagellate: elementi infettanti.
Negli stomi della pagina inferiore, le zoospore germinano, producono un tubetto che entra nella camera sottostomatica. Il micelio colonizza il mesofillo differenziano gli austori con i quali perfora le cellule, ne “succhia” il contenuto, causandone la morte con formazione della tipica “macchia d’olio”.
Il periodo tra l’ingresso dallo stoma a questo momento è detto incubazione.
L’ assenza di cellule vive a disposizione porta il micelio alla produzione di elementi riproduttivi per infestare altri tessuti sani, quindi nella pagina inferiore, il micelio produce porzioni di ife (rametti conidiofori) che agamicamente differenziano conidi e spore agamiche. Conidi e rametti conidiofori costituiscono la muffa bianca differenziata all’esterno degli organi colpiti. I conidi si comportano da zoosporangi, si staccano e grazie al vento liberano zoospore sulla vegetazione. L’infezione dovuta a elementi sessuati svernanti è detta infezione primaria, ed è poco pericolosa.
Infezioni secondarie: Sono determinate dai conidi, dipendono da temperatura e tempo di bagnatura delle foglie, secondo la regola: ° C temperatura x ore bagnatura = 50
La pericolosità dipende dalla fase fenologica e dalle condizioni termo igrometriche. Ad ogni pioggia corrisponde un’ infezione secondaria ma è sufficiente una bagnatura da rugiada o nebbia con temperature medie elevate (23-24 °C) in cui le zoospore realizzano l’infezione in tempi molto ristretti,
susseguendosi nella stagione primaverile – estiva. A fine stagione all’interno delle foglie, il micelio sviluppa i gametangi che producono per coniugazione le oospore svernanti. Si prevengono conoscendo la percentuale del periodo di incubazione trascorsa e quanta ne rimane da trascorrere (in giorni).
La muffa bianca si manifesta durante le ore notturne solamente se:
• sono trascorse almeno 4 ore di buio
• temperatura dell’ aria di almeno 13 °C
• le foglie risultano bagnate o umidità relativa dell’ aria elevata (> 92%)
Tecniche di lotta: • Fino alla prefioritura: interventi tempestivi basati sulla previsione delle piogge (prima della pioggia infettante) oppure prima dello scadere del periodo di incubazione ricorrendo a prodotti ad azione preventiva di copertura o ad azione preventiva a bassa dilavabilità; in alternativa intervenire con criteri curativi entro il 20-30% del periodo di incubazione trascorso con miscele di prodotti endoterapici.
• Dalla prefioritura all’allegagione: interventi di tipo cautelativo con intervalli funzionali alle condizioni meteorologiche.
• Dall’allegagione in avanti: interventi con prodotti di copertura privilegiando i prodotti a base di rame, seguendo le indicazioni dei bollettini fitosanitari che considerano modelli previsionali e variabili climatiche responsabili delle infezioni secondarie.
Modalità d'intervento chimico: 1. Il primo intervento va eseguito in concomitanza con l’ infezione primaria, al superamento dei tre parametri della regola dei tre 10.
2. a tale superamento, intervenire con trattamento di copertura preventivo entro 10-15 giorni, anche se vie è assenza di piogge.
3. intervenire contro infezioni secondarie al 60-80% del periodo di incubazione (1-2 giorni prima dell’ uscita muffa bianca). Tale soglia è evidenziabile con parametri termo-igrometrici da consorzi e enti provinciali e regionali.
• E’ importante alternare i P.A., con l’impiego di prodotti a diversa modalità d’ azione per evitare accumuli su vegetazione/suolo e fenomeni di resistenza del patogeno.
• Non impiegare rameici fino ad allegagione avvenuta.
• Evitare l’ impiego di prodotti sistemici per più di tre trattamenti/stagione per evitare la resistenza di alcuni ceppi.
4. eseguire i trattamenti finali con prodotti rameici (anche per azione positiva su lignificazione dei tralci e per la sua plurima azione).
5. esistono interventi cautelativi da eseguire anche in assenza di infezione.
In genere i trattamenti vanno posti in corrispondenza del periodo di maggior sensibilità della pianta rispetto al patogeno quali la formazione dei grappoli, la fine della fioritura e dopo l’ allegagione.
Mezzi di lotta chimici: Costituiscono gli strumenti fondamentali della difesa.
Sono disponibili prodotti:
• di copertura (persistenza d’azione di 5-8 giorni ): colpiscono gli sporangi e
zoospore per contatto, hanno un’azione preventiva, vanno distribuiti prima della pioggia infettante.
• citotropici (protezione al patogeno di 9-14 giorni): colpiscono il micelio
presente nei tessuti, sono meno dilavabili dalle piogge.
• endoterapici sistemici: entrano in circolo nella pianta.
Tra i prodotti di copertura: il solfato di rame presenta ampio spettro d’ azione, limita numerosi batteri e funghi, ma non si deve usare in fioritura e allegagione per la sua fitotossicità. Presenta traslocazione verticale e se impiegato eccessivamente causa diminuzione dell’attività biologica nel suolo, tossicità all’ambiente acquatico, fitotossicità sulle piante con clorosi e crescita stentata.
• Altri prodotti di copertura sono: Ditiocarbammati, Tioftalimmidi, Tiocianochinoni, Sulfamidi.
• Tra i P.A. ad azione citotropica: Cymoxanil, Strobilurine e il Fenamidone.
• Tra i P.A. ad azione sistemica: Fosetil alluminio, Acilalanine e Iprovalicarb
Lotta meccanica e agronomica: La lotta meccanica si basa sulla distruzione delle foglie infette, anche se i risultati che si ottengono sono molto scarsi.
La pratica agronomica non è risolutiva, ma permette il contenimento della
malattia, consiste in:
• forme d’ allevamento alte da terra
• potatura verde
• riduzione ristagni idrici
• eliminazione vigneti abbandonati che sono fonte d’ inoculo
• asportazione delle femminelle dalla porzione basale dei tronchi
• interramento delle foglie a fine stagione
Nei terreni ricchi di sostanza organica e con flora batterica molto attiva nei processi di umificazione, avviene una decomposizione delle foglie a terra accelerata, di conseguenza la maturazione delle oospore è ostacolata.
Lotta in agricoltura biologica: Il rame è un fungicida difficilmente sostituibile in agricoltura biologica. Fungicidi a base di: solfato di rame, poltiglia bordolese, composti di rame con ossigeno, ossicloruro di rame, idrossido di rame, peptidato di rame, cloruro di rame e cloruro rameoso.
Fungicidi microbiologici: alcuni funghi o batteri possono essere usati per
proteggere dai patogeni infestanti: il Bacillus licheniformis, in grado di produrre delle sostanze volatili nocive al patogeno, Streptomyces e Bacillus subtilis possiedono buona azione antagonista alla peronospora. Il Fusarium proliferatum riduce la produzione di sporangi e previene la sporulazione del patogeno. Attualmente non sono presenti sul mercato fungicidi microbiologici attivi contro la peronospora della vite. Esistono microrganismi efficaci nell’inibire la germinazione degli sporangi e delle oospore e nel ridurre l’infezione, ma l’utilizzo esclusivo di essi non riuscirebbe a garantire un’adeguata protezione dalla malattia a causa del breve periodo in cui i
microrganismi sono attivi prima di essere degradati, delle scarse conoscenze per il loro impiego ottimale e la dipendenza dalle condizioni ambientali.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine e la diffusione della peronospora della vite?
  2. La peronospora della vite, causata da Plasmopara viticola, è originaria dell'America e fu segnalata per la prima volta negli USA nel 1834. Arrivò in Europa su viti importate dall'America per sostituire i vigneti europei colpiti dalla fillossera, con la prima segnalazione in Francia nel 1878.

  3. Quali sono i sintomi della peronospora della vite?
  4. I sintomi si manifestano su foglie, grappoli, germogli e tralci. Sulle foglie si notano macchie d'olio e a mosaico, sui grappoli deformazioni e muffa biancastra, mentre sui germogli e tralci si osservano allessature e imbrunimenti.

  5. Qual è il ciclo biologico della peronospora della vite?
  6. La peronospora supera l'inverno come oospora nelle foglie infette. In primavera, le infezioni iniziano con condizioni micro-climatiche specifiche, definite dalla regola dei "tre dieci". Le infezioni primarie sono causate da oospore svernanti, mentre le secondarie sono determinate dai conidi.

  7. Quali sono le tecniche di lotta contro la peronospora della vite?
  8. Le tecniche includono interventi chimici con prodotti di copertura, citotropici ed endoterapici sistemici, oltre a pratiche agronomiche come la potatura verde e la riduzione dei ristagni idrici. In agricoltura biologica, il rame è un fungicida fondamentale.

  9. Quali sono le modalità d'intervento chimico per controllare la peronospora?
  10. Gli interventi chimici prevedono trattamenti preventivi e curativi, alternando prodotti per evitare resistenza del patogeno. È importante eseguire trattamenti in corrispondenza del periodo di maggior sensibilità della pianta, come la formazione dei grappoli e la fine della fioritura.

Domande e risposte