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Sintesi

PAC, i principi e le riforme



La PAC, prevista nel trattato di Roma del 1962 è stata impostata in senso di protezione, assicurando un sostegno agli agricoltori mediante la fissazione di prezzi per i loro prodotti e la difesa della concorrenza estera.
Nel primo ventennio di attuazione applicando il principio della garanzia automatica e illimitata la Pac ha sostenuto la produzione interna gli agricoltori potevano consegnare la totalità delle loro produzione agli organismi nazionali con un prezzo minimo garantito.
Nel 1977 fu istituito il prelievo di corresponsabilità che consisteva in una riduzione dei prezzi minimi garantiti allo scopo di recuperare risorse per sostenere le spese di gestione delle eccedenze produttive redendo quindi gli agricoltori corresponsabili.
Nel 1984 furono introdotte le quote che rappresentano una restrizione di tali limiti attraverso l’assegnazione di un quantitativo di produzione di riferimento e se venivano superate si applicavano delle sanzioni a carico del produttore.
A partire della metà dell’800 contestualmente agli interventi sui prezzi e sui mercati venne avviata una nuova politica in favore alla strutture produttive consiste in un insieme di interventi in grado di delineare la cosiddetta Politica di sviluppo rurale PSR
La prima modifica della Pac si ebbe nel 1992 attraverso la riforma Mac Sharry con la graduale sostituzione degli interventi sui prezzi e sui mercati e con gli attuali aiuti sul reddito con questa riforma ha introdotto glia iuti disaccoppiati si caratterizzano per non essere concessi automaticamente ma con la condizione di rispettare la tutela dell’ambiente del suolo e del benessere animale (principio della condizionalità)
Dal 2003 con la riforma Fishler gli agricoltori sono sottoposti anche al meccanismo di modulazione.
A completamento della riforma Mac Sharry sono state necessarie ulteriore modifiche con Agenda 2000 del 1999, la riforma Fishler del 2003 e l’Health Check del 2008.
La nuova Pac si fonda su due pilastri:
Il pagamento unico aziendale che consiste essenzialmente sull’aiuto comunitario concessi attraverso il pagamento unico. Tale pagamento è indipendente dalla produzione ma è condizionato al rispetto da parte dagli agricoltori d’alcune pratiche agronomiche e nel rispetto dell’ambiente e di benessere degli animali
Il secondo pilastro è il meccanismo della modulazione articolati in quattro assi
1. Miglioramento del settore agricolo-forestale
2. Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale
3. Qualità della vita e diversificazione dell’economia rurale
4. Sviluppo locale
Gli ultimi tre assi sono rivolti al ruolo multifunzione.
L’attuazione degli interventi avviene nell’ambito dei Piani Di Sviluppo Rurale cofinanziati dalla UE e messi a punto e gestiti direttamente dalla regione.
Le nuove regole della Pac 2014/20 sono entrate in vigore da gennaio 2014.
La Nuova PAC
La nuova riforma si articola su quattro regole:
1. I pagamenti diretti
2. L’organizzazione comune di mercato unica OCM
3. Lo sviluppo rurale
4. Il regolamento orizzontale sul finanziamento sulla gestione e sul monitoraggio della Pac
Le Organizzazioni comuni di mercato OCM come strumento operativo della PAC sono rappresentate da un insieme di norme e misure che realizzano un dispositivo che permette all’UE di gestire il mercato.
Lo scopo della gestione del mercato da un lato e quella di assicurare agli agricoltori uno sbocco per la loro produzione e la stabilità dei redditi d’altra parte garantire ai consumatori la sicurezza di prendere i prodotti alimentari a prezzi ragionevoli.
Estratto del documento

Questi elementi oltre che un contratto vero e proprio possono essere contenuti anche il

documento di trasporto e di consegna. Il contratto può essere trasmesso con qualsiasi modalità

anche in forma elettronica o via fax con la conferma dell’avvenuta ricezione. In caso di

inosservanza delle presenti disposizioni si ha una multa che varia da 516 a 20 mila euro. I

termini di pagamento normativamente ed obbligatoriamente stabiliti sono di 30 giorni per i

prodotti agricoli e alimentari deteriorabili e di 60 giorni.

Sono prodotti definiti deteriorabili quelli agricoli ittici ed alimentari preconfezionati che

riportano una data di scadenza o un termine minimo di conservazione non superiore a 60 giorni.

Sono vietate le condotte commerciali sleali quali la previsione a carico di una parte di un

servizio o di una prestazione accessoria rispetto alla fornitura principale senza alcuna

connessione logica. Sono esclusi dalla norma i conferimenti di prodotti agricoli e ittic alle

società cooperative agricole e alle organizzazioni dei produttori OP. Non sono previste

franchigie pertanto le forniture di prodotti agricoli e alimentari di qualsiasi importo devono

essere sottoposti alle nuove regole. In particolare le nuove disposizioni considerando pratica

commerciale sleale le contrattuali che determinano pressi palesemente al di sotto del costo di

produzione medio. E anche importante che la normativa richiede l’obbligatorietà della forma

scritta dei contratti di cessione e della presenza dei principi di trasparenza correttezza e lealta

commerciale.

-La vendita diretta

Rappresenta l’opportunità per i consumatori di acquistare i prodotti agroalimentari direttamente

dall’agricoltore senza alcun intermediario si parla quindi di filiera corta dal produttore al

consumatore. La finanziaria per il 2007 al fine di promuovere l’aggregazione e in particolare lo

sviluppo dei mercati degli imprenditori agricoli che effettuano vendita diretta e con il decreto

ministeriale emanato il 20/11/2007 introduce le linee guida per la realizzazione dei agricoli

fissando requisiti standard.

Mediante la vendita diretta, l’imprenditore agricolo può cedere i prorpi prodotti direttamente al

consumatore finale senza intermediazione commerciale. Il d.m. del 2007 non essendo di natura

regioni e prevede di seguito che emanano delle circolari per definire tutti gli aspetti operativi.

Per impresa agricola si intende il soggetto singolo o collettivo che svolge attività agricola ai

sensi dell’art. 2135 c.c. Il ministero dello sviluppo economico con la risoluzione n. 4363/2006

non considera necessaria l’iscrizione dei piccoli produttori nel registro delle imprese. Dal resto

gli imprenditori sono generalmente obbligati a iscriversi nella sezione speciale del registro delle

imprese a meno che non siamo dei piccoli produttori esonerati da IVA. Secondo il ministero

invece i piccoli imprenditori si devono scrivere al registro se vogliono attuare la vendita diretta.

L’articolo 4 d. legislativo 228/2001 individua varie modalità di vendita:

1. Vendita in locali aperti occorre inviare una comunicazione preventiva la sindaco

2. Vendita su aree pubbliche con posteggio occorre inviare una comunicazione preventiva al

sindaco richiedendo anche la richiesta di posteggio

3. Vendita presso l’azienda agricola o altre aree disponibili non e richiesto la comunicazione di

inizio attività

I principali vantaggi della vendita diretta sono:

1. Recupero del valore aggiunto che si perde nella fase di commercializzazione e distribuzione

2. Reddittività anche per le aziende marginali e di piccole dimensioni

3. Responsabilità maggiore nei confronti dei consumatori finali

4. Influenza sul comportamento e sulle abitudini sociali relative e una maggiore attenzione alla

provenienza dei prodotti

5. Opportunità di confronto diretto con il consumatore

6. Vendita dei prodotti locali e di stagione

Condizionamenti mercantili e packaging

Una volta esaurite le diverse operazioni che permettono di trasformare le materie prime in un dato

prodotto alimentare esso deve essere confezionato per consentire la suddivisione in porzioni la

distribuzione e la protezione degli agenti esterni durante il periodo del confezionamento al

consumo.

Determinare quali materiali sono adatti e quali sono le condizioni migliori per conservare

trasportare e commercializzazione gli alimenti cosi come pure stabilire l’esatta shelf-life (vita da

scaffale) di una confezione o lo sviluppo di tecniche che consentano di prevenire o rallentare

l’insorgere il fenomeno di degrado sono attività scientifiche che ricadano nell’ambito del food

packaging.

-L’imballaggio

È un’operazione unitaria centrale nel ciclo di preparazione e commercializzazione di ogni prodotto

alimentare. I materiali di uso frequente sono le plastiche l’alluminio il vetro la latta la carta e il

cartone. La normativa italiana rappresentata dal d.m. del 21/3/1973 e dal d.m. 6/2/1997 in linea con

quella europea prevede che tutti i materiali impiegati per la fabbricazione di contenitori per alimenti

siano approvati dal ministero della salute.

Fino a qualche tempo fa l’imballaggio era costituito da un recipiente che nel rispetto di determinare

caratteristiche estetiche e funzionali conteneva il prodotto. Oggi il vecchio contenitore ha cambiato

ruolo e ha assunto un ruolo strategico per gli operatori del largo consumo il packaging assume

un’eccezione più ampia non si riferisce solo all’involucro ma viene è l’insieme di lettere disegni

che rappresenta il prodotto. Rappresenta uno degli elementi principali della strategia di marketing in

quanto custode comunicativo del prodotto e del brand.

-L’innovazione nel settore degli imballaggi per alimenti

Nell’industria alimentare l’imballaggio del prodotto gioca un ruolo sempre più importante

nell’orientamento delle scelte d’acquisto dei consumatori finali. Pertanto lo sviluppo di un

packaging innovativo è una strategia irrinunciabile per aziende piccole e grandi.

L’idoneità al contatto con gli alimenti migliorando l’accettabilità del prodotto confezionato è

tematica che trasversalmente riguarda tutti coloro che riguarda tutti coloro che operano in questo

settore sia riguardo ai materiali e alle tecnologie applicate.

Grazie agli sviluppi della ricerca e agli investimenti delle aziende interessate al settore sono state

sviluppate tecniche di packaging innovativo dette imballaggi funzionali.

Per salvaguardare le caratteristiche nutrizionali igieniche e sensoriali degli alimenti evitando

contaminazioni ritardando e prolungando la vita commerciale si riconoscono vari tipi di functional

packaging :

1. Imballaggi Attivi (Active Packaging) che hanno la funzione di interagire con l’atmosfera

interna di una confezione e con il prodotto mediante il rilascio di sostanze utili che servono

per mantenere la qualità e la sicurezza dei prodotti. I più importanti sono: assorbitori di

ossigeno assorbitori o regolatori di umidità assorbitori di etilene ed emittori di etanolo.

2. Imballaggi intelligenti (Intelligent Packaging) fornisco indicazioni sulle condizioni di

conservazione o sulla qualità del prodotto interagendo sia con il produttore che con il

consumatore al quale danno notizie sulle variazione di temperatura umidità pressione di

ossigeno che avvengono dentro la confezione.

3. Smart Packaging hanno la funzione di garantire agevoli condizioni di uso trasformazioni e

consumo dei prodotti e di conseguenza offrire vantaggi al consumatore.

Organizzazione di settore: criteri di produzione e qualità

L’agricoltura cede il 65% dei propri prodotti all’industria della trasformazione la quale alimenta con

il 41% dei suoi prodotti la ristorazione 42% delle vendite a dettaglio ed il 70% delle vendite della

Grande Distribuzione Organizzata GDO riguardano i prodotti alimentari. Attualmente i diversi

soggetti della filiera hanno strategie e obbiettivi contrattuali diversi ed ogni parte tende a

prevaricare sull’altra.

Una delle principali criticità del sistema agroalimentare è dovuta ai differenti obbiettivi che

perseguono i principali anelli della filiera: l’agricoltura ha l’interesse a valorizzare l’origine delle

materie prime come riconoscimento della qualità dei prodotti, l’industria di trasformazione invece

non vuole associare il concetto di qualità ma mira a valorizzare il processo produttivo ed il marchio,

la distruzione invece è interessata soltanto ai prezzi che possano garantirle un adeguato

assortimento di prodotti sugli scaffali di vendita.

Per ciascuna di queste categorie esiste una ulteriore articolazione per il commercio all’ingrosso si

distinguano degli intermediari da quelle dei grossisti per il commercio al dettaglio si riconoscono

quello in sede fissa e quello ambulante.

Per accrescere il proprio potere contrattuale i singoli gruppi della GDO si sono organizzati mediante

centrali di acquisto ovvero strutture deputate ad acquistare grandi quantitativi di prodotti.

L’agricoltore paga il prezzo della sua frammentazione e insufficiente organizzazione nei rapporti

con l’industria e la distribuzione. Tale elemento di debolezza del settore agricolo si evidenza anche

nei confronti del mercato. Una strada da percorrere evitare questi effetti di squilibrio peso

contrattuale nei confronti delle altre componenti del sistema agroalimentari è l’associazionismo. La

cooperativa in agricoltura svolge sicuramente un ruolo strategico sia nell’approvvigionamento dei

fattori produttivi che nelle diverse fasi di gestione dell’offerta del settore agricolo.

Con il d. legislativo 102/2005 vengono individuati alcuni strumenti affinché gli organismi associati

possono svolgere azioni per l’integrazione delle filiere e della regolamentazione del mercato. Tali

strumenti sono le intese di filiera e il contratto quadro. Il principale obbiettivo della prima è quello

di favorire mediante accordo tra i soggetti della filiera la valorizzazione dei prodotti agricole

agroalimentari tenendo conto degli interessi della filiera e dei consumatori.

Il contratto quadro ha come obiettivo quello di sviluppare gli sbocchi commerciali nel mercato

interno ed esterno mediante l’orientamento della produzione agricola verso le esigenze della

domanda.

La filiera agroalimentare italiana è caratterizzata da:

1. Elevata polverizzazione dell’offerta produttiva e ridotta organizzazione commerciale

dell’impresa

2. Notevole concentrazione nella fase distributiva

3. Limitata presenza di imprese agricole e alimentari medio-grandi

In merito alle aree di intervento e agli strumenti per migliorare l’organizzazione di filiera

certamente favorisce la concentrazione della offerta agricola e guadagni di efficienza.

Il rafforzamento degli strumenti di organizzazione e concentrazione dell’offerta agricola attuato con

lo sviluppo delle Organizzazione di Produttori OP rappresenta una delle azioni strategiche nella

quale la commissione europea intende contrastare lo squilibrio del potere negoziale.

Le prime esperienze di associazioni in Italia risalgono alla fine degli anni 70’ quando la politica

nazionale e le linee guida comunitarie avevano ritenuto necessario riconoscere le associazioni dei

produttori agricoli a livello giuridico.

Organizzazioni di produzione non ortofrutticola

In Italia al 31 marzo si contano OP non ortofrutticole alle quali aderiscono più di 270 mila

produttori agricoli per un valore complessivo della produzione commercializzata VPC che

supera i 1500 milioni di euro. Tra i molteplici settori produttivi organizzati due terzi delle OP si

concentrano in quattro settori: olivicolo lattiero-caseario tabacchicolo e pataticolo che comprendono

l’86% dei produttori associati realizzando il 60% del VPC.

Per il settore olivicolo troviamo un numero consistente di OP corrisponde in realtà un VPC

piuttosto ridotto con il risultato che le loro dimensione media risulta molto contenuta sotto il profilo

economico. In particolare troviamo le OP della Puglia che concentrano quasi il 90% del VPC

vantano una maggiore disponibilità economica poco più di 4 milioni di euro.

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