Gaiaa97
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Concetti Chiave

  • L'Italia è il secondo produttore europeo di mele dopo la Polonia, eccellendo nella produzione biologica.
  • I meleti italiani sono principalmente nel Nord Italia, con varietà di nicchia come la mela Annurca in Campania.
  • Il melo appartiene al genere Malus e la specie principale coltivata è il Malus domestica.
  • La morfologia del melo include radici superficiali per portinnesti nanizzanti e una chioma ombrelliforme.
  • Le tecniche di potatura e le forme di allevamento variano per ottimizzare la produzione e la qualità del frutto.

Melo

Il primo produttore al mondo è la Cina; l’Italia è al 2° posto in Europa dopo la Polonia, con un livello qualitativo più basso; per la produzione biologica siamo i primi in Europa.
I meleti italiani hanno rese piuttosto elevate rispetto agli altri Paesi europei perché è stata intensificata la produzione.
In Italia, i meleti sono concentrati al Nord con il Trentino e l’Alto Adige, in Veneto, in Lombardia la Valtellina, parecchio in Piemonte, in Emilia Romagna prima molto perché è la culla storica ma ora molto meno e in Campania con la mela Annurca, produzione di nicchia.
La produzione di mele si è spostata da pianura a montagna per la qualità del prodotto (più soda, saporita e colorata)

Origine e domesticazione:
il melo appartiene alla famiglia delle Rosaceae ed al genere Malus, che comprende una trentina di specie sia da frutto che ornamentali ( meli da fiore, producono mele in miniatura a fine stagione di colore rosso o giallo).

La più importante specie da frutto è il Malus communis che comprende diverse sottospecie:
Malus communis silvestris: melo selvatico;
Malus communis pumilia, comprendente a sua volta:
Malus domestica, a cui appartengono la maggior parte delle varietà
Malus paradisiaca (melo paradiso), incrociato da i portainnesti;
Malus preaecox gallica (melo dolcino) incrociato da i portainnesti.

Morfologia:
E’ un albero vigoroso che può raggiungere 8-10 m di altezza, il silvestris anche di più.
Coltura non intensiva: varietà antiche di mele molto vigorose innestate sul selvatico (vigoroso) o sul franco (portinnesto ottenuto da semenzai di varietà coltivate es. Stark, è vigoroso ed arriva a 9-10m)
Oggi si utilizzano portinnesti della serie M o MM-> tengono le piante a 2,5m
Radici: sono superficiali e striscianti per i portinnesti nanizzanti-> è un problema, servono pali e fili perché la pianta non regge bene le intemperie e ci sono più rischi per l’assorbimento di acqua ed elementi nutritivi-> serve l’impianto di irrigazione
Con i portinnesti vigorosi o medi l’apparato scende molto (0,8-1m)
Lo sviluppo della parte aerea è acrotono (verso l’alto) con chioma ombrelliforme.
Foglie: sono alterne, di forma ovale, lisce nella pagina superiore e pelose su quella inferiore, con il margine del lembo seghettato
Gemme: sia a legno che miste
Formazioni fruttifere:
lamburde: rami molto corti (2-3cm) che terminano con una gemma apicale mista; ogni anno crescono un po’ e tendono a ramificare, negli anni crea una zampa di gallo che solitamente si elimina perchè porta ad una fruttificazione scarsa;
brindillo: ramo esile di 15-20cm, presenta gemme laterali a legno e mista all’apice; si forma nell’arco di un anno,
rami misti: più lunghi dei brindilli, presentano all’apice gemme a legno e lungo l’asse miste

Per ogni varietà si fa una potatura diversa: es. su Red Delicious spur la produzione è sulle lamburde (Red Deliciuos è un gruppo il cui capostipite è la Stark, ottenuta in America nell’800 per mutazione gemmaria, è quella a 5 punte, l’originaria è molto grossa; spur è un termine generale che fa riferimento a delle mutazioni gemmarie che sono state trovate in una varietà e corrisponde all’accorciamento degli internodi -> la pianta è più compatta, la vegetazione più fitta ed affastellata, la chioma rimane più umida e si è quindi più soggetti a malattie crittogamiche come ticchiolatura e Monilia); su Red Delicious standard e Stayman si ha prevalenza di lamburde e brindilli, su Gala, Golden Delicious e Granny Smith la prevalenza è di brindilli e rami misti e poi ci sono varietà che non hanno prevalenza di formazioni fruttifere con tutti i rami a frutto (Fuji).
Fiori: sono ermafroditi, raggruppati in corimbi (infiorescenze) in numero di 4-9; il fiore centrale del corimbo, detto King flower o Re dei fiori allega più facilmente 1-2 giorni prima degli altri, non si deve staccare ne il fiore ne il frutto centrale, il quale sarà più grande perché i semi, partendo prima, producono più ormoni e prendono più nutrienti; è meno soggetto a cascola e quando il Re dei fiori allega si più fare il diradamento fiorale per gli altri fiori.
Presenta 5 petali bianchi, grandi e con sfumature rosa quando sono in boccio, sepali persistenti intorno al calice ed androceo costituito da circa 20 stami; l’ovario è infero (nel ricettacolo), composto da 5 carpelli, contenente ciascuno due ovuli che, se fecondati, danno origine ai semi; il pistillo è diviso in 5 stili congiunti alla base.
La fioritura dura dai 15 ai 25 giorni e si conclude entro Aprile, a quote più alte fino ai primi di Maggio-> una fra le ultime piante ad entrare in fioritura.
L’impollinazione è entomofila e l’autofecondazione quasi inesistente.
Frutto: detto pomo, è un falso frutto perché deriva dall’ingrossamento del ricettacolo o peduncolo a volte; il colore e la dimensione varia in base alla cultivar. E’ formato da:
- esocarpo o buccia
- mesocarpo o polpa: di colore bianco, giallo o rosso, di sapore dolce o acidulo e di consistenza variabile (acquosa, croccante, farinosa-> dovuta a sovramaturazione, le cellule si staccano perché la pectina che le tiene insieme si sta degradando es. Gala)
- endocarpo, costituito da 5 logge; sono contenuti 1-2 semi per loggia e possono capitare frutti partenocarpici (senza semi)-> condizione che viene spesso creata con 4-5 trattamenti ormonali che inducono la formazione del frutto a seguito di problematiche es. per gelate-> per vedere se si può indurre si taglia il fiore: se è nero solo l’ovario e il pistillo no si può fare
- cavità peduncolare: dove si inserisce il picciolo
- cavità calicina, caratterizzata da 5 punte disseccate che sono i resti dei sepali

La maggior parte delle cultivar del melo sono incompatibili, bisogna quindi fornire impollinatori per produrre:
per frutteto omogeneo (es. solo Golden Deliciuos): ogni 3-5 piante metto una pianta impollinatrice (meli da fiore della stessa varietà)-> svantaggio: si perde produzione, perché i meli da fiore non producono;
per frutteto misto: si usano meli da frutto alternati con una dominante es. 2 filari di mela rossa e un filare di mela gialla impollinante, oppure alternando i filari al 50%, ma non tutte le varietà sono adatte, quindi ci sono coppie specifiche.
Per favorire l’impollinazione in fase di fioritura si dispongono un po’ di arnie nel frutteto (4-6 per ha); non possono essere spostate se c’è il colpo di fuoco batterico.

Fisiologia e fenologia:
per la ripresa vegetativa servono da 1000 a 1200 ore di freddo, adeguate nel Nord, meno al Sud-> si usano varietà con basso fabbisogno di freddo (es. mela Annurca)
Fasi fenologiche:
1- gemma in riposo invernale (gennaio)
2- apertura delle gemme (punte verdi)-> marzo
3- orecchiette di topo-> punte delle foglie divaricate
4- bottoni verdi-> singoli fiori ancora chiusi si separano
5- bottoni rosa-> gemme destinate a dare fiore di colore rosa e si intravedono i petali
6- mazzetti divaricati : bottoni fiorali si separano
7- iniziano fioritura: apertura del fiore centrale
8- inizio caduta petali: la fioritura è finita e i petali iniziano a cadere
9- allegagione: stadio in cui il fiore viene fecondato con rigonfiamento delle parti femminili
10- ingrossamento di frutti: frutti continuano a ingrossarsi (noce)

Esigenze ambientali:
Resistenza a temperature basse (-22/27°) relativa al pieno riposo vegetativo (gemme chiuse); anche solo una brinata in prefioritura o fioritura provoca danni (sensibilità ovulo, pistillo, stami e polline e foglie e gemme vegetative. Le zone più adatte per la coltivazione del melo sono quelle leggermente ventilate (non a fondo valle) che impediscono il ristagno di umidità e quindi malattie fungine come la ticchiolatura e la rugginosità dell’epidermide (alcune varietà sono rugginose di loro, su altre considerata un difetto, es. Golden delicious, è tollerata solo un po’ nel seno calicino e peduncolare; la ruggine è dovuta a microfessurazioni, rottura delle cellule dell’epidermide a cui la pianta risponde suberificando; può essere dovuta sbalzi idrici o a molecole aggressive di antiparassitari es. solfato di rame non insolubilizzato oppure il polisolfuro di calcio, prima c’era il polisolfuro di bario che era meno fitotossico ma era stato vietato ; il polisolfuro di calcio viene utilizzato solo a gemme chiuse, è un prodotto caustico che pulisce la pianta da tutto, è anche ecologico perché lascia calcio più zolfo ma non va usato dopo la prefioritura).
Nelle zone troppo soleggiate si possono avere scottature sui frutti in particolare sulle cultivar spur dovute anche ad eccessive potature che riducono l’apparato fogliare.
Il melo predilige terreni freschi, profondi, permeabili e di buona fertilità.
E’ possibile adattarlo a diverse condizioni pedologiche con portinnesti: 12-15% è il limite per il calcare attivo, pH 5,4 limite per i terreni acidi e 8,8 limite per quelli basici-> si possono risolvere con acidificazione e calcitazione; per i terreni eccessivamente superficiali e sciolti si può risolvere con fertirrigazione.

Cultivar e varietà:
Oggi la produzione è su poche varietà:
- Golden Deliciuos con diverse varietà gialle, se la zona è esposta al sole diventa rosso/ aranciata. Quelle più verdi vengono commercializzate nel nord Europa; è poco aromatica, dolce e non acida;
- Granny Smith è verde anche a maturazione, presente lenticelle bianche visibile, sono un po’ aromatiche, acide e non molto dolci;
- Red Deliciuos: colore rosso con fondo verde, polpa mediamente dolce e leggermente acidula;
- Royal gala e Fuji: d’introduzione più recente, ma ormai affermate; la prima resiste fuori dal frigo anche 1 mese e matura presto (fine agosto), con buccia di colore rosso con striature gialle, polpa croccante e gusto dolce; la seconda è originaria del Giappone, colore rosso/ aranciato, gusto dolce e polpa bianca e croccante;
- Renetta: in passato era fondamentale in Trentino, oggi viene utilizzata di meno; la polpa è poco succosa, di colore bianco e acidula, la buccia è di colore giallo-verde, con sfumature rossastre se esposta al sole
- Annurca tipica della Campania, la buccia è rossa, il frutto tondeggiante ed appiattito; la polpa è croccante, bianca e con un po’ di acidulo
- Pink Lady: nuova varietà; è un esempio di sistema produttivo che tenta di differenziare al massimo la produzione per creare produzioni che il consumatore considera importante e quindi spuntare prezzi più alti. Si individua a livello di ricerca una varietà frutto di incroci; il costitutore di questa varietà la registra e brevetta, poi si accorda con i vivaisti per produrre una certa quantità; chi le vuole coltivare deve fare domanda al vivaista e al costitutore che poi ritirano la merce, la lavorano, pubblicizzano e mettono sul mercato.
Già dagli anni 80-90 erano disponibili sul mercato la Florina e Prima, due varietà ticchiolatura resistenti, non però resistenti all’oidio-> non ho risparmio di prodotto perché i trattamenti fatti all’apertura delle gemme sono sempre per ticchiolatura e oidio; non hanno mai sfondato sul mercato per una questione di sapore, sono rimaste di nicchia e in vendita biologica.

Propagazione
Viene fatta per:
via agamica per innesto o micropropagazione.
via gamica: nei centri di ricerca, i fiori vengono emasculati, si impollinano con polline preciso e si fanno germinare i semi della mela; quando si sceglie una varietà si mette in prova per diversi anni in diversi ambienti.
In passato per i portinnesti si cercavano i Malus silvestris nei boschi-> si ottenevano piante alte e sesti di impianto 6x6 metri; poi si innestava sul franco: piante di varietà coltivate, semenzai della varietà Stark, un po’ meno vigorosa rispetto al silvestris ma comunque robusta e longeva.

Poi si è passati a portinnesti ottenuti per selezione gamica da Malus pumilia e altre specie; i più noti sono stati messi appunto dalle stazioni in Inghilterra di East Malling (M), che va dall’1 al 27 e Malling Marton (MM) che va dal 101 al 115.
I portinnesti attualmente più utilizzati sono:
- M9: ha scarso vigore, la produttività è elevata, accentua i colori del rosso (non adatta alla Granny Smith); sui terreni fertili, profondi, con palificazioni e irrigazione si usa questo che nanizza di più; l’apparato radicale è poco sviluppato in profondità, con scarsa resistenza alla siccità, al freddo, all’afide lanigero e all’Agrobacterium tumefaciens. Si usa per Gala, Golden Delicious, Fuji, Red Delicious standard e spur
- M26: più vigoroso dell’M9, apparato radicale più profondo ma minore efficienza produttiva, resiste all’Agrobacterium tumefaciens ma non alla Phytophtora. Si usa su Red delicious standard e spur (perché è bassa di suo, altrimenti otterrei piante troppo piccole)
- M106: vigoria superiore ai precedenti, apparato radicale sviluppato quindi non necessita di palificazioni, teme i ristagni idrici, ma resiste al freddo e all’afide lanigero. Si usa su Red delicious standard e spur.
- M111: elevato vigore, adatto per cultivar deboli e di tipo spur e per terreni poveri, siccitosi e calcarei, con apparato radicale ben sviluppato; poco sensibile al marciume del colletto, tumori, marciumi radicali e freddo, sensibile invece all’asfissia

Dei portainnesti non interessa solo la vigoria ma anche:
resistenza a oomiceti del suolo che si chiama Phytophtora, che da problemi al colletto e all’apparato radicale;
tolleranza all’afide lanigero che provoca una muffetta e rimane protetto dallo strato ceroso; fa ammalare colletto e le prime radici.

Forme di allevamento
Quella più vecchia per le forme più vigorose era il vaso: pianta con tre branche principali distanziate di 120° -> partono due branche secondarie da ognuna -> si apre la pianta (entra la luce)-> è stata abbandonata con le forme vigorose.
Oggi la tendenza è quella di avere vegetazione non superiore a 3m, di adattarsi alla tecnica di non potatura (scarsi interventi nei primi anni) e della potatura a tutta cima, applicando la tecnica del taglio di ritorno (si conserva l’altezza della pianta-> scelgo un ramo secondario dell’altezza giusta che funzionerà da cima)
Per situazioni intermedie si usa la palmetta: pianta allevata in parete, con paglia e fieni; ad una certa altezza spunto l’astame e partono delle branche a destra e a sinistra; raggiunge i 3,50 m di altezza ed è utilizzata per il melo, pero e pesco. Svantaggio: è un po’ alto per portinnesti intermedi ma il vantaggio è che si rientra con i carri raccolta (motore idraulico con turbina montata sulle ruote che si muovono; usata per le potature raccolte ecc.. ; ci sono anche quelli previsti per le zone inclinate in cui il piano ha sistema autolivellante).
Oggi, dato che si utilizzano portinnesti piccoli si usa il fusetto: pianta che assomiglia al pinetto, con branche principali in basso che poi si rimpiccioliscono con l’altezza. Il fusetto è la variante più compatta, ha lo scheletro ridotto con un asse centrale di massimo 2-2,50 metri; a 50 cm da terra ci sono 3-4 branche poco inclinate su cui si ha la produzione; la raccolta e potatura sono fatte da terra; l’impianto è fitto (1 pianto al metro lineare e filari distanti 3,00 3,50 metri -> distanza minima per il trattore) è una forma molto diffusa, fatta solo con portinnesti deboli, quindi servono pali, fili e fertirrigazione.
Per ridurre ulteriormente l’altezza hanno brevettato la pianta a “Y” che da un po’ di problemi per ingombri trasversali.
E’ stata sostituita dal bibaum perché ingombra di meno, è biasse (riduzione degli interventi di allevamento, bassi costi di gestione, aumento dell’intercettazione della luce, migliore qualità dei frutti, incremento rese produttive, predisposizione al diradamento meccanico).
Sulla varietà spur, già nanizzante si usano dei portainnesti un po’ più vigorosi.
La distanza sulla fila è ristretta (1,00 - 1,30 m), metri fra le fila è di 4 metri; come altezza si tende a non superare i 2,00 - 2,50 metri.
Lo spindel è usato per lo più in trentino.

Tecnica di potatura:
Potatura di allevamento: è il minimo indispensabile di tagli (tagli di ritorno), vengono asportati succhioni, germogli e rami scomodi (se si intrecciano o sovrappongono), quelli spezzati o quelli malati-> tagli di risanamento (cancro del melo: agente nectria galligena, degrada e produce alterazioni sul ramo e scortecciato; i contorni sono rigonfiati perché la pianto tende a rimarginare; si fanno trattamenti al bruno).
Potatura di produzione: tagli di sfoltimento quando ad es. la vegetazione è troppo affastellata o per equilibrare la vegetazione; bisogna tener conto di dove fruttificano le diverse cultivar (Red Delicious: potatura leggera, tagliare le zampe di gallo e le lamburde vecchie, mantenere l’equilibrio fra i rami di un anno e quelli misti perché produce su entrambi ecc.)
La potatura invernale deve essere integrata dalla potatura verde attuata da maggio e giugno come il dirado dei frutti:quello migliore è quello manuale, solo che incide pesantemente a livello economico; è un po’ più diffuso nelle aziende biologiche.
Chimico: somministriamo composti ormonali a frutto-noce dopo la cascola naturale; ha impatto pesante, veniva usato il carbaril, che è anche un insetticida che come azione collaterale è diradante. Oggi ci sono molecole a base di zolfo (tiosolfito) fatto in fioritura, è fitotossico sui fiori, solo che ha una finestra di azione di 1-1,5 giorni dopo la allegagione del fiore centrale.
Meccanico: con macchine a motore flagelli che intercettano la pianta (è usata in Trentino).
Nell’intento di differenziare la produzione e alzare i prezzi sono nati i marchi commerciali di cooperative es. Melinda, che ha le sue Golden ma lavora il prodotto di altre cooperative.
Limiti su agrofarmaci legati a:
- evitare fenomeni di resistenza
- codice di buona prassi agricola -> ogni prodotto è adatto a essere usato solo in alcune fasi della pianta
Potatura meccanica: c’è possibilità di farla ad es. per la palmetta ed altre forme in parete. Ci sono barre falcianti verticali e rinforzate, montate su una intelaiatura e sul trattore. Tagliano i rami e può essere pensata come una pre-potatura non selettiva.
Ha il vantaggio di snellire i tempi e incidere meno sui costi non va bene su tutte le forme di allevamento e necessita sempre di una rifinitura a mano; non è precisa e può portare a una riduzione della pezzatura del frutto.

Gestione terreno:
Oggi molti terreni si lasciano inerbiti: ci permette di entrare in campo per i trattamenti anche con il terreno bagnato, al contrario del terreno lavorato che, se sgronda più lentamente, bisogna aspettare più giorni; è ottimale sui terreni in pendenza ma deve essere trinciato spesso e consuma acqua; i miscugli fatti apposta con erba piccola sono i più adatti -> si risparmia sul numero di sfalci, c’è meno competizioni e meno richiesta di acqua; tritando le foglie rimane sul terreno sostanza organica e non rimarrà mai in carenza di microelementi (es. ferro e zinco) ed è ottimale per la colorazione dei frutti (inerbimento + altitudine con sbalzi di temperatura e raggi UV fanno colorare meglio i frutti).
Gestione del sottofila:
- diserbo, sarebbe ideale avere quella zona priva di erba, per evitare competizione di ogni tipo. Prodotti utilizzati: vedi fotocopia.
Se si interviene solo con dissecanti (glifosate - sistemico o glufosinate ammonio o basta -> di contatto non hanno azione residuale e quindi in due mesi ricresce l’erba (in una stagione si tratta 1-2 volte); con una miscela, abbinando un prodotto abbattente (glifosate)+ residuale (che forma pellicola e uccide i semi in germinazione si fanno solo 1.2 trattamenti all’anno) es. un trattamento a marzo con la miscela e poi un trattamento con un solo dissecante abbattente a luglio per le infestanti che sono ricresciute.
- meccanico: gli scavallatori hanno un organo scavallatore: un’asta collegata ad un rubinetto idraulico che manda in pressione dell’olio e la muove; oggi ci sono quelle elettrico-idrauliche che sono più precise.
Molto spesso per i primi anni il sottofila si tiene pacciamato, perché queste macchine scavallatrici non sono molto precise e possono creare danni alle piante.

Residui di potatura:
Alla fine dell’annata, dopo la potatura rimangono in campo i sormenti (rami potati) :
esiste una trincia che trita e lascia in campo; vantaggio -> sostanza organica difetto -> il legno si degrada lentamente e consuma azoto, poi posso aver trinciato legno malato, inoculando malattie
se il terreno è lavorato, il trinciato può essere interrato (non ci sono problemi di inoculi e possono bastare 10 cm se trincio bene)
si raccolgono i sormenti con rastrelli giganti dietro al trattore (metodo ancestrale); ora ci sono trince che intercettano il materiale, lo trinciano e lo immagazzinano in un cassone; quando è pieno si scarica il materiale, che può essere messo direttamente anche dentro il cassone di un camion
L’utilizzo ideale per questo materiale è bruciarlo: in passato si faceva, ma oggi da inizio autunno a primavera inoltrata non si può bruciare.

Fertilizzazione di produzione:
Concimazione: per apportare sostanza organica
Pratica invernale: le foglie cadute sono piene di elementi di conservazione e svernamento di peronospora e oidio; a livello hobbistico si raccolgono, a livello commerciale si trinciano in modo da decomporsi prima; poi si prende la barra del diserbo nella quale si mette del fertilizzante azotato (urea o nitrato di ammonio) distribuendo 20-30 kg di azoto/ha e bagnandoli, dando poi meno azoto con le concimazioni successiva.
fatta indirettamente lasciando l’erba trinciata in campo perché nel raggio di Km non è disponibile letame-> le zone a vocazione frutticola non sono a vocazione zootecnica, se però c’è si può usare
con concimi organici pellettati (pollina) o concimi organo minerali
se il terreno è lavorato si fa il sovescio-> in autunno semino un miscuglio di graminacee e leguminose (es. favino e avena) che vengono interrati con lavorazione in primavera
si distribuiscono terricci, molto concentrati a livello nutritivo rispetto al letame
Apporti:
Azoto-> 60 kg/ha per i portinnesti vigorosi, 100 kg/ha per i nanizzanti
Fosforo-> asportato in modeste quantità, 40-50 kg/ha anno per terreni argillosi e non superare 150 kg/ha anno per i sabbiosi
Potassio-> eseguita in autunno, 50-80kg/ha per i terreni argillosi, senza superare i 150kg/ha per i terreni sciolti
Calcio-> di solito si risolve con la calcitazione pre-impianto; se serve lo si da con concimi che lo contengono es. nitrato di calcio o le irrorazioni fogliari con cui si distribuisce il cloruro di Calcio; il melo è soggetto a butteratura amara, una fisiopatia dovuta a carenza di Calcio ed all’eccesso di potassio che insolubilizza il calcio e il Magnesio; ci sono varietà più sensibili es. Renetta
Magnesio-> in generale si fa concimazione con Solfato di magnesio all’impianto, se si hanno problemi durante la coltivazione è disponibile ancora il solfato di magnesio e concimi misti che contengono 50% solfato di potassio e 50% di magnesio + i chelati di magnesio da dare sulle foglie
Ferro-> può esserci la clorosi ferrica sui terreni alcalini (vedi indietro); in questo caso do chelati di ferro

Irrigazione:
Per i selvatici, franchi e portinnesti sopra l’M11 non c’è bisogno di irrigazione; per quelli nanizzanti si fa impianto di irrigazione e fertirrigazione
Irrigazione sovrachioma: meglio evitare di bagnare le foglie perché potrebbero esserci infezioni da ticchiolatura ecc.
Ha diversi scopi: Irrigazione; in primavera si cambiano gli ugelli con irrigatori nebulizzatori per l’irrigazione antibrina; prima della pioggia si possono fare trattamenti endoterapici oppure dopo la pioggia, se sono già partite delle infezioni, uso i trattamenti curativi.
C’è il vantaggio che l’acqua che rimane sul frutto crea l’effetto lente e colora meglio la mela, anche se aumenta il numero di trattamenti necessari per combattere tutte le infezioni (ticchiolatura, oidio, afidi, carpocapsa ecc.).
Svantaggi: danni da funghi (botrite, monilia ecc.); attacchi di oidio, anche se meno; effetto lente-> scottature sia sulle foglie che sui frutti, se fa molto caldo non devo interrompere l’irrigazione.
Vantaggi: a causa dell’effetto lente si colora di più la frutta; l’acqua che gocciola sulle foglie fa cadere gli acari a terra ed impiegano molto tempo a salire sulla pianta, morendo così di fame.

Raccolta:
La raccolta delle mele deve essere effettuata quando il frutto raggiunge un certo grado di maturità-> vi sono mele precoci (Royal Gala) o tardive (autunnali).
Può essere fatta anche con i frutti bagnati, perché successivamente verranno trattate con acqua (per i grappoli non va bene perché diluisco il vino); le mele sono frutti climaterici, maturano quindi anche dopo averli staccati dalla pianta.
Se le raccolgo per il consumo fresco, devono essere a stadi avanzati, se lavoro per cooperative la maturazione è sempre inferiore e staranno nelle celle per circa 10 mesi.
La raccolta può essere fatta:
1- manualmente, facile e non molto costosa (per i frutti piccoli come lamponi, mirtilli ecc. costa molto)
2- utilizzando carri agevolatori, le mele vengono successivamente buttate in cassoni in PVC lavati e disinfettati che possono contenere 200-500kg; vengono consegnati all’impianto che fa selezione, calibrazione e si dà il valore.
La PRODUZIONE MEDIA per ettaro è 500q/ha con punte di 600-700q/ha se si fa fertirrigazione; la resa media oraria di frutti raccolti per raccoglitore è pari a 200kg/h
Contenuto della mela: non tanta vitamina C ed E, un po’ di P, Ca, K, fibre e zuccheri solubili, poche proteine e lipidi (la buccia è composta da fibra e pigmenti)

Avversità:
Ticchiolatura: è una malattia fungina causata da un fungo ascomicete chiamato Venturia Inaequalis che sverna nelle foglie e porta infezioni in presenza di pioggia.
Danni: le foglie necrotizzano perdendo superficie fotosintetizzante; se attacca il frutto quasi maturo crea macchie necrotiche, se il frutto è piccolo lo deforma
Il primo sistema di lotta è far sparire le foglie interrandole o raccogliendole.
Se è già partita l’infezione e si da rame fa danno perché si infila sotto la cuticola delle foglie-> devo usare quindi sistemici che arrivano fino a 96 ore di retroattività.
In maniera preventiva:
nel biologico si fanno 25 trattamenti/anno con rame
si fanno 3 trattamenti a rottura gemme, orecchiette di topo e mazzetti affioranti con rameici, che possono essere sostituiti con il polisolfuro di Calcio, prodotto caustico. In fioritura si possono usare alcuni prodotti fungicidi, non tossici sul polline ( si può usare rame o captano); dopo la fioritura si fanno circa 10 trattamenti una volta alla settimana unendo copertura a sistemico (es. bitertanolo).
3si possono scegliere varietà resistenti
(tutti i trattamenti fatti contro la ticchiolatura si fanno contro l’oidio)

Oidio: fungo che sverna nelle foglie; se ci sono stati forti attacchi negli anni precedenti sverna come micelio nelle perule delle gemme-> interferenza dell’equilibrio ormonale-> fa germogliare prima.
Trattamenti: zolfo bagnabile o prodotti che si sciolgono nelle cere; si possono scegliere cultivar resistenti.

Cancro: fungo che fa danni sui rami e fusti necrotizzando; prende ritidoma, cambio, floema e può “uccidere” tutta la parte epigea; si formano margini rilevati e screpolati con zona centrale imbrunita e fessurata
Lotta: 2 trattamenti con rame in autunno (uno inizio caduta foglie e uno fine caduta foglie)

Colpo di fuoco batterico: malattia batterica causata da Erwinia amylovora trasmessa da una potatura errata o dalle api ed altri insetti pronubi che penetra attraverso lo stigma e lo stilo e percorre lo stesso tragitto del tubetto pollinico.
Non c’è cura, si fanno trattamenti preventivi con rame e nel caso di infezione si fa lotta obbligatoria estirpando e bruciando le parti colpite, delimitando l’area attorno al focolaio (quarantena)
Sintomi: i rami si seccano, le foglie prima si arrossano e poi imbruniscono sembrando bruciate cosi come germogli, fiori e frutti e possibile fuoriuscita di essudato.

Carpocapsa: Cydia pomonella, farfallina con screziature sulle ali, si possono perdere dal 90 al 99% della produzione perché prende i frutti.
In inverno si conserva sulle screpolature della corteccia sottoforma di crisalide; ad una certa temperatura dell’aria avviene lo sfarfallamento e la femmina mette un uovo su ogni frutto.
In passato si facevano anche 15 trattamenti a calendario in maniera preventiva; oggi con la lotta integrata si utilizzano trappole a ferormoni 3x ha e poi una ad ha (sono a capannina, con il fondo colloso ed un erogatore di ferormoni che dura 30-40 giorni); si posiziona 15-20 giorni prima della data in cui di solito compaiono gli adulti (in Pianura Padana a metà aprile)
Si catturano i maschi per il monitoraggio, se vengono superati i due maschi alla settimana si tratta con insetticidi adatti allo stadio dell’insetto es. ovicidi, ovolarvicidi
L’insetto di solito fa 3 generazioni e si può utilizzare il Madex, 3 trattamenti per ogni generazione: contiene un virus, deve essere conservato in frigo, dura 6 mesi dalla data di produzione e va usato alla sera perché i raggi UV lo uccidono; si può usare anche il Coragen.
Fra i vecchi prodotti che si possono usare c’è il cloropirifosmetile; molti sono stati vietati come il DDT

Afide lanigero: rincote che può causare tumori o nodosità sui rami in seguito a punture; di solito non si fa lotta perché c’è una vespetta (Aphelinus mali) che punge l’afide; se compare significa che ho fatto male i trattamenti e devo usare aficidi o tagliare i rametti con le colonie di afidi

Butteratura amara: fisiopatia che si manifesta poco prima della raccolta o subito dopo, in magazzino, con macchie brunastre sulla buccia sotto le quali si trova un piccolo glomerulo suberoso (della consistenza del sughero). I glomeruli possono essere presenti anche all’interno della polpa. Queste zone suberose hanno gusto amaro, per cui i frutti molto colpiti non sono buoni da mangiare. Può essere causata da carenza di calcio, di acqua e forte presenza di potassio.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la posizione dell'Italia nella produzione mondiale di mele e quali sono le regioni italiane principali per la coltivazione?
  2. L'Italia è il secondo produttore in Europa dopo la Polonia, con una qualità inferiore, ma è il primo in Europa per la produzione biologica. Le regioni principali per la coltivazione di mele in Italia sono il Trentino-Alto Adige, il Veneto, la Lombardia, il Piemonte, l'Emilia Romagna e la Campania.

  3. Quali sono le principali varietà di mele coltivate in Italia e quali sono le loro caratteristiche distintive?
  4. Le principali varietà coltivate in Italia includono Golden Delicious, Granny Smith, Red Delicious, Royal Gala, Fuji, Renetta, Annurca e Pink Lady. Ogni varietà ha caratteristiche distintive come colore, sapore e consistenza della polpa.

  5. Quali sono le tecniche di potatura utilizzate per le diverse varietà di melo?
  6. La potatura varia a seconda della varietà. Ad esempio, per Red Delicious spur si concentra sulle lamburde, mentre per Gala, Golden Delicious e Granny Smith si preferiscono brindilli e rami misti. La potatura è essenziale per mantenere l'equilibrio tra i rami di un anno e quelli misti.

  7. Quali sono le esigenze ambientali e le condizioni ideali per la coltivazione del melo?
  8. Il melo richiede temperature basse durante il riposo vegetativo e terreni freschi, profondi e permeabili. Le zone leggermente ventilate sono preferibili per evitare ristagni di umidità e malattie fungine. L'irrigazione è necessaria per i portinnesti nanizzanti.

  9. Quali sono le principali avversità che colpiscono il melo e come vengono gestite?
  10. Una delle principali avversità è la ticchiolatura, una malattia fungina causata da Venturia Inaequalis. La gestione include la rimozione delle foglie infette e l'uso di trattamenti specifici per prevenire e controllare l'infezione.

Domande e risposte