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Concetti Chiave

  • La durata di un arboreto è determinata da fattori tecnici, economici e legislativi, che influenzano la scelta di cultivar, tecniche colturali e la possibilità di ottenere contributi.
  • Le condizioni climatiche, come piovosità, temperature estreme e venti, giocano un ruolo cruciale nella scelta del sito e delle tecniche di impianto, influenzando direttamente la resa e la qualità del raccolto.
  • Un'accurata analisi del terreno è essenziale prima dell'impianto, per garantire che le sue caratteristiche siano adatte alla coltura scelta, e per pianificare eventuali interventi di correzione.
  • Le operazioni di campagna includono livellamento, scasso, concimazione e messa a dimora, tutte cruciali per assicurare un buon attecchimento e sviluppo delle piante.
  • La scelta dei materiali per la palificazione, come legno, cemento o ferro, influisce sulla sostenibilità e sulla durata dell'impianto, essendo essenziali per il supporto delle colture.

Indice

  1. Impianto dell'arboreto
  2. Problematiche economiche
  3. Problematiche legislative
  4. Idrometeore
  5. Reimpianto
  6. Cultivar, portainnesto e sesti
  7. Operazioni di campagna
  8. Palificazione

Impianto dell'arboreto

La durata dell’arboreto è vincolata dall’impianto, dalla stanchezza del terreno (in caso di reimpianto) e dalle varie caratteristiche che risultano da analisi tecnico-economica e legislativa (operazioni di campagna).

Economica= su prospettiva di mercato
Legislativa= per ottenere eventuali contributi + denominazione d’origine
Tecnica= riguarda ambiente, tecniche colturali e pianta. Questi fattori definiscono la produzione (qualità e quantità)

Ambiente: terreno (caratteri fisici, chimici e microbiologici; utili anche per stabilire eventuali sistemazioni idraulico-agrarie) e clima (elementi inquinanti, venti), temperatura (forti freddi invernali, caldi estivi, brinate) e idrometeore (piovosità, grandine, neve; si scegli impianto irriguo (regimazione acque in eccesso con sistemazioni idrauliche, difesa attiva o passiva, interventi di potatura).

Pianta: cultivar e portinnesto; scelta in base a liste varietali consigliate per la zona, impianto di 2/+ cultivar per autoincompatibilità, possesso requisiti genetici, sanitari e agronomici. Decidere distanza per sesti d’impianto (quadrato, rettangolo, … con file singole, binate, ternate,…).
Operazioni di campagna: Livellamento terreno (movimento terra), ripuntatura e scasso (ripuntatura a 80-100 cm seguita da aratura profonda a 40-50 cm), concimazione d’impianto o di fondo (in base a dati analisi terreno, non dipende dalla specie da impiantare, è organica fosfopotassica*), tracciamento filari (con paline, squadro, cordella metrica, picchetti, gesso), messa a dimora. Questa ultima fase comprende: scavo buche (manualmente, con trivella meccanica o aratro assolcatore), potatura di trapianto (radici, parte aerea), concimazione localizzata per buca (1kg letame o torba, 200g concime complesso), palificazione (con pali, fili, sottopali, copripali e ancore; indispensabile in viticoltura, in frutticoltura per portinnesti deboli).
*dosi indicative= 500 q/ha letame o concime organico, P 100-200 unità fertilizzanti, K100-200 unità fertilizzanti
Epoca d’impianto: autunno (tradizionale), febbraio-marzo, aprile-maggio (piante in contenitore)

L’impianto di un frutteto è un’operazione complessa, che vincola il terreno per un lungo periodo di tempo (dai 15 ai 30 anni e oltre). Per questo motivo è importante eseguire correttamente tutte le operazioni d’impianto, dopo aver valutato la scelta della cultivar che può adattarsi correttamente al tipo di terreno e alla zona (vocazionalità*, indicata chiaramente nelle mappe di vocazionalità).
*la giusta collocazione è anche un importante strumento di sostenibilità

Problematiche economiche

-Vicinanza di strutture per il commercio, lavorazione e trasformazione del prodotto
-Mercati all’ingrosso o al dettaglio, dove collocare la produzione
-Possibilità di vendita del prodotto direttamente in azienda

Problematiche legislative

-Patologie particolari sviluppatesi in un certo areale (provincia di Como per il cinipide del castagno ecc.)
-Quantitativi massimi di produzione per la coltivazione di determinate colture (es: titoli per produzione di uve per vini DOC)
-Contributi possibili in determinate zone per particolari colture; arrivano dalla Politica Agricola Comunitaria (PAC)

Dal punto di vista tecnico, le scelte che andremo ad affrontare riguarderanno: clima, terreno, cultivar, portainnesti, sesti e forma d’allevamento, operazioni di campagna.
Il clima della zona d’impianto deve essere favorevole alla specie da impiantare. Dobbiamo tener conto di idrometeore, temperature e venti.

Idrometeore

Bisogna tener conto della piovosità annuale della zona (necessità o meno di impianti drenanti o di irrigazione). In secondo luogo, anche se difficilmente danneggia l’arboreto, bisogna tener presente la neve (nevicate precoci causano rottura dei rami o danni alla rete antigrandine se presente). La grandine è l’avversità meteorica più preoccupante per gli arboricoltori (no varietà resistenti)
Tutti gli organi della pianta subiscono danni:
-Le foglie si rompono e diminuiscono il loro potere fotosintetico
-I rametti giovani e le gemme subiscono ferite e lacerazioni
-I fiori, in caso di grandinate precoci, cadono o perdono il loro potere germinativo a causa di danni meccanici
-I frutti più delicati cadono a terra, gli altri subiscono lesioni che rendono il prodotto diventi difficilmente commerciabile

Dopo una forte grandinata è opportuno eseguire le seguenti operazioni colturali:
-Disinfettare le ferite sui rami con fungicidi (principalmente a base di rame) che abbiano anche azione cicatrizzante
-Potare i rami più danneggiati eliminandoli evitando attacchi di funghi degradatori del legno che con gli anni indeboliscono la pianta

La difesa contro la grandine è di tre tipi:
-Lotta passiva: stipulare una polizza assicurativa sul frutteto che copra i danni da grandine. Un perito assicurativo esce in campo dopo la grandinata, stima i danni e risarcisce il coltivatore (metodo spesso costoso)
-Lotta attiva indiretta: tramite reti antigrandine
- Lotta attiva diretta, oramai in disuso, tramite:
•Razzi esplodenti che, esplodendo in una nube di grandine, la sconvolge e impedisce la formazione dei chicchi
•Cannoni ad onda d’urto che, provocando grossi boati in una nube di grandine, ne ostacolano la formazione;
•Sostanze nucleanti, ovvero polveri sparate in una nube che fanno addensare la grandine formando numerosissimi chicchi troppo piccoli per fare danno.

Le temperature medie mensili o giornaliere e delle escursioni termiche, per poter valutare se tale coltura è conveniente in quella determinata zona. In secondo luogo, deve tenere in considerazione anche gli eccessi di temperatura, ovvero i freddi invernali, le brinate primaverili e le alte temperature estive.
I freddi invernali, se l’arboricoltore è accorto ed ha scelto bene la sua cultivar, non creano particolari problemi in campo. Tuttavia, annate particolarmente fredde possono creare danni ai tessuti conduttori e compromettere lo sviluppo delle piante. Le brinate primaverili causano seri danni alle piante da frutto, non tanto per la temperatura in sé (di poco sotto lo 0° C), ma perché colpiscono la pianta in un periodo sensibile (ingrossamento delle gemme e fioritura).

I sintomi sono:
- Sulle parti erbacee (foglioline e gemme) ci sono clorosi e necrosi
-Sui fiori ci sono imbrunimenti degli organi fiorali e sterilità
-Sui frutti si nota ruggine e, in caso di attacchi gravi, cascola

La lotta preventiva contro le brinate prevede l’utilizzo di varietà o cultivar resistenti (evitare specie a fioritura tardiva in zone soggette a brinate tardive primaverili) e l’impianto in zone a clima favorevole.
La lotta diretta prevede l’utilizzo di diverse tecniche:
-Con mezzi termici, scaldando l’aria nel frutteto con fornelli, bruciando legna o con l’irrigazione antibrina sotto chioma
-Con mezzi dinamici, utilizzando ventilatori per rimescolare l’aria e impedire all’aria fredda di stagnare in basso
-Con mezzi schermanti, ovvero con la costruzione di serre, tunnel o strutture che ostacolano il raffreddamento del suolo

Le alte temperature ed il soleggiamento causano:
-Arresto dell’attività cambiale (cambio cribro vascolare), che può portare alla morte per apoplessia
-Appassimento e necrosi degli organi erbacei
-Necrosi ed ustioni dei rami causate da energiche potature l’anno precedente, che espongono al sole parti prima ombreggiate
-Danni ai frutti con evidenti decolorazioni.
La difesa contro questo tipo di problematiche è la corretta pratica colturale.

Nelle zone ventose, soprattutto costiere, i venti possono causare:
-Ostacolo all’impollinazione entomofila
-Impedire le cure colturali (trattamenti e irrigazione)
-Lacerazioni a foglie e cascola dei frutti
-Rotture nei punti d’innesto e caduta di intere strutture di sostegno
Per ovviare a questa problematica, si utilizzano barriere frangivento e impianti ben saldi.

Siccome il frutteto è una coltura poliennale, è il sui impianto è piuttosto costoso (per un Ha si va dai 10.000 ai 30.000 €), è molto importante svolgere tutti gli opportuni controlli del terreno prima di impiantare una coltura. Difatti, la correzione del terreno una volta effettuato l’impianto, è piuttosto difficile, e ciò potrebbe compromettere i molti anni di vita delle piante.
Un terreno ideale dovrebbe essere profondo (strato attivo correlato a tipo di portinnesto), di medio impasto (pesco sciolti), con ottima dotazione di sostanza organica, macro e micro elementi, pH neutro o ideale per la coltura, buon drenaggio, calcare, attivo non eccessivo (può causare clorosi).

Analisi Indispensabile, prima dell’impianto, è effettuare una corretta analisi del terreno, che prevede 3 momenti:
1- Prelievo del campione
2- Analisi vera e propria
3-Interpretazione dei dati
1-La superficie analizzata non deve superare i due Ha, e deve essere fatto sia superficialmente che in profondità (50 cm). Prelevare diversi campioni in tutto il terreno. Una volta raccolti si mescolano tra di loro e si estrae una quantità attorno ai 2 kg che si porta in un laboratorio d’analisi.
2-Un’analisi semplice comprende le seguenti misurazioni:
-Tessitura (% di sabbia, limo, argilla e scheletro); -pH; -Calcare; -Sostanza organica;
-N, P, K.
Un analisi più articolata prevede anche:
-Rapporto C/N; -Macroelementi (N, P, K, Ca, Mg, S); -Microelementi (Fe, Mn, Zn, Cu, B);
-Capacità di scambio cationica CSC (quantifica la quantità totale di cationi scambiabili che un suolo può trattenere e mettere a disposizione delle piante e dei microrganismi elementi come il calcio, il magnesio, il potassio e l’azoto ammoniacale attraverso lo scambio ionico. Avviene grazie agli scambiatori presenti nel terreno, che sono materiali dotati di proprietà di adsorbimento e capaci di trattenere cationi per scambio ionico. La CSC è un importante indicatore della potenziale fertilità chimica del suolo e influisce sulla disponibilità di nutrienti per le piante.)
-salinità e cloro
3-In base alla coltura prescelta, si deve saper valutare se le caratteristiche del terreno siano o meno idonee per l’impianto. In caso contrario, ove possibile, si procede alla correzione.

Sistemazione in pianura: il terreno deve favorire sia lo smaltimento delle acque, che la meccanizzazione. I campi, perfettamente livellati, sono definiti trasversalmente dalle capezzagne (o cavedagne) e longitudinalmente dalle scoline. E’ sempre meglio avere un campo più lungo che largo.
Sistemazione in collina: la sistemazione collinare ha lo scopo di prevenire l’erosione, ma nel contempo favorire la meccanizzazione. Con pendenze non elevate si utilizza la sistemazione trasversale (girapoggio o cavalcapoggio). Con pendenze più elevate si utilizza la sistemazione a rittochino, ossia con i filari secondo le linee di massima pendenza. Con pendenze molto elevate si utilizza il terrazzamento. La collina esposta a sud è la migliore per i vigneti.
Sistemazione drenaggio: il drenaggio è un sistema efficiente ma costoso per il drenaggio delle acque in pianura. Consiste nella posa di tubi in PVC corrugati e forati di diametro non superiore ai 10 cm, con una profondità di posa di 100 cm circa, con una pendenza verso lo scolo di 0,15-0,30%, con un interasse tra i tubi di 10-30 mt.

Reimpianto

Reimpiantare la stessa coltura poliennale sullo stesso terreno è spesso sconveniente. Si consiglia sempre di:
-Rimuovere le radici delle colture precedenti
-Lasciare trascorrere alcuni anni tra una coltura ed un’altra intervallando con colture annuali (principalmente leguminose)
-Impiantare nell’interfila della coltura precedente
Le problematiche che possono subentrare in caso di reimpianto sono:
-Presenza di nematodi e funghi degradatori;
-Tossine sviluppate dalla coltura l’anno precedente (amigdalina nel pesco ecc.);
-Deterioramento del suolo;
-Carenze nutrizionali.

Cultivar, portainnesto e sesti

La specie viene scelta in base all’ambiente pedoclimatico. La scelta delle cultivar da impiantare dipende soprattutto da esigenze agronomiche (vigoria, produttività, adattabilità al terreno) ed economiche. I portinnesti vengono scelti in base all’affinità con la cultivar prescelta, l’adattabilità alle condizioni pedoclimatiche, la resistenza ai principali fitopatogeni e il grado di vigoria che si vuole imprimere alla pianta. I sesti d’impianto sono le distanze in metri sulla fila e tra le file. Rappresentano l’area occupata da ciascuna pianta all’interno del frutteto e sono in funzione del tipo di cultivar e portinnesto. Il sesto influenza anche il LAI (superficie fogliare per unità di superficie del suolo. In pianura orientare nord/sud, in collina a sud, ovest o est). Bisogna tenere conto di densità d’impianto (LAI) e di piantagione (n° piante/ha).

Operazioni di campagna

Il periodo migliore per impiantare di solito è autunno al sud e fine inverno-inizio primavera al nord.
Le operazioni colturali da eseguirsi sono le seguenti:
•Livellamento del terreno (es. con ruspe);
•Scasso o ripuntatura (approfondimento dello strato attivo, poco superiore a quella che avranno le radici adulte, es. con aratri o ruspe, può essere totale (non limita espansione laterale) o parziale (a fosse o a buche)); dopo si fa aratura profonda (40 cm) e insieme si sminuzza e si fertilizza
•Affinamento del terreno;
•Concimazione d’impianto organica e minerale;
•Affossatura e drenaggio (dreni a circa 10-20 cm di profondità rispetto alle radici);
•Squadratura e picchettamento (tracciamento filari);
•Messa a dimora (scavo buche, manuale o con trivelle, o fosse continue; qui si mette prima concimazione di fondo (ricoperta di terra per evitare ustioni a radici) poi si mette astone (barbatella innestata*) manualmente o con trapiantatrici );
•Palificazione.
*se la barbatella è con radice nuda prima va idratata in acqua; il punto di innesto va fuori da terra di 10cm

Palificazione

Importante è la scelta della struttura di sostegno e dei materiali da utilizzare. Si possono utilizzare pali in legno pretrattato, in cemento precompresso ed in ferro zincato.
I pali in legno sono ecosostenibili dal punto di vista ambientale, resistono alle vibrazioni in caso di raccolta meccanica ma si degradano e devono essere sostituiti un paio di volte durante tutto il ciclo di un vigneto.
I pali in cemento sono resistenti e duraturi, costano poco, hanno un forte impatto ambientale e non resistono alle vibrazioni dovute alla potatura o alla raccolta meccanica.
I pali in ferro zincato hanno un costo superiore ma hanno meno impatto ambientale e resistono bene alle vibrazioni. Sono già strutturati con fori per cavi e fili, quindi sono molto pratici da utilizzare.
I fili impiegati (in ferro zincato, plastificato o acciaio inox) in un vigneto possono essere di dimensioni diverse, ma mediamente hanno un diametro compreso tra l’1,2 e i 2 mm. Importante anche l’utilizzo di tendifili e ancore. I tutori (pali e fili) servono soprattutto in caso di portinnesti nanizzati (o astoni per 2 anni) o le reti antigrandine.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono i fattori principali da considerare nell'impianto di un arboreto?
  2. Nell'impianto di un arboreto, è fondamentale considerare fattori economici, legislativi e tecnici. Questi includono l'analisi del terreno e del clima, la scelta delle cultivar e dei portinnesti, e le operazioni di campagna come livellamento del terreno e palificazione.

  3. Quali sono le problematiche economiche e legislative legate all'impianto di un arboreto?
  4. Le problematiche economiche includono la vicinanza a strutture commerciali e la possibilità di vendita diretta. Le problematiche legislative riguardano patologie specifiche, limiti di produzione e contributi della Politica Agricola Comunitaria.

  5. Come si può difendere un arboreto dalle idrometeore?
  6. La difesa dalle idrometeore include l'uso di reti antigrandine, polizze assicurative, e tecniche di lotta attiva come razzi esplodenti e cannoni ad onda d'urto. È importante anche considerare la piovosità e la neve per la gestione dell'irrigazione e del drenaggio.

  7. Quali sono le considerazioni da fare per un reimpianto?
  8. Per un reimpianto, è consigliabile rimuovere le radici precedenti, lasciare riposare il terreno con colture annuali, e considerare la presenza di nematodi, funghi e tossine. È importante anche valutare il deterioramento del suolo e le carenze nutrizionali.

  9. Quali materiali sono utilizzati per la palificazione e quali sono le loro caratteristiche?
  10. Per la palificazione si utilizzano pali in legno, cemento precompresso e ferro zincato. I pali in legno sono ecosostenibili ma si degradano, quelli in cemento sono resistenti ma non sopportano le vibrazioni, mentre quelli in ferro zincato sono costosi ma duraturi e resistenti alle vibrazioni.

Domande e risposte