Concetti Chiave
- La durata di un arboreto è determinata da fattori tecnici, economici e legislativi, che influenzano la scelta di cultivar, tecniche colturali e la possibilità di ottenere contributi.
- Le condizioni climatiche, come piovosità, temperature estreme e venti, giocano un ruolo cruciale nella scelta del sito e delle tecniche di impianto, influenzando direttamente la resa e la qualità del raccolto.
- Un'accurata analisi del terreno è essenziale prima dell'impianto, per garantire che le sue caratteristiche siano adatte alla coltura scelta, e per pianificare eventuali interventi di correzione.
- Le operazioni di campagna includono livellamento, scasso, concimazione e messa a dimora, tutte cruciali per assicurare un buon attecchimento e sviluppo delle piante.
- La scelta dei materiali per la palificazione, come legno, cemento o ferro, influisce sulla sostenibilità e sulla durata dell'impianto, essendo essenziali per il supporto delle colture.
Indice
Impianto dell'arboreto
La durata dell’arboreto è vincolata dall’impianto, dalla stanchezza del terreno (in caso di reimpianto) e dalle varie caratteristiche che risultano da analisi tecnico-economica e legislativa (operazioni di campagna).
Economica= su prospettiva di mercato
Legislativa= per ottenere eventuali contributi + denominazione d’origine
Tecnica= riguarda ambiente, tecniche colturali e pianta. Questi fattori definiscono la produzione (qualità e quantità)
Ambiente: terreno (caratteri fisici, chimici e microbiologici; utili anche per stabilire eventuali sistemazioni idraulico-agrarie) e clima (elementi inquinanti, venti), temperatura (forti freddi invernali, caldi estivi, brinate) e idrometeore (piovosità, grandine, neve; si scegli impianto irriguo (regimazione acque in eccesso con sistemazioni idrauliche, difesa attiva o passiva, interventi di potatura).
Pianta: cultivar e portinnesto; scelta in base a liste varietali consigliate per la zona, impianto di 2/+ cultivar per autoincompatibilità, possesso requisiti genetici, sanitari e agronomici. Decidere distanza per sesti d’impianto (quadrato, rettangolo, … con file singole, binate, ternate,…).
Operazioni di campagna: Livellamento terreno (movimento terra), ripuntatura e scasso (ripuntatura a 80-100 cm seguita da aratura profonda a 40-50 cm), concimazione d’impianto o di fondo (in base a dati analisi terreno, non dipende dalla specie da impiantare, è organica fosfopotassica*), tracciamento filari (con paline, squadro, cordella metrica, picchetti, gesso), messa a dimora. Questa ultima fase comprende: scavo buche (manualmente, con trivella meccanica o aratro assolcatore), potatura di trapianto (radici, parte aerea), concimazione localizzata per buca (1kg letame o torba, 200g concime complesso), palificazione (con pali, fili, sottopali, copripali e ancore; indispensabile in viticoltura, in frutticoltura per portinnesti deboli).
*dosi indicative= 500 q/ha letame o concime organico, P 100-200 unità fertilizzanti, K100-200 unità fertilizzanti
Epoca d’impianto: autunno (tradizionale), febbraio-marzo, aprile-maggio (piante in contenitore)
L’impianto di un frutteto è un’operazione complessa, che vincola il terreno per un lungo periodo di tempo (dai 15 ai 30 anni e oltre). Per questo motivo è importante eseguire correttamente tutte le operazioni d’impianto, dopo aver valutato la scelta della cultivar che può adattarsi correttamente al tipo di terreno e alla zona (vocazionalità*, indicata chiaramente nelle mappe di vocazionalità).
*la giusta collocazione è anche un importante strumento di sostenibilità
Problematiche economiche
-Vicinanza di strutture per il commercio, lavorazione e trasformazione del prodotto-Mercati all’ingrosso o al dettaglio, dove collocare la produzione
-Possibilità di vendita del prodotto direttamente in azienda
Problematiche legislative
-Patologie particolari sviluppatesi in un certo areale (provincia di Como per il cinipide del castagno ecc.)-Quantitativi massimi di produzione per la coltivazione di determinate colture (es: titoli per produzione di uve per vini DOC)
-Contributi possibili in determinate zone per particolari colture; arrivano dalla Politica Agricola Comunitaria (PAC)
Dal punto di vista tecnico, le scelte che andremo ad affrontare riguarderanno: clima, terreno, cultivar, portainnesti, sesti e forma d’allevamento, operazioni di campagna.
Il clima della zona d’impianto deve essere favorevole alla specie da impiantare. Dobbiamo tener conto di idrometeore, temperature e venti.
Idrometeore
Bisogna tener conto della piovosità annuale della zona (necessità o meno di impianti drenanti o di irrigazione). In secondo luogo, anche se difficilmente danneggia l’arboreto, bisogna tener presente la neve (nevicate precoci causano rottura dei rami o danni alla rete antigrandine se presente). La grandine è l’avversità meteorica più preoccupante per gli arboricoltori (no varietà resistenti)Tutti gli organi della pianta subiscono danni:
-Le foglie si rompono e diminuiscono il loro potere fotosintetico
-I rametti giovani e le gemme subiscono ferite e lacerazioni
-I fiori, in caso di grandinate precoci, cadono o perdono il loro potere germinativo a causa di danni meccanici
-I frutti più delicati cadono a terra, gli altri subiscono lesioni che rendono il prodotto diventi difficilmente commerciabile
Dopo una forte grandinata è opportuno eseguire le seguenti operazioni colturali:
-Disinfettare le ferite sui rami con fungicidi (principalmente a base di rame) che abbiano anche azione cicatrizzante
-Potare i rami più danneggiati eliminandoli evitando attacchi di funghi degradatori del legno che con gli anni indeboliscono la pianta
La difesa contro la grandine è di tre tipi:
-Lotta passiva: stipulare una polizza assicurativa sul frutteto che copra i danni da grandine. Un perito assicurativo esce in campo dopo la grandinata, stima i danni e risarcisce il coltivatore (metodo spesso costoso)
-Lotta attiva indiretta: tramite reti antigrandine
- Lotta attiva diretta, oramai in disuso, tramite:
•Razzi esplodenti che, esplodendo in una nube di grandine, la sconvolge e impedisce la formazione dei chicchi
•Cannoni ad onda d’urto che, provocando grossi boati in una nube di grandine, ne ostacolano la formazione;
•Sostanze nucleanti, ovvero polveri sparate in una nube che fanno addensare la grandine formando numerosissimi chicchi troppo piccoli per fare danno.
Le temperature medie mensili o giornaliere e delle escursioni termiche, per poter valutare se tale coltura è conveniente in quella determinata zona. In secondo luogo, deve tenere in considerazione anche gli eccessi di temperatura, ovvero i freddi invernali, le brinate primaverili e le alte temperature estive.
I freddi invernali, se l’arboricoltore è accorto ed ha scelto bene la sua cultivar, non creano particolari problemi in campo. Tuttavia, annate particolarmente fredde possono creare danni ai tessuti conduttori e compromettere lo sviluppo delle piante. Le brinate primaverili causano seri danni alle piante da frutto, non tanto per la temperatura in sé (di poco sotto lo 0° C), ma perché colpiscono la pianta in un periodo sensibile (ingrossamento delle gemme e fioritura).
I sintomi sono:
- Sulle parti erbacee (foglioline e gemme) ci sono clorosi e necrosi
-Sui fiori ci sono imbrunimenti degli organi fiorali e sterilità
-Sui frutti si nota ruggine e, in caso di attacchi gravi, cascola
La lotta preventiva contro le brinate prevede l’utilizzo di varietà o cultivar resistenti (evitare specie a fioritura tardiva in zone soggette a brinate tardive primaverili) e l’impianto in zone a clima favorevole.
La lotta diretta prevede l’utilizzo di diverse tecniche:
-Con mezzi termici, scaldando l’aria nel frutteto con fornelli, bruciando legna o con l’irrigazione antibrina sotto chioma
-Con mezzi dinamici, utilizzando ventilatori per rimescolare l’aria e impedire all’aria fredda di stagnare in basso
-Con mezzi schermanti, ovvero con la costruzione di serre, tunnel o strutture che ostacolano il raffreddamento del suolo
Le alte temperature ed il soleggiamento causano:
-Arresto dell’attività cambiale (cambio cribro vascolare), che può portare alla morte per apoplessia
-Appassimento e necrosi degli organi erbacei
-Necrosi ed ustioni dei rami causate da energiche potature l’anno precedente, che espongono al sole parti prima ombreggiate
-Danni ai frutti con evidenti decolorazioni.
La difesa contro questo tipo di problematiche è la corretta pratica colturale.
Nelle zone ventose, soprattutto costiere, i venti possono causare:
-Ostacolo all’impollinazione entomofila
-Impedire le cure colturali (trattamenti e irrigazione)
-Lacerazioni a foglie e cascola dei frutti
-Rotture nei punti d’innesto e caduta di intere strutture di sostegno
Per ovviare a questa problematica, si utilizzano barriere frangivento e impianti ben saldi.
Siccome il frutteto è una coltura poliennale, è il sui impianto è piuttosto costoso (per un Ha si va dai 10.000 ai 30.000 €), è molto importante svolgere tutti gli opportuni controlli del terreno prima di impiantare una coltura. Difatti, la correzione del terreno una volta effettuato l’impianto, è piuttosto difficile, e ciò potrebbe compromettere i molti anni di vita delle piante.
Un terreno ideale dovrebbe essere profondo (strato attivo correlato a tipo di portinnesto), di medio impasto (pesco sciolti), con ottima dotazione di sostanza organica, macro e micro elementi, pH neutro o ideale per la coltura, buon drenaggio, calcare, attivo non eccessivo (può causare clorosi).
Analisi Indispensabile, prima dell’impianto, è effettuare una corretta analisi del terreno, che prevede 3 momenti:
1- Prelievo del campione
2- Analisi vera e propria
3-Interpretazione dei dati
1-La superficie analizzata non deve superare i due Ha, e deve essere fatto sia superficialmente che in profondità (50 cm). Prelevare diversi campioni in tutto il terreno. Una volta raccolti si mescolano tra di loro e si estrae una quantità attorno ai 2 kg che si porta in un laboratorio d’analisi.
2-Un’analisi semplice comprende le seguenti misurazioni:
-Tessitura (% di sabbia, limo, argilla e scheletro); -pH; -Calcare; -Sostanza organica;
-N, P, K.
Un analisi più articolata prevede anche:
-Rapporto C/N; -Macroelementi (N, P, K, Ca, Mg, S); -Microelementi (Fe, Mn, Zn, Cu, B);
-Capacità di scambio cationica CSC (quantifica la quantità totale di cationi scambiabili che un suolo può trattenere e mettere a disposizione delle piante e dei microrganismi elementi come il calcio, il magnesio, il potassio e l’azoto ammoniacale attraverso lo scambio ionico. Avviene grazie agli scambiatori presenti nel terreno, che sono materiali dotati di proprietà di adsorbimento e capaci di trattenere cationi per scambio ionico. La CSC è un importante indicatore della potenziale fertilità chimica del suolo e influisce sulla disponibilità di nutrienti per le piante.)
-salinità e cloro
3-In base alla coltura prescelta, si deve saper valutare se le caratteristiche del terreno siano o meno idonee per l’impianto. In caso contrario, ove possibile, si procede alla correzione.
Sistemazione in pianura: il terreno deve favorire sia lo smaltimento delle acque, che la meccanizzazione. I campi, perfettamente livellati, sono definiti trasversalmente dalle capezzagne (o cavedagne) e longitudinalmente dalle scoline. E’ sempre meglio avere un campo più lungo che largo.
Sistemazione in collina: la sistemazione collinare ha lo scopo di prevenire l’erosione, ma nel contempo favorire la meccanizzazione. Con pendenze non elevate si utilizza la sistemazione trasversale (girapoggio o cavalcapoggio). Con pendenze più elevate si utilizza la sistemazione a rittochino, ossia con i filari secondo le linee di massima pendenza. Con pendenze molto elevate si utilizza il terrazzamento. La collina esposta a sud è la migliore per i vigneti.
Sistemazione drenaggio: il drenaggio è un sistema efficiente ma costoso per il drenaggio delle acque in pianura. Consiste nella posa di tubi in PVC corrugati e forati di diametro non superiore ai 10 cm, con una profondità di posa di 100 cm circa, con una pendenza verso lo scolo di 0,15-0,30%, con un interasse tra i tubi di 10-30 mt.
Reimpianto
Reimpiantare la stessa coltura poliennale sullo stesso terreno è spesso sconveniente. Si consiglia sempre di:-Rimuovere le radici delle colture precedenti
-Lasciare trascorrere alcuni anni tra una coltura ed un’altra intervallando con colture annuali (principalmente leguminose)
-Impiantare nell’interfila della coltura precedente
Le problematiche che possono subentrare in caso di reimpianto sono:
-Presenza di nematodi e funghi degradatori;
-Tossine sviluppate dalla coltura l’anno precedente (amigdalina nel pesco ecc.);
-Deterioramento del suolo;
-Carenze nutrizionali.
Cultivar, portainnesto e sesti
La specie viene scelta in base all’ambiente pedoclimatico. La scelta delle cultivar da impiantare dipende soprattutto da esigenze agronomiche (vigoria, produttività, adattabilità al terreno) ed economiche. I portinnesti vengono scelti in base all’affinità con la cultivar prescelta, l’adattabilità alle condizioni pedoclimatiche, la resistenza ai principali fitopatogeni e il grado di vigoria che si vuole imprimere alla pianta. I sesti d’impianto sono le distanze in metri sulla fila e tra le file. Rappresentano l’area occupata da ciascuna pianta all’interno del frutteto e sono in funzione del tipo di cultivar e portinnesto. Il sesto influenza anche il LAI (superficie fogliare per unità di superficie del suolo. In pianura orientare nord/sud, in collina a sud, ovest o est). Bisogna tenere conto di densità d’impianto (LAI) e di piantagione (n° piante/ha).
Operazioni di campagna
Il periodo migliore per impiantare di solito è autunno al sud e fine inverno-inizio primavera al nord.Le operazioni colturali da eseguirsi sono le seguenti:
•Livellamento del terreno (es. con ruspe);
•Scasso o ripuntatura (approfondimento dello strato attivo, poco superiore a quella che avranno le radici adulte, es. con aratri o ruspe, può essere totale (non limita espansione laterale) o parziale (a fosse o a buche)); dopo si fa aratura profonda (40 cm) e insieme si sminuzza e si fertilizza
•Affinamento del terreno;
•Concimazione d’impianto organica e minerale;
•Affossatura e drenaggio (dreni a circa 10-20 cm di profondità rispetto alle radici);
•Squadratura e picchettamento (tracciamento filari);
•Messa a dimora (scavo buche, manuale o con trivelle, o fosse continue; qui si mette prima concimazione di fondo (ricoperta di terra per evitare ustioni a radici) poi si mette astone (barbatella innestata*) manualmente o con trapiantatrici );
•Palificazione.
*se la barbatella è con radice nuda prima va idratata in acqua; il punto di innesto va fuori da terra di 10cm
Palificazione
Importante è la scelta della struttura di sostegno e dei materiali da utilizzare. Si possono utilizzare pali in legno pretrattato, in cemento precompresso ed in ferro zincato.I pali in legno sono ecosostenibili dal punto di vista ambientale, resistono alle vibrazioni in caso di raccolta meccanica ma si degradano e devono essere sostituiti un paio di volte durante tutto il ciclo di un vigneto.
I pali in cemento sono resistenti e duraturi, costano poco, hanno un forte impatto ambientale e non resistono alle vibrazioni dovute alla potatura o alla raccolta meccanica.
I pali in ferro zincato hanno un costo superiore ma hanno meno impatto ambientale e resistono bene alle vibrazioni. Sono già strutturati con fori per cavi e fili, quindi sono molto pratici da utilizzare.
I fili impiegati (in ferro zincato, plastificato o acciaio inox) in un vigneto possono essere di dimensioni diverse, ma mediamente hanno un diametro compreso tra l’1,2 e i 2 mm. Importante anche l’utilizzo di tendifili e ancore. I tutori (pali e fili) servono soprattutto in caso di portinnesti nanizzati (o astoni per 2 anni) o le reti antigrandine.
Domande da interrogazione
- Quali sono i fattori principali da considerare nell'impianto di un arboreto?
- Quali sono le problematiche economiche e legislative legate all'impianto di un arboreto?
- Come si può difendere un arboreto dalle idrometeore?
- Quali sono le considerazioni da fare per un reimpianto?
- Quali materiali sono utilizzati per la palificazione e quali sono le loro caratteristiche?
Nell'impianto di un arboreto, è fondamentale considerare fattori economici, legislativi e tecnici. Questi includono l'analisi del terreno e del clima, la scelta delle cultivar e dei portinnesti, e le operazioni di campagna come livellamento del terreno e palificazione.
Le problematiche economiche includono la vicinanza a strutture commerciali e la possibilità di vendita diretta. Le problematiche legislative riguardano patologie specifiche, limiti di produzione e contributi della Politica Agricola Comunitaria.
La difesa dalle idrometeore include l'uso di reti antigrandine, polizze assicurative, e tecniche di lotta attiva come razzi esplodenti e cannoni ad onda d'urto. È importante anche considerare la piovosità e la neve per la gestione dell'irrigazione e del drenaggio.
Per un reimpianto, è consigliabile rimuovere le radici precedenti, lasciare riposare il terreno con colture annuali, e considerare la presenza di nematodi, funghi e tossine. È importante anche valutare il deterioramento del suolo e le carenze nutrizionali.
Per la palificazione si utilizzano pali in legno, cemento precompresso e ferro zincato. I pali in legno sono ecosostenibili ma si degradano, quelli in cemento sono resistenti ma non sopportano le vibrazioni, mentre quelli in ferro zincato sono costosi ma duraturi e resistenti alle vibrazioni.