Concetti Chiave
- Giovanni Verga è considerato il principale esponente e fondatore del verismo italiano, con "I Malavoglia" come suo capolavoro letterario.
- Il romanzo è ambientato ad Aci Trezza, in Sicilia, e racconta le vicende della famiglia Malavoglia, una famiglia di pescatori che affronta numerose sventure.
- La storia si concentra sul conflitto tra tradizione e modernità, rappresentato da Padron 'Ntoni e suo nipote 'Ntoni, e culmina nella disgregazione della famiglia.
- Il linguaggio del romanzo è ricco di espressioni popolari e dialettali, riflettendo la realtà sociale del tempo e l'adesione alla teoria dell'impersonalità di Verga.
- "I Malavoglia" esplora temi come il progresso, la lotta per la sopravvivenza e la disgregazione dei valori tradizionali, evidenziando il pessimismo di Verga riguardo al destino umano.
I Malavoglia è considerato come il capolavoro letterario dell'intellettuale siciliano Giovanni Verga, il quale è considerato come l'esponente principale del verismo italiano e anche il suo fondatore. Nei suoi romanzi Verga racconta scene di vita quotidiana, rappresentando quindi le vicende che riguardano gli umili, ovvero quelle persone semplici come per esempio i pescatori. Ne I Malavoglia, Verga racconta le vicende della famiglia Malavoglia, il cui capostipite è Padron 'Ntoni, il quale è considerato come membro più saggio della famiglia; si tratta di una famiglia di umili pescatori siciliani, le cui vicende si svolgono nel paesino siciliano di Aci Trezza.
I personaggi rappresentati sono persone semplici e vengono ripercorse le loro vicende personali.Indice
I Malavoglia
Il romanzo I Malavoglia è ambientato in Aci Trezza, in Sicilia, negli anni successivi all'unità d'Italia. Al centro delle vicende narrate è la famiglia Malavoglia: il padre Bastianazzo, la madre Maruzza la Longa, i figli 'Ntoni, Luca, Alessi, Mena, Lia. Su tutti domina il nonno, Padron 'Ntoni, figura di patriarca, dispensatore di saggezza. 'Ntoni, l'unico dei nipoti che può aiutare nel governo della barca "Provvidenza", parte soldato. Padron 'Ntoni tenta una piccola speculazione su un carico di lupini: ma il mare, in una notte di tempesta, ingoia il carico assieme al figlio Bastianazzo ed a un garzone. I Malavoglia da padroni diventano poveracci: la barca è dissestata, inoltre devono pagare i lupini, presi a credito. 'Ntoni torna dal servizio militare: al suo posto parte Luca. La barca è di nuovo pronta all'uso, ma 'Ntoni non vuol saperne più di lavorare, di spaccarsi le ossa per nulla, e magari anche di fare la fine del padre. Mena ama Alfio Mosca, ma è promessa sposa ad un ricco del paese, Brasi Cipolla. Durante la festa di fidanzamento, arriva la notizia che Luca è morto a Lissa. Per pagare il debito dei lupini, i Malavoglia sono costretti a vendere la propria abitazione natia, la casa del nespolo. Mena, ora che è di nuovo povera, deve rinunciare al matrimonio, e anche 'Ntoni, perché la sua promessa, Barbara Zuppidda, gli volta le spalle. Superate le difficoltà, la famiglia Malavoglia sembra riprendersi: ma 'Ntoni è stanco di quella vita, e non se ne va solo perché la madre lo prega di restare. Quando Maruzza muore di colera, non lo trattiene più niente al paese e parte. Torna dopo non molto, più avvilito e deluso di prima. Don Michele, il brigadiere, corteggia Lia e avverte lei e la sorella che 'Ntoni si sta mettendo nei guai. Il giovane infatti, coinvolto in un traffico di contrabbando, viene colto in fallo, e, tentando una difesa, ferisce Don Michele con una coltellata. al processo Padron 'Ntoni è colto da un malore quando scopre che Lia se la intendeva con Don Michele. 'Ntoni è condannato a cinque anni; Lia se ne va di casa per sempre. I Malavoglia sono rimasti in pochi. Alessi lavora per poter ricomprare la casa. Padron 'Ntoni, che si sta spegnendo a poco a poco, vuole essere portato all'ospedale per non gravare sui nipoti: parte sul carro di Alfio Mosca. Questi vuole sposare Mena, che rifiuta; ormai è vecchia, si occuperà dei figli di Alessi e di sua moglie Nunziata. La casa del nespolo è finalmente riscattata, ma è troppo tardi per Padron 'Ntoni, che muore lontano. Una sera 'Ntoni, uscito di prigione, bussa alla porta per chiedere perdono. ma non può fermarsi, dopo che ha infangato l'onore della famiglia. Se ne va, e nessuno lo trattiene.
Il libro I Malavoglia è un libro un po' particolare, che narra le disgrazie di una famiglia quasi come se fosse quella più disgraziata del mondo. È un aspetto questo che va inserito in un contesto, quello di Trezza, che agevola il susseguirsi di sventure, con la sua politica chiusa, da cui non si riesce ad uscire. Si è detto all'inizio che i Malavoglia sono al centro del romanzo, ma ai lati si trova il popolo, che è comunque da considerare, che fa parte di Trezza e del suo modo di vivere, della sua mentalità, dei suoi ideali. Come ideali, ad esempio, troviamo l'attaccamento alla roba, cioè i beni materiali che la famiglia deve possedere per poter vivere dignitosamente, e che all'inizio i Malavoglia avevano, quel tanto che basta per vivere. Poi l'hanno perduta con quel carico di lupini, frutto di una speculazione attuata da Padron 'Ntoni, che, così facendo, ha avviato la disgrazia della famiglia. In questo frangente il vecchio patriarca è andato contro alle sue idee, di non tentare mai la fortuna, di sopportare passivamente, e di "fare solo il mestiere che sai" (era molto attaccato ai proverbi), e per questo ha pagato caro. Quando seppe della tragedia sembrava quasi più disperato per i lupini che per il figlio Bastianazzo morto in mare. Ancora, era sempre un galantuomo, e quando, dovendo pagare il debito a Zio Crocifisso, ben sapendo che difficilmente ci sarebbe riuscito, ci prova, e con sé porta tutta la famiglia. Oltretutto ho notato che in questo romanzo, è nettamente presente il pessimismo di Verga: la fine del libro "con quell'incondizionata accettazione di una tradizione e di un costume secolari che implica una condanna di ogni volontà di ribellione... (Romano Luperini)" è un ritorno all'inizio, magari anche un po' peggiorato, senza possibilità di progresso.
Questo è anche in parte confermato dal fatto che, sempre secondo me, Verga voglia portare la famiglia al risanamento economico finale, ma non ci riesca bene per via della quasi esagerata situazione di Aci Trezza; in pratica prima ha portato i Malavoglia nella disgrazia più nera, senza possibilità di risollevarsi, poi, come in TV, come per miracolo quasi tutto si aggiusta, eccetto Padron 'Ntoni che muore, non beneficiando di questo risanamento, come alcuni componenti della famiglia, ma degli altri, di quelli "sopravvissuti" non se ne sa niente. A questo punto credo che sarebbe stato opportuno scrivere un'opera più omogenea, anche più credibile. A parte questo, ed il fatto che l'ambientazione è un po' troppo lontana dalla realtà attuale, il libro mi è piaciuto abbastanza.
I Malavoglia di Verga

Il primo romanzo del Ciclo dei Vinti è “I Malavoglia”, la storia di una famiglia di pescatori siciliani di Aci Trezza, i Toscano, chiamati I Malavoglia. Il capofamiglia è Padron ‘Ntoni, poi c’è il figlio Bastianazzo dal cui matrimonio con la Longa, Maruzza, nascono cinque figli, ‘Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia. Posseggono una casa e una barca, la Provvidenza. L’equilibrio familiare viene spezzato quando il giovane ‘Ntoni, figlio di Bastianazzo, nipote di padron ‘Ntoni deve partire per il servizio militare. Venendo a mancare un bracciante, la famiglia deve pagare un lavorante, si aggiunge una cattiva annata per la pesca, la figlia maggiore Mena ha bisogno di una dote per sposarsi, così padron ‘Ntoni decide di inserirsi in un commercio di lupini, la barca naufraga e Bastianazzo muore come anche Luca e Maruzza, la Provvidenza dopo esser stata riparata naufraga nuovamente, Mena non può sposare Alfio non avendo una dote, Padron ‘Ntoni muore, Alessi riesce a riscattare la casa continuando il mestiere del nonno, poiché prima venne pignorata, e ‘Ntoni va via per sempre.
I Malavoglia rappresentano un mondo rurale arcaico, ma non del tutto immobile, poiché la storia penetra nel sistema arcaico rompendone gli equilibri. La storia ha inizio qualche anno dopo l’Unità d’ Italia, in cui vi è la leva militare obbligatoria, sottraendo braccia lavoro alle famiglie, infatti è dalla partenza di ‘Ntoni che nascono tutte le difficoltà della famiglia. Inoltre la modernità porta trasformazioni alla famiglia in quanto le difficoltà economiche incalzano Padron ‘Ntoni a divenire negoziante, e non più pescatore, e fallendo, porta a una declassazione della famiglia, che, da proprietaria di casa e barca, diviene nullatenente. Nel romanzo c’è un conflitto tra modernità e tradizione, la modernità è incarnata dal giovane ‘Ntoni che allontanandosi dalla famiglia viene a contatto con la realtà moderna conoscendo la metropoli, Napoli, la tradizione è incarnata da Padron ‘Ntoni, attaccato ai valori tradizionali. Questo conflitto porta alla disgregazione della famiglia. Alessi riesce a riottenere la casa, ricomponendo il nucleo familiare, ma solo parzialmente poiché Bastianazzo, Luca, Maruzza, Padron ‘Ntoni sono morti, inoltre il romanzo si apre e chiude con la partenza di ‘Ntoni che si allontana verso il progresso.
I Malavoglia spesso vengono interpretati come celebrazione di un mondo di valori, ma in realtà rappresentano la disgregazione di quel mondo e l’impossibilità dei suoi valori, per questo presentano una visione anti-idillica. Lo scrittore ormai invaso dal pessimismo sa bene che però non esiste per niente un mondo di valori, che poi viene disgregato, ma è un mondo mitico, mai esisto, prima ancora di essere investito dalla storia, comunque il mondo rurale era regolato dalla legge della lotta per la vita.
La costruzione del romanzo è bipolare, da un lato troviamo il punto di vista dei Malavoglia, fedeli ai valori, dall’altro quello del paese, pettegolo e ottuso. Il punto di vista del paese ha il compito di straniare i valori ideali proposti dalla famiglia, che appaiono strani, deformati.
IL MONDO ARCAICO E L’IRRUZIONE DELLA STORIA – lettura: Nel primo capitolo del romanzo si nota che il narratore è interno al racconto, non onnisciente, per questo Verga rispetta ancora la teoria dell’impersonalità e della regressione in quanto anche il linguaggio è un linguaggio popolare, con detti, proverbi, imprecazioni del luogo, e inoltre in un passo Verga inserisce la parola “aiutarci”, immedesimandosi completamente nella storia. Realizza così il suo principio di poetica, come scrive in una lettera a Capuana, l’autore porta volontariamente confusione al lettore in quanto questo è messo faccia a faccia con i personaggi e le loro emozioni senza presentarli. Una figura di rilievo e Padron ‘Ntoni, depositario di valori tradizionali e arcaici, capofamiglia. In questo mondo tranquillo, immobile, irrompe però la storia che si presenta nella forma della leva militare introdotta dal nuovo Stato Unitario, che sottrae alla famiglia ‘Ntoni, le braccia per il lavoro. Tutto ciò spinge Padron ‘Ntoni a trasgredire i suoi valori tradizionali e cambiare mestiere. Si oppongono le figure dei Malavoglia, a quelle del villaggio pettegolo rappresentato da Don Silvestro che accusa Padron ‘Ntoni di essere un codino marcio, La Zuppidda con i suoi pettegolezzi sulla relazione tra ‘Ntoni e Sara. Si coglie qui la profondità di Padron ‘Ntoni che capisce immediatamente il dolore di Maruzza.
I Malavoglia, recensione
Ad Aci Trezza, vicino Catania, vive la famiglia Toscano, detti i Malavoglia. Non erano ricchi ma nn erano neanche tra i più poveri; possedevano una barca, la Provvidenza e con questa si garantivano l’essenziale per la loro sopravvivenza. I loro valori erano il duro lavoro e la difesa della famiglia. Possedevano una casa detta “del nespolo”; il capo famiglia era il vedovo padron ‘Ntoni, con lui erano il figlio Bastiano, detto Bastianazzo, sua moglie Maruzza, detta la Longa, e i loro quattro figli: ‘Ntoni, il maggiore, giovane robusto e forte; Mena (Filomena), detta la Sant’Agata per la sua riservatezza e la sua laboriosità; Luca; Alessi (Alessio) e Lia (Rosalia). Nel 1863 a causa della leva obbligatoria, ‘Ntoni viene arruolato come marinaio e parte per Napoli. Inoltre in quel periodo la pesca era in crisi, e per sottrarsi al disagio economico, padron ‘Ntoni decide di prendere a credito una partita di lupini, tra l’altro avariati, dall’usuraio del paese, zio Crocifisso. La barca viene affidata a Bastianazzo aiutato dal figlio della Locca, Menico e all’inizio sembra non avere difficoltà. Invece la domenica si scatena una tempesta che travolge la barca uccidendone i due occupanti e disperdendo in mare il carico di lupini. La famiglia Malavoglia è sconvolta dal dolore, ma non si rassegna e per far fronte al debito dei lupini decide di lavorare per Padron Cipolla. Dopo il rientro di ‘Ntoni, questa volta è Luca ad intraprendere il servizio di leva, ma con risvolti tragici, poiché morirà nella battaglia di Lissa. La famiglia è di nuovo in ginocchio, anche perché gli viene sottratta a causa dei debiti la casa del nespolo, e la famiglia si vede così costretta ad andare ad abitare in affitto in una casa in via del Nero. La loro caduta porta all’annullamento del matrimonio di Mena con Brasi Cipolla, il figlio bietolone di padron Fortunato Cipolla, il che invece non sconforta affatto la ragazza che era segretamente innamorata e ricambiata di compare Alfio Mosca. Comincia però il processo di regressione del giovane ‘Ntoni: si stanca del continuo lavoro, frequenta il circolo del farmacista rivoluzionario don Franco, e trascorre le serate all’osteria tornando sempre a casa ubriaco. Il ragazzo vuol partire per paesi lontani a cercar fortuna ma la madre riesce inizialmente a trattenerlo. La Longa muore poco tempo dopo a causa del colera che si propagò a Catania. Il posto di Maruzza lo prende Mena, sempre giudiziosa e laboriosa, mentre segue le orme del fratello ‘Ntoni la giovane Lia, che crescendo diventa una bella ragazza. ‘Ntoni si fa contrabbandiere ed una sera incontra e ferisce il brigadiere don Michele non sapendo che costui corteggiava Lia. Arrestato e processato, ‘Ntoni viene condannato a 5 anni di carcere. Ma le disgrazie dei Malavoglia non sono ancora giunte al termine, infatti Lia fugge di casa e finisce col diventare una prostituta. Poco tempo dopo muore il nonno padron ‘Ntoni, successivamente Alessi sposa Nunziata, una ragazza che provvede da sola ai fratellini e sorelline abbandonati dal padre e che fino ad allora era sempre stata vicina alla famiglia Malavoglia. Alessi così riuscì a ricomprare la casa del nespolo e con loro va ad abitare anche Mena. Una sera entra in casa ‘Ntoni, uscito di galera e si mostra profondamente cambiato. Il ragazzo respinge l’invito del fratello a restare a casa con loro, poiché la sua presenza danneggerebbe la casa e la famiglia, parte quindi verso l’ignoto dopo aver dato una lunga occhiata al paese per l’ultima volta.
Personaggi fondamentali: Padron ‘Ntoni : è il patriarca della famiglia, un vecchio pescatore onesto e laborioso con una grande devozione al lavoro ed alla famiglia. Ha la smania di pronunciare proverbi che sono delle vere e proprie perle di saggezza. Egli rappresenta il modello di piccolo proprietario ed è il simbolo dell'onestà, che si contrappone ai personaggi corrotti e agli usurai.
'Ntoni : è il vero simbolo, del declino della famiglia. Figlio maggiore di Bastianazzo e della Longa, egli è un ragazzo pigro e debole e mette in difficoltà tutta la famiglia con il proprio comportamento. Nella prima parte del romanzo rimane in disparte poiché parte subito per il servizio di leva, mentre nella parte centrale e finale del romanzo diviene il protagonista con un comportamento nettamente contraddittorio rispetto a quello del nonno. Diviene infatti ubriacone e un contrabbandiere, non contento del proprio stile di vita e non avendo voglia di lavorare. Egli rappresenta quindi una figura estranea al mondo dei Malavoglia, tutti, o quasi, dediti al lavoro ed al sacrificio.
Giovanni Verga: note biografiche: Verga nacque a Catania il 30 agosto 1840 da una famiglia di buona borghesia. L’ambiente familiare era agiato, colto e sensibile a differenza di quello cittadino estremamente provinciale, così la sua precoce vocazione letteraria poté non essere scoraggiata dai genitori che non condividevano i pregiudizi nei confronti delle attività artistiche. A 11 anni cominciò a frequentare la scuola di Antonio Abate, letterato e patriota che lo incoraggiò a comporre il suo primo romanzo "Amore e patria" scritto nel 1857. Nel 1858 si iscrisse all’università di legge a Catania. Nel 1861 si dedicò anche al giornalismo. Dal 1859 al 1861 lavorò al romanzo "I carbonari della montagna" che pubblicò nel 1862. L’anno successivo pubblicò un altro romanzo a sfondo patriottico, "Sulle lagune". Nel 1865 lasciò la Sicilia e si stabilì a Firenze entrando in contatto con famosi letterati del tempo, come Capuana. Nel 1866 pubblicò "Una peccatrice" e nel 1871 "Storia di una capinera". Quindi nel 1872 si trasferì a Milano divenuto ormai il più importante centro artistico letterario al posto di Firenze; frequentando i salotti della contessa Maffei, si inserì nella migliore società milanese. Strinse amicizia con Eugenio Torelli Violier fondatore del Corriere della Sera. Attraversò un periodo di intensa attività letteraria, influenzata da un romanzo psicologico francese ed in particolare dal Naturalismo di Zola. Nel 1873 pubblicò "Eva" e "Tigre reale", nel 1874 "Nedda", nel 1875 "Eros", nel 1876 "Primavera e altri racconti". Nel 1880 iniziò il nuovo periodo dell’arte verghiana caratterizzato dal ritorno in Sicilia e dall’elaborazione assieme a Capuana della poetica verista. In seguito pubblicò "Vita nei campi" e cominciò a lavorare a "I Malavoglia" che pubblicò nel 1881 ottenendo però scarso successo dal pubblico. Nel 1883 vennero raccolte in un volume le "Novelle rusticane" e "Per le vie". Nel 1887 furono riunite in un volume anche le "Novelle di vagabondaggio" già pubblicate su riviste. Nel 1888 apparve sulla "Nuova antologia", a puntate, "Mastro-don-Gesualdo"; in redazione notevolmente diversa uscì il volume nel 1889. Nello stesso anno Verga incontrò Dina Di Sordevolo, alla quale rimase legato per il resto della sua vita. Nel 1894 si trasferì definitivamente a Catania dove rimase fino alla morte avvenuta il 27 gennaio 1922. L’ultimo periodo fu caratterizzato da una scarsa produzione letteraria che lo pone ai margini della vita culturale.
I Malavoglia, riassunto
Vita di Verga: Giovanni Verga nasce a Catania il 2 Settembre del 1840 da una famiglia di agiate condizioni economiche e di origine nobiliare. Il tipo di educazione ricevuta era basata su una educazione prettamente politica, patriottica e risorgimentale; invece sul piano letterario, essa era sostanzialmente romantica. Fondamentali nella sua vita sono gli anni fiorentini (1865-72), dove avviene l'incontro con L. Capuana, con il quale inizia un rapporto d'amicizia e un sodalizio letterario. Più tardi si trasferisce Milano, città in cui vivacissimi sono gli scambi letterari; nasce proprio in quegli anni la Scapigliatura. La fase milanese coincide con la maturità dello scrittore e con la grande stagione dei capolavori. L'ultima fase della vita del Verga è caratterizzata dallo scambio epistolare con la contessa Dina di Sordevolo, conosciuta a Roma e amata per tutta la vita. Muore a Catania nel 1922.
Personalità: Discreto, solitario e riservato pur mantenendo sempre un tratto cortese, contrario a qualsiasi forma di pubblicità, chiuso in una sorta di costante malinconia: erano questi gli aspetti del Verga. Ne emerge l'immagine di un uomo sensibile, ma dal carattere difficile, per il quale l'approdo al Verismo, rappresentò forse il mezzo ideale per nascondere se stesso dietro la propria opera. Egli visse in un'epoca di transizione, caratterizzata dal passaggio dall'idealismo dell'Italia risorgimentale allo scetticismo positivistico dell'Italia post-unitaria, tanto vero che questa rinuncia all'idealismo romantico in nome di un atteggiamento di fiducia nella scienza si tradusse nel Verga in una forma di rassegnazione e accentuò la sua visione pessimistica della vita, vista come una drammatica lotta in cui solo il più forte è destinato a vincere e il più debole, fatalmente a soccombere
La tecnica narrativa di Verga:Verga da origine ad una nuova tecnica narrativa originale e innovatrice che si allontana sia dalla tradizione, sia dagli scrittori a lui contemporanei: il discorso indiretto libero
L autore si cala nella pelle dei personaggi, vede le cose coi loro occhi e le esprime con le loro parole. a raccontare infatti non è il narratore,(scompare, non è più onnisciente) il suo punto di vista non compare mai. Il narratore si mimetizza nei personaggi stessi, è come se a raccontare fosse uno di loro, che resta anonimo.
Anche il linguaggio di verga non è quello che potrebbe essere dello scrittore, ma un linguaggio spoglio e povero, ricco di modi di dire, paragoni,proverbi, imprecazioni popolari e dalla sintassi elementare da cui traspare la struttura dialettale.
I Malavoglia: i Malavoglia, scritti dal celebre Giovanni Verga, fanno parte di un ciclo di cinque romanzi in un primo momento sotto il titolo di “La Marea” poi sostituito da quello definitivo “I Vinti”.
Verga pone al centro del suo ciclo la volontà di disegnare un quadro sociale rappresentando tutte le classi, dai ceti popolari alla borghesia e il criterio da lui usato è il principio della lotta per la sopravvivenza nella quale tutta la società è dominata da conflitti di interesse dove il più forte schiaccia il più debole ed in questa raccolta l'autore non si sofferma sui vincitori ma sui vinti. Il primo romanzo del ciclo è “ I Malavoglia” che rappresenta una vera e propria “saga “ di questa famiglia , nella quale si descrivono ruoli e comportamenti di tre generazioni in uno spazio temporale di 15 anni:
Il momento storico è la fotografia degli stessi anni in cui Verga narra (1863-1878). E’ la quotidianità dell’Italia post-unitaria, la vita dei nostri predecessori nei suoi risvolti umanamente impoveriti quali il brigantaggio, il lavoro minorile, il servizio militare e le tasse
Nella prefazione al romanzo Verga presenta il tema di fondo dello scritto: la rottura di un equilibrio dato dalla tradizione immobile e abitudinaria di una famiglia semplice di Aci Trezza, per l’irrompere di nuove forze, «la fiumana del progresso»
TRAMA: Presso il piccolo paesino di nel vive la famiglia Toscano che, nonostante fosse decisamente laboriosa, viene soprannominata Malavoglia.
Il patriarca è Padron 'Ntoni, vedovo, che vive presso la casa del nespolo insieme al figlio Bastiano detto Bastianazzo sposato con Maria detta Maruzza la longa nonostante sia di statura tutt'altro che elevata. Bastiano ha cinque figli: 'Ntoni, Luca, Filomena detta Mena, Alessi e Lia. Il principale mezzo di sostentamento è la Provvidenza piccola imbarcazione dedita alla pesca. Nel 'Ntoni, il maggiore dei nipoti, parte per la leva militare. Per far fronte alla mancanza, padron ‘Ntoni tenta un affare comprando una grossa partita di - peraltro avariati - da un suo compaesano, chiamato Zio Crocifisso per via delle sue continue lamentele e del suo perenne pessimismo. Il carico, affidato al figlio Bastianazzo perché li vada a vendere a , sfortunatamente naufraga, assieme a Bastianazzo. A seguito di questa sfortunata avventura, la famiglia si ritroverà con una triplice disgrazia: il debito dei lupini, la Provvidenza da riparare e la perdita di Bastianazzo e quindi di un membro importante della famiglia. Purtroppo, le disgrazie per la famiglia non terminano. Luca, uno dei nipoti, muore nella (1866). Tornato del servizio militare, 'Ntoni tornerà molto malvolentieri alla vita laboriosa della sua famiglia, e non rappresenterà alcun sostegno alla già precaria situazione economica del nucleo. Il debito causerà alla famiglia la perdita dell'amata Casa del nespolo e via via la reputazione della famiglia andrà peggiorando fino a raggiungere livelli umilianti. Un nuovo naufragio della "Provvidenza" porta Padron 'Ntoni ad un passo dalla morte, dalla quale, fortunatamente, riesce a scampare. In seguito Maruzza, la nuora, muore di . Il primogenito 'Ntoni deciderà di andare via dal paese per far ricchezze, ma, una volta tornato ancora più impoverito, si dà al contrabbando e finisce in galera dopo aver ferito un doganiere. Padron 'Ntoni, ormai vecchio, muore senza riuscire a rivedere la sua vecchia casa. Lia, la sorella minore, vittima delle malelingue, lascia il paese e si abbandona all'umiliante mestiere della . Mena sceglie di rinunciare a sposarsi con compare Alfio, di cui è innamorata, e rimarrà in casa ad accudire i figli di Nunziata e di Alessi, il minore dei fratelli, che continuando a fare il pescatore ricostruirà la famiglia e potrà ricomprare la "casa del nespolo". Quando 'Ntoni, uscito di prigione, torna al paese, si rende conto di non poter restare a causa del suo passato di detenuto.
ANALISI: I malavoglia sono sempre stati considerati un romanzo che celebra i valori della religione, della casa, della famiglia, del lavoro e dell’onore ma al contrario questo romanzo rappresenta la disgregazione di quel mondo e l’ impossibilità di quei valori.Infatti Si giungerà alla disgregazione della famiglia sia a causa delle difficoltà economiche dovute a queste trasformazioni prodotte dalla modernità che li porteranno a perdere tutto; sia a causa del personaggio che rappresenta i temi della modernità, il giovane N’Toni, che esce dal paese e viene in contatto con la realtà moderna, entrando in conflitto col nonno che rappresenta la tradizione.
Il romanzo de i Malavoglia è incentrato su due tipi di natura: la natura umana che è uno spazio esterno negativo; difatti fuori dalla cerchia parentale si delinea un microcosmo acitrezzano caratterizzato dalle malelingue degli abitanti: gente invidiosa, pettegola, e cattiva, avvelenata dai principi avari del materialismo, una massa che si è sporta ad ammirare i nuovi dei del denaro e del successo. Poi vi è la natura geografica che al contrario è uno spazio interno positivo;i due spazi principali sono dotati di un forte significato simbolico e sono: la casa del nespolo e la barca dei Malavoglia,la Provvidenza; La prima è, infatti, uno spazio protettivo che racchiude tutti quei sentimenti più intimi ed è, dunque, il simbolo dell’unità familiare come fonte di affetti e sentimenti di amore e solidarietà; e lo stesso significato può essere attribuito alla seconda in quanto rappresenta una sorta di estensione in mare della casa del nespolo. Per quanto concerne il mare però vi è un contrasto tra positività e negatività perché il mare vicino alla costa è positivo in quanto fonte di sostentamento primaria della famiglia mentre quello lontano è negativo in quanto visto come bestia famelica che inghiotte la piccola barca dei pescatori portando morte e disperazione, e che tuttavia, simboleggia la metafora infausta dell’onda del progresso che travolge chi è incapace di cavalcarla.
I Malavoglia, sintesi
“I Malavoglia” è ambientato ad Aci Trezza e tratta le vicende della famiglia di pescatori dei Malavoglia, proprietari di una barca, la Provvidenza, e della “casa del nespolo” e costituita dal capofamiglia il nonno Padron Ntoni, Bastianazzo, suo figlio, Maruzza, la moglie di quest’ultimo e i 5 nipoti, Ntoni, Mena, Luca, Alessi e Lia.
Per iniziativa di Padron Ntoni la famiglia si avventura in un’impresa commerciale che garantirà sicurezza economica all’intera famiglia: il trasporto di un carico di lupini di mare.
Il padre Bastianazzo muore però nel trasporto dei lupini a causa del naufragio della barca.
Il nipote maggiore, Ntoni, è lontano perché partito per la leva militare.
Resta così un grosso debito da saldare dato che i lupini sono stati comprati dall’usuraio del paese, zio Crocifisso: non solo la famiglia non ha i soldi ma ha anche perso la barca, mezzo per lavorare e guadagnare.
Il fallimento dell’operazione commerciale avvia una serie impressionante di disgrazie: Padron Ntoni vende la casa del nespolo per ripagare il debito; la perdita della proprietà manda a monte il matrimonio di Mena; Luca muore in guerra dopo aver sostituito il fratello come soldato; Maruzza muore di colera; il giovane Ntoni si dà al contrabbando e finisce incarcerato per aver accoltellato il brigadiere Don Michele, rendendo anche pubblica la relazione tra quest’ultimo e Lia, che finisce per prostituirsi.
Alessi invece, rimasto fedele alle tradizioni sposa l’operosa Nunziata e riesce a riacquistare la casa del nespolo e a ricostruire l’unità di famiglia.
I Malavoglia, trama
L’autore è il siciliano Giovanni Verga vissuto tra la seconda metà del 1800 e la prima metà del 1900 e principale esponente del verismo italiano. Questa corrente letteraria si basa sull’esposizione di eventi verosimili e il più vicino possibile alla realtà, non vi è dunque alcuna censura; Verga non vuole esaltare la cultura e le bellezze della sua regione, anzi la sua opera è più una denuncia sociale per difendere la sua isola. I Malavoglia rappresentano il tipico esemplare di famiglia dell’epoca e del luogo in cui ha vissuto l’autore; famiglia attaccata alle tradizioni, all’onore e al rispetto per i più anziani. Quest’opera evidenzia tutto il pessimismo di Verga in quanto appartiene al ciclo dei Vinti, una serie di racconti nei quali è sottolineata l’incapacità dell’uomo di battersi contro il destino e le situazioni che accadono e in cui emerge la teoria dell’ostrica, espressa con una metafora, secondo la quale è meglio rimanere attaccati allo scoglio piuttosto che staccarsi da esso e andare incontro alla morte. Ne I Malavoglia, infatti, la famiglia protagonista è sempre soggetta a disgrazie e proprio quando sembra che le cose stiano per migliorare ecco che avviene una nuova sventura e così sarà fino alla fine del romanzo.
Le vicende si concludono tuttavia con una parziale condizione di felicità dovuta al matrimonio di uno dei tanti figli della famiglia seppure questo momento venga interrotto dal triste addio al paese del figlio maggiore. Nell’opera viene anche sottolineata la differenza a reagire alle disgrazie: ‘Ntoni, il figlio maggiore, annega i dispiaceri nel vino e nelle cattive compagnie, mentre Alessi si dedica con insistenza al lavoro e raggiunge così i suoi scopi. Il paese in cui si svolgono i fatti è Aci Trezza, in Sicilia, non distante da Catania. Le attività lavorative sono incentrate per lo più sulla pesca, tuttavia non si hanno grandi guadagni; viene così presentata una caratteristica comune alla maggior parte dei paesi meridionali: la miseria.
Un altro particolare tipico dei paesi del sud è l’abitudine di affibbiare soprannomi che andranno a marchiare non solo la singola persona, ma anche i familiari e i posteri. Nei paesini vi è poi l’usanza di chiacchierare riguardo le sventure altrui; entra in scena il pettegolezzo e tutti vengono a conoscenza delle vicende di altri salvo poi fingere di non sapere nulla quando si rischia di andare nei guai. Verga mescola dunque tutti questi elementi popolari senza mai essere pedante. La narrazione prende un punto di vista esterno in modo che l’autore possa anticipare gli eventi e utilizzare flashback per chiarire alcune situazioni. Sempre diverso il metodo per introdurre i personaggi: talvolta è l’autore stesso a presentarli, altre volte è il lettore a conoscerli attraverso i discorsi di altri personaggi e a volte sono essi stessi che si svelano al lettore per quello che sono attraverso azioni o parole.
Lo svolgimento degli eventi presenta parti narrative e dialogate che si alternano e l’autore non interviene mai con il suo pensiero che non emerge neanche dalle parole dei personaggi. Verga utilizza un linguaggio popolare, ricco di proverbi ed espressioni siciliane, ma sempre comprensibile a tutti. Contenuto e stile sono entrambi coinvolgenti, anche se talvolta la narrazione dei fatti si fa più lenta e noiosa.
I Malavoglia, storia
Autore: Giovanni Verga
Titolo: I Malavoglia
Tempo e spazio: il romanzo è ambientato nella Sicilia del XIX secolo, più precisamente nella zona di Catania.
Personaggi: il romanzo vede come protagonisti i componenti della famiglia dei Toscano, soprannominati
Malavoglia. I Toscano abitano ad Aci Trezza, provincia di Catania e sono una famiglia di pescatori. Il personaggio più importante del romanzo è padron Ntoni, il capofamiglia caratterizzato da un enorme potere sugli altri componenti. Abbiamo poi il figlio Bastianazzo, chiamato così perché è grande e grosso, sposato con la Longa. Ci sono infine i nipoti: ’Ntoni è il maggiore e durante il romanzo finirà per girovagare per la cittadina ubriacandosi spesso; Luca è il nipote considerato più giudizioso e serio dal nonno; Mena sta sempre al telaio ed è soprannominata "Sant’Agata";Alessi e Lia i due nipotini più piccoli, all’inizio del romanzo ancora ai primi anni di vita. Esternamente alla famiglia abbiamo altri personaggi: lo zio Crocifisso, l’uomo più ricco del paese; Don Franco, lo speziale; il figlio della Locca; Don Michele, una sorta di odierno poliziotto; Rocco Spatu, l’ubriacone del paese; Vanni Pizzuto, il barbiere che vende anche qualche liquore economico.
Trama: il romanzo si articola in varie vicende aventi tutte come protagonisti i Malavoglia. Le vicende hanno inizio nel 1863 ad Aci Trezza, dove i Malavoglia possiedono una barca, la Provvidenza, e svolgono l'attività di pescatori, grazie alla quale riescono a condurre una vita relativamente agiata. Iniziano però da ora varie sventure che manderanno la famiglia in Rovina. Tutto inizia quando Ntoni, il nipote maggiore, deve partire per la leva militare: la famiglia non ha più un punto di riferimento e un lavoratore. Inoltre l'annata di pesca è cattiva e la famiglia attraversa un periodo di difficoltà economiche. Per cercare di provvedere alla mancanza di denaro, padron 'Ntoni decide di comprare a credito dall'usuraio, Zio Crocifisso, un carico di lupini da trasportare e commerciare con la Provvidenza, ma a causa del mare mosso e impetuoso, la nave affonda e l’affare viene mandato a monte. In più sulla nave c’è Bastianazzo che, durante il naufragio, muore. Qualche tempo dopo la barca viene recuperata in pessime condizioni e lo Zio Crocifisso pretende di essere pagato: iniziano qui i grossi problemi economici familiari. I Malavoglia sono infatti costretti a lavorare duramente per saldare i debiti. Intanto torna dal servizio di leva 'Ntoni, che però ha un carattere totalmente differente. E' diventato molto più viziato e non gli interessa più la vita dura e povera della sua famiglia, soprattutto ora che è in ristrettezze economiche. In questi anni collochiamo anche la morte di Luca a Lissa nel 1866. Intanto i Malavoglia, per riscattare il debito, devono cedere la casa nel nespolo a Zio Crocifisso e trasferirsi in un'altra casa. Come vediamo proseguendo la storia non solo i problemi di natura economica a mandare in rovina la famiglia: La Longa muore per un'epidemia di colera e 'Ntoni decide di affidare Alessi e Lia al nonno 'Ntoni per partire, contro la volontà di tutti, alla ricerca di fortuna, ma senza successo. Viene comunque ben accolto nella casa del nespolo nonostante non abbia fatto fortuna. Ormai però è caratterialmente cambiato, non ha voglia di lavorare e nonostante i ripetuti richiami del nonno continuerà ad ubriacarsi e a girovagare per molto tempo. Non rivolge quasi più la parola ai familiari ed è quasi sempre all’osteria del paese. Questo stato di vagabondaggio lo porta ad entrare a far parte di un gruppo di contrabbandieri e a venire in seguito arrestato. Per riuscire a fuggire e a causa di una vecchia rivalità, dà una coltellata al capo delle guardie, Don Michele, senza però ucciderlo. 'Ntoni viene però catturato e serviranno i risparmi di padron Ntoni per una riduzione della pena. In tribunale viene detto che 'Ntoni aveva aggredito Don Michele per motivi di onore, perchè l'uomo faceva la corte alla sorella Lia. Questa, stanca di tutte queste dicerie, decide di spostarsi in un’altra città dove diventerà una prostituta.
Padron 'Ntoni muore, mentre Alessi, l'unico Malavoglia insieme alla Mena ad essere rimasto integro, si sposa con Nunziata, e ricostituisce il nucleo familiare, ricomperando la casa del nespolo. Mena vorrebbe sposarsi con Alfio Mosca, suo amante, ma alla fine non si sposeranno per questioni d’onore. Il libro si conclude con il ritorno di 'Ntoni dal carcere: egli entra nella casa del nespolo, e dopo una breve visita, decide di andarsene per sempre, accortosi di aver irrimediabile offeso i familiari col suo comportamento sbagliato.
Stile: il romanzo è caratterizzato da una prevalenza di dialoghi rispetto alle sequenze descrittive. Il linguaggio è difficile e frequentemente arricchito da parole in dialetto siciliano, di cui l’autore fa largo uso anche nei soprannomi dei personaggi. Possiamo perciò parlare di una popolazione particolarmente legata alla propria terra.
Commento personale: Nonostante le varie difficoltà che ho incontrato nella comprensione del linguaggio, secondo me difficile, ho apprezzato molto l’umorismo dei personaggi e il realismo dell’autore. Il romanzo non contiene solo una storia, ma è interessante perché mostra al lettore anche il contesto sociale siciliano del XX secolo fornendo anche qualche parola in dialetto che aiuta il lettore a rendersi meglio conto del contesto. In più ha anche lo scopo di trasmettere i valori di unità e famiglia, secondo me molto importanti. Nella stessa opera sono inoltre raccontate al lettore le sventure che possono capitare ad una famiglia.
I Malavoglia, descrizione
Personaggi:
- Padron ‘Ntoni: capostipite della famiglia, uomo di una saggezza pratica, esperto marinaio e pescatore, credente nei valori del lavoro e della fatica.
- Bastianazzo: figlio di Padron ‘Ntoni, muore in mare e la perdita del carico che trasportava determina la disgrazia della famiglia.
- La Longa: moglie di Bastianazzo, madre di cinque figli, umile e laboriosa, forte di fronte alle disgrazie, come la morte del marito e del figlio Luca; muore di colera.
- ‘Ntoni: figlio maggiore della Longa; dopo la carriera di soldato è irritato e insoddisfatto della propria vita, vuole viaggiare in cerca di ricchezze, ma trova solo povertà e miseria e per annegare le sofferenze frequenta l’osteria e cattive compagnie che lo porteranno al carcere.
- Luca: secondo figlio della Longa, giudizioso e ubbidiente, aiuta sempre il nonno e per compiacere la famiglia si arruola; muore in battaglia.
- Mena: soprannominata la “Sant’Agata” per la laboriosità e la dedizione al telaio; innamorata di compare Alfio, rimane però senza marito a causa delle disgrazie della sua famiglia.
- Alessi: laborioso e giudizioso nonostante la giovane età, aiuta la famiglia a raccogliere denari riuscendo così a sposare la Nunziata.
- Lia: figlia minore, prima giudiziosa, poi sempre più vanitosa, fugge di casa, forse con il suo amato don Michele.
- I paesani: don Michele, la Nunziata, i Zuppidi, comare Barbara, compare Alfio, lo zio Crocifisso, i Piedipapera, comare Santuzza, la Mangiacarrube, la Vespa, padron Cipolla e il figlio Brasi, la Locca e il figlio, Cinghialenta, Rocco Spatu, don Filippo, lo Speziale.
Analisi del romanzo: L’autore descrive le vicende della famiglia dei Malavoglia con tono impersonale e realista: egli non interviene mai, ma si limita a raccontare gli eventi così come accadono, uno dopo l’altro, secondo un preciso ordine temporale. Il linguaggio è semplice, schietto, tipico delle persone umili che sono protagoniste: infatti l’autore riporta parole e conversazioni così come esse sono pronunciate dai propri personaggi. L’autore vuole rappresentare così la realtà di un paese che, rettosi per secoli su delle immobili tradizioni, viene improvvisamente turbato e stravolto da un’onda di progresso. La gente del paese è pettegola, ipocrita e materialista; pensa solo all’accumulo di ricchezze e nella disgrazia abbandona chi prima prosperava, come nel caso dei Malavoglia. L’autore non prende mai la parola, tuttavia il suo pessimismo nei confronti della vita traspare attraverso alcuni suoi personaggi, soprattutto ‘Ntoni. Egli rappresenta il nuovo, il progresso, colui che vuole liberarsi delle tradizioni, che non sopporta il duro e rassegnato lavoro, che smania di ricchezze e non assegna alcun valore agli insipidi proverbi del nonno. Nemmeno l’amore nei confronti della famiglia gli impedisce di allontanarsi disgustato dalla miseria in cui sono caduti; solo Alessi continuerà a nutrire la speranza di riconquistare, con il duro lavoro, la prosperità.
La disgrazia che colpisce i Malavoglia viene descritta in modo diretto, insieme a tutte le sue conseguenze: l’abbandono da parte di tutte le altre persone, la fatica, il continuo lavoro per guadagnare pochi denari, la perdita della casa che rappresenta la memoria della famiglia; non c’è spazio per le lamentele e le fantasie, non c’è tempo nemmeno per piangere i morti. In questo contesto anche gli antichi valori a cui si era sempre stati ancorati franano: la casa, la famiglia, l’onestà e l’onore non hanno più importanza, quello che conta è sopravvivere. Non è solo il crollo di una famiglia quello che l’autore vuole descrivere, ma il crollo di un’intera società, di un sistema di valori: il passato consolidato da secoli viene spazzato via dal presente impetuoso e chi non riesce ad adattarsi viene inevitabilmente trascinato via dalla nuova corrente.
I Malavoglia, analisi
ART. 1
L'ITALIA È UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA, FONDATA SUL LAVORO.
LA SOVRANITÀ APPARTIENE AL POPOLO, CHE LA ESERCITA NELLE FORME E NEI LIMITI DELLA COSTITUZIONE.
Verga progetta il “Ciclo dei vinti”, nel quale presenta lo studio razionale e scientifico di cause ed effetti del Progresso, definendo i romanzi lo >. Egli analizza la “ricerca del meglio” nei vari ceti sociali, considerando cinque romanzi: “I Malavoglia”, “Mastro-don Gesualdo”, “La duchessa di Leyra”, “L’onorevole Scipioni” e “L’uomo di lusso”.
Verga osserva che mano in mano che si procede nei vari ceti sociali, la ricerca del materiale si maschera con motivazioni ideali: l’uomo politico le maschera dicendo che si sarebbe messo al servizio dei cittadini e l’artista si presenta e si pone come civilizzatore anche se, in realtà, persegue solo il suo successo, ma nel ceto più basso le motivazioni sono autentiche perché i protagonisti hanno realmente bisogno di soldi.
Verga riflette sul Progresso e si rende conto che questo si realizza al livello di storia dell’umanità e quindi su vasta scala, ma nella sua avanzata inarrestabile, travolge come una fiumana i singoli individui. Per far sì che esista il Progresso, deve esserci una maggiore insoddisfazione in modo che il singolo diventi sempre più egoista, arrivando a trascurare le relazioni fino ad eliminarle: questo porta all’alienazione. Il Progresso lascia nella sua strada migliaia di vinti poiché gli individui, ricercando il Progresso, si sono alienati.
Verga afferma che può esserci un modo per non essere travolti: questo viene esposto nella novella “Fantasticherie”.
>
In questa novella, Verga espone l’ideale dell’ostrica. Il Progresso è concepito come una corrente travolgente e per non essere travolti bisogna fare come le ostriche che rimangono attaccate e radicate ai sassi. I sassi rappresentano i valori sacri e le relazioni che devono antecedere tutte le altre cose e devono essere curate. Le relazioni sono importanti da proteggere poiché l’amore è facile da perdere.
“I Malavoglia” è il capolavoro del Verismo italiano pubblicato da Verga nel 1881 e sono il riflesso della verità storico-sociale della Sicilia post Unità d’Italia.
La storia si svolge a Aci Trezza, nei pressi di Catania, e Verga cala qui la verità storico-sociale di un tipico paesino della Sicilia facendone una vera e propria ricostruzione in laboratorio.
I protagonisti del romanzo sono la famiglia Malavoglia: il nome è antifrastico poiché significa “svogliato” ma in realtà essi sono veri lavoratori.
La vicenda gira attorno alla casa del Nespolo, che è un eden perduto, poiché tutta la storia sta nella perdita e nel tentativo di riconquistarla. Il nespolo è un albero da frutto con le radici ancorate nella terra e questo sta a significare il senso della vita che ci tiene in piedi: la vita di questa famiglia è infatti radicata a un patrimonio di valori e sentimenti.
Il principale valore è infatti l’onestà nel lavoro. Verga elabora la religione della famiglia: il lavoro è un valore sacro quando non impedisce l’essere persona di un individuo, lo umanizza e migliora le relazioni, permettendo così di tornare a casa e avere il tempo per la propria famiglia e per le relazioni. La religione della famiglia si riverbera nel lavoro poiché quando la vita è piena di affetti è sempre feconda: questo viene dimostrato da Alessi, che con il lavoro onesto riesce, alla fine del romanzo, a ricomprare la Casa del Nespolo ed a riformare il nucleo familiare insieme a Mena. Egli dimostra che la vita continua a fiorire se si rimane radicati ai valori.
Nel romanzo, Padron ‘Ntoni e ‘Ntoni sono una coppia oppositiva poiché il nonno ricerca il bene spirituale formato dagli affetti familiari e dal vivere una vita in prospettiva di donare fino al sacrificio, mentre il nipote ricerca il bene economico e materiale che, secondo Verga, fa crescere anche l’egoismo individuale.
‘Ntoni parte per Trieste per cercare fortuna poiché si rende conto che il sistema dei valori non serve ad arrivare al successo, che è in mano ai prepotenti e ai furbi.
Non trovando fortuna, ‘Ntoni torna ad Aci Trezza ed inizia a frequentare l’Osteria della Santuzza che è il luogo della trasgressione.
Qui avviene la distruzione dell’ideale dell’onestà del lavoro e dell’onore.
- Io non sono una passera. Io non sono una bestia come loro! rispondeva 'Ntoni. Io non voglio vivere come un cane alla catena, come l'asino di compare Alfio, o come un mulo da bindolo, sempre a girar la ruota; io non voglio morir di fame in un cantuccio, o finire in bocca ai pescicani.
- Ringrazia Dio piuttosto, che t'ha fatto nascer qui; e guardati dall'andare a morire lontano dai sassi che ti conoscono. «Chi cambia la vecchia per la nuova, peggio trova». Tu hai paura del lavoro, hai paura della povertà; ed io che non ho più né le tue braccia né la tua salute non ho paura, vedi! «Il buon pilota si prova alle burrasche». Tu hai paura di dover guadagnare il pane che mangi; ecco cos'hai! Quando la buon'anima di tuo nonno mi lasciò la Provvidenza e cinque bocche da sfamare, io era più giovane di te, e non aveva paura; ed ho fatto il mio dovere senza brontolare; e lo faccio ancora; e prego Iddio di aiutarmi a farlo sempre sinché ci avrò gli occhi aperti, come l'ha fatto tuo padre, e tuo fratello Luca, benedetto! che non ha avuto paura di andare a fare il suo dovere.>>
[…]
- Che non ti vergogni di far questa vita? gli disse alfine il nonno, il quale era venuto apposta a cercarlo colla testa bassa e tutto curvo; e piangeva come un fanciullo nel dir così, tirandolo per la manica dietro la stalla della Santuzza, perché nessuno li vedesse. - E alla tua casa non ci pensi? e ai tuoi fratelli non ci pensi? Oh, se fossero qui tuo padre e la Longa! ’Ntoni! ’Ntoni!...
- Ma voi altri ve la passate forse meglio di me a lavorare, e ad affannarvi per nulla? È la nostra mala sorte infame! ecco cos’è! Vedete come siete ridotto, che sembrate un arco di violino, e sino a vecchio avete fatto sempre la stessa vita! Ora che ne avete? Voi altri non conoscete il mondo, e siete come i gattini cogli occhi chiusi. E il pesce che pescate ve lo mangiate voi? Sapete per chi lavorate, dal lunedì al sabato, e vi siete ridotto a quel modo che non vi vorrebbero neanche all’ospedale? per quelli che non fanno nulla e che hanno denari a palate, lavorate!
- Ma tu non ne hai denari, né io ne ho! Non ne abbiamo avuti mai, e ci siamo guadagnato il pane come vuol Dio; è per questo che bisogna darsi le mani attorno, a guadagnarli, se no si muore di fame.
- Come vuole il diavolo, volete dire! Che è tutta opera di Satanasso la nostra disgrazia! Ora sapete quel che vi aspetta quando non potrete più darvele attorno le mani, perché i reumatismi le avranno ridotte come una radica di vite? Vi aspetta il vallone sotto il ponte per andare a creparvi.
- No! no! esclamò il vecchio tutto giulivo, e gettandogli al collo le braccia rattratte come radiche di vite. I denari per la casa ci son già, e se tu ci aiuti...
- Ah! la casa del nespolo! Credete che sia il più bel palazzo del mondo, voi che non avete visto altro?
- Lo so che non è il più bel palazzo del mondo. Ma non dovresti dirlo tu che ci sei nato, tanto più che tua madre non ci è morta.
- Nemmeno mio padre non ci è morto. Il nostro mestiere è di lasciare la pelle laggiù, in bocca ai pescicani. Almeno, finché non ce la lascio, voglio godermi quel po’ di bene che posso trovare, giacché è inutile logorarmi la pelle per niente! E poi? quando avrete la casa? e quando avrete la barca? E poi? e la dote di Mena? e la dote di Lia?... Ah! sangue di Giuda ladro! che malasorte è la nostra!>>
Il comportamento di ‘Ntoni è di un estremo egoismo tanto che lascia tutto il duro lavoro al nonno mentre lui non fa niente.
La coppia oppositiva tra nonno e nipote si riflette su tutto il villaggio: il nonno, con valori e sentimenti, viene seguito da pochi, mentre il nipote, con interesse materiale ed egoismo individuale, rappresenta la maggior parte degli abitanti del villaggio.
Ne “I Malavoglia” è presente un forte elemento romantico rappresentato dalla riacquisizione dalla casa del Nespolo da parte di Alessi: questo sta a significare che i valori e i sentimenti sono ancora validi per la generazione futura che gli renderanno un futuro roseo.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema centrale del romanzo "I Malavoglia" di Giovanni Verga?
- Chi è il capofamiglia dei Malavoglia e quale ruolo svolge nella storia?
- Come influisce la modernità sulla famiglia Malavoglia?
- Quali sono le conseguenze delle scelte di 'Ntoni per la famiglia Malavoglia?
- Come si conclude la storia della famiglia Malavoglia?
Il tema centrale del romanzo "I Malavoglia" è la disgregazione di una famiglia di pescatori siciliani a causa delle difficoltà economiche e del conflitto tra modernità e tradizione.
Il capofamiglia dei Malavoglia è Padron 'Ntoni, che rappresenta la saggezza e i valori tradizionali, ma la sua decisione di speculare sui lupini avvia la rovina della famiglia.
La modernità influisce negativamente sulla famiglia Malavoglia, portando difficoltà economiche e spingendo 'Ntoni a cercare fortuna altrove, causando un conflitto con i valori tradizionali di Padron 'Ntoni.
Le scelte di 'Ntoni, come il contrabbando e il suo allontanamento dalla famiglia, portano alla disgregazione familiare e alla perdita dell'onore, culminando nella sua incarcerazione e nel declino della famiglia.
La storia della famiglia Malavoglia si conclude con la morte di Padron 'Ntoni e la partenza di 'Ntoni, mentre Alessi riesce a ricomprare la casa del nespolo, ma la famiglia rimane frammentata e segnata dalle perdite.