Versione originale in latino
ANFITRIONE, SOSIA
sequere sis, erum qui ludificas 585a
dictis delirantibus, 585b
qui quoniam erus quod imperavit neglexisti persequi,
nunc venis etiam ultro inrisum dominum: quae neque fieri
possunt neque fando umquam accepit quisquam profers, carnifex;
quoius ego hodie in tergum faxo ista expetant mendacia.
SOS. Amphitruo, miserrima istaec miseria est servo bono, 590
apud erum qui vera loquitur, si id vi verum vincitur.
AMPH. Quo id, malum, pacto potest nam—mecum argumentis puta —
fieri, nunc uti tu <et> hic sis et domi? id dici volo.
SOS. Sum profecto et hic et illic. hoc cuivis mirari licet,
neque tibi istuc mirum *** magis videtur quam mihi. 595
AMPH. Quo modo? S. Nihilo, inquam, mirum magis tibi istuc quam mihi;
neque, ita me di ament, credebam primo mihimet Sosiae,
donec Sosia illic egomet fecit sibi uti crederem.
ordine omne, uti quicque actum est, dum apud hostis sedimus,
edissertavit. tum formam una abstulit cum nomine. 600
neque lac lactis magis est simile quam ille ego similest mei.
nam ut dudum ante lucem a portu me praemisisti domum—
A. Quid igitur? S. Prius multo ante aedis stabam quam illo adveneram.
AMPH. Quas, malum, nugas? satin tu sanus es? SOS. Sic sum ut vides.
AMPH. Huic homini nescio quid est mali mala obiectum manu, 605
postquam a me abiit. SOS. Fateor, nam sum obtusus pugnis pessume.
AMPH. Quis te verberavit? SOS. Egomet memet, qui nunc sum domi.
AMPH. Cave quicquam, nisi quod rogabo te, mihi responderis.
omnium primum iste qui sit Sosia, hoc dici volo.
SOS. Tuos est servos. AMPH. Mihi quidem uno te plus etiam est quam volo, 610
neque postquam sum natus habui nisi te servom Sosiam.
SOS. At ego nunc, Amphitruo, dico: Sosiam servom tuom
praeter me alterum, inquam, adveniens faciam ut offendas domi,
Davo prognatum patre eodem quo ego sum, forma, aetate item
qua ego sum. quid opust verbis? geminus Sosia hic factust tibi. 615
AMPH. Nimia memoras mira. sed vidistin uxorem meam?
S. Quin intro ire in aedis numquam licitum est. A. Quis te prohibuit?
SOS. Sosia ille, quem iam dudum dico, is qui me contudit.
AMPH. Quis istic Sosia est? SOS. Ego, inquam. quotiens dicendum est tibi?
AMPH. Sed quid ais? num obdormivisti dudum? SOS. Nusquam gentium. 620
AMPH. Ibi forte istum si vidisses quendam in somnis Sosiam—
SOS. Non soleo ego somniculose eri imperia persequi.
vigilans vidi, vigilans nunc <te> video, vigilans fabulor,
vigilantem ille me iam dudum vigilans pugnis contudit.
AMPH. Quis homo? SOS. Sosia, inquam, ego ille. quaeso, nonne intellegis? 625
AMPH. Qui, malum, intellegere quisquam potis est? ita nugas blatis.
SOS. Verum actutum nosces, quom illum nosces servom Sosiam.
AMPH. Sequere hac igitur me, nam mi istuc primum exquisito est opus.
[sed vide ex navi efferantur quae imperavi iam omnia.
SOS. Et memor sum et diligens, ut quae imperes compareant; 630
non ego cum vino simitu ebibi imperium tuom.
AMPH. Vtinam di faxint, infecta dicta re eveniant tua.]
Traduzione all'italiano
ANF. Seguimi, (tu) che prendi in giro il padrone con parole (lett. detti) deliranti, che poiché trascurasti di eseguire (ciò) che il (tuo) padrone ordinò, ora vieni anche, per giunta, a irrider(lo): racconti (lett. proferisci) cose che né possono accadere né alcuno sentì mai raccontare (lett. col parlare), canaglia (lett. carnefice)! Sulla schiena del quale io oggi farò (in modo che) ricadano queste menzogne.
SO. Anfitrione, la disgrazia (lett. la miseria) più disgraziata (più misera) per un servo buono, che dice la verità al (lett. presso il) (suo) padrone, è questa: se questa verità (lett. questo vero) viene contraddetto (lett. vinto) con la violenza.
ANF. In che modo (lett. con quale patto), mascalzone (lett. malvagio), infatti, (ragiona con me con ragionamenti (lett. con argomenti)), può essere che tu sia e qui e a casa? Che questo (mi) sia detto voglio.
SO. Sono sicuramente e qui e lì. E lo si trovi pure strano da parte di chiunque (lett. Di questo è lecito a chiunque meravigliarsi). Né a te questa cosa strana sembra più strana che a me.
ANF. Come? (lett. In che modo)?
SO. Per niente, (ti) ripeto (lett. dico), questa cosa è strana a te più che a me; né, che gli dei mi assistano (lett. così gli dei mi amino), dapprima credevo a me stesso Sosia, finchè quel Sosia lì, io stesso, fece (in modo che) credessi a se stesso. In ordine ogni (cosa), come ciascuna accadde quando presso i nemici ponemmo l’assedio, raccontò.. Allora (mi) portò via l’aspetto (lett. la forma) insieme col nome. Né il latte è più simile del latte di quanto quell’io è simile a me (lett. di me). Infatti quando poco fa, prima dell’alba (lett. della luce), dal porto mi mandasti avanti, a casa …
ANF Ebbene? (Lett. Che cosa allora?)
SO. Stavo davanti alla porta (lett. alle porte) molto prima di essere giunto lì (lett. che ero arrivato lì).
ANF. Che sciocchezze, mascalzone, (mi racconti)? Sei tu abbastanza sano?
SO. Sono così come( mi) vedi.
ANF. A quest’uomo non so che malanno (lett. che cosa di male) è stato gettato (addosso) da una mano stregata (lett. stregata), dopo che andò via da me.
SO. (Lo) ammetto (Lett. confesso), infatti sono contuso (lett. ottuso) terribilmente (Lett. terribilmente) dai pugni.
AMF. Chi ti ha picchiato?
So. Io stesso me stesso, (quello) che ora sono a casa.
AMF. Bada (a non) rispondere a me alcuna cosa, se non (ciò) che ti chiederò. Prima di tutto (lett. di tutte le cose) chi è questo Sosia, che (mi) sia detto questo voglio.
SO. Il tuo servo.
AMF. A me in verità(servirmi di) un solo te è anche più di quanto voglio, né da quando (Lett. dopo che) sono nato ebbi un (altro) servo Sosia se non te.
SO. E io ora, Anfitrione, (ti) dico: il tuo servo Sosia diverso da me (lett. un altro oltre me), (ti) dico, arrivando farò che tu incontri in casa, nato dallo stesso padre Davo dal quale io sono (nato),, dell’ aspetto (lett, forma), dell’età di cui io sono, ugualmente. Che bisogno c’è di (altre) parole? Un Sosia gemello ti è stato fatto qui.
ANF. Cose troppo strane racconti (lett. ricordi). Ma vedesti mia moglie?
SO. Anzi, non (mi) è stato permesso (lett. lecito) entrare in casa (lett. nelle porte).
ANF. Chi te (lo) proibì?
SO. Quel Sosia, che già prima ti sto dicendo (lett. dico), quello che mi picchiò (lett. contuse).
ANF. Chi è codesto Sosia?
SO. Io, (lo) ripeto (lett. dico). Quante volte devo dirtelo?
ANF. Ma cosa dici? Forse ti addormentasti prima?
SO. Mai (lett. in nessun luogo tra le genti).
ANF. (Lo dico) se per caso lì avessi visto questo tizio Sosia, in sogno (Lett. nei sogni).
SO. Non sono solito eseguire gli ordini del padrone sonnecchiando (lett. in modo sonnacchioso). Da sveglio (lett. vegliando) (lo) vidi, come ora vedo da sveglio, da sveglio parlo e me sveglio quello da sveglio poco fa ha riempito (lett. ha colpito) di pugni.
ANF. Chi (lett. Quale uomo)?
SO. Sosia, (ti) ripeto (lett. dico), quell’io. Di grazia, forse non capisci?
ANF. Come, manigoldo (lett. malvagio), uno è capace di capire? Blateri tali (lett. così) sciocchezze.
SO Invece conoscerai subito la verità (lett. il vero), quando conoscerai quel servo Sosia.
AMF. Seguimi per di qua allora, infatti dapprima ho bisogno di appurare questa (cosa) (lett. a me è bisogno dapprima di indagine su questo). Ma vedi (che) siano scaricate dalla nave tutte (le cose) che già prima ordinai.
SO. Io sono e di buona memoria (lett. memore) e diligente, (controllerò) che siano pronte (le cose) che comandi; non ho io bevuto insieme col vino i tuoi ordini (lett. il tuo ordine).
ANF. Che gli dei facciano (che) le cose che hai detto (lett.i tuoi detti) risultino in realtà inventate.