Versione originale in latino
Cicada convicium faciebat et somno excitabat noctuam, adsuetam (= abituata) quaerere in tenebris cibum atque in cavo (= incavato) ramo interdiu capere somnum. Noctua frustra implorabat silentium; nam cicada moleste clamabat. Tum noctua garrulam bestiolam fallacia decipit: "Filia Musarum, sonos mirifice e cithara trahis; nunc, quia (= poiché) non dormio, potare cupio; in nidum meum (= mio) veni; sic una (= insieme) bibimus". Cicada verbis allicitur et cupida advolat: a noctua statim cicada arripitur et necatur; sic poenas oppetit superbiae.
Traduzione all'italiano
Una cicala faceva rumore e svegliava dal sonno una civetta, abituata a procurarsi il cibo nelle tenebre e prendere sonno in un ramo incavato durante il giorno. Inutilmente la civetta implorava il silenzio; infatti la cicala strepitava molestamente. Allora con un raggiro la civetta inganna l’insetto canterino: "O figlia delle Muse, tiri fuori in un modo straordinario i suoni dalla cetra; adesso, poiché non dormo, voglio bere; vieni nel mio nido, così beviamo insieme". La cicala è attirata dalle parole e, avida, arriva in volo: la cicala viene presa subito e uccisa dalla civetta; così paga il fio della superbia.