Fabrizio Del Dongo
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Versione originale in latino


Discordia, ad nuptias Pelei Thetidisque non invitata, utque gravem iniuriam vindicaveret convivarumque laetitiam pertubaret, pomum aureum in mensa furtim collocavit, in quo haec verba inscripsit: “Pulcherrimae convivarum hoc pomum sit!”.
Tum vero magna contentio inter Iunonem, Minervam et Venerem exarsit, quarum unaquaeque omnium pulcherrima esse cupiebat. Postremo Iovem, deorum patrem, rogaverunt ut de contentione iudicaret. At Iuppiter, ne sententia sua dearum iram concitaret, haec respondit:” Ad montem Idam properate inique Paridem. Priamum filium, interrogate qui ex vobis pulcherrima sit”. Paris cetera dona ricusavit, quae Iuno et Minerva ei promiserant, et hanc sententiam sine ulla dubitatione edidit: “Venus pulcherrima omnium dearum est eique pomum donare volo”.
Testo adattato da Igino

Traduzione all'italiano


La Discordia, non essendo stata invitata alle nozze di Peleo e di Tetide, per vendicare la grave offesa e perturbare la gioia degli invitati, pose di nascosto sul tavolo un pomo d’oro sul quale incise queste parole “Che questo pomo appartenga alla più bella delle invitate”
Allora, in verità, scoppiò una grande lite fra Giunone, Minerva e Venere, ciascuna delle quali desiderava essere la più bella di tutte.
Finalmente pregarono Giove, padre degli dèi affinché desse un giudizio sulla controversia. Ma Giove per non suscitare, con la sua sentenza, l’ira delle dee, rispose: “ Recatevi in fretta sul monte Ida e qui interrogate Paride, figlio di Priamo e chiedetegli chi tra voi è la più bella. Paride rifiutò i doni che Giunone e Minerva gli avevano promesso e senza alcuna esitazione emise la sentenza seguente: “Venere è la più bella di tutte le dee e a lei voglio dare il pomo.”

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