Versione originale in latino
Tum Sabinae mulieres, quarum ex iniuria bellum ortum erat, crinibus passis scissaque veste, ausae se inter tela volantia inferre, ex transverso impetu facto dirimere infestas acies, dirimere iras, hinc patres, hinc viros orantes, ne se sanguine nefando soceri generique respergerent, ne parricidio macularent partus suos, nepotum illi, hi liberum progeniem. "Si adfinitatis inter vos, si conubii vos piget, in nos vertite iras; nos causa belli, nos volnerum ac caedium viris ac parentibus sumus; melius peribimus quam sine alteris vestrum viduae aut orbae vivemus." Movet res cum multitudinem tum duces; nec pacem modo, sed civitatem unam ex duabus faciunt. Regnum consociant; imperium omne conferunt Romam.
da Tito Livio (estratti da 1.13, 1-2)
Traduzione all'italiano
Allora le donne Sabine, dall’offesa contro le quali era scoppiata la guerra, con i capelli scompigliati e con la veste lacerata, osarono gettarsi nel bel mezzo dei giavellotti che volavano, dato l’assalto laterale, rompere le schiere nemiche, interrompere le ire, pregando da una parte i padri e dall’altra i mariti affinché non le cospargessero con il sangue scellerato del suocero e del genero e affinché non macchiassero con il parricidio la loro prole, quelli la discendenza dei nipoti e questi dei figli. “Se vi rincresce la parentela fra di voi e il matrimonio, volgete le vostre ire contro di noi; noi siamo la causa della guerra, delle ferite e della morte per i mariti e i genitori; meglio morire piuttosto che vivere da vedove o da orfane, senza uno di voi due". Il fatto commuove allora i comandanti e la folla. Non soltanto fanno la pace, ma di due città una sola. Uniscono i due regni; trasferiscono a Roma tutto il comando.