Versione originale in latino
Ipse exercitusque ut nullis ex proelio damnis, ita per inopiam et labores fatiscebant, carne pecudum propulsare famem adacti. Ad hoc penuria aquae, fervida aetas, longinqua itinera sola ducis patientia mitigabantur, eadem pluraque gregario milite toleranti
Traduzione all'italiano
Né lui né il suo esercito subirono perdite in quel conflitto, ma erano logorati dalla scarsezza di cibo e dalle fatiche. Costretti a sfamarsi con la sola carne delle loro bestie, pativano inoltre la mancanza d'acqua in una estate caldissima, e le lunghe marce erano mitigate solo dall'esempio di resistenza del comandante, che affrontava gli stessi disagi della truppa, e anche peggiori. Giunti in seguito in una zona coltivata, poterono mietere le messi e, delle due fortezze in cui s'erano rinchiusi gli Armeni, una fu presa d'assalto; l'altra, che aveva retto al primo attacco, fu piegata con l'assedio. Quando da lì passò nella regione dei Taurauniti, scampò a un pericolo imprevisto: venne sorpreso, non lontano dalla sua tenda, un barbaro, di non bassa condizione, con un'arma in pugno. Messo alla tortura, svelò il piano dell'attentato, se stesso come organizzatore e i complici: furono provati colpevoli e puniti quanti, sotto la veste dell'amicizia, tramavano inganni. Non molto dopo, una delegazione inviata da Tigranocerta riferisce che le mura erano aperte e gli abitanti in attesa di ordini; e gli consegnarono subito, come dono d'ospitalità, una corona aurea. Corbulone accolse gli inviati con tutti i riguardi, e nulla fu asportato dalla città, nella speranza che, non toccando i loro beni, fossero più invogliati a una leale sottomissione.