Versione originale in latino
Potuisse tunc opprimi legiones et voluisse Germanos, sed dolo a se flexos imputavit Civilis; neque abhorret vero, quando paucis post diebus deditio insecuta est. Nam Cerialis per occultos nuntios Batavis pacem, Civili veniam ostentans, Veledam propinquosque monebat fortunam belli, tot cladibus adversam, opportuno erga populum Romanum merito mutare: caesos Treviros, receptos Ubios, ereptam Batavis patriam; neque aliud Civilis amicitia partum quam vulnera fugas luctus. Exulem eum et extorrem recipientibus oneri, et satis peccavisse quod totiens Rhenum transcenderint. Si quid ultra moliantur, inde iniuriam et culpam, hinc ultionem et deos fore.
Traduzione all'italiano
Che in quel momento le legioni potessero essere distrutte e che proprio questo volessero i Germani, ma che furono da lui abilmente dissuasi, erano affermazioni fatte in seguito da Civile. Affermazioni del resto credibili, dato che pochi giorni dopo seguì la resa. Infatti Ceriale, mentre prospettava, attraverso intermediari segreti, la pace ai Batavi e il perdono a Civile, invitava Veleda e i suoi intimi collaboratori a determinare una svolta nel corso della guerra, già costata loro pesanti sconfitte, meritandosi con tempestive scelte la riconoscenza del popolo romano: i Treviri erano stati sgominati, gli Ubii sottomessi di nuovo, ai Batavi tolta la patria; l’amicizia di Civile aveva procurato loro solo ferite, fughe, lutti. Egli, esule e ramingo, costituiva un peso per chi lo accoglieva; quanto ai Germani, si erano già resi abbastanza colpevoli, per aver tante volte oltrepassato il Reno. Insistendo in altri tentativi, ci sarebbe stata chiaramente da una parte il torto e la colpa, dall’altra la vendetta, appoggiata dagli dèi.