Pillaus
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Versione originale in latino


Querentes magis quam consultantes nox oppressit, cum pro ingenio quisque fremerent, [alius] "per obices viarum," alius, "per adversa montium, per silvas, qua ferri arma poterunt, eamus; modo ad hostem pervenire liceat quem per annos iam prope triginta vincimus: omnia aequa et plana erunt Romano in perfidum Samnitem pugnanti"; alius: "quo aut qua eamus? Num montes moliri sede sua paramus? Dum haec imminebunt iuga, qua tu ad hostem venies? Armati, inermes, fortes, ignavi, pariter omnes capti atque victi sumus; ne ferrum quidem ad bene moriendum oblaturus est hostis; sedens bellum conficiet." His in vicem sermonibus qua cibi qua quietis immemor nox traducta est.
Ne Samnitibus quidem consilium in tam laetis suppetebat rebus; itaque universi Herennium Pontium, patrem imperatoris, per litteras consulendum censent. Iam is gravis annis non militaribus solum sed civilibus quoque abscesserat muneribus; in corpore tamen adfecto vigebat vis animi consiliique. Is ubi accepit ad Furculas Caudinas inter duos saltus clausos esse exercitus Romanos, consultus ab nuntio filii censuit omnes inde quam primum inviolatos dimittendos. Quae ubi spreta sententia est iterumque eodem remeante nuntio consulebatur, censuit ad unum omnes interficiendos. Quae ubi tam discordia inter se velut ex ancipiti oraculo responsa data sunt, quamquam filius ipse in primis iam animum quoque patris consenuisse in adfecto corpore rebatur, tamen consensu omnium victus est ut ipsum in consilium acciret. Nec gravatus senex plaustro in castra dicitur advectus vocatusque in consilium ita ferme locutus esse, ut nihil sententiae suae mutaret, causas tantum adiceret: priore se consilio, quod optimum duceret, cum potentissimo populo per ingens beneficium perpetuam firmare pacem amicitiamque; altero consilio in multas aetates, quibus amissis duobus exercitibus haud facile receptura vires Romana res esset, bellum differre; tertium nullum consilium esse. Cum filius aliique principes percontando exsequerentur, quid si media via consilii caperetur, ut et dimitterentur incolumes et leges iis iure belli victis imponerentur, "ista quidem sententia" inquit "ea est, quae neque amicos parat nec inimicos tollit. Servate modo quos ignominia inritaveritis; ea est Romana gens, quae victa quiescere nesciat. Vivet semper in pectoribus illorum quidquid istuc praesens necessitas inusserit neque eos ante multiplices poenas expetitas a vobis quiescere sinet." Neutra sententia accepta Herennius domum e castris est avectus.

Traduzione all'italiano


La notte li sorprese mentre più che consultarsi si stavano lamentando del proprio destino, e ognuno di essi reagiva secondo il proprio carattere. Uno diceva: "Avanziamo attraverso le barriere lungo la strada, su per le pendici dei monti, attraverso i boschi, dovunque potremo portare le armi: così che almeno si riesca ad arrivare fino al nemico, sul quale da quasi trent'anni abbiamo la meglio. Tutto sarà facile e agevole per dei soldati romani che combattono contro perfidi Sanniti". Un altro ribatteva: "Dove e per dove dovremmo andare? Non vogliamo per caso spostare i monti dalle loro sedi naturali? Finché avremo queste cime sopra la testa, per quale via si potrà raggiungere il nemico? Armati o inermi, coraggiosi o vigliacchi, siamo tutti ugualmente prigionieri e vinti; il nemico non ci offrirà nemmeno una spada perché possiamo morire in maniera gloriosa: vincerà la guerra senza muovere un dito". La notte trascorse tra battute di questo genere: nessuno pensò a riposare o a mangiare. Ma nemmeno i Sanniti, pur trovandosi in una congiuntura tanto favorevole, sapevano che cosa convenisse fare. E per questo decisero all'unanimità di inviare un messaggio a Erennio Ponzio, padre del comandante in capo, per averne un consiglio. Quest'ultimo, avanti negli anni com'era, si era già ritirato non solo dall'attività militare, ma anche dalla vita politica. Ciò non ostante, nel suo corpo malato era ancora vivo il vigore dell'animo e dell'intelletto. Quando venne a sapere che gli eserciti romani erano stati schiacciati alle Forche Caudine tra due gole, essendogli stato chiesto un consiglio dal messaggero inviato dal figlio, propose di lasciarli andare al più presto tutti senza colpirli. Ma siccome questo consiglio non venne messo in pratica, inviato una seconda volta lo stesso messaggero col cómpito di consultarlo, egli propose di ucciderli tutti dal primo all'ultimo. Le risposte contrastavano tanto da sembrare il responso di un oracolo ambiguo: e il figlio - pur pensando che ormai anche la mente del padre avesse perso lucidità nel corpo malato -, ciò non ostante si lasciò convincere dalle insistenze di tutto l'esercito a convocare il genitore di persona nell'assemblea. Stando a quanto si racconta, il vecchio non avrebbe fatto difficoltà a lasciarsi portare su un carro all'accampamento, e una volta introdotto nell'assemblea si sarebbe espresso all'incirca in questi termini, senza modificare in nulla il proprio parere, ma limitandosi a chiarirne i motivi: scegliendo la prima strada, che lui riteneva la più valida, ci si sarebbe assicurata una pace duratura e l'amicizia con un popolo potentissimo; optando invece per la seconda, si sarebbe evitata la guerra per molti anni, perché dopo la perdita di quei due eserciti per i Romani non sarebbe stato facile raggiungere di nuovo la potenza di un tempo; una terza via non esisteva. Ma siccome il figlio e gli altri alti ufficiali insistevano a chiedere che cosa pensasse di una soluzione di compromesso - permettere cioè ai Romani di andarsene sani e salvi, ma imporre loro, in quanto vinti, il diritto di guerra -, l'uomo rispose: "Questa soluzione è tale che non vi acquisterà degli amici né vi libererà dai nemici. Salvate pure la vita a uomini che avete esasperato con un trattamento umiliante: la caratteristica del popolo romano è quella di non sapersi rassegnare alla condizione di vinto. Nei loro cuori sarà sempre vivo il marchio di infamia del caso presente, e questo non darà loro pace fino a quando non vi avranno ripagato con pene molte volte più dure". Una volta respinte entrambe le sue proposte, Erennio venne ricondotto dall'accampamento in patria.

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