Versione originale in latino
Quod responsum sicut dubios Samnites quidnam facturum Romanum censerent dimisit, ita Campanos metu abalienavit, Latinos velut nihil iam non concedentibus Romanis ferociores fecit. Itaque per speciem adversus Samnites belli parandi crebra concilia indicentes omnibus consultationibus inter se principes occulte Romanum coquebant bellum. Huic quoque adversus servatores suos bello Campanos aderat. Sed quamquam omnia de industria celabantur priusquam moverentur Romani tolli ab tergo Samnitem hostem volebant tamen per quosdam privatis hospitiis necessitudinibusque coniunctos indicia coniurationis eius Romam emanarunt; iussisque ante tempus consulibus abdicare se magistratu, quo maturius novi consules adversus tantam molem belli crearentur, religio incessit ab eis quorum imminutum imperium esset comitia haberi. Itaque interregnum initum. Duo interreges fuere, M. Valerius ac M. Fabius. Creavit consules T. Manlium Torquatum tertium, P. Decium Murem. Eo anno Alexandrum Epiri regem in Italiam classem appulisse constat; quod bellum, si prima satis prospera fuissent, haud dubie ad Romanos pervenisset. Eadem aetas rerum magni Alexandri est, quem sorore huius ortum in alio tractu orbis, invictum bellis, iuvenem fortuna morbo exstinxit. Ceterum Romani, etsi defectio sociorum nominisque Latini haud dubia erat, tamen tamquam de Samnitibus non de se curam agerent, decem principes Latinorum Romam evocaverunt, quibus imperarent quae vellent. Praetores tum duos Latium habebat, L. Annium Setinum et L. Numisium Circeiensem, ambo ex coloniis Romanis, per quos praeter Signiam Velitrasque et ipsas colonias Romanas Volsci etiam exciti ad arma erant; eos nominatim evocari placuit. Haud cuiquam dubium erat super qua re accirentur; itaque concilio prius habito praetores quam Romam proficiscerentur evocatos se ab senatu docent Romano et quae actum iri secum credant, quidnam ad ea responderi placeat, referunt.
Traduzione all'italiano
La risposta, se da una parte lasciò i Sanniti nel dubbio circa le intenzioni dei Romani, dall'altra allontanò da Roma i Campani, ora in preda alla paura, mentre rese ancora più baldanzosi i Latini, persuasi che i Romani fossero ormai pronti a qualsiasi concessione. E perciò i loro capi, col pretesto di preparare la guerra contro i Sanniti, convocavano continue riunioni, e in ognuna tramavano in segreto la guerra contro Roma. Anche i Campani prendevano parte a questa guerra contro i loro salvatori. Ma non ostante cercassero di tenere nascoste tutte le loro iniziative - volevano infatti scrollarsi di dosso i Sanniti prima che i Romani passassero all'azione -, tuttavia, tramite alcune persone legate da vincoli di parentela e di ospitalità privata, a Roma trapelarono indiscrezioni sulla congiura. Ed essendo stato ordinato ai consoli di dimettersi prima del termine, per far sì che al più presto venissero nominati nuovi consoli destinati a fronteggiare quel minaccioso conflitto, subentrò lo scrupolo di permettere che presiedessero le elezioni magistrati il cui potere aveva subito una riduzione. Fu così che si venne a un interregno. Gli interré furono due: Marco Valerio e Marco Fabio, il primo dei quali nominò consoli Tito Manlio Torquato (al terzo mandato) e Publio Decio Mure. Sappiamo che nel corso di quell'anno approdò in Italia una flotta di Alessandro, re dell'Epiro. Se questa guerra avesse fatto sùbito registrare dei successi, non c'è dubbio che si sarebbe estesa ai Romani. A quel periodo risalgono anche le gesta di Alessandro Magno il quale, nato dalla sorella del re dell'Epiro, venne stroncato in tutt'altra parte del mondo da una malattia fatale, quando era ancora nel fiore della giovinezza e senza aver subito sconfitte in guerra. Ma i Romani, non ostante la defezione degli alleati e di tutti i Latini fosse ormai quasi certa, quasi si preoccupassero per i Sanniti e non per se stessi, convocarono a Roma dieci comandanti latini, cui impartire disposizioni. Il Lazio aveva in quel tempo due pretori, Lucio Annio di Sezia e Lucio Numisio di Circei, entrambi provenienti da colonie romane: con la loro istigazione avevano spinto a prendere le armi, oltre a Signia e a Velitra (anch'esse colonie romane), anche i Volsci. Si decise di convocarli di persona. A nessuno sfuggivano i motivi della loro chiamata. Così, prima di partire per Roma, i pretori convocarono un'assemblea e dopo aver annunciato di essere stati chiamati dal senato, chiesero istruzioni sulla risposta da dare alle domande che supponevano sarebbero state loro rivolte.