Versione originale in latino
Sequuntur consules Q. Minucius M. Horatius Pulvillus. Cuius initio anni cum foris otium esset, domi seditiones iidem tribuni, eadem lex faciebat; ulteriusque ventum foret - adeo exarserant animis - ni velut dedita opera nocturno impetu Aequorum Corbione amissum praesidium nuntiatum esset. Senatum consules vocant; iubentur subitarium scribere exercitum atque in Algidum ducere. Inde posito legis certamine nova de dilectu contentio orta; vincebaturque consulare imperium tribunicio auxilio cum alius additur terror, Sabinum exercitum praedatum descendisse in agros Romanos, inde ad urbem venire. Is metus perculit ut scribi militem tribuni sinerent, non sine pactione tamen ut quoniam ipsi quinquennium elusi essent parvumque id plebi praesidium foret, decem deinde tribuni plebis crearentur. Expressit hoc necessitas patribus: id modo excepere ne postea eosdem tribunos viderent. Tribunicia comitia, ne id quoque post bellum ut cetera vanum esset, extemplo habita. Tricensimo sexto anno a primis tribuni plebis decem creati sunt, bini ex singulis classibus; itaque cautum est ut postea crearentur. Dilectu deinde habito Minucius contra Sabinos profectus non invenit hostem. Horatius, cum iam Aequi Corbione interfecto praesidio Ortonam etiam cepissent, in Algido pugnat; multos mortales occidit; fugat hostem non ex Algido modo sed a Corbione Ortonaque. Corbionem etiam diruit propter proditum praesidium.
Traduzione all'italiano
I consoli successivi furono Quinto Minucio e Marco Orazio Pulvillo. All'inizio dell'anno, mentre coi paesi stranieri regnava la pace, in patria gli stessi tribuni e la stessa legge continuavano invece a causare disordini. E si sarebbe arrivati a chissà quali estremi - tanta era l'eccitazione degli animi - se, quasi a farlo apposta, non fosse arrivata la notizia che il presidio armato di Corbione era finito in mano agli Equi a séguito di un assalto notturno. I consoli convocano il senato; fu dato loro l'ordine di arruolare un esercito in fretta e furia e di condurlo sull'Algido. Accantonato quindi lo scontro sulla legge, ecco saltar fuori una nuova contesa sul problema della leva. E l'autorità dei consoli stava per avere la peggio per l'intervento dei tribuni, quando si venne ad aggiungere un nuovo terrore: un esercito sabino era calato in territorio romano per compiervi razzie e di là si dirigeva verso Roma. Questa notizia suscitò uno spavento tale che i tribuni permisero l'arruolamento, non senza aver prima ottenuto - siccome per cinque anni erano stati presi in giro riuscendo così di ben poco aiuto alla plebe - la garanzia che in futuro sarebbero stati eletti dieci tribuni. I patrizi furono costretti ad accettare, assicurandosi però con una clausola di non rivedere più, da quel giorno in poi, gli stessi tribuni. Si passò poi sùbito alla nomina dei tribuni, per evitare che quella promessa, come tutte le altre in passato, non venisse mantenuta una volta finita la guerra. A 36 anni di distanza dai primi, furono allora nominati dieci tribuni, due per ciascuna classe, e si stabilì che in futuro l'elezione avrebbe seguito la stessa procedura. Una volta effettuata la leva, Minucio marciò contro i Sabini, ma non trovò tracce del nemico. Orazio, siccome gli Equi, dopo aver eliminato il presidio di Corbione, avevano conquistato anche Ortona, li affronta sull'Algido, uccidendone una gran quantità e riuscendo a cacciarli non solo dall'Algido ma anche da Corbione e da Ortona. Corbione la rase addirittura al suolo per aver consegnato il presidio al nemico.